5.4 Le attività immateriali del bilancio
5.4.3 La library e il marchio
Le attività immateriali del bilancio delle società di calcio professionistiche sono caratterizzate da un altro particolare asset denominato library: esso rappresenta il diritto di utilizzazione economica delle immagini televisive e fotografiche del club. Negli anni, il “prodotto” dei club calcistici ha assunto sempre più valore all’interno della trasmissione mediatica, in particolare come diretta conseguenza dello sviluppo tecnologico legato ai canali di diffusione (siti web, piattaforme streaming, canali tematici, ecc.), per cui hanno assunto rilievo nei bilanci delle società la library e, di conseguenza, la commercializzazione del marchio.
Il diritto di utilizzazione economica delle immagini delle squadre è stato riconosciuto nel nostro ordinamento dal D.lgs. n. 9 del 9 gennaio 2008 che ha introdotto il “diritto di archivio”186. Infatti, prima dell’approvazione del decreto, la titolarità del diritto di utilizzazione economica delle immagini televisive delle squadre apparteneva alle emittenti televisive. Successivamente alla riforma, le società calcistiche ne hanno ottenuto la titolarità esclusiva e hanno acquistato dalle emittenti televisive (in gran parte la RAI) i diritti di archivio riferiti alle immagini televisive degli anni precedenti all’entrata in vigore del decreto, iscrivendoli nell’attivo di stato patrimoniale tra le immobilizzazioni immateriali.
La library è quindi un asset che impatta positivamente e strategicamente le performance economiche e finanziarie dei club, la cui importanza e il valore sono direttamente proporzionali alla rilevanza mediatica del club. Inoltre, i singoli calciatori professionisti non possono opporsi allo sfruttamento commerciale delle immagini della manifestazione sportiva alla quale partecipano. Tuttavia, i club non dispongono dei diritti patrimoniali sull’immagine individuale dello sportivo.
Anche se tipico delle società di calcio, è un asset che non ha ancora trovato una regolamentazione specifica nelle raccomandazioni contabili federali, come visto per i diritti alle prestazioni sportive e i costi del vivaio.
Pertanto, per la sua contabilizzazione e rappresentazione nel bilancio, è necessario fare riferimento alla disciplina dell’OIC 24 e dello IAS 38.
I diritti rappresentati dalla library costituiscono, secondo le indicazioni dei principi contabili, un’immobilizzazione immateriale a vita indefinita, in quanto destinata ad autorigenerarsi nel tempo attraverso un’utilizzazione perpetua. Valutati al costo oppure secondo il fair value, questi diritti possono essere sottoposti periodicamente a verifica.
Si può rilevare infatti che tutti i requisiti previsti dall’OIC 24 per l’iscrizione nell’attivo patrimoniale della library sono rispettati poiché essa è intangibile, essendo riferita al diritto di utilizzazione economica delle immagini televisive e fotografiche del club; produce benefici economici futuri, concorrendo direttamente
186 L’art.2 del d.lgs. n.9/2008 definisce il diritto di archivio, facente parte della più ampia categoria dei diritti audiovisivi, come il diritto esclusivo, di durata pari a cinquanta anni dalla data in cui si svolge l’evento, alla conservazione delle immagini dell’evento per costituire un archivio da riprodurre, elaborare, distribuire, a partire dalla mezzanotte dell’ottavo giorno che segue alla disputa dell’evento medesimo.
122 all’incremento delle entrate del club; può essere oggetto di cessione sia singolarmente che congiuntamente ad altri beni ed il suo valore è attendibilmente misurabile.
La library, essendo un diritto giuridicamente tutelato, può essere iscritta nella voce B.I.4 “Concessioni, licenze, marchi e diritti simili” delle immobilizzazioni immateriali.
Per quanto riguarda la prima iscrizione, essa deve avvenire al costo di acquisto comprensivo degli oneri accessori. Non è possibile procedere all’ammortamento sistematico di questo asset poiché esso rappresenta una immobilizzazione immateriale a vita utile indefinita. Di conseguenza, a fine esercizio è necessario procedere ad impairment test per determinare le eventuali perdite di valore come stabilito dall’OIC 9
“Svalutazioni per perdite durevoli di valore delle immobilizzazioni”.
Allo stesso modo la library soddisfa le condizioni di iscrivibilità previste dallo IAS 38 (identificabilità, controllabilità e esistenza di benefici economici futuri). Lo IAS 38 stabilisce inoltre che le attività immateriali con vita utile indefinita come la library non devono essere ammortizzate, ma devono essere assoggettate a verifica della riduzione di valore, annualmente e ogni volta che vi sia un’indicazione di perdita di valore.
Per le valutazioni successive a quella iniziale lo IAS 38 non preclude la valutazione al fair value, la quale, però, sembrerebbe esclusa in relazione alla mancanza del requisito dell’esistenza di un mercato attivo, difficilmente ipotizzabile nel caso di specie per carenza del requisito della omogeneità degli elementi negoziati sul mercato, della disponibilità in qualsiasi momento di compratori e venditori, della disponibilità dei prezzi al pubblico.
Il concetto di marchio invece, collegato alle società calcistiche, non è assimilabile a quello tradizionale delle altre aziende, ma sembra più vicino a quello dei popularity properties (ovvero, marchi notori), i quali si contraddistinguono per l’ampia diffusione e popolarità nonché per la loro visibilità, non solo sul piano sportivo, sia a livello nazionale che internazionale. Beni quali il nome e i colori sociali, proprio per questa celebrità, ottengono tutela giuridica a prescindere dal legame con prodotti e servizi. Quindi, il marchio di una società di calcio non si caratterizza solo per lo spettacolo in sé, ma anche per la stretta correlazione con una serie di prodotti, gestiti attraverso politiche commerciali legate al merchandising e al licensing. La rilevanza del marchio quale valore patrimoniale autonomo nell'ambito delle società calcistiche è abbastanza ovvia: la stessa acquisita in molti decenni di attività sportiva continuativa, in uno sport così diffuso, fa sì che le grandi squadre abbiano una altissima popolarità e che, quindi, il loro marchio abbia un grado di riconoscibilità e di notorietà tra i più elevati.
Il marchio di una società calcistica non è iscritto in bilancio dato che, a meno che la società non l’abbia acquistato da un’altra, esso si configura come un’attività generata internamente e dunque la sua rilevazione in stato patrimoniale è espressamente negata dai principi contabili internazionali, in particolare dallo IAS 38, in base al quale “marchi, testate giornalistiche, diritti di editoria, anagrafiche clienti ed elementi simili nella sostanza, se generati internamente non devono essere rilevati come attività immateriali”187.
Nonostante ciò, il marchio è sicuramente un elemento essenziale del patrimonio di un club calcistico dato che esso rappresenta, insieme ai diritti pluriennali alle prestazioni sportive dei calciatori, il più importante asset societario, soprattutto nel caso, molto comune in Italia, in cui le società non abbiano uno stadio di proprietà da iscrivere in bilancio come immobilizzazione materiale.
187 Non si può nascondere, tuttavia, che politiche di creative accounting possano essere agevolmente impostate proprio attraverso operazioni, di artificioso smobilizzo, dei marchi, i quali potrebbero essere infatti ceduti, attraverso conferimenti di rami d’azienda, a veicoli societari artatamente costituiti (e facenti riferimento, in ultimo, ai soci che controllano il club calcistico), così da
accrescere, in misura fittizia, il patrimonio netto del club conferente.
123 Proprio in quanto asset non iscritto in bilancio, non è possibile rinvenire il valore dei brand calcistici nei documenti contabili delle società le quali, quindi, si affidano a valutazioni effettuate da soggetti terzi, soprattutto delle società di consulenza. Brand Finance, che stila annualmente la classifica dei brand calcistici più preziosi al mondo, anche nel 2021 ha conferito il primato al Real Madrid, stimando un valore del brand pari a 1,276 miliardi di euro, seguito da Barcellona e Manchester United. A livello italiano, si classifica all’undicesimo posto la Juventus con un valore pari a 565 milioni di euro.
124 CAPITOLO VI - Un’analisi dei bilanci delle società sportive professionistiche