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La lettura del rilievo

Nel documento Il Castello di Sorana (pagine 150-155)

La struttura dell’oratorio è riconducibile – per aspetti costruttivi, materiali utilizzati (gli stessi impiegati per la messa in opera dell’intero abitato) e caratteristiche dimensio- nali – al filone tipologico dell’edilizia “di base”. L’edificio presenta un tipo di impianto monodirezionale a sviluppo longitudinale; lo spazio interno è costituito da un’aula ret- tangolare mono-absidata che conserva i rapporti dimensionali della doppia cellula ele- mentare, di cui mantiene il rapporto di circa 2:1 e le dimensioni di base di 6x12 m.

Una lettura comparata delle evidenze materiali (stratigrafia muraria e dati forniti dal rilievo) denota come la costruzione sia frutto di un unico progetto improntato sul braccio

fiorentino14.

L’oratorio si imposta su un’area che misura complessivamente, abside e mu- ri perimetrali compresi, 15,07x 6,50 m, che corrispondono a 26x11 braccia. Queste dimensioni riconducono al rap- porto di 2:1, se si esclude la zona absi- dale che misura 2,33 m, ovvero 4 brac-

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Fig. 6 - Confronto metrologico tra l’oratorio di S. Giuseppe e la chiesa dei SS. Pietro e Paolo

CHIESA ORATORIO

cia. Lo stesso si può affermare analizzando l’interno del corpo di fabbrica: il doppio della misura dell’ampiezza dell’aula individua la zona presbiteriale in corrispondenza dell’alta- re (il solo in tutta la chiesa, su un basamento costituito da due scalini in arenaria), che a sua volta è profondo 2 braccia; segue la piccola abside retrostante che all’interno misura 3 braccia (fig. 4).

Il fronte principale ospita l’unico accesso all’oratorio che avviene attraverso un portale architravato in arenaria con cordone interno appena accennato, di gusto cinquecentesco, contenuto da un archetto a sesto ribassato a doppia ghiera con imposte rilevate e spor- genti, realizzato con laterizi posti per coltello e per testa. L’uso del cotto è attestato an- che per gli altri elementi di corredo architettonico, quali il timpano e la nicchia archivolta- ta in asse con l’apertura. Quest’ultima presenta una lunetta affrescata con un’immagine di San Giuseppe con il Bambino (estesamente ridipinta) e probabilmente coeva alla co- struzione dell’oratorio o di poco posteriore, potendosi datare tra la metà del XIX secolo e gli inizi del XX. Il fronte inoltre, comprensivo della parte del timpano, si va ad inscrivere in un quadrato con il lato 6,50 m, equivalenti ad 11 braccia (fig. 5).

Lo spazio interno si sviluppa lungo l’asse longitudinale, scandendosi modularmente in tre campate ritmate da arconi e sormontate da una volta a botte lunettata con intrados- so intonacato; chiude la composizione il catino absidale affrescato. Il rilievo mette in luce come le tre campate non siano esattamente uguali: quella verso l’abside ha un’ampiezza di 5 braccia (1 pertica), mentre la mediana e quella in prossimità del portale differiscono rispettivamente di1/3e di1/2di braccio. Le analisi metriche condotte sulle sezioni eviden-

ziano inoltre come gli alzati interni, che misurano 5,89 metri (10 braccia), siano ripartiti in due fasce delimitate da una cornice continua posta all’altezza dei capitelli, che indivi- dua l’imposta delle finestre. Le due fasce stanno in rapporto reciproco di 3:2 (6 braccia dal pavimento alla cornice sopra il capitello, 4 braccia da lì all’intradosso della volta, fig. 5). Le finestre si inseriscono nelle lunette semicircolari poste in corrispondenza della mez- zeria di ogni campata; solo quelle sul lato sinistro sono vere e proprie aperture, mentre quelle poste sul fronte opposto sono cieche e gli infissi sono ricreati pittoricamente. Dal punto di vista morfologico tali lunette ricordano quella cieca posta in facciata, risultando strombate verso l’interno e dimensionate sul rapporto di 3:2 (larghezza di 3 braccia ed altezza in chiave 2 braccia). L’estrema semplicità dell’impianto e del paramento murario si riflette sull’apparato decorativo dell’aula: l’altare consiste in un modesto manufatto ar- tigianale di metà XIX secolo (quindi coevo alla costruzione), affiancato su entrambi i lati da due nicchie ricavate nella muratura e collocate in mezzeria dell’ultima campata, den- tro le quali si trovano le statue in terracotta di Gesù e della Madonna. Altra statua, raffi- gurante il santo a cui è titolato l’oratorio, è posta nel tabernacolo in corrispondenza del- l’abside, dietro all’altare ed in posizione frontale per chi accede all’edificio sacro (fig. 5).

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Capitolo II - Il castello di Sorana

NOTE

* Dal contributo originario di Giulia Galeotti.

1 SASPE,Archivio del Comune di Vellano n. 622, cc. sciolte, 29 gennaio 1890. Anticamente si tro-

vavano a Sorana tre compagnie dedicate a San Michele Arcangelo, al SS. Sacramento e, quella più tar- da, a Sant’Ignazio e Francesco Xaverio. La confraternita di San Michele, che è stata la prima ad essere attiva sul territorio, deteneva tra tutte i maggiori possedimenti, tra i quali l’oratorio diCasa Rozza. Non si conosce la data di istituzione di queste antiche compagnie, che a Sorana sono documentate nelle vi- site pastorali del XVII-XVIII secolo e descritte anche dal Sansoni; tuttavia si può affermare che general- mente tali confraternite ebbero origine nel Medioevo e nacquero innanzi tutto per esercitare benefi- cienza e carità. Si può pensare quindi che, anche per quanto riguarda Sorana, questo tipo di associazio- nismo abbia avuto origine tra il XIII ed il XV secolo, periodo che ha rappresentato per tutta la Valleriana un momento di grande vitalità che si è ripercossa nella moltitudine di opere e luoghi di culto. Le antiche confraternite vennero sciolte in Toscana dai granduchi Pietro Leopoldo di Lorena e Ferdinando III, nel quadro di una politica volta ad abolire ogni associazione religiosa, confiscando allo stesso tempo i loro patrimoni ed istituendo in loro vece in ogni parrocchia le compagnie di carità. Le confraternite si ricosti-

tuirono dopo la morte di Ferdinando III, o più generalmente in epoca post-napoleonica. A Sorana ritro- 151

L’oratorio di San Giuseppe

Fig. 7 - Interno dell’oratorio di S. Giuseppe: altare e controfacciata

viamo la confraternita del SS. Crocifisso e SS. Sacramento già nel 1796, anno della ri-fondazione della compagnia stessa. Quest’ultima, retta dal governatore insieme al camarlingo, approvò i nuovi capitoli solo nel 1815. La confraternita non aveva patrimoni fuorché il proprio oratorio, ovvero la “chiesina nuova di San Giuseppe”.

2 Alla costruzione dell’edificio religioso si accompagna l’intera sistemazione del lotto, che prima

dell’intervento doveva presentarsi come un terreno in pendenza che digradava dalla rocca, posta sul- l’altura sovrastante. Si può ipotizzare che tale terreno fosse già precedentemente consacrato, in quanto proprio lì doveva trovarsi il cimitero “nuovo” di Sorana, nell’area immediatamente sottostante a quello “vecchio” (e come espansione di quest’ultimo) che è presumibile si trovasse nella zona della rocca. La presenza in loco di un’area cimiteriale, secondo la concezione dell’epoca, non entra in contraddizione col fatto che nei primi catasti il lotto sia sempre stato segnalato come “vitato”, né presuppone la ne- cessità di un livellamento del terreno. Pertanto è presumibile che la sistemazione dell’intera area sia stata coeva proprio alla costruzione dell’oratorio; operazione questa che deve aver presupposto anche tutta una serie di onerosi interventi strutturali, atti in primo luogo a tagliare il banco roccioso e poi a contenere il terreno, creando allo stesso tempo gli orti sovrastanti che sono costituiti, come si può tutt’ora osservare, da un’ingente quantità di materiale di riporto. Proprio per questo è stato realizzato il muro “a retta” presente sul fianco destro dell’oratorio, “muro adiacente al campanile” che ritroviamo segnalato in un’unica delibera del 1952 relativa ad una richiesta di finanziamenti per garantirne il rifa-

cimento (cfr. SASPE,Archivio del Comune di Vellano n. 1, p. 176). Tale muro, che fiancheggia intera-

mente l’oratorio, presenta la struttura originaria (blocchi regolari dalle dimensioni più consistenti) solo in corrispondenza dell’abside.

3 Compravendite e frazionamenti, unici dati che ci conferiscono utili informazioni sulla particella,

sono stati ricercati nella sezione catastale presente all’Archivio di Stato di Pescia. Qui sono state con- sultate anche le deliberazioni della giunta del comune di Vellano dal 1825 al 1927 (quando Sorana passa al comune di Pescia). Tale ricerca non ha prodotto nessun risultato, non essendo stato trovato al- cun riferimento riguardante l’oratorio, che mai risulta nominato tra le pur molteplici menzioni di lavori pubblici (rifacimenti di strade, piazze e lastrici) e in nessun’altra opera eseguita in quel lasso temporale. È presumibile infatti che tali lavori fossero totalmente a carico di altre istituzioni diverse dal comune, le quali non avevano obblighi di registrazione e conservazione degli eventuali atti.

4 La particella nel 1870 passò al demanio, che nello stesso anno la vendette alla signora

Marianna Nardi senza subire variazioni di misura né di classe. Successivamente, il 29 aprile 1873, il ter- reno passò a Mariani Lazzero: si trattava sempre di un seminativo vitato di 1261 braccia quadre. La si- tuazione restò poi invariata fino al 1901 (cfr. p. 1828) quando la particella, pur continuando a mante- nere lo stesso proprietario, venne suddivisa in due: di queste la più grande mantenne l’originario nume- ro 1672, mentre la nuova porzione fu identificata col numero 3794 e disegnata nell’arroto n. 66. La particella 3974 venne comperata in data 31 agosto 1901 dalla congregazione del SS. Crocifisso; il nu- mero 3974 fu poi depennato e sostituito con il numero 2557. La stessa data contrassegna un altro atto riportato nel catasto di Vellano (alla p. 8511) che conferma che la particella (anche qui indicata come seminativo vitato) venne acquisita dalla congregazione del SS. Crocifisso. La sotto-particella numero 2557, che per la posizione che occupava nel lotto (attigua alla strada) è ricollegabile direttamente al- l’attuale collocazione dell’oratorio, presenta tuttavia una superficie equivalente a 35,70 mq., che è quindi troppo esigua rispetto all’area dell’intero edificio religioso. 105 braccia quadre corrispondono in- fatti a poco più di 35 mq, mentre l’oratorio, al netto delle murature, ne misura circa 93; la particella corrisponderebbe quindi a poco più di un terzo della superficie dello stesso. Si può quindi ipotizzare che 152

Capitolo II - Il castello di Sorana

si tratti di un ulteriore acquisto di terreno da parte della confraternita che aveva già costruito l’oratorio prima del 1890. L’altra particella, la 1672, rimase a Mariani Lazzero e passò poi per successione a Mariani Teresa di Lazzero (cfr. pagina 11124 del catasto) sempre come terreno lavorativo vitato. Nel 1932 la particella numero 1672 passò a Mariani Emilio, Angelina del fu Lazzero ed altri (cfr. pagina 16319) sempre come terreno vitato.

5 SASPE,Archivio del Comune di Vellano n. 622, cc. sciolte, Sorana, 29 gennaio 1890.

6 “Accanto alla chiesa c’erano due locali, già fatiscenti e poi colpiti dal cannoneggiamento bellico.

Uno era la sede dell’antica compagnia, prima che fosse eretta la nuova sede a metà ’800 nella chiesina

nuova di S. Giuseppe”, cfr.Don Arturo Carmignani, cit., p. 67.

7 APS,Cronache religiose, c. nn., 26 novembre 1913.

8 APS, Cronache religiose, c. nn., 26 novembre 1913. Il Vescovo era all’epoca mons. Angelo

Simonetti; cfr.Cinquant’anni di vita diocesana: mons. Angelo Simonetti vescovo di Pescia dal 1908 al

1950, a cura di A. Spicciani, Pisa 2007.

9 Sin dal 1575 (dalla visita pastorale allecastella) a Sorana erano attive due società, delle quali

non conosciamo la data di fondazione, cioè la compagnia del Corpo di Dio, composta da 20 uomini e la confraternita della Beata Vergine Maria che contava ben 70 donne, entrambe prive di capitoli. Della congrega femminile non si riscontrano altre testimonianze al contrario della società maschile, detta nel

1686 (Visita pastorale n. 4) del Santissimo Corpo di Cristo (cfr. SASPE,Archivio del Comune di Vellano

n. 622, cc. sciolte; AVPE,Vescovado amministrazione del Beneficio n. 36, cc. n.n.).

10 Nel corso dei secoli il paese ospitò altre compagnie fra cui la confraternita religiosa di San

Michele, detta dal 1749 di San Michele Arcangelo, della quale si conservano ancora i capitoli nella se- zione d’Archivio di Stato di Pescia (cfr. anche AVPE,Vescovado n. 6, c. n.n.).

11 L’altra compagnia soranese era quella del Santissimo Rosario attestata nelle visite pastorali dal

1686. La confraternita era amministrata dal rettorepro tempore della chiesa paesana ed aveva l’obbli-

go di far celebrare 20 messe nell’altare omonimo della rettoria e 3 messe in suffragio dei confratelli de- funti. Da una visita del 1749 veniamo a conoscenza che il reddito della suddetta compagnia fu aggre- gato a quello dell’opera che prese il nome di opera dei Santi Pietro e Paolo e del Santissimo Rosario.

12 Dei tre oratori non si sa quale fosse l’ubicazione esatta, né le vicende legate alla loro edificazio-

ne (se non quella, che per altro pare molto “romanzata”, sul San Francesco dei Forti), ma si trovano no- minati spesso nelle visite pastorali già dal XVI secolo, e più ampiamente descritti poi dal Sansoni (cfr. Sansoni,op. cit., pp. 97-111).

13 Questa fascia, dall’attacco a terra fino alla cornice marcapiano, presenta un’altezza che varia se-

guendo la pendenza della strada. Qui il paramento murario, che si caratterizza per una maggiore rego- larità dei filari, assume anche una colorazione più “rossastra” rispetto al paramento sovrastante: que- sto è dovuto probabilmente alle diverse condizioni esogene del basamento; è possibile inoltre che la leggera differenza cromatica della pietra sia dovuta ad una differente acidità del medesimo materiale li- tico, estratto non tutto dalla stessa cava.

14 La costruzione, che può anche risalire, come ipotizzato, alla seconda metà del XIX secolo, è stata

realizzata utilizzando le antiche unità di misura fiorentine (il braccio per le misure lineari e il braccio quadro per le misure di superficie).

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