• Non ci sono risultati.

2.1 INTRODUZIONE AL DEPOSITO A RCHEOLOGICO : LE ALLUVION

2.2.2 M ODELLI DI DETTAGLIO

Come detto, la sequenza stratigrafica di San Rossore si articola in livelli di sabbie friabili a granulometria variabile (da molto fine ad estremamente grossolana) e strati compatti di limi argillosi finissimi. I depositi a carattere fluviale/alluvionale sono selezionati dalla forza variabile delle correnti ed attribuibili alternativamente a momenti di erosione/deposito in acque veloci (sabbie, ghiaie e ciottoli) e a processi di sedimentazione più lenta (limi argillosi) per l’azione delle corrente di fondale; in questo modo, è possibile identificare fondali formatisi più o meno a rilento, su cui si sono deposti col tempo i materiali percolati dalla superficie del canale che era intensamente sfruttato a scopo commerciale.

Questa situazione viene intaccata dalle diverse e violente alluvioni che snaturano i sedimenti precedentemente depositati nel bacino fluviale, ne asportano ampissime porzioni e contribuiscono alla creazione di nuovi livelli sabbiosi, al cui interno sono inglobati reperti dal significato molto eterogeneo, provenienti da situazioni stratigrafiche erose “a monte” (materiali erratici depositati su fondali, relitti, stoviglie di bordo e carichi già coinvolti in precedenti alluvioni) ed eventuali reperti pertinenti a navi coinvolte proprio dall’evento alluvionale in corso149. Inoltre, in base alla potenza e la direzione della

149 A tal riguardo, si richiama l’attenzione sulla stratigrafia rivenuta sotto il relitto C, l’Alkedo, dove due solchi

erosivi, a destra e a sinistra della chiglia, sono riempiti di materiale archeologico frammentato, trasportato dalla corrente che, a causa del relitto, di divide in due bracci e intacca la precedente stratigrafia. Inoltre, i

corrente nonché alle caratteristiche fisiche e chimiche dei materiali trasportati, le alluvioni creano particolari situazioni deposizionali, estranee alla stratigrafia di scavo terrestre, come per esempio la formazione di “gorghi” che sottoscavano strati esistenti, depositando a quote inferiori materiali non necessariamente più recenti di quelli pertinenti al precedente deposito: quando questi processi intaccano strati compatti, per esempio livelli limo-argillosi o strati di fogliame ammassato ed addensato, l’identificazione del fenomeno risulta alquanto semplice, mentre se ad essere coinvolti sono depositi sabbiosi incoerenti il “gorgo” è molto meno evidente e difficilmente riconoscibile. Anche lo stesso relitto o parte di esso, un carico di anfore o un grosso legno possono contribuire alla formazione di un nuovo contesto: infatti, costituendo un ostacolo per gli oggetti trasportati dalla corrente, tendono a formare ammassi di materiali tipologicamente e cronologicamente eterogenei. Naturalmente, queste sono solo alcune delle situazioni stratigrafiche riscontrate durante il lavoro che ha come fine quello di evidenziare il rapporto diretto esistente tra l’osservazione di particolari dettagli stratigrafici e l’individuazione delle dinamiche formative del deposito/contesto150.

2.3LA METODOLOGIA

Lo scavo vero e proprio è la condicio sine qua non perché un contesto archeologico si ponga come terreno fertile per riflessioni teorico-metodologiche che coinvolgano piani disciplinari; naturalmente, perché questo possa verificarsi e tutti i dati possano contribuire, in egual misura, alla visione complessiva del quadro, è necessario pianificare ed ottimizzare la strategia d’intervento, calibrandola sul contesto storico ed ambientale specifico, sulla tipologia del sito e, in questo caso, sulla presenza dei relitti e del loro stato di conservazione.

Ecco spiegato il motivo per cui sul piano della metodologia d’indagine si è passati velocemente dallo scavo di emergenza e recupero a carattere estensivo (1999)151 a quello più di dettaglio, a settori, capace di mettere in evidenza le tante tracce di vita del deposito, analizzandole e componendole, tassello dopo tassello, nel grande puzzle della storia pisana.

banchi sabbioisi alluvionali si depositano colmando i vuoi creatisi tra lo scafo, arenato, ed il fondo del canale (GRANDINETTI 2002,pp. 7-8)

150 CAMILLI et alii 2005.

151 La rapida espansione della ricerca all’intera superficie e solo ad essa, fatta esclusione per le sole sue

pertinenze (il vicino sottopasso) spiega perché la nave A, il primo degli scafi individuati, riconosciuta come tale solo perché erroneamente tranciata in due dalle paratie metalliche, sia rimasta senza essere indagata interamente, dal momento che una metà ricade all’interno dello scavo e l’altra all’esterno.

Sul piano della strategia d’intervento si è optato per la messa in secco dell’intera area152 tramite l’istallazione di palancole metalliche e di un sistema di well-poits composto da motopompe capaci di aspirare all’ora enormi quantità d’acqua, al fine di creare una sorta di “recinto stagno” all’interno del quale sono adagiati i relitti.

Lo scavo è stato condotto secondo il metodo stratigrafico, distinguendo dei settori d’intervento, poiché le dimensioni del relitto non permettevano un approccio diretto sull’intera estensione Ogni fase della ricerca è stata documentata con estrema cura, registrando le evidenze archeologiche e tutte le informazioni che in qualche modo potessero essere utili al successivo lavoro di studio ed interpretazione dei dati; sono state compilate le schede di Unità Stratigrafica (US), sia cartacee che in formato elettronico, è stato stilato un diario di scavo153 relativo al resoconto giornaliero delle indagini e, in ultimo, è stata redatta la relazione.

Per quanto concerne la documentazione grafica si è optato per entrambi i metodi di rilievo: diretto e strumentale. Per ridurre i tempi operativi ed evitare, se vogliamo, la sofferenza del relitto per la lunga esposizione all’aria, sebbene un sistema costante di irrorazione provvedesse ad inumidirlo a cicli orari prestabiliti, si è scelta una metodologia strumentale (stazione totale e scanner laser 3D154), mentre il rilievo diretto è stato limitato

152 Moltissimi sono gli esempi di messa in secco dei relitti dia in Europa che in Italia, naturalmente

l’esperienza acquisita col tempo non fa altro che ottimizzare sempre di più la strategia d’intervento, calibrandola sul contesto ambientale specifico (cfr. D’AGOSTINO,MEDAS 2003,).

153 La natura stessa del diario fa sì che le informazioni raccolte non siano organiche ma scandite dal tempo di

lavoro, e quindi i dati fondamentali finiscono per avere la stessa importanza di elementi accessori. La compilazione quotidiana del diario di scavo è comunque importante perché l’annotazione delle fasi di lavoro sul campo consente di registrare impressioni, ipotesi di lavoro e dati particolari che vengono in mente durante lo scavo e che spesso non trovano posto nella documentazione ufficiale perché ritenuti non importanti. Non è raro infatti che dalla rilettura delle annotazioni dei diari di scavo si siano ricavati elementi utili al recupero di dati documentati a volte in modo incompleto o parziale.

154 E’ stato utilizzato uno scanner laser 3D ( Mensi GS 200) che, utilizzando la tecnologia a “tempo di volo”

(TOF), permette di misurare oggetti distanti fino ad alcune centinaia di metri (range ottimale 2-100m.; range massimo oltre 150m.) con precisioni millimetriche. Grazie alla motorizzazione dei movimenti, si possono effettuare scansioni con un angolo di veduta di 360°x60° in un’unica sessione, acquisendo oltre 3000 punti al secondo. Questo scanner è munito, al suo interno, di una fotocamera digitale, il cui scopo è selezionare l’area di scansione e catturarne le immagini. Combinando opportunamente il risultato della scansione (“la nuvola di punti”) con le immagini acquisite, è possibile assegnare ad ogni singolo punto il corrispondente valore cromatico, ottenendo un immediato effetto foto realistico. Nel caso di oggetti con grandezza superiore al campo di ripresa, come il relitto, vengono effettuate più misure da diversi punti di vista, al fine di coprirne l’intera superficie; tali riprese vengono fatte da posizioni incognite ed il sistema di coordinate cui si riferiscono è locale alla camera da ripresa. Il problema di riportare tutte le misure in un unico sistema di riferimento viene risolto provvedendo a realizzare le riprese adiacenti con un certo livello di sovrapposizione (almeno 30%) e determinando la roto-traslazione tra una range map, presa a riferimento ed una attigua, attraverso metodi denominati “Interactive Closest Points” (ICP), che effettuano la minimizzazione dello scarto quadratico medio tra le porzioni comuni, a partire da una stima iniziale. Una volta ottenuto il modello completo allineato, è necessario effettuare una fusione che comporti l’eliminazione dei punti ridondanti a causa della sovrapposizione delle immagini e procedere alla formazione di un reticolo, per pssare da un modello costituito da punti ad una vera e propria superficie. Per la visualizzazione e la gestione del modello in 3D è stato creato un software applicativo Virtual View, la cui peculiarità principale è la semplicità di utilizzo e la facilità di esecuzione di operazioni basilari. Il programma acquisisce modelli 3D di formato standard (stl o

ai particolari strutturali155, a contesti di un certo interesse e/o di maggior dettaglio (scala 1:20 per le piante; scala 1:10 per i reperti particolari: scala 1:5 per i legni; come punti di riferimento sono stati presi in considerazione i picchetti metallici posti lungo la presunta sagoma del relitto). Per le riprese fotogrammetriche sono state posizionate centinaia di mire (marker) su punti determinati dello scafo, necessarie sia per guidare gli scatti di ciascun settore, garantendo il posizionamento e la necessaria parziale sovrapposizione dei fotogrammi, sia per battere i punti con la stazione totale a puntatore laser.

La documentazione fotografica è stata realizzata con macchina digitale ad alta risoluzione.

La raccolta dei dati è stata inoltre integrata con i prelievi dei campioni lignei destinati alle analisi di laboratorio ed al riconoscimento delle essenza di cui sono composte le varie parti del natante. Per i legni è stata, inoltre, compilata un’apposita una scheda, in cui sono richieste informazioni riguardo il punto di taglio nella sezione arborea, gli eventuali trattamenti della superficie, il tipo di incastro ed i campioni prelevati.

Per quanto riguarda la struttura lignea della nave A, è stata affrontata una lunga e faticosa opera di pulizia preliminare che è iniziata con l’asportazione dei livelli limosi con mezzi manuali e, successivamente, dopo la rimozione del riempimento, si è passati ad una pulizia di dettaglio, per la quale sono sempre stati adoperati secchi, trowels e spugne. Dal momento che il compito dell’archeologo è quello di dar voce alle testimonianze attraverso un opportuno metodo di ricerca che presuppone una attività di reperimento (scavo stratigrafico) supportata da un adeguato censimento dei materiali (classificazione e catalogazione), grande attenzione è stata rivolta anche a questo momento, utile per integrare la documentazione e per interpretare i dati di scavo.

Il materiale,una volta individuato, è stato documentato fotograficamente e graficamente, riportando la sua collocazione sulle relative piante. Successivamente, è stato scavato e collocato in appositi contenitori identificati dai dati “anagrafici” dello strato di appartenenza: luogo ed anno di scavo, area, settore, stacco (qualora ce ne fosse bisogno), US (es. PSR 2006 Area 1 US 6042; nel caso di settore e stacco: PSR 2004 Area 2 sett. II,stacco I US 139). In particolare, i frammenti di legno di piccole e medie dimensioni sono vrml) e permette di poter interagire con essi. Tramite mouse ed una semplice combinazione di tasti si può

muovere il modello in tutte le direzioni (traslazione, rotazione e zoom) rispetto all’osservatore. La fedeltà del modello 3D visualizzato dipende direttamente dalla qualità del rilievo effettuato. E’ inoltre possibile applicare differenti texture di colore al modello, con lo scopo di enfatizzare eventuali dettagli necessari alla migliore comprensione e allo studio dell’oggetto stesso ( sull’argomento: De Troia et alii 2008, pp.29-31; BERALDIN et alii 1997).

155 Soprattutto quelli che risultavano nascosti alla vista laterale e zenitale, cioè quelli che il rilievo strumentale

stati inseriti in sacchetti di plastica immersi nell’acqua, onde evitarne il degrado mentre i recipienti ceramici integri e/o con il proprio contenuto sono stati avvolti nella carta d’alluminio ed in un secondo momento posti in frigo; il resto del materiale è stato collocato in cassette, ad eccezione dei reperti organici che, sistemati in sacchetti, sono stati trattati con maggiore cura.

Sempre sullo scavo sono stati effettuati interventi di prelievo, campionatura e selezione del materiale da affidare ai chimici ed ai restauratori; a tutti questi elementi, oltre ai dati propri dello strato, sono stati assegnati altri caratteri distintivi: Z per i reperti particolari156, distinti da un numero progressivo e da un proprio elenco che si deve confondere con la tabella quantitativa degli altri reperti, C per i campioni157 che, una volta analizzati, diventano α e β per i frammenti da restaurare.

Dallo scavo in situ il materiale è stato trasportato in magazzino, dove è stato sottoposto ad un procedimento preliminare indispensabile per qualunque operazione successiva, la pulizia delle superfici attraverso il lavaggio, fatta eccezione per i metalli, le ossa, i vetri e tutte quelle classi che necessitano sempre di una pulitura a secco. I frammenti sono stati immersi nell’acqua un po’ per volta, utilizzando vasche distinte e strofinati leggermente con spazzolini per unghie o piccoli pennelli per facilitare l’asportazione della terra o della sabbia; una volta lavati, sono stati adagiati su più griglie che non toccassero il pavimento e fatti asciugare al sole, sempre e costantemente contraddistinti dal loro cartellino per evitare la confusione dei reperti di US diverse. Anche i materiali puliti a secco sono stati lasciati al sole prima di essere conservati. Successivamente, i frammenti sono stati siglati riportando i seguenti dati: località di scavo; area; settore; stacco; numero US evidenziato con un cerchio (es. PSR 2006 Area 1 6042). Per scrivere si sono preferiti pennarelli dal tratto fine per la facilità, e anche la velocità, con cui scivolano su tutti i tipi di superfici158.

Concluso questo momento, il materiale appartenente ad una stessa US è stato “steso” sui tavoli per procedere alla ricerca degli attacchi159 e quindi alla classificazione,

156 Ognuno di essi viene fotografato e riportato sulla pianta dello strato a cui appartiene con la sua propria

quota.

157 Anche per i campioni vale quanto detto per i reperti particolari:devono essere fotografati, riportarti sulla

pianta a cui appartengono con la propria quota ed inseriti in un elenco diverso dagli altri reperti.

158 L’apposizione della sigla, infatti, non è un’operazione semplice: i dati vengono riportati, nel modo più

chiaro possibile, sulla parte meno visibile, cioè sulla faccia interna del frammento e mai in frattura, dal momento che non si può escludere il ritrovamento di un attacco che finirebbe per nascondere le informazioni riportate. I vetri, i reperti organici ed i metalli non vengono siglati singolarmente ma posti in sacchetti con il proprio cartellino.

159 E’ da evitare la pratica comune di unire i frammenti combacianti con il cosiddetto “scotch di carta”dal

registrazione e conservazione in modo idoneo e funzionale al suo facile reperimento. Normalmente, questo è il momento più importante perché vengono forniti, in via del tutto preliminare, i dati quantitativi e statistici delle varie forme e classi attestate, nonché una primissima datazione del contesto utile per il successivo step, il processo conoscitivo ed interpretativo dei reperti. A tal fine sono state compilate le tabelle materiali (TMA)160 e la scheda reperto (RA) per i reperti particolari (Z)161. E’ stato opportuno approntare, per una

migliore gestione e praticità nel ricercare, successivamente, i pezzi da sottoporre a studio, anche un elenco per cassette, appositamente numerate in ordine progressivo, con relativo contenuto, soprattutto per uno scavo di questo tipo che ha prodotto giornalmente un numero considerevole di materiale. Pertanto, l’elenco per cassetta, TMA, RA sono stati gli strumenti indispensabili per la classificazione preliminare e per il coordinamento del magazzino reperti.

pezzi combacianti è semplicemente quella di riunirli in una bustina ed apporre un segno con la china che indichi l’attacco, lasciando ai restauratori il compito di ricomporli.

160 Si tratta essenzialmente di un”spreadsheet”, un foglio elettronico elaborato in formato excel; in esso sono

riportate voci riguardanti una sommaria definizione dell’oggetto, dati tecnici (materiale e tecnica), quantitativi, analitici (dati epigrafici, analisi laboratorio) e cronologici.

161 Le schede RA sono state compilate tramite il programma Pegaso, in uso presso gli uffici della