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Il mercato del lavoro dipendente nelle statistiche dei Centri per l’Impiego come fonte per la definizione di domanda formativa

Nel documento Le variabili sul mercato del lavoro (pagine 126-140)

DELLE POLITICHE DEL LAVORO E DELLA FORMAZIONE

2.2 QUALE CONTESTO NEI TERRITORI DELLE PROVINCE DI GENOVA, MODENA E SIENA

2.2.1 Il mercato del lavoro

2.2.1.1 Il mercato del lavoro dipendente nelle statistiche dei Centri per l’Impiego come fonte per la definizione di domanda formativa

Come già anticipato nel paragrafo 2.1.1.1, l’analisi delle statistiche sul mercato del lavoro locale elaborate sui sistemi informativi del Centri per l’Impiego si col- loca in una posizione di complementarietà rispetto ad una più ampia analisi com- plessiva del mercato del lavoro provinciale.

Infatti la possibilità di rilevare annualmente le dinamiche dell’incontro tra doman- da e offerta lavorativa, pur se solo per i rapporti lavorativi dipendenti, offre uno strumento importante di lettura ai fini specifici della programmazione e pianifica- zione delle attività formative.

Il mercato del lavoro nel suo complesso è infatti formato da una stratificazione costante di posizioni lavorative venutesi a creare nell’arco di più anni, ognuna delle quali riflette il rapporto domanda-offerta di lavoro nel momento in cui si è manifestato.

Il flusso annuale dei rapporti lavorativi e degli iscritti invece offre uno spaccato del rapporto domanda-offerta di lavoro aggiornato su base annua.

L’analisi ad esempio dei settori economici o delle qualifiche professionali dell’an- no in corso consente indicazioni particolarmente precise e puntuali per i deciso- ri, politici e amministrativi, chiamati a scegliere le specifiche tipologie di attività formative da finanziare.

Negli esempi che seguono, dunque, si propone una sperimentazione condotta sulle banche dati dei SIL per le tre province analizzate.

L’analisi dei risultati ottenuti dalle elaborazioni delle banche dati dei SIL è stata condotta, a differenza delle altre variabili di contesto, sui dati del 2004, per tutte e tre le province in esame.

A seguito dell’entrata in vigore del D.Lgs 181/2000 e 297/2002 sono infatti cam- biati i criteri di definizione dello stato di disoccupazione, che hanno determinato sostanziali modifiche nelle modalità di rilevazione dei dati, tali da compromette- re l’affidabilità del dato finale per gli anni precedenti al 2002.

Inoltre, la scelta di presentare i dati del 2004, piuttosto che del 2001, anno di rife- rimento per tutte le altre analisi, è dovuta, oltre che alle difficoltà di aggiornamen- 2.2 Quale contesto nei territori delle province di Genova, Modena e Siena

to delle banche dati, alla volontà di evidenziare un utilizzo di dati che rappresen- tano l’unico strumento puntuale che permette la programmazione delle attività FSE su base annuale.

Solo i SIL contengono infatti i dati per costruire il rapporto domanda-offerta di lavo- ro per qualifiche e per settori di attività, rilevando il flusso annuale del mercato del lavoro dipendente in tutte le sue caratteristiche, e consentendo di programmare le attività formative sulla base delle effettive richieste del mercato: a titolo di esempio, prevedere quanti apprendisti, quanti tecnici, quanti falegnami o elettrotecnici sono richiesti dal mercato, è una valutazione possibile grazie ai dati dei SIL.

Come si vedrà, le difficoltà di allineamento statistico, sia nelle variabili analizza- te, che nelle categorie in uso, hanno reso necessaria una presentazione in sequenza delle tre realtà territoriali, piuttosto che una loro comparazione.

Provincia di Genova

I disoccupati della provincia di Genova iscritti ai Centri per l’Impiego

Nella provincia di Genova, risultano iscritte nel 2004 nelle liste dei Centri per l’Impiego complessivamente 78.721 persone, registrate a partire dalla data di entrata in vigore del D.Lgs. 181/2000 (01/08/2000).

Composte per il 61% da donne e per il 39% da uomini, al 31/12/2004 il loro stato lavorativo vedeva il 55% del totale iscritto ancora nello stato di disoccupazione, il 35% occupato a vario titolo, il restante 10% cancellato dalle liste.

Analizzando esclusivamente lo stato di disoccupazione, gli iscritti in cerca di lavoro risultano quindi 43.534, dei quali il 65% di sesso femminile e il 35% di sesso maschile (cfr. Allegato II, Tabella 27).

Se si adotta la classificazione per fasce di età proposta dal D.lgs 297/2002 e dal precedente D.Lgs 181/200094, i disoccupati della provincia di Genova sono ado- lescenti per l’1%, giovani per il 16%, “non giovani” per il restante 83%. Nello specifico, i disoccupati tra i 25-29 anni senza titolo di laurea o superiore rappre- sentano il 13%, quelli in età 29-35 il 19%, 35-40 anni il 12% e 40-50 il 22%. Gli over 50 rappresentano il 16% del totale disoccupati.

Le differenze di genere, tenendo sempre presente la larga presenza di donne in numero assoluto (65% del totale), vede una maggiore presenza di donne nelle fasce di età più elevate, soprattutto a partire dalle over 35. Soprattutto nella fascia di età 40-50 anni il gap di genere (6%) appare significativo (cfr. Allegato II, Tabella 28).

Relativamente alla tipologia di stato lavorativo il 43% risulta disoccupato, il 37% inoccupato, il 19% sono donne in reinserimento lavorativo.

Le donne risultano soprattutto inoccupate (72% del totale inoccupati), gli uomi- ni disoccupati (55% dei disoccupati). Nella disoccupazione di lunga durata il gap di genere è a favore degli uomini per 33 pt.%, mentre nella inoccupazione di

2.2 Quale contesto nei territori delle province di Genova, Modena e Siena

lunga durata il gap di genere è di 10 pt.% a favore di donne (cfr. Allegato II, Tabel- la 29).

Confrontando la fascia di età con lo stato di disoccupazione, è possibile delinea- re caratteristiche di disoccupazione tra uomini e donne differenti, che saranno poi utili nell’individuare le differenti modalità di utilizzo del Fondo Sociale Euro- peo, non solo nella assegnazione dei fondi e delle attività, ma anche nella scelta dei differenti bisogni formativi che si vorranno soddisfare.

Esiste, infatti, una consistente offerta di lavoro da parte di donne che non hanno mai lavorato prima (35% del totale donne), in larga misura ultratrentenni, e da parte di donne che hanno smesso di lavorare da almeno due anni e che vorreb- bero rientrare nel mercato del lavoro (29% delle donne, corrispondente al 19% del totale disoccupati) (cfr. Allegato II, Tabella 30).

Per gli uomini il dato più significativo è invece da ricondursi allo stato di disoc- cupazione di lunga durata (44% del totale uomini, soprattutto tra gli over 40), mentre lo stato di inoccupazione di lunga durata pesa per il 24%, e si concentra soprattutto tra i giovani (cfr. Allegato II, Tabella 31).

Per il livello di qualifica le donne sono distribuite in misura superiore agli uomini nelle qualifiche delle professioni tecniche e intermedie (40% contro il 35% degli uomini, per un gap del 5%), e nelle professioni di vendita e servizi alle famiglie (23% contro il 14% degli uomini, per un gap del 10%.

Gli uomini sono presenti soprattutto tra gli artigiani, gli operai specializzati e agri- coltori, (14% contro il 2% delle donne, per un gap del 12%), e tra i conduttori di impianti di macchinari - operai specializzati, assemblaggio (4% contro l’1% delle donne, gap del 3%) (cfr. Allegato II, Tabella 32).

Approfondendo il livello di dettaglio fino al livello di qualifica più esteso, è possi- bile evidenziare le 30 qualifiche più elevate che maggiormente caratterizzano i

curriculum delle persone in cerca di lavoro.

Un confronto con le prime qualifiche di assunzione nel mercato del lavoro dipen- dente permetterà di rilevare il gap tra domanda e offerta di lavoro che l’attività formativa e di politiche per il lavoro promossa dalla provincia può andare a cer- care di colmare.

Soprattutto per gli aspetti di genere, la rilevazione specifica dei mestieri con il maggiore indice di segregazione orizzontale permetterà di disporre degli stru- menti informativi utili a colmare tale divario, o, in alternativa, di offrire pari oppor- tunità lavorative a uomini e donne tenendo comunque conto di tali differenti orientamenti di genere.

Complessivamente le prime 30 qualifiche riguardano il 62% del totale iscritti alle liste dei Centri per l’Impiego. Di queste, il 65% è riferito a quattro qualifiche prin- cipali, i tecnici intermedi di ufficio, 35% delle prime 30 qualifiche rilevate, i tecni- ci e periti industriali, 11%, il personale di segreteria (10%) e gli operatori generi- ci di produzione (9%).

Per queste la presenza di donne e uomini è a rapporti invertiti: le donne sono in misura maggiore presenti come tecnici intermedi di ufficio (38% donne, 28% 2.2 Quale contesto nei territori delle province di Genova, Modena e Siena

uomini, per un gap favorevole del 10%), e come personale di segreteria (11%, contro il 7% degli uomini, gap a favore del 4%), mentre gli uomini sono soprat- tutto tecnici e periti industriali (20%, contro il 7% delle donne, per un gap del 13%), e come operatori generici di produzione (11%, contro l’8% delle donne,

gap del 3%).

Per le altre qualifiche, che comunque non superano ciascuna il 3% del totale delle prime 30, si confermano i rapporti di genere già rilevati nelle qualifiche Istat per grandi gruppi: le donne sono soprattutto titolari di qualifiche relative alle mansioni di vendita e di cura (commesse di negozio, di vendita, di banco, addet- te alla segreteria, segretarie, operatrici di mensa, maestre di asilo, dattilografe), mentre gli uomini sono maggiormente presenti nelle qualifiche relative agli ope- rai specializzati e non, ai conduttori di macchine utensili, e tra il personale non qualificato (vedasi i magazzinieri, i muratori, i manovali edili, etc.) (cfr. Allegato II, Tabella 33).

Il mercato del lavoro dipendente della provincia di Genova nel 2004

Riferendoci solo al numero di contratti registrati95, nel 2004 la provincia di Geno-

va ha visto 99.670 contratti “avviati” nell’anno dei quali il 52% hanno coinvolto lavoratori uomini e il 48% lavoratrici donne.

Analoga distribuzione hanno avuto anche i contratti conclusi, a meno di un punto percentuale.

In termini generali, al netto del ricambio della forza lavoro cessata, il mercato ha mostrato una generale contrazione, essendo il numero dei contratti cessati (inizia- ti nell’anno stesso o negli anni precedenti) superiore al numero dei contratti inizia- ti nell’anno, differenza pari a 1.332 contratti, per l’1,34% dei contratti iniziati. Le forme contrattuali utilizzate sono state per l’8% l’apprendistato, per il 1% il contratto di formazione e lavoro, per il 64% il tempo determinato, per il 28% il tempo indeterminato.

Tra queste tipologie si è registrata una maggiore presenza relativa di donne nel tempo determinato (66% dei contratti per le donne contro il 61% dei contratti per gli uomini), e invece una maggiore presenza di uomini nel tempo indeterminato (29%, contro il 26% delle donne, per un gap del 3%) (cfr. Allegato II, Tabella 34). Vi è da sottolineare che alcune cause di cessazione dei contratti possono esse- re una prosecuzione degli stessi sotto altra forma: è il caso delle proroghe, che riguardano soprattutto il rinnovo di contratti a tempo determinato giunti a termi- ne, e delle trasformazioni che considerano il rinnovo di contratti conclusi con modalità lavorative diverse; la più frequente è la trasformazione da contratti a tempo determinato a tempo indeterminato.

2.2 Quale contesto nei territori delle province di Genova, Modena e Siena

95 Come si vedrà di seguito, poiché i lavoratori possono avere conseguito nell’anno più rapporti lavo- rativi, il numero di contratti è superiore al numero di lavoratori che sono stati effettivamente coin- volti.

Per le proroghe (cfr. Allegato II, Tabella 35) si sono registrate 12.757 prosecuzio- ni di contratto e 12.443 conclusioni, per una differenza favorevole tra contratti ini- ziati e cessati del 2%.

In questo caso gli uomini hanno avuto proroghe per il 56% contro il 44% delle donne, in percentuale superiore quindi al numero di avviamenti registrati (52% uomini e 48% donne).

Per le trasformazioni di contratto, si sono verificate 13.485 modifiche a fronte di 6.945 cessazioni, per un incremento complessivo del 48%, segno di una cre- scente stabilizzazione dei rapporti lavorativi.

La trasformazione da tempo determinato a indeterminato ha riguardato comples- sivamente l’86% dei contratti trasformati.

Nel caso delle trasformazioni, a confronto con le proroghe, le donne hanno avuto una presenza a percentuali invertite a proprio favore: 53% delle trasformazioni a fronte del 47% imputabile agli uomini.

A confronto con i dati rilevati negli avviamenti a tempo indeterminato, nel quale le donne hanno un gap sfavorevole del 3% rispetto agli uomini, pare di intende- re una lieve maggiore difficoltà delle donne a ottenere subito un contratto a tempo indeterminato, successivamente compensata da un numero superiore di trasformazioni di contratti da tempo determinato a tempo indeterminato (cfr. Alle- gato II, Tabella 36).

L’orario lavorativo degli avviamenti mostra le differenze tra uomini e donne in ter- mini di part-time, che risulta l’orario più gradito dalle donne.

Il 49% delle donne è stato assunto con orario full time, contro il 71% degli uomi- ni, mentre il part time ha coinvolto il 51% delle donne e il 29% degli uomini. Il gap di genere è quindi del 21% in entrambi i casi, a rapporti invertiti (cfr. Alle- gato II, Tabella 37).

Per quanto riguarda il settore economico (cfr. Figura 6) la provincia di Genova è caratterizzata, rispetto alla media nazionale, da una forte incidenza del settore dei servizi, che incide complessivamente per il 75% del totale dei contratti regi- strati, contro il 21% dell’industria.

In tale panorama, le donne sono fortemente sottorappresentate nel settore del- l’industria (7% contro il 34% degli uomini, gap del 27%), recuperando poi quote significative di mercato nei servizi: 89% contro il 63% degli uomini, gap favore- vole del 27%. 2.2 Quale contesto nei territori delle province di Genova, Modena e Siena

Un maggiore approfondimento nelle tipologie di settore (cfr. Allegato II, Tabella 38) mostra per i servizi il forte peso per l’alberghiero e la ristorazione (45% del totale sevizi), con un gap di genere del 4%, e del commercio (15%), nel quale non si rileva gap di genere.

Nel settore dei trasporti e delle comunicazioni, particolarmente significativo per Genova, considerato il ruolo economico del porto, si rileva invece il gap più con- sistente tra uomini e donne: + 7%. Nell’istruzione, nella sanità, e negli altri servi- zi, la presenza delle donne è invece superiore sia intermini assoluti che relativi, determinando un gap ad esse favorevole che oscilla tra l’1% e il 5%.

Nell’industria, ferma restando la forte sottorappresentazione delle donne in ter- mini assoluti, la distribuzione nei vari segmenti di attività vede il gap più signifi- cativo nel settore delle costruzioni (31%, determinato dal 39% dei contratti inte- stati a uomini, contro il 9% dei contratti per le donne)

Le donne sono invece ben rappresentate nel settore della industria alimentare: 22% di gap favorevole rispetto agli uomini.

A fronte dei 99.670 contratti avviati nella provincia nel 2004, il numero di lavora- tori effettivamente coinvolti, al netto di coloro che sono stati intestatari nell’arco dell’anno di più di un contratto, sono stati in tutto 59.881, registrando quindi una media di 1,6 contratti pro capite.

La fascia di età maggiormente coinvolta è stata quella tra i 18 e i 29 anni (39%), seguita da quella dei 29-35 anni (21%).

Nelle differenze di genere vi è una sostanziale uniformità di distribuzione dei lavo- ratori donne e uomini nelle fasce di età più basse, una maggiore presenza di donne nelle fasce di età centrali (gap favorevole tra l’1% e il 2%), mentre è rile- vante il gap a favore degli uomini per i lavoratori over 50 (10% degli uomini e 7% delle donne, gap di genere del 3%) (cfr. Allegato II, Tabella 39).

Figura 6 Provincia di Genova, contratti avviati nel 2004 per settore economico e genere 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% INIZIATI 2004 M 1% 34% 63% 3% INIZIATI 2004 F 0% 7% 89% 3% INIZIATI 2004 TOT 0% 21% 75% 3%

AGRICOLTURA INDUSTRIA SERVIZI NON RILEVATO

Lo stato civile più frequente dei lavoratori avviati nel 2004 è stato quello di celi- bi/nubili per il 35% e coniugati per il 14%. Il dato è comunque falsato dalla man- cata rilevazione dello stato civile per il 49% dei lavoratori.

Le donne risultano coniugate in misura superiore agli uomini (gap -8%).

Le divorziate e le separate sono comunque in misura doppia rispetto agli uomi- ni (cfr. Allegato II, Tabella 40).

Per quanto riguarda i livelli di qualifica (cfr. Allegato II, Tabella 41), le donne hanno complessivamente livelli di qualifica proporzionalmente più elevati: sono il 13% tra i tecnici intermedi (10% gli uomini), il 19% tra le professioni esecutive (11% gli uomini), il 47% nella vendita e servizi alle famiglie (22% gli uomini). Gli uomi- ni sono maggiormente presenti nelle qualifiche più alte (dirigenti e professioni intellettuali ad elevata specializzazione) e più basse (25% artigiani e operai spe- cializzati, contro il 2% delle donne; 20% del personale non qualificato, contro il 15% le donne).

Confrontando il gap di genere sulle qualifiche più alte di assunzione rispetto al

gap di genere rilevato nelle qualifiche dei disoccupati iscritti ai Centri per

l’Impiego precedentemente analizzati, è possibile evidenziare la differenza tra le qualifiche offerte dalle persone in cerca di lavoro e le qualifiche poi effettivamen- te richieste dalle aziende.

Ad esempio, per le professioni di vendita e servizi alle famiglie è possibile nota- re infatti che, a fronte di un gap favorevole alle donne disoccupate del 9,8%, il mercato si concentra per le donne su tale gruppo di qualifiche per un gap sem- pre favorevole, ma del 25,5%.

Tale dato positivo è poi compensato dalle qualifiche successive che invertono i rapporti: se gli uomini con qualifica di artigiano e operaio specializzato in cerca di lavoro mostrano un gap del 12,4% rispetto alle donne, i lavoratori poi effetti- vamente assunti rilevano un gap del 22,6%.

Analogo andamento si rileva per i conduttori di impianti e macchinari e per il per- sonale non qualificato: 2,9% e 2,2% il gap per i disoccupati, contro il 7,7% e il 5,7% il gap rilevato sul mercato del lavoro.

Da una visione complessiva di tali rilevazioni, appare quindi utile evidenziare come la richiesta di lavoratori da parte delle aziende abbia delle caratteristiche tali da enfatizzare ancora di più le differenze di genere rilevate per le qualifiche ex

curricula dei disoccupati.

Nella banca dati dei Centri per l’Impiego vi è infine la possibilità di una quadro anagrafico completo per le persone iscritte alle liste di disponibili al lavoro che possono successivamente essere assunte. Per ognuno di questi lavoratori è dunque disponibile anche il livello più elevato di qualifica maturata come curricu-

lum, che è comparabile con il livello di qualifica con il quale sono stati assunti

nell’anno. Questo confronto, che è stato possibile per il 66% dei lavoratori avvia- ti, ha mostrato un livello di assunzione inferiore alle competenze disponibili per il 65% delle persone, mentre per il 35% le persone avevano un livello di qualifica uguale o superiore a quella di assunzione.

2.2 Quale contesto nei territori delle province di Genova, Modena e Siena

Tra le persone assunte con livello di qualifica inferiore le donne sono il 69% del totale delle donne, gli uomini il 60% del totale uomini, per un gap del 10%. Il 40% degli uomini sono stati assunti almeno una volta con qualifica superiore o equi- valente, contro il 31% delle donne, per un gap ad esse sfavorevole del 10% ca. (cfr. Allegato II, Tabella 42).

Provincia di Modena

I disoccupati della provincia di Modena iscritti ai Centri per l’Impiego

Nella provincia di Modena risultano iscritti al 31/12/2004 in tutto 23.507 persone in cerca di lavoro. Di queste il 64,9% sono donne, il restante 35,1% uomini. Nelle varie tipologie di stato disoccupazionale la maggior parte delle persone risulta disoccupata, e quindi con delle esperienze pregresse di lavoro, mentre il 19% sono persone inoccupate, e che quindi si propongono per la prima volta sul mercato del lavoro, senza esperienze precedenti.

Il restante 4% sono lavoratori precari per i quali si mantiene comunque lo stato di disoccupazione a norma di legge, in quanto soggetti che svolgono una attività lavorativa che per l’esiguità delle modalità temporali e/o per il livello reddituale è da considerare compatibile con lo stato di disoccupazione.

In tale panorama complessivo, tenendo sempre in considerazione lo sbilancia- mento in favore delle donne sul totale delle persone in cerca di lavoro, si denota un gap tra disoccupati e inoccupati: le donne sono infatti maggiormente presen- ti tra gli inoccupati (-4% di gap), mentre gli uomini si concentrano soprattutto tra i disoccupati (5% di gap) (cfr. Allegato II, Tabella 43).

L’età delle persone in cerca di lavoro è concentrata soprattutto nella fascia 30- 44 anni (45% del totale), e dai 45 e più anni (29%). I più giovani, 15-29 anni, rap- presentano invece il 26% del totale. Le donne risultano con una età mediamen- te superiore agli uomini, essendo il gap ad esse favorevole (-5%) nella fascia 30- 44, mentre per gli uomini il gap è positivo soprattutto nella fascia 15-29 (4%). Nel dettaglio delle specifiche categorie di stato di disoccupazione, i disoccupati sono per il 47% tra i 30 e i 44 anni, per il 31% con più di 45. Il gap è sempre favo- revole alle donne nella fascia di età 30-44 anni (-5%).

Per gli inoccupati, trattandosi di persone senza esperienza lavorativa, l’età è più bassa: il 41% sono tra i 15 e i 29 anni, il 37% tra i 30-44 anni. L’età delle donne inoccupate è comunque sensibilmente superiore agli uomini: il gap ad esse favo- revole è di -5% tra i 30-44 anni e di -3% tra i 45 e più anni, mentre è favorevole agli uomini per la fascia di età 15-29 anni per +8%.

Tra i precari le donne sono soprattutto presenti tra gli over 45 (gap -6%), gli uomi- ni tra i 15-29 anni (+6%) (cfr. Allegato II, Tabella 44).

Il mercato del lavoro dipendente della provincia di Modena nel 2004

Nel 2004 nella provincia di Modena sono stati registrati in tutto 137.864 contratti avviati (somma di avviamenti, proroghe e trasformazioni), per il 54% attribuiti a lavo- ratori e per il 46% a lavoratrici. Il 75% dei contratti registrati ha riguardato avviamen-

2.2 Quale contesto nei territori delle province di Genova, Modena e Siena

Figura 7 Provincia di Modena, contratti 2004 avviati, prorogati e trasformati per tipologia contrattuale e genere

ti, cioè contratti registrati ex novo, il restante 25% è stato determinato da proroghe

Nel documento Le variabili sul mercato del lavoro (pagine 126-140)