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Il mercato del lavoro locale: l’analisi delle banche dati dei Sistemi infor mativi per il Lavoro

Nel documento Le variabili sul mercato del lavoro (pagine 80-84)

DELLE POLITICHE DEL LAVORO E DELLA FORMAZIONE

2.1.1 Le variabili sul mercato del lavoro

2.1.1.1 Il mercato del lavoro locale: l’analisi delle banche dati dei Sistemi infor mativi per il Lavoro

A fronte della analisi del mercato del lavoro (mdl) condotta su fonti informative Istat, come delineato nel paragrafo precedente, gli enti provinciali possono, ricor- rendo alla analisi dei Sistemi Informativi del Lavoro (SIL), trarre alcune indicazio- ni utili non tanto ai fini di una conoscenza complessiva del mdl, per la quale il dato Istat è certamente più completo, ma rilevanti per alcuni approfondimenti specifici e più direttamente connessi con le decisioni riferite alle modalità di ero- gazione e gestione delle attività cofinanziate dal FSE.

Con Decreto Legislativo 469/9755sono state trasferite alle province competenze in materia di gestione, tramite i Centri per l’Impiego, delle attività riferite alle liste 2.1 Quali

variabili gender sensitive, quali relazioni per quali finalità

indeterminato è più frequente per gli uomini che per le donne. Sui costi di una flessibilità non desi- derata si veda Gallino 2001.

55 D.lgs 469/97: Art. 2. Funzioni e compiti conferiti:

1. Sono conferiti alle regioni le funzioni ed i compiti relativi al collocamento e in particolare: a) colloca-

mento ordinario; b) collocamento agricolo; c) collocamento dello spettacolo sulla base di un’unica lista nazionale; d) collocamento obbligatorio; f) collocamento dei lavoratori non appartenenti all’Unione euro- pea; g) collocamento dei lavoratori a domicilio; h) collocamento dei lavoratori domestici; i) avviamento a selezione negli enti pubblici e nella pubblica amministrazione, ad eccezione di quello riguardante le amministrazioni centrali dello Stato e gli uffici centrali degli enti pubblici; l) preselezione ed incontro tra domanda ed offerta di lavoro; m) iniziative volte ad incrementare l’occupazione e ad incentivare

l’incontro tra domanda e offerta di lavoro anche con riferimento all’occupazione femminile …

2. Sono conferiti alle regioni le funzioni ed i compiti in materia di politica attiva del lavoro e in par-

ticolare: a) programmazione e coordinamento di iniziative volte ad incrementare l’occupazione e ad

incentivare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro anche con riferimento all’occupazione femmini- le; b) collaborazione alla elaborazione di progetti relativi all’occupazione di soggetti tossicodipen-

denti ed ex detenuti; c) programmazione e coordinamento di iniziative volte a favorire l’occupazione degli iscritti alle liste di collocamento con particolare riferimento ai soggetti destinatari di riserva di cui all’articolo 25 della legge 23 luglio 1991, n. 223; d) programmazione e coordinamento delle iniziative finalizzate al reimpiego dei lavoratori posti in mobilità e all’inserimento lavorativo di cate- gorie svantaggiate; e) indirizzo, programmazione e verifica dei tirocini formativi e di orientamento e borse di lavoro; f) indirizzo, programmazione e verifica dei lavori socialmente utili ai sensi delle normative in materia; g) compilazione e tenuta della lista di mobilità dei lavoratori previa analisi tecnica.

Capo II: Servizi regionali per l’impiego Art. 4.: Criteri per l’organizzazione del sistema regionale per l’impiego

1. L’organizzazione amministrativa e le modalità di esercizio delle funzioni e dei compiti conferiti ai sensi del presente decreto sono disciplinati, anche al fine di assicurare l’integrazione tra i servizi per l’impiego, le politiche attive del lavoro e le politiche formative, con legge regionale da emanarsi

di disponibili al lavoro ex D.Lgs 181/200056 e 297/200257, e del processo di

comunicazione obbligatoria di adempienti aziendali per i contratti e relative modifiche, stipulati nel mercato del lavoro dipendente.

Le province a partire dal 1998 hanno quindi avuto, oltre ai compiti amministrati- vi dell’ex collocamento di competenza ministeriale, anche un ruolo attivo nei confronti del mdl locale, dovendo prendere “in carico” il lavoratore, offrirgli dei servizi e delle opportunità di inserimento lavorativo, dovendo interagire con le aziende, non solo per gli adempimenti amministrativi, ma anche per l’inserimento dei lavoratori attraverso servizi di incontro domanda-offerta.

Le province sono quindi entrate a pieno titolo nel mdl quali soggetti pubblici prin- cipali interlocutori sul territorio rispetto alle aziende, ai lavoratori e agli altri inter- mediari.

Tali nuove competenze hanno inoltre permesso di avere una capacità di interven- to nel mdl non solo nella gestione operativa ma anche a più ampio raggio, inse- rendosi nelle altre funzioni dell’ente in materia di programmazione e pianificazio- ne territoriale, finalizzate allo sviluppo socioeconomico del territorio.

In questo quadro d’insieme la gestione delle attività, in delega o a bando regionale, provenienti dal Fondo Sociale Europeo, si trova oggi non più come un’attività a sé stante, ma come parte di un più ampio e organico quadro di interventi delle ammi- nistrazioni provinciali nel mdl, con i quali vi sono possibilità di interazione e sinergia. A fronte delle nuove competenze attribuite agli enti provinciali, è stato necessa- rio per le province, a partire dal 1998, disporre di uno strumento informativo ade- guato, in grado di contenere non solo gli adempimenti amministrativi ex lege, ma anche di raccogliere i dati relativi a tutte le altre e nuove attività svolte dall’ente. Ereditando, oltre alle competenze, anche il sistema informativo del Ministero del Lavoro (Netlabor, poi Prolabor), si è reso necessario aggiungere alle funzionalità di un supporto informatico amministrativo anche quelle gestionali.

L’autonomia degli enti locali ha fatto sì che, fermo restando alcune variabili stan- dard di base uguali per tutti, e destinate a confluire nel SIL nazionale, si svilup- passero nei vari territori provinciali differenti soluzioni tecniche, ad integrazione del sistema informativo di origine ministeriale.

2.1 Quali variabili gender sensitive, quali relazioni per quali finalità

entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto, secondo i seguenti principi e cri- teri direttivi:

a) ai sensi dell’articolo 4, comma 3, lettere f), g) e h), della legge 15 marzo 1997, n. 59, attribuzio-

ne alle province delle funzioni e dei compiti di cui all’articolo 2, comma 1, ai fini della realizzazione

dell’integrazione di cui al comma 1; …

g) possibilità di attribuzione alle province della gestione ed erogazione dei servizi, anche tramite i centri per l’impiego, connessi alle funzioni e compiti conferiti alla regione ai sensi dell’articolo 2, comma 2.

56 Decreto Legislativo n. 181 del 21 aprile 2000, Disposizioni per agevolare l’incontro fra domanda ed offer-

ta di lavoro, in attuazione dell’articolo 45, comma 1, lettera a), della legge 17 maggio 1999, n. 144.

57 Decreto Legislativo n. 297 del 19 dicembre 2002, Disposizioni modificative e correttive del decreto

legislativo 21 aprile 2000, n. 181, recante norme per agevolare l’incontro tra domanda e offerta di lavo- ro, in attuazione dell’articolo 45, comma 1, lettera a) della legge 17 maggio 1999, n. 144.

In alcuni casi si è cercato di arrivare ad un unico programma che gestisse tutti i servizi, in altri sono stati sviluppati programmi satellite che confluissero con pro- cedure di interscambio con il programma ministeriale.

Nonostante le difficoltà tecniche e operative, l’obbligo per tutte le province di gestire comunque una base standard di dati comuni a tutte rende possibile un confronto, anche se per il momento limitato a poche variabili.

A fronte delle funzioni dei Centri per l’Impiego, l’analisi delle banche dati dei SIL permette quindi di conoscere le dinamiche territoriali del mdl sotto un duplice aspetto, della disoccupazione e dell’occupazione.

La disoccupazione

Si può affermare che esiste un collegamento diretto tra le liste di disponibili immediatamente al lavoro ex D.lgs 181/200058e il bacino potenziale di utenza

delle attività cofinanziate dal FSE destinate ai disoccupati e inoccupati, e che, quindi, l’analisi di tale banca dati, e le caratteristiche anagrafiche, professionali e formative di tale popolazione sia particolarmente utile per verificare la capacità delle azioni finanziate di offrire una risposta adeguata alla domanda del territorio, anche rispetto alle differenze di genere.

Nonostante le banche dati dei SIL siano state aggiornate a partire dall’entrata in vigore del D.Lgs 181/2000, attraverso la reiscrizione dei disponibili al lavoro, ad oggi si rileva quasi sempre un numero di iscritti superiore a quello che risulta dai dati provinciali della Media Istat.

Nel paragrafo precedente sul mdl è già stato infatti osservato come le modalità di rilevazione statistica delle forze di lavoro siano particolarmente stringenti nella determinazione del tasso di attività nella ricerca di lavoro, che risulterebbe alla fine particolarmente restrittivo nei confronti delle donne59.

2.1 Quali variabili gender sensitive, quali relazioni per quali finalità

58 D.Lgs 181/2000, Disposizioni per agevolare l’incontro fra domanda ed offerta di lavoro, in attuazione

dell’articolo 45, comma 1, lettera a), della legge 17 maggio 1999, n. 144, art. 1 comma 2:

“Ai fini del presente decreto si intendono per:

a) “adolescenti“, i minori di età compresa fra quindici e diciotto anni, che non siano più soggetti all’obbligo scolastico;

b) “giovani“, i soggetti di età superiore a diciotto anni e fino a venticinque anni compiuti, ovvero la diversa superiore età eventualmente definita con decreto del Ministro del lavoro e della previden- za sociale in conformità agli indirizzi dell’Unione europea;

c) “disoccupati di lunga durata“, coloro che, dopo aver perso un posto di lavoro o cessato un’attività di lavoro autonomo, siano alla ricerca di nuova occupazione da più di dodici mesi;

d) “inoccupati di lunga durata“, coloro che, senza aver precedentemente svolto un’attività lavorati- va, siano alla ricerca di un’occupazione da più di dodici mesi;

e) “donne in reinserimento lavorativo“, quelle che, già precedentemente occupate, intendano rien- trare nel mercato del lavoro dopo almeno due anni di inattività;

f) “stato di disoccupazione“, la condizione del disoccupato o dell’inoccupato che sia immediatamen- te disponibile allo svolgimento di un’attività lavorativa”.

59 Viviano E., Un’analisi critica della definizione della disoccupazione e partecipazione in Italia, Banca d’Italia - Temi di discussione del Servizio Studi N° 450, Luglio 2002. Un indicatore tradizionale del mercato del lavoro, quale il tasso di disoccupazione, si basa su una definizione convenzionale dello stato di disoccupazione, che comporta l’esclusione dalle forze di lavoro di coloro che non abbiano compiuto almeno una concreta azione di ricerca nei 30 giorni precedenti il momento della

I dati Istat e i dati dei Centri per l’Impiego, quindi, quasi sempre finiscono con il “non coincidere”, poiché fanno riferimento a basi di rilevazione diverse: l’Istat rileva su base statistica con criteri ben definiti di rilevazione; i SIL locali raccol- gono le persone che si iscrivono agli sportelli dei Centri per l’Impiego, e che quin- di fanno una richiesta alla amministrazione di accesso ai servizi offerti dall’ente. Per quanto le ultime disposizioni legislative, D.lsg 181/2000 e D.lgs 297/2002, abbiano cercato di delimitare con criteri certi e oggettivi la definizione di disoc- cupati e inoccupati, l’applicazione di tali criteri ad oggi è stata di difficile applica- zione in termini restrittivi, per cui rimangono iscritte ai SIL persone che l’Istat classifica come non forze lavoro.

La conciliazione tra i due sistemi si può effettuare con una graduazione del livel- lo di disoccupazione, per la quale si considerano le non forze lavoro comunque iscritte ai SIL come bacino potenziale di forza lavoro (esempio le over 40 che vor- rebbero rientrare nel mercato del lavoro ma che hanno oggettive difficoltà di con- ciliazione lavoro famiglia e, quindi, una disponibilità limitata).

Pur con queste premesse, la possibilità di leggere i flussi di iscrizione, le carat- teristiche anagrafiche e professionali degli iscritti ai Centri per l’Impiego, permet- te una sicura conoscenza delle esigenze formative e una possibilità di meglio pianificare e programmare la destinazione delle risorse del FSE.

Alcune analisi interessanti ai fini delle disparità di genere si possono dedurre cal- colando i valori assoluti, i valori percentuali, per uomini e donne, e i relativi gap con riferimento agli “iscritti alla 297/2002 per genere, fascia di età, stato di disoc- cupazione, qualifiche Istat, disponibilità contrattuale, disponibilità alla mobilità territoriale” (cfr. Allegato I, Indicatori sul mercato del lavoro locale).

L’occupazione

Oltre alla analisi della popolazione in cerca di occupazione, è anche interessan- te approfondire le dinamiche occupazionali del mercato del lavoro dipendente, rilevabili dalla sezione di banca dati dei SIL riferita agli adempimenti aziendali. Come già sottolineato, la rilevazione di tale banca dati è parziale, poiché solo a partire dal 1998 registra i rapporti lavorativi di tipo dipendente, escludendo quin- di i rapporti occasionali, i co.co.co., i professionisti e autonomi, i commercianti, i collaboratori domestici.

La capacità di lettura di tutto il mercato del lavoro è quindi con questa fonte for- temente condizionato.

È però una analisi interessante nell’ambito di tali limiti: la finalità ultima dell’azio- ne formativa è certamente da ritenersi l’inserimento lavorativo, e sarà tanto più

2.1 Quali variabili gender sensitive, quali relazioni per quali finalità

rilevazione. In media in Italia circa un terzo di coloro che cercano un lavoro non rispetta tale limi- te temporale; questi soggetti sono spesso denominati forze di lavoro potenziali in quanto intrapren- dono comunque un’attività di ricerca di impiego. La definizione standardizzata di disoccupazione implica perciò che una quota di popolazione, i cui comportamenti concreti sono del tutto simili a quelli dei disoccupati, venga invece esclusa dalla stima dell’offerta di lavoro aggregata.

soddisfacente quanto più se si tratterà di un lavoro stabile, duraturo, e ben tute- lato quale appunto si può considerare il lavoro dipendente, soprattutto se a tempo indeterminato.

Questa tipologia di rapporto lavorativo rappresenta, infatti, un indicatore ottima- le di crescita complessiva del mdl, e permette di leggere le dinamiche del mdl nel quale andranno a confluire l’anno successivo gli utenti delle azioni cofinanziate svolte.

L’analisi dei dati si svolge su un duplice livello: dei contratti registrati, e delle caratteristiche dei lavoratori. Lo stesso lavoratore può infatti svolgere nell’anno più lavori, soprattutto nel caso dei contratti a tempo determinato: la doppia rile- vazione permette quindi di meglio leggere le dinamiche occupazionali create dalle aziende (i contratti), e le caratteristiche dei lavoratori avviati.

I contratti possono essere letti nella loro prima registrazione (avviamenti), nelle successive modifiche (proroghe per i contratti a scadenza e trasformazioni di tipo di contratto), e nella loro conclusione (cessazione).

In particolare è interessante confrontare gli avviamenti con le cessazioni avvenu- te nell’anno e distinguere il tasso di sostituzione della forza lavoro rispetto al tasso di incremento di forza lavoro in caso di numero di avviamenti superiori alle cessazioni.

L’approfondimento su più variabili (settori economici, qualifiche, orario, tipo di contratto, motivi di cessazione, etc.) sempre con la differenziazione di genere, permette di cogliere alcune dinamiche del mdl interessanti quali la segregazione orizzontale dei mestieri, il part-time per le donne, etc.

Anche in questo caso, come per la condizione della disoccupazione, alcune ana- lisi interessanti ai fini delle disparità di genere si possono dedurre calcolando i valori assoluti, i valori percentuali, per uomini e donne, e i relativi gap con riferi- mento agli “avviamenti, proroghe, trasformazioni per genere, stato civile, fascia di età, titolo di studio, tipologia contrattuale, settore economico, qualifica, orario di lavoro, durata dei contratti, motivi di cessazione” (cfr. Allegato I, Indicatori sul mercato del lavoro locale).

Per quanto riguarda i lavoratori, un approfondimento sulle caratteristiche anagra- fiche e professionali delle persone assunte nell’anno aiuterà nella valutazione delle possibilità di incrocio domanda-offerta del lavoro rispetto alle caratteristi- che degli iscritti ai Centri per l’Impiego (CPI) e alle possibilità di intervento attra- verso le azioni cofinanziate. Analisi significative possono riguardare i “lavoratori avviati per genere, fascia di età, titolo di studio, qualifica Istat, confronto qualifi- ca assunzione e qualifica curriculum” (cfr. Allegato I, Indicatori sul mercato del lavoro locale).

Nel documento Le variabili sul mercato del lavoro (pagine 80-84)