CAPITOLO SECONDO
2.1 Max Weber: il disincantamento del mondo
SECOLARIZZAZIONE in Max Weber
2.1 Max Weber: il disincantamento del mondo
In premessa è doveroso richiamare l’attenzione del lettore su una questione di metodo che intende accompagnare questa stesura: il pensiero di Weber, così come quello di Taylor e di Gauchet, saranno visitati per lo specifico segmento di analisi che gli stessi hanno fornito al fenomeno della secolarizzazione, e attraversati da una forbice utilitaristica che porterà una “selezione”, per quanto lo scrivente potrà considerare ai fini di una successiva e personale riflessione che vorrebbe esprimere il senso ultimo di questo lavoro.
Non è possibile affrontare la questione con lo sguardo weberiano, senza considerare L’Etica protestante e lo spirito del capitalismo, fortunato saggio del grande pensatore tedesco pubblicato nel 1905. Scrive Franco Volpi:
Weber sviluppa la tesi secondo la quale la condotta di vita ascetica, propria del calvinismo, ebbe un influsso decisivo sulla genesi del capitalismo moderno. L’etica protestante è interpretata non in termini univocamente e rigidamente causali, ma come una molla che ha contribuito a far scattare un processo di razionalizzazione unico sul piano storico, eppure di portata universale. Il metodo e il risultato di quest’analisi sociologico-metodologica hanno condizionato il dibattito fino a oggi. Weber parte dal dato di fatto empirico che, in particolare verso la fine del XIX secolo, i protestanti godevano di notevole successo economico, e riconduce questo fenomeno allo spirito del capitalismo che egli vede sorgere dalla condotta di vita propria del puritanesimo e del protestantesimo e caratterizzata da una ascesi
intramondana. L’etica protestante corrispondeva a un’etica della professione che era intesa nel
senso della predestinazione come fine in sé. La professione (Beruf) diventava vocazione (Berufung) conforme ai criteri normativi del capitalismo moderno: organizzazione razionale del lavoro e valorizzazione del capitale42.
Al riguardo, si rimanda in nota un ampio stralcio dell’Osservazione preliminare all’Etica Protestante e lo spirito del Capitalismo43 senz’altro l’opera più nota del sociologo e filosofo tedesco, stimolata da una viaggio compiuto con la moglie negli Stati Uniti nel 1904, non tanto per offrire un elogio “etnocentrico” della cultura occidentale, quanto per mettere in evidenza la straordinaria erudizione e il genio analitico di questo gran dottore del pensiero sociologico. Weber non ammette una e una sola causa, quale origine di un fenomeno sociale. Parla sempre di molteplicità di fattori. Nella fattispecie, il fattore principale dello sviluppo del capitalismo occidentale moderno è costituito dall’ ethos razionale che lo alimenta, che alimenta la peculiare attitudine razionalistica della civiltà moderna. E quasi paradossalmente, questo «spirito del capitalismo», non ha origini materiali, né naturali ma, culturali, spirituali
43 «Solo in Occidente vi è una “scienza” con quello sviluppo che noi oggi riconosciamo “valido”. Conoscenze
empiriche, riflessioni sui problemi del cosmo e della vita, sapienza filosofica e teologica profondissime – di cui si trovano accenni nell’Islam e in alcune sette indiane, sebbene il perfetto svolgimento di una teologia sistematica sia in particolare del Cristianesimo influenzato dall’Ellenismo – scienza e osservazione di straordinaria finezza, ce ne furono altrove; soprattutto in India, in Cina, in Babilonia e in Egitto. Ma all’astronomia babilonese e ad ogni altra astronomia antica manca il fondamento matematico che le dettero per primi gli Elleni e la cui assenza rende ancor più stupefacente lo sviluppo della scienza degli astri presso i Babilonesi. Alla geometria indiana mancò un altro prodotto dello spirito ellenico, la “dimostrazione”, cioè, razionale, la quale ha creato per prima la meccanica e la fisica. … Solo l’Occidente conosce una creazione come quella del diritto canonico. Similmente nell’arte. L’orecchio musicale sembra essere stato presso altri popoli più sottilmente sviluppato di quel che non sia oggi da noi; in ogni caso non lo fu meno. Polifonia di diversa specie fu diffusa largamente in tutto il mondo; ed anche il discanto di trova in altri paesi. Anche i altri paesi si conoscono e si calcolano tutti i nostri intervalli sonori razionali. Ma la musica armonica razionale, tanto contrappuntistica quanto armonica in senso stretto; la struttura del materiale sonoro sulla base dei tre accordi perfetti coll’integrazione armonica della terza; il nostro cromatismo e la nostra armonia, espresse dal Rinascimento in poi, non quale misura di distanza ma in forma razionalmente armonica; la nostra orchestra col quartetto d’archi come nucleo centrale, e colla sua organizzazione dell’insieme degli strumenti a fiato…le nostre suonate, sinfonie ed opere, quantunque nelle musiche più diverse esistessero come mezzi d’espressione la musica a programma, la musica descrittiva, l’alterazione dei toni e la modificazione, e come mezzi per esse i nostri strumenti fondamentali, organo, piano, violino; tutto questo ci fu soltanto in Occidente. … E infine solo l’Occidente ha prodotto i parlamenti di “rappresentanti del popolo” eletti periodicamente, i demagoghi, e il dominio dei capi- partito nella veste di ministri parlamentarmente responsabili, sebbene, naturalmente, in tutto il mondo vi siano stati partiti per la conquista del potere politico. E lo stato soprattutto, col significato di un istituto politico, con una costituzione razionalmente promulgata, con un diritto razionalmente costituito, con un’amministrazione diretta da impiegati specializzati secondo regole razionalmente enunciate, solo il moderno Occidente li conosce, in questa combinazione, per noi importante, dei vari caratteri determinanti, all’infuori di tutti i tentativi in tal senso di altri tempi e di altri paesi. E così è della più grande forza della nostra vita moderna: del capitalismo. … Si giunge perciò a questo problema: cercar di spiegare il particolare carattere del razionalismo occidentale, ed in seno a questo, di quello moderno, e le sue origini. Ogni tentativo di spiegazione del genere deve, data l’importanza fondamentale dell’economia, aver riguardo soprattutto alle condizioni economiche. Ma non deve rimanere inosservato anche il rapporto causale inverso. Poiché il razionalismo economico dipende principalmente, oltre che dalla razionalità della tecnica e del diritto, dalla capacità e dalla disposizione degli uomini a determinare forme di condotta pratico – razionale della vita…Sono posti in principio due saggi meno recenti, nei quali si tenta di approssimarsi, su di un punto particolare, a quel lato del problema, che generalmente è più difficile ad afferrarsi: l’essere le origini di una coscienza economica, dell’“ethos” di una forma economica, condizionate da determinati contenuti della fede religiosa, e ciò potersi constatare di sull’esempio del nesso della moderna etica economica coll’etica razionale del Protestantesimo ascetico. Qui dunque si indaga soltanto un aspetto del rapporto causale». M. Weber, L’Etica protestante e lo spirito del capitalismo (1905), trad. it. Pietro Burresi, Sansoni editore, Firenze, 1983, pp.63-77.
appunto; nelle sue righe a Rickert, anticipandogli l’omaggio di una copia del saggio: «A giugno o a luglio riceverà uno studio di storia della cultura che forse può interessarle: l’ascesi della dottrina protestante come fondamento della cultura della vocazione professionale moderna, una sorta di costruzione “spiritualistica” dell’economia moderna». Un saggio che tende a definire le origini della diposizione dell’agire economico di tipo capitalistico che, calcola in vista di uno scopo, ma tende a sottovalutare il concreto godimento di quanto prodotto. Tale “disposizione”, va ricercata all’interno di forme culturali che stanno alla radice della età moderna europea, e queste non potranno che essere forme della religiosità; anzi, di una specifica etica religiosa: quella protestante, nella denominazione calvinista in misura essenziale.