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67Note storiche

Nel documento Il Castello di Sorana (pagine 68-70)

Note storiche*

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gistro, conservato nello Statuto di Lucca del 1308, meglio conosciuto con il nome di Rubrica di Santa Croce. In occasione della festa omoni- ma, infatti, il borgo di Sorana era tenuto a recare in processione un candelum fiorito del valore di dieci libbre. Si trattava di una donazione di una certa consistenza, elargita solamente da altri tre comuni: Boveglio, Pariana e Villa Basilica, a sim- boleggiare sia la loro floridezza economica che il ruolo centrale da essi ricoperto all’interno del territorio vicariale lucchese.

Diversi notai di origine soranese operarono infatti per tutto il Trecento sia nel centro del po- tere cittadino che nel contado lucchese, spingen- dosi oltre i suoi stessi confini per raggiungere Pisa. Notevole rilievo sociale rivestirono Ser Conforto da Sorana20 ed il suo discendente

Michele di Ser Conforto, dediti entrambi alla professione notarile ed operanti in qualità di li- beri professionisti in Lucca21e di notai pubblici

del comune di Collodi22. La tradizione notarile

soranese non si esaurì nella stirpe di Ser

Conforto, bensì nel 1397 la documentazione riporta il notaio Antonio Coli da Sorana, fi- gura di notevole rilievo operante anche nel territorio pisano, dove rappresenterà gli in- teressi di un certo Ser Antonio di San Cassiano di Pisa23.

Con il XIV secolo per Sorana e la Valleriana ebbe inizio un lungo periodo di instabilità ed incertezza politico-giurisdizionale, resa ancor più opprimente dai repentini e mutevoli passaggi all’interno delle opposte dominazioni lucchese, pisana e fiorentina, che si pro- trassero in modo più o meno marcato sino al definitivo ingresso del borgo nel Granducato fiorentino alla fine del XVI secolo, quando le autorità centrali garantirono un lungo periodo di pace. Secondo la ricostruzione storica operata da frate Andrea Maria Sansoni, al momento non supportata da documentazione archivistica di prima mano e quindi passibile di errori o inesattezze (come più volte rilevato dall’analisi del manoscrit- to), i primi venti di guerra ad interessare Sorana si manifestarono in occasione degli scontri tra il ghibellino Uguccione della Faggiola, tiranno di Lucca e Pisa, e la guelfa Firenze. Sorana, alleatasi con quest’ultima, prese parte con dodici uomini alla disastrosa battaglia di Montecatini del 1315, ma l’esito sfavorevole dello scontro si tradusse nel ri-

Fig. 5 - Spese fatte dalla comunità di Sorana nel terrapieno della porta Fredda, in data 30 gennaio

1614 (SASPE,Comune di Vellano n. 333, c. 13v)

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Capitolo II - Il castello di Sorana

torno del paese sotto l’egemonia lucchese24. Padre Sansoni riporta come nel successivo

periodo castrucciano il paese vide rafforzare ed accrescere la propria rocca, mentre nei pressi del Ponte di Sorana fu costruita una torretta di guardia, da cui derivò il toponimo “ la Torricella” 25. Ciò che possiamo affermare con certezza è che, dalla morte di

Castruccio Castracani, avvenuta nel 1328, per incapacità dei suoi figli, il controllo sulle terre dominate in precedenza dal padre venne meno, rinvigorendo nei fiorentini il desi- derio di espandere il loro dominio su quell’area montana così strategica.

A pochi mesi dalla dipartita di Castruccio, la Valleriana divenne una fra le vicarie di confine più ambite, teatro di incessanti scontri che videro contrapporsi Lucca e Pisa con- tro Pistoia e Firenze. Sin dal 1329 quest’ultima, grazie all’aiuto dei ghibellini pistoiesi, strinse importanti relazioni con i centri della Valdinievole, spingendoli a sottoscrivere un trattato di pace le cui clausole la favorivano notevolmente26. Tuttavia, a meno di un me-

se dall’accordo, le forze ghibelline guidate da Gherardino Spinola invasero la Valdinievole riconducendola sotto l’egemonia lucchese. La politica espansionistica fio- rentina non subì però alcuna battuta d’arresto; nell’arco di dieci anni, dal 1330 al 1340, Firenze riuscì a sottomettere numerosi centri della Valdinievole e Valleriana, fra cui Sorana stessa. Già nel 1334 nell’arcis et cassero(fortezza e cassero) di Sorana era pre- sente un castellano nominato dal podestà e dal consiglio del comune di Firenze27. La ca-

rica, con durata trimestrale ed un salario di quindici scudi, fu affidata a Padovino di Ser Raireno del Foreste, affiancato nell’espletamento delle sue funzioni organizzative e mili- tari, da sei peditibus(soldati a piedi privi di cavallo)28.

Dagli anni Quaranta del XIV secolo il piccolo centro montano risentì del clima di forte instabilità diffusosi in tutta la Toscana a causa delle mire espansionistiche di Firenze, Pisa e Verona sulla regione. Ciò si ripercosse sulla gestione pratica del cassero stesso. Dal marzo 1340 e per l’intero anno, i registri del comune fiorentino riportano un vortico- so alternarsi di castellani alla guida del fortilizio. Molti di essi come Lorenzo Melgli Fagiuoli e Mone Neri Aldobrandini29 rinunciarono immediatamente alla carica affidata

loro, mentre altri abbandonarono tale mansione prima della scadenza ufficiale dell’inca- rico. Ne sono un esempio Iacopo di Lippo Pallei degli Adimari, castellano di Sorana per soli dieci giorni e non “ pro tribus mensibus” , o Epilglato di Rimero Veclani30, dimessosi

dopo appena una settimana dalla sua nomina. Dal dicembre dello stesso anno, i Libri Fabarumdel comune di Firenze non riportano estrazioni di castellani da assegnare alla detta fortezza per il successivo biennio 1341-134231. Queste ripresero solo dal primo

febbraio 1343, quando Sorana, passata sotto la dominazione pisana in occasione degli scontri fra Pisa e Firenze per il controllo di Lucca32, fu recuperata dai fiorentini che affi-

darono la fortezza al castellano Giovanni di Ser Lapo Arnolfi33.

Negli anni immediatamente successivi l’accordo di San Miniato34, il possesso giuridi-

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