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63Note storiche

Nel documento Il Castello di Sorana (pagine 64-68)

Note storiche*

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del vescovato lucchese, sia come bene della chiesa cittadina di San Frediano di Lucca che, dal 975, fra i possessi fondiari della pieve di San Tommaso de Arriano. I presuli luc- chesi, succedutisi alla guida del vescovato, utilizzarono ripetutamente queste proprietà fondiarie per determinare il nuovo assetto territoriale dell’ampia valle montana della Valleriana. Ciò fu possibile affidando la creazione di unità poderali alle nascenti forze aristocratiche locali, legate a vari livelli alla chiesa lucchese, come i Da Maona, membri attivi della vita cittadina lucchese.

Verosimilmente il mansodi Sorana gestito dal chierico Gundolfo confluì nei beni dei Da Maona. Quest’ultimi, infatti, rogando permute e contratti di livello con autorità eccle- siastiche e probabilmente anche con proprietari fondiari laici (di tali atti non è però so- pravvissuta documentazione alcuna), compattarono i propri beni immobili accentrandoli attorno al “ monte e pogio Petritulo” .

Fig. 1 - Particolare del comune di Sorana

(ASLU,Offizio sopra le differenze dei Confini n. 571, mappa n. 138)

La prima fase del progetto di fusione territo- riale ebbe inizio nel marzo del 975 quando il giu- dice imperiale Ildebrando ed i suoi fratelli Pietro e Giovanni figli del fu Gottifredo, anch’esso giu- dice regio e personaggio di notevole rilievo nella Lucca altomedioevale, oltre che capostipite della signoria dei Da Maona, permutarono alcuni beni con il vescovo Adalongo. Nella commutatio7

Ildebrando ed i fratelli cedettero al prelato luc- chese due unità massariciea Colle e tre appezza- menti di terreno presso Aiblo (proprietà distanti da Sorana) ottenendo in cambio l’intero possesso del colle Petritulo, stimato in sei moggia di terre- no circondato da oliveti, vigne e selve (sull’altura era presente inoltre una casa retta da un conta- dino dipendente di nome Prando). L’atto permise al casato di ampliare i possedimenti nella valle, eleggendo il colle Petritulo a residenza di prima- ria importanza per la famiglia.

A distanza di soli cinque anni, mediante un at- to di livello, i Da Maona ottennero da Giovanni, rettore del piviere di San Tommaso, il possesso delle terre che la pieve aveva a Sorana e la chiesa pievana8. I figli di Gottifredo avevano così ottenu-

to la proprietà del colle ed il possesso dell’area di Sorana, in una continua ascesa sociale sancita nuovamente da una charta livellidel 988.

Con tale rogito, il vescovo Isalfredo ricon- fermò ai Da Maona il livello, già ottenuto dal pievano, della terra posta vicino al poggio di Petritulo (ormai proprietà della famiglia) e concesse a Ildebrando, Giovanni e Pietro i terreni, i beni e le rendite della pieve di S. Tommaso derivati dalla riscossione delle deci- me delle trentatre villaedislocate sul territorio pievano. Unico vincolo imposto dal prela- to fu il pagamento di un censo annuo di quarantacinque soldi d’argento, da versare al vescovado di Lucca9.

Nell’arco di tredici anni, attraverso atti di permuta e concessioni livellarie, il territorio identificato dal macrotoponimo Sorana entrò pertanto a far parte dei beni stabili dei Da Maona, garantendo loro una consistente base fondiaria10. Gestire e sfruttare al massimo 64

Capitolo II - Il castello di Sorana

Fig. 2 - Frontespizio del manoscritto di padre Andrea Sansoni redatto nel 1704 (Sansoni A., Memorie Istoriche antiche e moderne del castello di Sorana, diligentemente e fedelmente raccolte da diverse scritture antiche autentiche da diversi

luoghi, BComPE,Manoscritti 1.B.10, 1704)

le risorse intrinseche al mansosignificava svi- luppare sia demograficamente che economica- mente quest’area della Valleriana, garantendo rendite sostanziali che avrebbero accresciuto il rilievo della villa e dei suoi signori.

Il 22 novembre 998, di fatto il vescovo Gherardo II, dopo la morte del giudice Ildebrando, rinnovò ai fratelli Pietro e Giovanni il livello di due terzi della pieve di San Tommaso, comprendenti l’unità poderale di Sorana11. Quest’ultima, assieme alle altre ville

del piviere, divenne uno dei possessi a titolo li- vellario dei Da Maona, che progressivamente avevano consolidato il loro potere ed i loro le- gami con il vescovato12.

La presenza sul territorio di Sorana di un

manso, posto sotto il controllo di questo po- tente casato, verosimilmente incentivò l’antro- pizzazione dell’area, fungendo da fattore cala- mitante per la popolazione.

Riconducibile ai secoli altomedioevali è an- che la costituzione di un ospedale dedicato a San Pietro, collocabile non sul colle bensì nei pressi del Ponte di Sorana, punto di partenza di una fitta rete di strade e sentieri percorsi da viandanti e pellegrini che, oltre a collegare i centri presenti nella valle, permetteva di valica- re la catena appenninica13.

A partire dal primo ventennio dell’XI secolo i Da Maona conferirono alla loro domina- zione il carattere di una signoria territoriale, forti della nuova concessione livellaria del vescovo Grimizo. Con la cartuladel 20 marzo 1019, Giovanni del fu Gottifredo ed i di- scendenti dei suoi fratelli ottennero nuovamente in livello la pieve di San Tommaso e la chiesa di San Quirico con i beni e le rendite ad essa collegati, comprese le proprietà po- ste a Sorana14. Quest’ultima, attestata quale fulcro del potere signorile e probabile resi-

denza dei Da Maona, data la posizione privilegiata dell’altura allo sbocco delle vallate formate dai due rami della Pescia, nelle fonti non compare mai in qualità di castello.

La documentazione superstite altomedioevale menziona esclusivamente la presenza 65 Note storiche

Fig. 3 - Albero genealogico della famiglia Sansoni, uno fra

i casati di maggior rilievo di Sorana (Sansoni A.,Memorie

Istoriche antiche e moderne del castello di Sorana, diligentemente e fedelmente raccolte da diverse scritture

antiche autentiche da diversi luoghi, BComPE,Manoscritti

1.B.10, 1704)

di un mansocon casa e pertinenze e successiva- mente di una villa: centro demico di notevole ri- lievo privo di strutture murarie difensive, che nel corso dei secoli, sotto l’influenza delle signorie territoriali, modificò la propria morfologia inse- diativa per far fronte a nuove esigenze di ordine politico-militare. Ed è proprio in quest’azione di accentramento fondiario che si ritrova uno degli elementi fondamentali che portò alla formazione del centro abitato di Sorana.

Tra il XII e XIII secolo Sorana, come tutta la Valdinievole e la Valleriana, subì l’influenza degli imperatori svevi intenti, con Federico Barbarossa e Federico II, a riaffermare la propria autorità sul- la penisola. Ciò significò godere di maggiore au- tonomia decisionale nei confronti di Lucca, ma al contempo subire l’ingerenza sempre più marcata dei poteri nobiliari locali ed affrontare le scorri- bande armate degli eserciti rivali (in particolare di quello pistoiese) impegnati ad ampliare i pro- pri confini comunali. Testimonianza ne è l’atto emanato dal legato imperiale per la Toscana nel 1230, che obbligò il comune di Pistoia a pagare duecento libbre a Sorana ed alle altre comunità della Valleriana, danneggiate dagli scontri con Lucca avvenuti nei tre anni precedenti il risarcimento15.

La morte dello svevo, avvenuta nel 1250, pose Sorana sotto la travagliata dominazio- ne lucchese, che a partire dal XIV secolo condusse il borgo in un periodo di forte instabi- lità, lasciandolo alla mercé delle potenze rivali, come Firenze e Pisa.

Assoggettato al dominio di Lucca, il piccolo comune rurale di Sorana, attestato già dal 128116e contraddistinto da uno stemma recante una stella in campo argento (cfr.

par.Simboli, epigrafi e segni di lapicidi), formò con altri tredici borghi montani la vicaria della Valle Arriana e del piviere di Villa17. L’amministrazione del paese fu affidata ad un

podestà, con un salario di ventidue lire, sette soldi e sei denari, deputato anche alla ge- stione di Lignana18, del cui operato purtroppo non rimangono tracce.

Parsimoniosa di informazioni è pure la documentazione scritta e grafica, riguardante sia la rocca che il borgo stesso19. Tracce del suo antico prestigio trapelano però da un re- 66

Capitolo II - Il castello di Sorana

Fig. 4 - Frontespizio del libro delle entrate ed uscite della comunità di Sorana dall’anno 1613 all’anno 1629

(SASPE,Comune di Vellano n. 333, c. n.n.)

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