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Ritratto di una valle appenninica* Le forme del rilievo

Nel documento Il Castello di Sorana (pagine 36-40)

La figura orografica della valle della Pescia Maggiore1è determinata dalla sostanziale

omogeneità del suo substrato geologico (fig. 1). L’arenaria macigno costituisce, in questo settore appenninico, l’ossatura della poderosa spalliera in cui il fiume incide il proprio corso dando vita ad un profilo vallivo che lascia poco spazio ai piani di fondovalle; alcuni affioramenti di argille scagliose e di scisti policromi (entrambi appellati con il termine ge- nerico di “ galestri o calastrini, come piace chiamarli ai campagnuoli della valle” 2) inter-

rompono un orizzonte litologico uniforme che lascia solo percepire, a Nord, nei calcari “ straordinariamente contorti” del monte Lischeta, l’emergenza mesozoica della val di Lima la cui vista è tuttavia impedita dal crinale principale3. Impedimento che l’Ansaldi ri-

teneva giovare alla piacevolezza dei luoghi: “ e nemmeno verso tramontana ti attristano le nude vette dei monti [… ]. Per quanto tu aguzzi l’occhio verso quella plaga, non ti è dato vedere i ghiacci eterni delle somme Alpi, ché la natura cercò di nasconderli agli sguardi dei nostri valligiani, per farli sempre lieti della vista deliziosa del loro paese” 4.

Dal crinale che ne forma la testata, il bacino idrografico della Pescia si allunga verso me- ridione: il “ delizioso Teatro” 5delle giogaie arenacee ha un’altezza che passa senza note-

voli discontinuità da una quota di poco superiore ai 1000 m ai circa 450 dei contrafforti che stringono la città di Pescia e che, repentinamente, si immergono nella vasta colmata di sedimenti quaternari della bassa Valdinievole. L’uniformità delle quote nelle fasce sommitali, e quindi dei profili che fanno da quinta alla valle, segnatamente nei settori da Nord ad Est, è la testimonianza di quanto resta di un’antica superficie dalle forme “ ma- ture” sottoposta ad un lungo ciclo erosivo: i ripiani residuali della Macchia Antonini-La Marginetta (m 980-1000 ca.), di Femminamorta (m 860 ca.) e di Panicagliora (m 800 ca.), che rappresentano il prolungamento dei rilievi delle contigue Pizzorne (m 1103), so- no oggi coperti da faggete o da castagneti improvvidamente invasi da sciami di villette, frutto di una mancata pianificazione dei decenni passati. Gli “ altopiani” offrono paesag- gi dai rilievi morbidi e dalla linea di spartiacque incerta6e, nelle lacune prodotte dal ta-

glio del bosco, ampi panorami sulla regione sottostante (fig. 2). 35

In seguito ai sollevamenti plio-quaternari del- la regione, il rilievo ha subì to, nell’area di studio, un lungo processo di ringiovanimento: i fiumi, acquistata maggior energia a causa dell’innalza- mento rispetto al livello di base, hanno sottopo- sto le valli ad una nuova modellazione; i terrazzi che oggi interrompono la pendenza dei versanti indicano il profilo vallivo assunto in una prece- dente fase di quiescenza. Ne è un chiaro esem- pio il ripiano su cui poggia il castello di San Quirico, in corrispondenza di un affioramento di argille scagliose posto nel seno della grande pie- ga (sinclinale) dove si impostava, prima della sua deviazione, il corso del braccio occidentale della Pescia, detto di Pontito7. La Pescia di Vellano, che

si unisce alla Pescia di Pontito al Ponte di Sorana, incide invece una serie di strati di maci- gno a giacitura inclinata omogenea (monoclina- le), immergentisi verso Nord-Ovest8, situazione

che ha favorito la formazione di una valle dissim- metrica, in cui il versante a reggipoggio, che mo- stra le testate degli strati, ha pendenza maggio- re. Tale asimmetria, che influisce fortemente sulla distribuzione dell’insediamento (il meno ripido fronte a franapoggio è sede privilegiata di paesi e coltivi), informa lo sperone che separa i due confluenti (monte Lignana, 863 m, alle spalle del castello di Sorana), ed è ancor più evidente nel- l’affusolato promontorio di Aramo che divide il corso della Pescia di Pescia dalla valle pensile della Torbola (monte Tràssero, 320 m). Questa valletta in riva destra della Pescia è il testimone della cattura fluviale operata dal- la Pescia di Vellano a spese del ramo di Pontito: la Pescia di Pontito avrebbe infatti, in origine, percorso una valle longitudinale di direzione Nord-Sud – coincidente nel suo tratto inferiore con il corso odierno della Torbola e parallela all’attuale corso della Pescia di Pescia – lasciandosi il poggio su cui siede Aramo a sinistra, per immettersi infine nel ramo che discende da Calamecca, in corrispondenza del castello di Pietrabuona. Il feno- meno di cattura fluviale, che vede l’asta di minore energia – la Pescia di Pontito – con-

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Capitolo I - La Valleriana

Fig. 1 - La Pescia Maggiore incide il proprio corso nella poderosa spalliera arenacea dell’Appennino Pistoiese; a oriente, le valli della Nievole e dei torrenti Borra e Cessana; a Ovest, la stretta vallata della Pescia di Collodi; a Nord, oltre gli affioramenti calcarei del monte Lischeta e della Penna di Lucchio, la valle del torrente Lima, confluente nel Serchio

(rielaborazione da IGM, fogli n. 97,San Marcello

Pistoiese, e n. 104, Lucca, scala 1:100.000)

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Fig. 2 - Rielaborazione dalla Carta Geologica Italiana, fogli n. 97, San Marcello Pistoiese, e n. 104, Lucca, scala 1:100.000. A Sud del quadro, la pianura alluvionale (in bianco, giallo e verde chiaro: sedimenti quaternari del pedecolle e alluvioni recenti della bassa Valdinievole). In giallo ocra: arenaria macigno oligo-miocenica. A Nord, l’affioramento mesozoico della val di Lima (in verde: maiolica; in azzurro: calcari selciferi, marnosi e ammonitici; in azzurro scuro: calcare massiccio; in rosa: calcare cavernoso). In verde-grigio, le argille scagliose

fluire nella sottostante Pescia di Vellano, è av- venuto per erosione di testata (o “ regressiva” ) di un tributario di quest’ultima che scorreva in corrispondenza della stretta incisione fluviale, dalla tipica curvatura a gomito, posta tra Sorana ed Aramo9; la contigua sella del pro-

montorio della Croce di Aramo (363 m), costi- tuisce un relitto morfologico della configura- zione anteriore al cambiamento di direzione del drenaggio delle acque10(fig. 3).

La figura idrografica si è poi successivamen- te evoluta verso le forme attuali. Il ramo della Pescia di Vellano, a causa della sua impostazio- ne sulla monoclinale inclinata, erode i versanti boscati Nord-occidentali e sposta il proprio let- to verso Nord-Ovest a scapito della serra di Lignana; sia in questa valle, che nella relitta valletta della Torbola, l’erosione è riattivata dal ringiovanimento generale verificatosi in seguito ad ulteriori movimenti isostatici prodottisi nel Quaternario antico. Merita, infine, soffermarsi sul più complesso modellamento della valle della Pescia di Pontito, per i riflessi che ha avu- to sulla distribuzione delle sedi umane: il tor- rente, a causa della rinnovata energia dovuta anche alla cattura, forma il suo nuovo letto in un vallone fortemente inciso e si sposta pro- gressivamente verso Est creando in riva destra vari terrazzi morfologici la cui quota delinea il profilo del vecchio thalweg. La scarpata dei ter- razzi, nel suo valore massimo, raggiunge i 170- 180 m sul livello del corso d’acqua. Stiappa, Castelvecchio, San Quirico e le rispettive corone agricole occupano ciò che resta delle forme ter- razzate, mentre il bosco è confinato nei ripidi versanti, spesso quasi inaccessibili, smantellati dall’azione demolitrice dell’acqua11.

Capitolo I - La Valleriana

Fig. 3 - Nello schema geomorfologico della valle

della Pescia Maggiore (da Saggini,Evoluzione

geomorfologica della Val di Pescia cit., rielaborato) è evidenziato il fenomeno della cattura idrografica (a tratteggio il corso della Pescia di Pontito e l’antica con- fluenza dei due affluenti a valle di Pietrabuona) e le forme terrazzate con l’indicazione ipotetica delle quote nella fase della loro formazione

(a linea continua i terrazzi che mantengono una parte co- spicua del ripiano originario; a tratteggio, i più erosi)

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Nel documento Il Castello di Sorana (pagine 36-40)