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Il meticciamento e la Grounded Theory

Nel documento I dilemmi etici degli insegnanti (pagine 75-84)

2. IL METODO

2.2 Occuparsi della ricerca

2.2.2 Il meticciamento e la Grounded Theory

È importante adottare un metodo rigoroso nel filone dell’indagine educativo - pedagogica, e poiché ogni ricerca ha la sua valenza nella misura in cui essa è rigorosa, intendo ora ren- dere noto ogni passaggio sotteso all’applicazione della sua messa in atto. Riprendendo la centralità della ricerca di un metodo intransigente - di cui quello fenomenologico costitui- sce un valido punto di riferimento - ribadisco i due principi epistemici verso il quale esso affonda le sue radici (cercare l’essenza dei fenomeni e applicare alla ricerca il principio di fedeltà) necessari ad avere un confronto diadico imprescindibile nella conoscenza certa di ciò che si presuppone essere il taglio migliore del metodo, adottato per la presente ricerca.

Pur attribuendo una certa rilevanza alla caratteristica proprio del metodo fenomenolo- gico, esso solo non risulta essere sufficiente per completare l’intero processo nella pratica

reiterativa di ogni procedura analitica, costruita per garantire un adeguato e completo pro- cedimento di analisi del materiale raccolto nel mentre del fare ricerca. La rilevanza della de- scrizione come fedeltà alla qualità essenziale del reale, si avvicina con maggiore fedeltà pos- sibile all’oggetto della ricerca; essa risiede nella scienza descrittiva la quale desidera descrive- re il senso intimo delle cose che si analizzano nel momento in cui esse accadono, quindi nel bel mezzo del trascorre dell’indagine aperta.

L’esigenza di una ridefinizione del metodo è esplicitata grazie ad un’operazione di me- ticciamento a partire dalla condivisione di basi comuni fondamentali, nello specifico: inte- grazione tra metodo fenomenologico - eidetico e grounded theory. Essi agiscono secondo due atti cognitivi fondamentali, rispettivamente presenti: nel primo, descrivere e nel secondo, analizzare. Il significato più profondo del meticciare procedimenti, non deve essere inter- pretato come un percorso a senso unico, tracciato da una via unica conducente ad un vico- lo chiuso. Entrambi si compensano vicendevolmente e, soprattutto, si riconoscono nell’adesione a determinate premesse attuative, quali: applicare aderenza fedele al dato ori- ginario nella datità offerente dei fenomeni; sospendere la richiesta di ogni validità attribuibi- le a qualche teoria precedentemente ammessa; costruire la teoria in modo induttivo per evi- tare qualsiasi forma di ragionamento dimostrato in modo deduttivo. Esiste una libertà rigo- rosa nel meticciare i metodi che risiede nella decisione di orientare la mappa della cono- scenza verso strade complementari per trovare un’euristica capace di rispondere con effica- cia più ragguardevole alle caratteristiche della domanda di ricerca. (Mortari, 2007). In segui- to a una serie di confronti e di momenti di riflessione, è apparso considerevole far coincide- re il metodo fenomenologico - eidetico con la grounded theory, grazie ad un intreccio sistemi- co con i nessi condivisi da entrambi gli orientamenti metodologici per rispondere nel modo più appropriato al tipo di ricerca condotta.

La grounded theory è stata ideata da due sociologi americani: Barney Glaser e Anselm Strauss a partire dalla visione per la quale l’accesso al mondo dei significati dei soggetti è una condizione necessaria allo sviluppo di una ricerca significativa.

Essa è presentata dagli autori come “un metodo di ricerca qualitativo che usa un insie- me sistematico di procedure per sviluppare una teoria su una teoria che deriva induttiva- mente dal campo. Ciò che emerge dalla ricerca costituisce una formulazione teorica della realtà investigata (…) Lo scopo di questa metodologia è quello di costruire una teoria che sia piena di fedeltà e capace di illuminare l’area sotto studio” (Strauss, Corbin, 1994). Com- prendere il significato (o l’essenza) dei vissuti radicati nella percezione della realtà immedia-

ta appartenente al mondo dei soggetti permette di assegnare alla loro esperienza praticata ciò che di simbolico si costruisce nell’interpretazione del fenomeno.

Il secondo approccio metodologico, integrato al primo, interpreta al meglio la tensione che si mantiene a una certa distanza dall’idea di esaminare un fenomeno in modo riduttivo nonché semplificatore di una realtà scolastica - già di per sé estremamente complessa - per accostarsi invece ad un criterio innovativo di ricerca. Quest’ultimo reputa di fondamentale importanza il saper elaborare la teoria a partire dalla fase iniziale, cioè dagli albori in cui essa si origina e si modella nel momento in cui essa prende forma. Infatti la teoria si configura fin dalle prime fasi della ricerca e si costruisce a poco a poco con il procedere dell’analisi; tale svolgimento inizia dal principio del lavoro di codifica come un procedimento che non segue un sentiero di ricerca precedentemente realizzato ma che evolve in modo inverso al fare tradizionale: il lavoro di analisi segue (e non precede) la raccolta degli elementi. La grounded theory non considera la teoria come la fase finale del processo, dunque segue la pro- cedura ricorsiva alla ricerca che definisce la tecnica di raccolta e di esamina dei dati secondo una “relazione circolare” (Tarozzi, 2008); quest’ultima concorre a stabilire il modo indutti- vo di stare nella ricerca poiché l’analisi dei dati e la scrittura della teoria stanno al metodo di ricerca come il prodotto stesso della ricerca; la grounded theory indica sia il metodo sia il pro- dotto dell’indagine, precisati simultaneamente nella processualità dialogica che esiste nelle vicendevoli tappe: selezione, verifica e interpretazione dei dati. Il contemporaneo procedere dei tre momenti indicati è importante per considerare in modo minuzioso ogni dilemma professionale, responsabile dal punto di vista etico, e riflettere sulla produttività del proprio operato, vale a dire misurare l’efficacia del lavoro svolto per comprendere i punti di forza e quelli di debolezza. Non a caso, questo metodo acconsente alla possibilità di riorganizzare l’efficacia del proprio agire, adattandosi all’esperienza dalla quale dipende un eventuale cambiamento generato dalla modifica della prassi con cui si accede al campo d’indagine. Se il lavoro di analisi si interpone alla raccolta, allora esso costituisce una relazione di rigore che si fonda sull’autenticità del mondo esperienziale in cui ciascun individuo è inserito ( si rende nota la corretta visibilità con cui avviene la costruzione della tesi di conoscenza del fenomeno). Lo scopo della grounded theory è arrivare ad una “interpretazione teoricamente informata” (Strauss e Corbin, 1994) preparazione coerente che si garantisce attraverso una elaborazione teoretica giustificata da un’accurata descrizione della procedura seguita. Il suo cuore nevralgico è la pulsione a costruire “una teoria che sia fedele” all’area sotto indagine (postura fenomenologica, anche se non esplicitamente dichiarata) (Strauss e Corbin, 1994).

Grazie all’individuazione dell’area di interesse, messa a fuoco dalla questione generativa della ricerca, si sottopone la questione centrale - inerente al contesto educativo di riferimen- to come ambientazione entro cui collocare il fenomeno da indagare - ad una tecnica quali- tativa che segue un iter “a spirale” (Tarozzi, 2008) per ottimizzare il processo di sistematiz- zazione dei dati che conduce ad una rielaborazione della teoria.

Il metodo di ricerca segue una processualità operativa nelle diverse fasi in cui esso si struttura. Come dire, il circuito attraverso cui si costruisce a piccoli passo il tracciato, grazie alla messa in campo di una serie di fasi, permette di monitorare il flusso delle azioni in pas- saggi essenziali che possono essere presentati come soste indispensabili, momenti di ristoro nell’incontro impegnativo con la realtà. Il fine è di congiungere la stesura di una tesi con un’esattezza di precisione derivata dalla caparbietà di saper far luce assoluta su ogni detta- glio dell’ambito di studio.

Esistono diversi gradi intesi come tre particolari livelli nel processo di codifica derivante dall’analisi dei dati:

a) Open coding (codifica aperta):

Questo momento iniziale comincia con una fase di indagine analitica dei dati messa in atto grazie all’opportunità di spalancare i concetti narrativi raccolti ad una lettura ripetuta, che cerca di guidare il fenomeno in un’unità fedele al dato nominato. Ciò significa che le in- terviste somministrate vengono affrontate criticamente nell’individuazione puntuale di tut- to ciò che il testo esposto contiene: parole e frasi sono contenuti di osservazione rilevanti per aprire ogni porzione di realtà offerta all’esplorazione approfondita di ciò che compare come essenziale. Essere aperti nel lavoro di prima analisi permette di ricevere il fenomeno nella sua piena totalità cioè esattamente così come esso si propone; questo caratterizza un interesse continuativo alle parole preziose di coloro che collaborano al progetto, comprese le singole particelle della narrazione trascritta.

L’azione di identificare le unità di significato, come indice di un elemento determinante nel senso complessivo del colloquio, afferisce ad una denominazione di contenuto: l’elaborazione di etichette concettuali - relative alle parti di testo aderenti alla domanda dell’indagine - per esplicitare alcuni concetti. Questi ultimi vengono appunto nominati gra- zie all’affiancamento al fenomeno di etichette che costituiscono i concetti trovati nel mate- riale di ricerca per rispondere alla domanda che guida tale processo di “labelizzazione”

(Mortari, 2007) cioè di raggruppare ciò che il parlante intende esplicitare riguardo al feno- meno per pronunciarlo in maniera precisa nella successiva concettualizzazione.

Essere prossimi al testo intero che si ha davanti conduce ad una lettura globale ma pur sempre focalizzata sul valore della parola espressa; questo richiede necessariamente l’abilità di portare alla luce ciò che la persona intervistata vuole esprimere in virtù dell’esperienza vissuta. Passaggio reso possibile grazie all’assegnazione ad ogni paragrafo di una spiegazio- ne conforme alla datità dell’enunciato: la selezione dei segmenti di testo sono scelti come frammenti del discorso rispondenti al disegno di senso della ricerca. Occorre dunque evi- denziare quelle unità ritenute degne di codifica per dichiarare il livello di comprensione de- scritto al fine di delineare quello che l’altro vuole narrare utilizzando nella spiegazione sinte- tica alcuni termini presenti nel testo dell’intervista. Si può così dire delineato il lavoro di de- finizione di un livello più astratto, che richiede più tentativi per giungere ad una definizione fedele al fenomeno. Il lavoro di tematizzazione permette di articolare i dati emersi e di indi- viduare le aree di ricerca come elementi centrali; “una core category è una categoria chiave, ramificata, spesso anche più frequente (con il più alto numero di occorrenza nei dati), ma soprattutto è quella più potente analiticamente. È densa, satura, integra la teoria, è comple- ta, rilevante e funzionale” (Tarozzi, 2008, p.54). La procedura che costituisce le categorie rappresenta un nesso tra le categorie individuate - legame che assembla i dati - e gli attributi che ad esse afferiscono. La lettura analitica dei contenuti per essere definita tale comporta un ritorno vicendevole sui testi, una inversione di marcia necessaria per proseguire senza ostacoli sul cammino di analisi. Indicare le proprietà, quindi non solo cosa costituisce i di- lemmi etici degli insegnanti ma anche come essi si manifestano nel discernimento valutativo dell’esperienza vissuta significa dimensionare le categorie per far emergere un’interpretazione leale poiché connessa all’aderenza del dato.

b) Axial coding (codifica assiale):

Il periodo complementare - seconda fase del procedimento di analisi - oltrepassa la pu- ra descrizione e si proietta in una dimensione nuova che supera il semplice stare fermo al dato, pur prediligendo la relazione di conformità fedele al dato, si abbandona la rappresen- tazione dettagliata degli stessi, ritenendo satura la raccolta grazie ad una precedente rilettu- ra. Si accoglie la messa a fuoco del fenomeno sia attraverso l’attribuzione all’etichetta prin- cipale (oggetto d’indagine) di categorie sia all’identificazione della frequenza con cui tale ca- tegoria si ripresenta nel materiale complessivo. Mentre inizialmente ci si pone in una fase

preliminare che separa distintamente i dati in un sistema di frammentazione rigoroso per non perdere nulla di quanto viene raccolto, successivamente ci si addentra in uno stato riso- lutivo di connessione fra le categorie (rimettere assieme i dati in un modo sistematico). Consentire un confronto di paragonare su quanto viene agito prima e dopo, presento ri- spettivamente a seguire i passi riportati dagli autori di questo metodo: la codifica rappresen- ta l’insieme dei processi analitici attraverso i quali i dati sono disgregati, concettualizzati, e integrati al fine di formare una teoria (Strauss e Corbin, 1994); precisamente “la codifica as- siale è il processo che porta a mettere in relazione le categorie con le loro sottocategorie; viene definito axial – assiale – perché l’analisi avviene lungo gli assi di una categoria, colle- gando così le categorie a livello di proprietà e dimensioni” (Strauss e Corbin, 1998, p.123). I due procedimenti, teoricamente sopra riportati, si alternano reciprocamente per far intera- gire le integrazioni formate tra categorie; a partire da queste premesse, il processo di analisi non si arresta ma si reitera per raccogliere nuove informazioni e per ridefinire il sistema di codifica; è così che la teoria prende forma progressivamente pur essendo ancora concepita come un discorso provvisorio. In una sintesi di linee di coerenza fra le categorie, si rag- gruppano estensivamente le porzioni dei dati interpretati - grazie all’indice di credibilità che proviene dalla maggior incidenza di frequenza con cui tali tipologie di elementi si ripresen- tano - allo scopo di comporre “una teoria concettualmente densa” (Strauss e Corbin, 1994). In essa vige dunque il metodo della costante comparazione perché qualsiasi categoria che si pone a capo dei concetti etichettati è il prodotto conseguente di un lavoro minuzioso poi- ché radicato a suscitare un intreccio veritiero sulla base di una decodificazione circostanzia- ta all’esperienza ricevuta dal soggetto narrante.

c) Selective coding

Un ulteriore passaggio da compiere per mettere a punto il processo di definizione ca- tegorica dei dati è di selezionare le relazioni di comparazione che sussistono in maniera fre- quente; ciò permette di conformare i concetti emersi con un taglio interpretativo, radicato nell’esperienza dell’alterità, di cui il soggetto parlante ci rende partecipi. Il saper convergere le etichette concettuali in categorie raggruppate - degne di notevole somiglianza esperien- ziale - permette di individuare connessioni ragionevoli come confronto continuativo che termina solo nel momento in cui si raggiunge un livello saturo di parametri di ricerca.

In questa fase del lavoro, si capovolge il procedere dei due punti sopra presentati; men- tre prima si concentrava la propria attenzione sulla capacità di separare i dati per compiere

un lavoro analitico di scomposizione degli stessi, ora ci si addentra nel ricomporre in ma- niera selettiva quanto documentato negli elementi costituenti il dato. Si tratta di sintetizzare il tutto attorno ad una categoria dominante posta al centro della questione principale: “La codifica selettiva è il processo di integrazione e rifinitura della teoria. Nel loro essere messe insieme le categorie vengono organizzate attorno ad un concetto centrale ed esplicativo (core category)” (Strauss e Corbin, 1998, p.143). Talvolta le etichette non sono concentrate in un’unica parola riassuntiva poiché è troppo riduttivo concentrare il racconto narrativo di un’esperienza vissuta di dilemma etico in un solo termine; tale azione di preservare il valore esplicativo del significato espresso dai soggetti consente di sfuggire al rischio di un eccessi- vo tecnicismo del metodo.

I tre processi costruiti lungo il percorso della ricerca divengono man mano imprescin- dibili per adempiere ad ulteriori modulazioni, insite nella realizzazione applicativa della grounded theory, come risposta coerente alla bontà qualitativa ma pur sempre meticolosa del metodo attraversato. Infatti, la grounded theory viene valutata in base ad ulteriori criteri che si possono distribuire nei seguenti punti:

- La ricerca deve essere adeguata al fenomeno (non bisogna adottare categorie pre- formulate e non bisogna forzare i dati, inserendoli o escludendoli da certe catego- rie);

- La ricerca deve essere rilevante (centrare il fenomeno indagato per far emergere es- so con chiarezza dai dati);

- La ricerca deve essere modificabile (considerare immutabile il metodo d’indagine non è un’azione attuabile ad eccezione del principio di fedeltà ai dati);

- La ricerca deve essere trattabile (accordare la teoria sviluppata agli indizi con cui il fenomeno si dà a conoscere).

A seguire elenco i punti nodali che definiscono le fasi processuali di entrambi i rispetti- vi metodi presentati, coerentemente ad un’operazione di meticciamento, non possono esse- re utilizzati nella totalità dei passaggi elencati ma integrati solamente negli aspetti ritenuti maggiormente opportuni per rispondere con efficacia alla validità della fase analitica della ricerca.

Individuare l’oggetto (Fenomeno)

Formulare la domanda di ricerca (Che cosa significa x? Come viene percepito x?)

Individuare i partecipanti all’indagine (Esperienza diretta; numero contenuto)

Raccolta dati

(Descrizioni elaborate dai partecipanti; intervista narrativa intensiva in profondità)

Analisi dei dati:

1) Leggere i testi (visione globale d’insieme)

2) Individuare le unità significative di descrizione (visione analitica degli ela- borati narrati)

3) Ordinare il materiale (dal punto di vista dei significati dei partecipanti) 4) Interrogare sistematicamente le singole unità di significato (il senso viene

espresso con il linguaggio del ricercatore)

5) Descrivere a livello generale (sintetizzare e integrare le intuizioni)

Identificare l’area d’indagine (Dilemma Etico)

Mettere a fuoco la questione generativa (Domanda di ricerca in relazione al contesto di riferimento)

Scegliere la tecnica per la raccolta dei dati

(Ridefinizione continua del metodo sottoposto a tecniche qualitative)

Analisi dei dati: 1) Open Coding 2) Axial Coding 3) Selective Coding

I punti nodali che definiscono le fasi processuali di entrambi i metodi, coerentemente ad un’operazione di meticciamento, non possono essere utilizzati nella totalità dei passaggi elencati ma integrati solamente negli aspetti ritenuti maggiormente opportuni per risponde- re con efficacia alla validità della fase analitica della ricerca. Le serie di fasi presenti in en- trambi i processi di analisi dei dati rientrano in un dispositivo strutturale, laddove la presa a carico degli elementi integranti, dell’uno e dell’altro metodo, delinea un valore aggiunto da considerare per l’impiego della codifica dell’oggetto d’indagine.

Prendere in considerazione entrambi i passaggi dei due metodi, o almeno completare vicendevolmente alcuni dei loro presupposti disposti in esame, significa compiere la costi- tuzione di una documentazione valida poiché comprensiva dell’attuazione dei passaggi fon-

dalle varianti costituiscono un carico aggiunto all’onere della propria responsabilità di ricer- ca, assunta in termini di giustificazione dell’applicazione dei prossimi passaggi a seguire. In- nanzitutto, considerare diversi elementi ritenuti significativi mette a disposizione la possibi- lità di riconoscere che tali divergenze si risolvono nella riconciliazione attuativa di quegli aspetti che, pur appartenendo a due metodologie distinte, sono indispensabili per valorizza- re l’ottimizzazione di un lavoro delicato quale la formazione di una corretta analisi.

Individuare le affermazioni significative, espresse nel resoconto della dimensione eti- camente dilemmatica dei componenti alla ricerca, consente di operare una sezione che de- limita il confine fra l’area di significato in cui si situano i soggetti narranti e il perimetro concreto entro cui circolano le descrizioni ripetute del fenomeno che attestano l’esistenza del dilemma etico. Tale operazione può essere definita come “orizzontalizzazione” (Morta- ri, 2007, p. 173) della lista delle unità prodotte dalle affermazioni dei parlanti. L’ordine con- cettuale, ricavato a partire dalle stesse sezioni omogenee di contenuto, permette di estrapo- lare i cosiddetti “grappoli di significato” (Mortari, 2007, p.173) ovvero quella struttura che costituisce l’omogeneità della qualità essenziale del fenomeno vissuto, descritto e narrato dai partecipanti. Le due fasi di cui sopra, in linea con l’orientamento del metodo fenomeno- logico eidetico, sono indispensabili per trovare connessioni e relazioni tra i dati. Il compito che sottende tale processo, è di procedere alla costruzione della teoria secondo una valida- zione evolutiva della stessa cioè grazie all’applicazione di un’analisi induttiva dei dati. “A dif- ferenza di quella che viene definita ricerca deduttiva, che mira a trovare i dati funzionali a convalidare una teoria, la ricerca induttiva aspira ad una teoria che possa spiegare i dati rac- colti” (Merriam, cit. in Mortari, 2007, p.68). Ordinare le unità significative attraverso una selezione d’insieme permette di sistemare la scrittura di una prima descrizione del fenome- no che, tuttavia, non si ferma ad una generalizzazione dell’esperienza altrui bensì, una volta preso atto delle enunciazioni che strutturano i testi, si segue il corso compiuto con la messa a fuoco della comprensione del significato dell’episodio situazionale altrui. La concettualiz- zazione trova autorizzazione nella tipicità del metodo grounded per adottare le categorie e le sottocategorie adatte a confrontare il ritratto sufficiente a rappresentare le reali fattezze e le sembianze originali dell’oggetto d’indagine. Attraverso questa duplice attività si procede contemporaneamente all’individuazione di descrizioni e alla formulazione di tipologie di genere sui dilemmi etici degli insegnanti al fine di sviluppare un’elaborazione teorica. Lo

Nel documento I dilemmi etici degli insegnanti (pagine 75-84)