• Non ci sono risultati.

2.2 La selezione

2.2.2 I metodi per la selezione del personale

La ricerca del personale ha l’obiettivo di attirare i candidati per mezzo di metodi che, se correttamente applicati, sono in grado di elevare la qualità della risposta, ovvero di migliorare la proporzione di soggetti che presentano caratteristiche in linea con la person specification e di allontanare coloro che presentano un profilo meno adeguato ai requisiti. Generalmente le candidature sono in numero superiore rispetto alle posizioni da coprire e questo significa per l’organizzazione disporre di un margine di scelta, più o meno ampio, ma anche la necessità di adottare le metodologie più idonee per selezionare il candidato rispondente al profilo ideale.

Screening:

Una volta ricevute N domande di assunzione si deve procedere all’analisi delle stesse, operando quella che viene definita la “selezione sulla carta”. Se i curriculum sono stati già codificati ed archiviati in un’apposita cella del sistema informativo del personale, o se provengono da una preventiva scelta operata dai consulenti esterni, il lavoro può essere molto veloce e scorrevole. Altrimenti la lettura integrale delle lettere richiede un certo tempo e molta attenzione.

E’ necessario operare un continuo confronto con il profilo professionale e conviene, a questo proposito, effettuare una pratica suddivisione in classi. Nella

prima saranno inclusi i curriculum senz’altro interessanti, perché rispondenti in toto al profilo professionale richiesto; nella seconda classe possono essere inserite le candidature interessanti, ma sovradimensionate; una terza classe conterrà quelle che non saranno utilizzate se non ve ne sarà bisogno (bacino di riserva); la quarta classe comprenderà le domande che non rispondono ai requisiti richiesti, mentre in una quinta si potranno raccogliere domande che possono interessare altre selezione del personale in progress o prevedibili a breve termine. Conviene utilizzare delle sigle o codici per riportare, sul curriculum analizzato, ogni tipo di osservazione, ed evidenziare per i candidati da convocare, dati anagrafici e recapito.

A questo punto si esamina il numero dei candidati da convocare in relazione al numero dei posti da ricoprire e alle difficoltà di individuazione dei soggetti idonei.

Gli individui sono molto dissimili l’uno dall’altro e tali differenze sono palesemente visibili sia a livello fisico che comportamentale.

Diversi tipi di comportamento sono poi estremamente visibili nel mondo del lavoro dove le cose si complicano maggiormente a causa della molteplicità di mansioni che un individuo potrebbe svolgere. In un mondo ideale obiettivo della selezione del personale sarebbe quello di affidare ad ogni uomo il compito più adatto a lui, alle sue capacità e alle sue esigenze. Ovviamente tale proposito è praticamente irrealizzabile quanto utopistico, tuttavia la selezione aziendale si propone di assegnare ad ogni candidato la funzione che meglio gli compete o piuttosto di cercare per ogni posto di lavoro il soggetto più adatto a svolgerla nel migliore dei modi. Il forte nesso che esiste tra uomo e lavoro, se da un lato facilita il processo di selezione, in quanto è possibile, data una certa mansione da svolgere, ricercare il profilo del candidato più adatto; dall’altro lo rende più vittima di possibili errori umani, essendo impossibile conoscere a priori tutte le caratteristiche del candidato analizzato e tutti gli eventuali comportamenti che egli terrà in certe circostanze lavorative.

Per lo screening, quindi, che è già un momento delicato del processo, il selezionatore esperto si affida alle sue precedenti esperienze aziendali, o a quelle dei concorrenti che ricercano per la stessa categoria professionale in questione. La stima del numero e delle tipologie di soggetti da convocare va effettuata prima di dare inizio alle convocazioni, così come una previsione generale dell’attività di ricerca e selezione del personale dovrebbe essere effettuata alla fine dell’anno per quello successivo.

Ai candidati senz’altro non idonei, vale a dire quelli i cui requisiti sulla carta non rispondono allo standard richiesto, si può rispondere con una breve, gentile e chiara lettera, o e-mail, che si richiama alla selezione in oggetto e/o alla domanda di candidatura spontanea, ringraziando comunque per l’interessamento mostrato verso l’azienda.

La convocazione dei candidati che dichiarano di avere i requisiti richiesti è un momento a cui prestare attenzione perché rappresenta la prima occasione di contatto diretto e finalizzato. Viene attuato per mezzo di lettera, e-mail o telefono, e quest’ultima ipotesi è la più delicata perché la voce di chi convoca è, per il candidato, la voce dell’azienda, e dal tono e dalle parole usate questi inizierà a predisporsi in un modo piuttosto che in un altro. Non dovrebbero essere date informazioni di alcun tipo circa le prove d’esame, se non quelle riguardanti sede, ora di convocazione, eventuale durata approssimativa della prova e tipologia di esame. E’ assolutamente sconsigliabile pronunciare frasi del tipo “si tratta solo di un breve colloquio” o “è un momento per conoscerci”, perché in questo modo si tende a minimizzare o banalizzare le prove stesse.

Diverso è il caso delle prove collettive nelle quali è buona norma esplicitare che si tratta di un colloquio di gruppo, perché in tali situazioni viene meno il fattore riservatezza dell’esame e i diversi candidati si trovano a dover parlare e agire con altre persone, questo per alcuni potrebbe rappresentare un problema: conoscere a priori la situazione potrebbe aiutare a limitare la tensione durante la selezione. Non solo le modalità di convocazione, ma anche l’organizzazione delle prove d’esame, l’aspetto fisico dei locali, l’ufficio nel quale si svolge il primo colloquio

o la stanza dove sono radunati i candidati per svolgere una prova scritta, sono tutti elementi che faranno parte del bagaglio del candidato. Nella memoria di questa persona rimarranno tracce su una serie di impressioni che con il tempo faranno parte di un unico ricordo: quello relativo al processo di selezione dell’azienda in questione.

Tra queste impressioni, particolare importanza ricoprono anche i locali nei quali si svolgono le diverse fasi del processo a partire dalla stanza relativa alla prima intervista, la quale dovrebbe essere adibita prettamente a questo scopo. Dovrebbe essere una stanza luminosa, arredata in modo semplice ed essenziale, munita di telefono, e con una porta che l’intervistatore si guarderà bene dal chiudere ad ogni colloquio, assicurandosi che nessuno entri nel mentre.

I candidati dovrebbero inoltre essere accolti da un soggetto disposto a tale apposita funzione, che faccia accomodare loro nella saletta d’attesa e fornisca il questionario informativo da compilare. Lo stesso individuo che si occupa dell’accoglienza, solitamente una segretaria, avrà anche cura di aggiornare l’elenco dei convocati, segnalare gli assenti e tenere una sorta di diario di bordo circa i candidati idonei e non e le altre categorie.

Tutta l’attività deve essere quindi ben programmata affinché il processo si sviluppi nel migliore dei modi e lasciando poco spazio alla possibilità di errore umano.

In questa primissima fase, il tempo assume già un’importante rilevanza: si dovrebbe lasciare al candidato il tempo sufficiente per compilare il modulo informativo, evitando la continua presenza di curiosi che potrebbero o accomodarsi nella saletta o sbirciarvi dentro.

A) L’INTERVISTA TELEFONICA

Lo screening dei CV ha generato una lista di nomi da intervistare preferibilmente con un ordine di precedenza. L’intervista telefonica si rende necessaria per chiarire o approfondire con i candidati alcuni aspetti sui documenti ricevuti e decidere quindi se dare un seguito o meno attraverso un colloquio di selezione.

In teoria l’intervista telefonica non è sempre indispensabile; alcuni documenti ricevuti possono risultare così completi in ogni loro aspetto da rendere inutile un intervento del genere; il candidato è in tal caso contattato solo per fissare il colloquio di selezione. Purtroppo documenti così esaustivi sono molto rari; anche nei CV considerati in fase di screening molto rispondenti al profilo della posizione aperta, restano comunque da chiarire vari aspetti prima di decidere se invitare o meno il candidato al colloquio di selezione.

Prima di contattare il candidato, il consulente deve rileggere attentamente i documenti ricevuti e aver cura di evidenziare tutti gli elementi da chiarire e le domande da porre. Può apparire ovvia tale affermazione ma l’elevato numero di documenti letti ed il loro continuo sovrapporsi con i contatti telefonici può generare non pochi inconvenienti. Prestando la dovuta attenzione e concentrazione, si evita il rischio di fare domande non pertinenti su temi o dettagli rilevabili o intuibili attraverso un’attenta rilettura dei CV.

Occorre inoltre tener conto che i candidati da contattare e intervistare appartengono a categorie diverse: possono essere persone già incontrate in passato, persone che hanno risposto ad un recente annuncio, persone che hanno inviato in passato il loro CV custodito in archivio, persone il cui nome è emerso da una ricerca diretta.

Altrettanto variegati possono essere gli elementi di contatto; di alcuni candidati si può conoscere solo uno o più recapiti telefonici (abitazione, ufficio, cellulare), uno o più indirizzi di posta elettronica (personale e professionale). Un altro aspetto da non trascurare riguarda la scelta dell’orario più indicato per il contatto telefonico; a seconda dell’attività svolta alcuni candidati sono più facilmente reperibili nelle ore di ufficio, altri nella pausa pranzo, altri ancora in prima serata. Come si può notare, le modalità di contatto variano quindi da candidato a candidato ed il consulente individua di volta in volta quella a suo avviso più opportuna. Un approccio non corretto può spesso penalizzare la comunicazione tra consulente e candidato e lo stesso prosieguo del contatto.

Se la ricerca non riveste un carattere d’urgenza è preferibile evitare un contatto diretto; si invia in tal caso un messaggio di posta elettronica, si lascia un messaggio vocale sulla segreteria telefonica di casa o del cellulare, si invia in casi estremi un SMS. Il messaggio deve permettere al candidato di identificare il consulente, di comprendere l’origine ed il motivo del contatto e di disporre di alcune alternative di date e fasce orarie per richiamare e fissare un colloquio telefonico con il consulente. Se i tempi disponibili sono più ristretti, il consulente contatta direttamente il candidato; occorre in tale caso essere molto sintetici nel presentarsi verificando anzitutto se l’interlocutore è in grado o meno di comunicare con un certa libertà. Il candidato infatti può operare in open space, avere ospiti nel suo ufficio o essere in quel momento in riunione o impegnato in una conference call.

Se si ricade in un evento del genere, il consulente lascia un proprio recapito telefonico o chiede al candidato di indicare un orario o una data più favorevole. L’obiettivo di tali precauzioni è quello di evitare che il candidato si trovi a disagio nel primo contatto telefonico ed individuare al contempo le condizioni ottimali per effettuare l’intervista telefonica.

Una volta fissato un appuntamento telefonico, il successo dell’intervista è legato alla capacità del consulente di instaurare un rapporto di reciproca fiducia con il candidato. Nel caso di una ricerca diretta, alcuni candidati possono mantenere un atteggiamento iniziale di prudenza o diffidenza verso il consulente non sapendo come lo stesso abbia individuato il loro nome. Se la segnalazione proviene da una persona che ha autorizzato la propria identificazione, queste iniziali resistenze sono agevolmente superabili; in caso contrario il consulente utilizzerà frasi di circostanza consapevole che i candidati intelligenti non possono non apprezzare il suo riserbo su tale argomento.

Per favorire un buon dialogo con i candidati, molti consulenti esordiscono fornendo una serie di elementi e informazioni volte a rassicurare gli interlocutori quali ad esempio: i propri estremi, le garanzie di riservatezza sulle informazioni scambiate, indicazioni sulla membership con associazioni di categoria o network

internazionali, l’indirizzo del sito web ove sono presentate le attività e le referenze del consulente.

L’obiettivo dell’intervista telefonica è quello di fornire al candidato ulteriori elementi di riflessione sulla posizione aperta e di richiedere allo stesso i dettagli mancanti o non sufficientemente chiari sui documenti pervenuti. L’intervista telefonica può avere un esito positivo e si fissa in tal caso data e ora del colloquio di selezione; oppure emergono elementi che rendono inutile il prosieguo del contatto tra consulente e candidato per la ricerca in corso; oppure si perviene ad un risultato interlocutorio, con l’intesa di risentirsi dopo un periodo di reciproca riflessione. Alcuni consulenti preferiscono effettuare interviste telefoniche molto approfondite e ridurre di conseguenza il numero dei colloqui di selezione in modo significativo. Altri invece optano per una intervista telefonica più soft, preferendo comunque incontrare un maggior numero di candidati. In ogni caso è evidente l’importanza di un corretto approccio del consulente nel contattare ed intervistare i candidati.

L’intervista telefonica non è necessariamente effettuata dal consulente incaricato della ricerca, alcune società di ricerca selezione del personale e di executive search affidano tale compito ad assistenti di ricerca che peraltro fissano anche i colloqui di selezione tra candidati e consulenti; altri operatori del settore affidano tale compito addirittura a neolaureati o stagisti. E’ inutile sottolineare che questo aspetto del processo di selezione è tutt’altro che trascurabile per individuare e presentare una qualificata rosa di candidati.

B) IL COLLOQUIO DI SELEZIONE

Attraverso l’intervista telefonica il candidato ha acquisito ulteriori dettagli sulla posizione aperta ed il consulente ha esaminato alcuni aspetti professionali e personali sul candidato. Se entrambi gli interlocutori hanno ancora l’interesse ad un ulteriore approfondimento si fissa un incontro per il colloquio di selezione. L’obiettivo del colloquio di selezione è quello di verificare la rispondenza del profilo professionale e personale di un candidato con il profilo ideale per la

posizione aperta. E’ quindi un confronto ed uno scambio d’informazioni tra consulente e candidato nel rispetto dei valori di pari dignità e trasparenza. Ogni consulente ha un proprio modo di impostare i colloqui di selezione; egli può ad esempio chiedere al candidato di ricostruire la sua storia personale e professionale e fornire in seguito ulteriori dettagli sull’azienda e sulla posizione aperta; o viceversa. Per mettere più a loro agio gli interlocutori, alcuni consulenti iniziano il colloquio di selezione presentando la propria attività ed esperienze per dare al candidato una chiara percezione di chi gli sta di fronte. Salvo diverse indicazioni, il consulente introduce quindi l’azienda cliente anche attraverso presentazioni (overview) in suo possesso o visite al sito web del cliente che in genere è prodigo d’informazioni sulla storia, la mission, la gamma di prodotti e servizi dell’azienda.

Procede con la descrizione della posizione aperta, posizionando la stessa in un preciso quadro organizzativo di riferimento, segnalando i riporti gerarchici o funzionali e gli eventuali subalterni. Entra quindi nel merito dei contenuti della posizione sottolineando quelli a suo avviso più significativi. Una volta completata la presentazione, il consulente richiede al candidato se sussistono dubbi, perplessità o aspetti ancora da approfondire e cerca di rispondere in modo esaustivo alle possibili domande che gli vengono rivolte. Un siffatto modo di procedere ha l’indubbio vantaggio di mettere a proprio agio il candidato evitando che possa assumere un atteggiamento difensivo. Il candidato sarà così più propenso a descriversi ed a rispondere alle domande rivoltegli. Il consulente può ricordare al candidato che egli non è (né lo sarà mai) un suo datore di lavoro e che quindi è nel comune interesse che la comunicazione avvenga con la massima libertà e franchezza; il candidato ha tutto l’interesse ad essere ricontattato in futuro per le posizioni effettivamente in linea con le sue caratteristiche professionali e personali e con le sue aspettative.

Il consulente invita a questo punto il candidato a narrare la propria storia professionale e personale, lasciando allo stesso l’iniziativa o chiedendo ad esempio di partire dalle informazioni professionali o da quelle personali. Un

consulente esperto può cioè indirizzare in parte il candidato per evitare ricostruzioni spesso non lineari ma gli permette comunque un ampio grado di libertà; il candidato può così ricostruire il proprio vissuto professionale partendo ad esempio dalla prima esperienza lavorativa o dall’ultima, o può evidenziare gli aspetti formativi prima di parlare della situazione famigliare. La scelta degli argomenti, la loro sequenza e modalità di presentazione costituiscono per il consulente elementi di valutazione altrettanto importanti dei contenuti.

Il consulente può interrompere di tanto in tanto il candidato per chiedere chiarimenti, tuttavia è opportuno che queste interruzioni siano limitate. Egli infatti, avendo impostato il colloquio come sopra indicato, può in seguito rivolgergli tutte le domande che reputa più opportune per gli approfondimenti del caso e pervenire così ad una esaustiva ricostruzione del profilo professionale e personale del candidato. Uno degli argomenti più significativi e delicati di tale ricostruzione è rappresentato dalle motivazioni al cambiamento che riguardano non solo il contesto lavorativo attuale ma anche quelli pregressi. E’ opportuno che il consulente formuli le domande nel modo più appropriato ed è allo stesso tempo indispensabile che le risposte fornite dal candidato siano effettivamente esaustive. Altrettanto importante è l’approfondimento sull’effettivo suo interesse verso la posizione aperta anche alle luce delle ulteriori informazioni apprese nel corso dell’incontro. Non meno significativa è l’analisi dell’attuale posizione economica del candidato e delle sue aspettative; trascurare anche solo un aspetto (stock options, incentive plan, patti di non concorrenza) può pregiudicare l’esito finale.

Questo proficuo scambio di informazioni tra candidato e consulente non deve necessariamente rispettare l’ordine sopra descritto. Ciò che importa è che si instauri una effettiva comunicazione tra i 2 soggetti.

Alcuni consulenti propongono a questo punto una comune verifica sui punti di forza e di debolezza sia sui requisiti professionali che su quelli personali. Il consulente ha già in cuor suo espresso un giudizio, con questo ulteriore

approfondimento egli intende dare gli ultimi ritocchi al quadro che si è fatto, verificare l’immagine che il candidato ha di sé e il suo livello di obiettività. Il consulente effettua a questo punto un primo bilancio; può necessitare di una pausa di riflessione che comunica al candidato al quale darà quindi un seguito entro un prefissato periodo di tempo; può comunicare allo stesso, con le dovute motivazioni, la limitata aderenza al profilo della posizione e conseguente impossibilità a presentare la sua candidatura. Ai candidati in possesso dei requisiti, può infine fornire indicazioni sul prosieguo e sui tempi prevedibili. Il colloquio di selezione è uno degli aspetti più critici del processo di selezione. La gestione degli aspetti preliminari, la capacità di impostare una effettiva comunicazione con i candidati e l’abilità nel saper individuare e selezionare quelli più rispondenti richiedono una notevole esperienza e una maturità personale. Sarebbe oltremodo utile per le aziende documentarsi sulle modalità dei colloqui di selezione e sui consulenti che li effettuano.

C) I TEST PSICOLOGICI

I test psicologici hanno un’origine antichissima: pare che i cinesi li utilizzassero già nel 500 a.c. per la selezione dei funzionari del governo (Roberts, 2000). Tuttavia, nonostante la loro diffusione, sono tra gli strumenti più controversi. Essi sono anche definiti “psicometrici” per indicare che riguardano le caratteristiche mentali delle persone e al contempo mirano a una loro misurazione. Il test, nella sua dimensione più ampia, è uno strumento costruito appositamente “per determinare reazioni osservabili e misurabili, riconducibili a una o più qualità psicologiche” (Necci, Dini, Del lungo, 1992), dove le qualità indicano le componenti della mente umana, ovvero l’intelligenza, le attitudini, le capacità e i tratti della personalità. In questa sede i test psicologici saranno trattati in un’ottica aziendale, dal punto di vista cioè di chi è responsabile della gestione delle risorse umane. Dal punto di vista del selezionatore, i test psicometrici possono essere suddivisi in due categorie:

1) Test di abilità 2) Test di personalità 1) I test di abilità:

I test di abilità misurano qualche forma di conoscenza, se si eccettuano i test di abilità fisica. Tutti i test di abilità misurano quanto una persona ha appreso fino al momento in cui avviene la verifica, sia in forma strutturata, attraverso corsi di formazione, sia in modo informale, grazie a esperienze diversificate e spesso non strutturate. In realtà nessun test può garantire la futura capacità di apprendere: semplicemente esso misura un tipo di comportamento attuale che presuppone una conoscenza precedentemente acquisita quindi non possono essere una misurazione del potenziale innato di una persona. Sono utilizzati per misurare le