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Linee guida per la diagnosi e la terapia delle connettiviti indifferenziate

Nel documento PDF - Linee Guida Malattie Reumatiche (pagine 101-105)

Definizione

I quadri clinici delle malattie autoimmuni sistemiche sono estremamente eterogenei e complessi: spesso sono non malattia specifici, ma comuni a differenti condizioni, variabili nella loro gravità sia tra pazienti che nello stesso paziente e complicati dalla presenza di danno d’organo, da even-tuale comorbilità o dalla tossicità dei farmaci. Tali caratteristiche cliniche, in associazione alla scar-sità di marcatori biologici specifici di malattia, hanno reso necessaria la definizione e validazione di criteri classificativi, allo scopo di facilitare la comunicazione scientifica.

Nella pratica clinica, è esperienza comune osservare condizioni caratterizzate dalla presenza di manifestazioni cliniche e sierologiche tipiche delle malattie autoimmuni, ma senza i criteri che consentono di porre una diagnosi di certezza; tali affezioni sono state variamente definite come lupus incompleto, lupus latente, connettiviti indifferenziate precoci, connettiviti indifferenziate (in inglese Undifferentiated Connective Tissue Diseases, UCTD).

Epidemiologia

I dati epidemiologici delle connettiviti indifferenziate sono tuttora scarsi: in generale si tratta di affezioni che interessano in modo preponderante il sesso femminile e si calcola che rappresenti-no tra il 20 e il 50% delle diagrappresenti-nosi fatte in soggetti con sintomi suggestivi di malattie autoimmuni inviati ai centri di secondo livello.

Clinica

Dall’analisi della letteratura emerge chiaramente che una percentuale variabile tra il 5 e il 50% (con una media del 25% circa) dei quadri indifferenziati all’esordio si evolve verso una connettivite de-finita nel corso del follow-up. Nella maggior parte dei casi l’evoluzione avviene nel corso dei primi 5 anni di malattia. Sembra prevalere l’evoluzione verso il lupus eritematoso sistemico (LES). In par-ticolare, sono risultati predittivi per l’evoluzione verso il LES la presenza di anticorpi anti-dsDNA, anticorpi anti-Sm, anticorpi anti-fosfolipidi, oppure di specificità anticorpali multiple. Dati meno concordi riguardano la predittività delle manifestazioni cliniche; tuttavia, in alcuni studi, la presenza di sierositi, alopecia, fotosensibilità e rash discoide sono stati correlati allo sviluppo di LES. Non esistono sintomi specifici delle UCTD, che condividono le manifestazioni cliniche con le altre malattie autoimmuni sistemiche, ma alcune manifestazioni cliniche sono più frequenti: artralgie (37-80%), artrite (14-70%), fenomeno di Raynaud (45-60%), leucopenia (11-42%), anemia, xero-stomia (7-40%), xeroftalmia (8-36%).

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In particolare, il profilo clinico delle UCTD è caratterizzato dall’assenza d’impegno di organi maggiori, in particolare reni e sistema nervoso e dall’essere, sostanzialmente, benigno: nel cor-so del follow-up la sintomatologia tende a migliorare e occasionalmente si osservano riacutizza-zioni di lieve entità. In merito al profilo autoanticorpale, il 90% circa dei pazienti affetti da UCTD presenta una positività degli anticorpi antinucleo. Altri autoanticorpi osservati frequentemente sono gli anticorpi anti-Ro/SSA (8-30%) e gli anti-RNP (10-30%). Meno frequenti gli anticor-pi anti-dsDNA e anti-fosfolianticor-pidi.

Diagnosi

Al momento, non esistono criteri classificativi universalmente accettati che permettono di iden-tificare con certezza le UCTD. In base ai dati presenti nella letteratura, sono stati proposti crite-ri classificativi preliminacrite-ri che distinguono tra UCTD e connettiviti indifferenziate precoci. Su tale base, si definiscono come UCTD quelle condizioni caratterizzate da:

•segni o sintomi suggestivi di malattia autoimmune sistemica che non soddisfano i criteri classi-ficativi per le connettiviti definite;

•positività degli anticorpi antinucleo;

•durata di malattia di almeno 3 anni; i pazienti con profilo indifferenziato e durata di malattia in-feriore vengono definiti come UCTD precoci.

Monitoraggio

Il monitoraggio nel tempo ha lo scopo di valutare la stabilità del quadro clinico o l’eventuale evo-luzione verso connettiviti definite e l’attività della malattia, consentendo ai pazienti una vita pres-soché normale in tutti i suoi aspetti (gravidanza compresa).

La frequenza delle visite ambulatoriali di controllo è variabile e dipendente dalle manifestazioni d’organo. Tuttavia, nei pazienti con malattia inattiva, senza comorbilità e danno potrebbe essere sufficiente eseguire una valutazione della malattia ogni 6-8 mesi.

La ricerca degli autoanticorpi dovrà essere effettuata in occasione della valutazione basale e ripe-tuta in caso di cambiamenti del quadro clinico per confermare il sospetto di una riacutizzazione o in particolari condizioni quali la gravidanza e gli interventi chirurgici.

La ricerca di specifici anticorpi dovrà essere decisa dallo specialista in base alle manifestazioni cli-niche presentate dal paziente.

Terapia

In accordo con il profilo clinico relativamente benigno, solo una piccola percentuale di pazienti affetti da UCTD assume una terapia. I farmaci generalmente utilizzati sono i FANS (40%), i cor-ticosteroidi a basso dosaggio (30-50%), gli antimalarici (10-30%).

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