Trovo importante che oggi, nel giugno 2009, Mario Monti, fine studioso di que-stioni europee e per lunghi anni commissario europeo, scriva in un editoriale del Corriere della Sera, come altri egualmente sostengono nell’esame lucido e realistico delle benemerenze acquisite dalla politica europea, comparando risultati prima della Comunità europea e oggi dell’Unione europea: “è proprio la politica ambientale eu-ropea il risultato storicamente più rilevante degli ultimi decenni elaborato dalle no-stre Istituzioni continentali. Là dove l’Europa ha assunto una leadership riconosciu-ta e ormai salda”. Proprio perché il lavoro di Lorenzo Nariconosciu-tali è sriconosciu-tato il primo nucleo di questa success story, è importante che io lo rammenti a grandi tratti.
Mi è capitato, anni fa, di spiegare, con un articolo e poi con un discorso, perché Lo-renzo Natali è stato definito the fixer dai giornalisti di tutti i paesi che seguivano a Bru-xelles le Istituzioni europee. The fixer, colui che sa riparare, che riesce a far ripartire il motore, l’uomo delle soluzioni, non dei soli interrogativi e delle sole sterili analisi.
Con questo breve scritto dedicato a un lavoro di Lorenzo Natali spesso consi-derato secondario, vorrei invece esemplificare quello che ha fatto lui, primo com-missario europeo all’Ambiente 1977-1981, Commissione Roy Jenkins, per convin-cere le Istituzioni europee ad aprirsi al lavoro per l’ambiente e alle relative respon-Carlo Ripa di Meana
sabilità europee portando alla luce la sua opera di pioniere europeo della politica ecologica.
Nel 1972 l’olandese Sicco Mansholt, uomo illuminato, succeduto per due anni al presidente Franco Maria Malfatti che si era dimesso per tornare al Parlamento italia-no, aveva chiesto vanamente alla Comunità europea e ai suoi Stati membri di impe-gnarsi nella lotta contro l’inquinamento, anche per ridurre lo scialo di materie prime e di risorse energetiche, introducendo un sistema di riciclo per mantenere l’equili-brio dell’ambiente naturale. Cinque anni dopo, nel 1977, Lorenzo Natali, assume la linea di questa nuova politica, e dichiara che bisogna puntare a una politica per
“l’ambiente senza frontiere a livello europeo”. E immediatamente trasforma un pic-colo Ufficio Ambiente, incistato allora nella direzione generale del Mercato interno, in direzione Ambiente e dopo poco in direzione generale Ambiente.
A misurare la riluttanza degli Stati membri a occuparsi di ambiente nel tempo della Comunità europea, ricordo che, mentre nel 1972 Sicco Mansholt rimase profe-ta inascolprofe-tato, in quello stesso anno si svolgeva a Stoccolma, dal 5 al 16 giugno 1972, la storica Prima Conferenza delle Nazioni Unite dedicata alla questione ambientale, dal titolo “Conferenza sull’Ambiente Umano”, che si aprì con le parole solenni di Maurice Strong: “Per la prima volta l’uomo tenta di liberarsi dei pericoli di cui lui stesso è la causa. Siamo qui per arrivare per la prima volta nella storia dell’umanità a una consapevole dichiarazione sull’ambiente”. La Dichiarazione sull’Ambiente, in-fatti, fu adottata. Si articolava in 26 punti.
In quella fase di preparazione, grande rilievo assunse il Rapporto del Primo mini-stro norvegese, la signora Gro Brundtland, “Il futuro di tutti noi. Una politica per lo sviluppo sostenibile”, 1987, che coincise con il seguito della politica ambientale eu-ropea lanciata dieci anni prima da Lorenzo Natali. Difatti, quando nel 1977, cinque anni dopo Stoccolma, su insistenza di Lorenzo Natali, finalmente la Commissione europea di Roy Jenkins gli assegnò la responsabilità della politica ambientale comu-nitaria, lui esordì annunciando per questa sua missione “una pianificazione raziona-le, una gestione delle risorse ambientali equilibrata, un appello alla tecnica e alla scienza mondiale, una diffusione delle conoscenze del senso di responsabilità di tut-ti, a cominciare dall’insegnamento ai giovani. Nel nostro compito di trovare l’equili-brio fra le componenti di questa nuova politica con quelle già affermate dalle Istitu-zioni comunitarie delle politiche agricole, regionali, industriali e sociali”.
E da quel momento passano quindici anni prima della seconda conferenza delle Nazioni Unite, la Conferenza internazionale di Rio de Janeiro “Earth Summit – Con-ferenza sull’Ambiente e lo Sviluppo delle Nazioni Unite”, a cui la Comunità europea giunge, fino all’antivigilia, con la proposta della Carbon Tax per ridurre le immissio-ni in atmosfera di gas a effetto serra, a cominciare dal CO2, e quello che, in conse-guenza, sembra delinearsi come l’inizio del global warming, del riscaldamento globa-le dell’atmosfera. La Comunità europea, quindi, in una posizione di globa-leadership che
ambientale europea messa in telaio nel 1977 da Lorenzo Natali, pronta, come ho ri-cordato, alla leadership nel 1992, dovrà ancora attendere Kyoto prima di installarsi stabilmente al timone mondiale. Ma era stato Lorenzo Natali, il fixer, l’uomo che con pazienza, tenacia e passione era riuscito ad affrontare per la prima volta nelle sedi scettiche della Commissione esecutiva l’inquinamento delle acque: laghi, mare; le ri-sorse energetiche: le energie alternative, il risparmio energetico, l’energia nucleare; il rumore; il degrado del suolo; gli imballaggi; i rifiuti; le piogge acide; le alghe rosse.
Naturalmente, dinanzi a questa sterminata problematica, per la Commissione esecu-tiva europea del tutto inedita, Lorenzo Natali fu portato a occuparsi con sollecitudi-ne di due ricadute della questiosollecitudi-ne ambientale che si erano aperte sulle maggiori po-litiche economiche e produttive della Comunità europea del tempo: l’impatto della questione ambientale sull’Agricoltura con la sua soverchiante spesa nel Bilancio co-munitario, e l’impatto sulla politica, egualmente molto importante, degli Stati mem-bri in quegli anni per la pesca, con tutti i rischi del crescente overfishing.
Devo segnalare, infine, un punto geniale negli orientamenti imposti dalla guida della politica ambientale di Lorenzo Natali: non aggiungere, anche nel settore am-bientale, la priorità dei mezzi finanziari. Impegnandosi invece, soprattutto agli esor-di esor-di questa nuova politica, nella esor-dimensione giuriesor-dica.
Poi, nel febbraio-marzo del 1978 giunge, inaspettata, la grande prova della con-cretezza: quando nell’Oceano gelido a largo della Bretagna si spezza in due la petro-liera Amoco Cadiz, che batte bandiera liberiana, che riversa tutto il suo carico di greggio nelle acque territoriali francesi. Lorenzo Natali organizza, prima da Bruxel-les e poi lì sulle coste bretoni, un’azione che dura fino alla fine di aprile, riducendo il danno e salvando il salvabile del lavoro dei pescatori della Bretagna, e difendendo le coste minacciate dalla marea nera.