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I CINESI D’OLTREMARE, IL CAPODANNO CINESE E LA STAMPA LOCALE

4.2 Metodologia di analisi degli articoli di giornale

Esistono varie metodologie per lo studio dei discorsi della stampa, come ad esempio quello “sociale-cognitivo” dell’olandese Teun van Dijk, esposto in News as Discourse del 1988, o dell’inglese Norman Fairclough, autore di Media Discourse del 1995.

In questa ricerca è stato utilizzato il metodo messo a punto dalla sociologa francese Violette Naville-Morin.

Inoltre, il campo di studio è limitato alle newspaper news, intese nel significato più ristretto di “news discourse about past political, social, or cultural events”.16

4.2.1 Metodi di studio del discorso di stampa: Van Dijk e Fairclough

Diversi studiosi si sono occupati del discorso di stampa: prima di analizzare quello utilizzato in questa ricerca, vediamo altri due studi per capire come altre scuole hanno inteso questo ambiguo concetto e hanno interpretato l’approccio alla lingua e all’uso della lingua.

Teun Van Dijk, olandese, in News as Discourse ha posto l’accento sull’importanza di un’analisi strutturale esplicita nel news report poiché le informazioni nella stampa non sono riferibili a un unico ambito, ma sono interdisciplinari, includendo analisi linguistiche, sociologiche, psicologiche e del discorso analitico.17 Bisogna ricordare che il discorso di stampa è una parte del processo di comunicazione, interconnesso con i processi di produzione e comprensione. Il focus del pensiero di Van Dijk è sulla struttura delle news a vari livelli, in

15 C

HARON, “La presse quotidienne… ”, op. cit., p. 40. 16 Teun Adrianus V

AN DIJK,News as Discourse, Hillsdale, L. Erlbaum associates, p. 5.

17

particolare riguardo i processi cognitivi di produzione e comprensione delle notizie e la relazione tra le due principali dimensioni dell’analisi del discorso, cioè il testo e il contesto.18 A livello di testo, le dimensioni della descrizione da tenere in considerazione sono: la grammatica, in particolare sintassi e semantica, per capire come sono usate le parole e le frasi, in che ordine e con quale significato; gli atti comunicativi (Comunicative Speech), cioè gli atti sociali pragmatici (saluti, ringraziamenti…) che ciascuno realizza utilizzando una particolare espressione in una determinata situazione. Sintassi, semantica e atti comunicativi lavorano a livello di microstruttura, ma per comprendere i discorsi di stampa è necessaria un’analisi dei tre anche in una dimensione macrostrutturale (sovrastrutture).19 A livello di contesto due elementi importanti sono: lo stile, poiché ogni situazione comporta delle caratteristiche stilistiche e formali precise da seguire; e la retorica, per la sua funzione persuasiva.20 Anche l’organizzazione del testo di un articolo possiede delle caratteristiche strutturali precise: le informazioni sono fornite in base al principio top-down, dalla più importante alla meno necessaria21, generalmente seguendo uno schema tipico (ma non necessariamente, poiché alcune sezioni non sono fondamentali per un articolo base). I primi elementi che ricorrono, formando il sommario (Summary) sono il titolo (Headline) e l’attacco (Lead), che specificano gli argomenti principali del testo; segue la narrazione dell’episodio principale (Main Event) e il suo inserimento in relazione al contesto (Context) e all’antefatto (Background).22 Un’altra categoria, che serve per motivare la scelta di parlare di un determinato argomento, include le conseguenze (Consequences) dell’evento, a volte più importanti dell’evento stesso; le reazioni verbali (Verbal Reactions) possono essere incluse in questa categoria: nei capitoli 5 e 6 vedremo i casi in cui sono stati richiesti i commenti di personalità politiche o di membri delle associazioni organizzatrici in riferimento agli eventi per il Capodanno cinese a Lione. L’ultima sezione dello schema delle notizie, come organizzato secondo gli studi di Van Dijk, è il commento (Comment), l’opinione fornita (anche indirettamente) dal giornalista.23 Dati questi elementi è necessaria una coerenza testuale (Coherence) che viene assegnata da coloro che utilizzano la lingua per formare un discorso di stampa e che non è intrinseca al discorso

18 Ivi, p. 24. Le dimensioni testuali tengono conto delle strutture del discorso a vari livelli di descrizione; le dimensioni contestuali mettono in relazione le descrizioni testuali alle diverse proprietà del contesto, come i processi cognitivi e i fattori socioculturali.

19

Ivi, pp. 25-26. 20 Ivi, p. 27. 21 Ivi, p. 43. 22

Ivi, p. 53. Van Dijk sottolinea la differenza tra Context e Background specificando che il primo termine fa riferimento alla descrizione di eventi che sono stati il Main Event (evento principale) in articoli precedenti, mentre il secondo ha una natura più storica, strutturale e, in definitiva, globale.

23 Ivi, p. 56. Il commento può essere a sua volta suddiviso in due sottocategorie: le valutazioni (Evaluation) sul fatto e le aspettative (Expectation), le previsioni sui possibili sviluppi futuri dell’evento.

stesso.24 Come vedremo nel prossimo paragrafo, gli studiosi di comunicazione concordano sul fatto che le news lasciano molti sottintesi, suggerendo ciò che si vuole intendere, sia perché le informazioni possono essere dedotte o perché sono date per scontate.25 Altre caratteristiche retoriche di cui Van Dijk sottolinea l’importanza per rendere gli articoli veritieri sono le citazioni da fonti “attendibili”, quali i presenti agli avvenimenti di cui si scrive o politici e i dati numerici, più o meno corretti, ottenuti dalle fonti “ufficiali”.26

In questa ricerca è stato scelto di analizzare gli articoli riguardanti i festeggiamenti per il Capodanno cinese a Lione: secondo Van Dijk la scelta degli avvenimenti che entrano a far parte delle news avviene in base a delle categorie cognitive, come l’interesse pubblico, le differenze rispetto a ciò che è tipico di una determinata località, gli eventi non di routine o le conseguenze negative. Le categorie sono utilizzate dai giornalisti come filtro per decidere quali eventi sono potenzialmente utilizzabili per le cronache.27 Si può dire che il Capodanno cinese è un avvenimento “speciale”, legato a una comunità che è diversa per provenienza, cultura e tradizioni dalla popolazione principale di Lione e per questo merita di essere riportato dalla stampa, quanto meno quella locale, che fa della prossimità uno dei suoi punti di forza: le notizie relative ad eventi vicini nello spazio sono utili per l’interazione diretta e le attività sociali con tutte le parti incluse nell’avvenimento.28

In conclusione, l’approccio di Van Dijk propone una teoria interdisciplinare che si focalizza sulle strutture del discorso delle notizie e sulla modalità per cui le ideologie sono collegate alle rappresentazioni della produzione e dell’interpretazione delle notizie stesse.29

La seconda scuola di cui trattiamo è quella di Norman Fairclough, inglese, basata sulla teoria della critical discourse analysis (analisi del discorso critico): pur essendo il focus sul testo e sulla lingua, l’analisi viene comunque fatta in relazione alle pratiche socioculturali e del discorso di stampa poiché il testo mediatico permette di valutare i cambiamenti della società.30 Prima di vedere la metodologia di analisi descritta da Fairclough in Media

Discourse, bisogna definire alcuni termini: il fatto che venga impiegato l’aggettivo critical

nello studio delle relazioni tra pratiche sociali e uso della lingua esplicita l’esistenza di legami basati su rapporti di forza che devono essere analizzati in maniera, appunto, critica. La seconda parola da precisare è discourse, che va riferita non solo all’uso orale o scritto della

24 Ivi, p. 62. 25 Ivi, p. 69. 26 Ivi, p. 88. 27 Ivi, p. 113. 28 Ivi, p. 124. 29 Ivi, p. 182. 30

lingua, ma anche alle altre attività semiotiche quali immagini visive e comunicazione non verbale; inoltre, il discorso è la lingua utilizzata nella rappresentazione di una pratica sociale vista da una particolare angolatura.31 Va inoltre ricordato che qualsiasi testo è portatore di identità sociali, relazioni sociali e sistemi di conoscenze. Detto questo, l’approccio di Fairclough guarda alle pratiche discorsive di una comunità in termini di networks (orders of

discourse), in cui vanno evidenziate le relazioni tra tutti i tipi di discorso che possono essere

messi in atto in quel determinato luogo.32

Le tre dimensioni dell’analisi del discorso critico sono: il testo (text) scritto, orale o audiovisivo33; le pratiche discorsive (discourse practice), ovvero i processi di produzione e consumo del testo, mediatori tra il testo e le pratiche socioculturali (sociocultural practice), cioè le vicende sociali e culturali, in particolare economiche e politiche, in cui si inserisce l’evento comunicativo.34 In base a questa teoria, per studiare i discorsi di stampa non è sufficiente l’analisi linguistica del testo, di cui bisogna comunque tenere conto35, ma è necessaria un’analisi intertestuale (intertextual) più astratta, che permetta una maggiore interpretazione del testo stesso per capire quali sono i generi e i discorsi utilizzati.36

A livello linguistico i due elementi fondamentali da considerare sono la struttura delle proposizioni e la loro combinazione e sequenza: le domande che Fairclough si pone per analizzare le frasi riguardano la disposizione di verbi (processo), gruppi nominali (partecipanti) e avverbi (elementi circostanziali), l’utilizzo di un certo tipo di vocabolario con lo scopo di comprendere i motivi per cui sono state fatte delle scelte piuttosto che altre. Per il secondo aspetto l’analista deve guardare quali componenti sono stati posti prima e capire perché.37 La stampa è interessante non solo per quello che dice, ma anche per ciò che non dice e dà per presupposto: in un’analisi del discorso critica forse è quasi più importante conoscere cosa non è stato riportato e le motivazioni (ideologiche) che hanno spinto i giornalisti a non riferire di certi aspetti della notizia.38 Un’altra scelta che deve essere fatta è il tipo di

31 Ivi, p. 56. Il termine discourse è da leggere in relazione a genre, definito come l’uso della lingua associato a una particolare pratica sociale e parte di essa. Di solito i generi si trovano in combinazioni prevedibili con i discorsi.

32 Ivi, p. 54-55.

33 Ivi, p. 58. Il focus è su tre aspetti: rappresentazioni e ricontestualizzazioni particolari (ideologizzate?) delle pratiche sociali; costruzioni particolari delle identità dello scrittore e del lettore e delle relazioni tra i due. 34

Ivi, p. 59.

35 Ivi, p. 103. Ad esempio ponendo attenzione ai legami tra le frasi per capire come eventi, situazioni, relazioni, persone vengono rappresentate nei testi poiché i testi pubblicati dalla stampa rappresentano la versione della realtà raccontata da qualcuno che ha una certa posizione sociale, particolari interessi e obiettivi e ha fatto delle scelte definite a livello di produzione del testo.

36 Ivi, p. 61. 37 Ivi, p. 104. 38

rappresentazione di un avvenimento, se come evento (senza attore causale) o come azione (con un attore)39: nell’analisi degli articoli sul Capodanno cinese vedremo che sono state inserite sotto la voce “attività” le unità in cui sono state descritte le azioni pratiche svolte dalla comunità in occasione dei festeggiamenti. Soprattutto nel caso dei discorsi di stampa è vero che l’utilizzo di termini diversi comporta una differente categorizzazione e di conseguenza un discorso diverso. L’impostazione delle news permette anche di capire quali sono i rapporti di forza della società e le relazioni tra pubblico, media e personalità pubbliche.40

Per riassumere la sua teoria, Fairclough propone cinque domande da porsi per portare avanti l’analisi di un discorso di stampa:

1. How is the text designed, why is it designed in this way, and how else could it have been designed?

2. How are texts of this sort produced, and in what ways are they likely to be interpreted and used?

3. What does the text indicate about the media order of discourse?

4. What wider sociocultural processes is this text a part of, what are its wider social conditions, and what are its likely effects?

5. What can be done about this text?41

4.2.2 Il metodo di Violette Naville-Morin

La metodologia usata per l’analisi degli articoli scelti per questa ricerca riprende il percorso presentato da Lise Chartier42 in Mesurer l’insaisissable. Méthode d’analyse du discours de

presse, pubblicato nel 2003, che è una revisione e semplificazione di quello messo a punto

dalla sociologa francese Violette Naville-Morin (1917-2003).

Violette Morin, laureata in filosofia, fu agente P1 e P2 all’interno del Reseau Charette des

Forces françaises combattantes de la Résistance43 tra il 1943 e 1944. Dalla sua partecipazione alla resistenza nacque l’interesse per la carta stampata e i significati eccedenti contenuti nelle notizie, soprattutto quelle a carattere politico: per questo motivo il suo lavoro fu incentrato

39 Ivi, p. 109. 40 Ivi, p. 126. 41 Ivi, p. 202. 42

Lise Chartier (1945-), direttrice del Laboratorio d’analisi della stampa dell’Università del Québec di Montréal e consulente di comunicazione. Nel 1971 ha fondato, insieme a Gilles-L. Caisse, la “Caisse, Chartier et associés, inc.”, una delle più importanti agenzie di ricerca sulla comunicazione di massa del Canada.

43 Rete delle forze combattenti, approvata dal Ministero della Difesa francese e operativa dal 1° ottobre 1943 al 30 settembre 1944.

sull’analisi della modalità di trasmissione di un’informazione.44 Nel 1959 ottenne la cattedra di Sociologia delle comunicazioni di massa all’attuale École des Hautes Études en Sciences Sociales presso l’Università di Parigi, dove ebbe la possibilità di sviluppare le sue ricerche sull’unità d’informazione fino alla pensione, nel 1982.45 Il suo lavoro si svolse all’interno del gruppo del Centre d’études des communications de masse (CETMAS), di cui è stata co- fondatrice.46 La sua opera più importante è L’écriture de presse, pubblicata nel 1969 e riedita nel 2003 con la curatela di Lise Chartier.

Il punto di partenza del modello di decodificazione del discorso della stampa messo a punto da Morin è la seguente domanda:

Peut-on lire, comprendre et étudier cette écriture [de presse] comme une écriture ordinaire? Ne peut-on pas la considérer comme capable de transmettre des significations supplémentaires, voire différentes de celles que transmettent les écritures ordinaires?47

Riprendendo gli studi dei sociologi statunitensi degli anni quaranta e cinquanta (Harold Lasswell, Bernard Berelson, Osgood e Ithiel de Sola Pool), la base dell’analisi della studiosa francese è stata l’unità d’informazione, che viene definita come

Unité de mesure correspondant à une portion de texte découpée à partir d’un document de presse faisant partie d’un corpus d’analyse, et dont le contenu traite d’un sujet déterminé et s’insère sous une ou plusieurs classifications.48

4.2.3 Il metodo di analisi passo per passo

Per la decodificazione oggettiva di un testo deve essere utilizzato un metro di misura costante, per permettere a tutti coloro che prendono parte alla ricerca di seguire lo stesso percorso o per far comprendere al lettore come è stato svolto il lavoro.

Verrà ora descritto il metodo presentato da Lise Chartier in Mesurer l’insaisissable utilizzato per quest’analisi: prima di iniziarla sono necessarie delle “tappe preparatorie” per la suddivisione delle unità d’informazione.49

44

Ivi, p. 62. 45 Lise C

HARTIER, Mésurer l’insaisissable. Méthode d’analyse du discours de presse, Sainte-Foy, Presses de l’Université du Québec, 2003 (1° ediz. 1969), p. 238.

46 Ivi, p. 64. Di questo gruppo fecero parte anche Edgar Morin, Roland Barthes e Georges Friedman. 47

VioletteNAVILLE-MORIN, L’écriture de presse, Sainte-Foy, Presses de l’Université du Québec, 2003, p. 2. Tr. mia: “Possiamo leggere, comprendere e studiare questa scrittura [della stampa] come se fosse una scrittura ordinaria? Non possiamo considerarla capace di trasmettere dei significati supplementari, addirittura diversi da quelli strasmessi dalle scritture ordinarie?”

48

CHARTIER, Mésurer…, op. cit., p. 255.

Tr. mia: “Unità di misura corrispondente a una porzione di testo ritagliata a partire da un documento della stampa che fa parte di un corpus d’analisi e il cui contenuto tratta un soggetto determinato e si inserisce sotto una o più classificazioni.”

49

1. Il primo passo prevede l’identificazione dei soggetti che fanno riferimento al tema centrale dell’analisi a cui riferire le idee alla base dell’unità d’informazione tramite la domanda: “que cerche-t-on à savoir précisément à propos d’une couverture de

presse? ”50

2. Secondariamente devono essere definiti i soggetti affinché siano riconoscibili unanimemente da tutti coloro che sono inseriti nella ricerca.

3. Infine devono essere scelte le categorie di classificazione da cui verranno tratti i risultati. Poiché in questa ricerca si cercherà di valutare l’evoluzione della visione della comunità asiatica data dalla stampa locale nel corso di trent’anni, l’approccio utilizzato è di tipo cronologico.51

La seconda fase del processo di analisi prevede la suddivisione dei documenti in modo da riferire ogni idea a colui che l’ha enunciata, che sia il giornalista autore dell’articolo o un portavoce intervistato: le idee non legate al soggetto non saranno prese in considerazione; quelle che vengono ripetute con l’aggiunta di nuove informazioni saranno classificate come nuove unità d’informazione.52

Il passo successivo consiste nel porsi, per ogni unità, la seguente domanda:

est-ce qu’on (le média étudié ou l’auteur du document) dit ici (l’unité découpée) à propos du […] (le sujet de l’unité) est positif ou négatif pour […] (le thème général de l’analyse)? 53

L’obiettivo è capire quali sono le tendenze nascoste dietro alle parole e alle espressioni utilizzate: nel corso del tempo sono state proposte differenti scale di valutazione, alcune così complesse (Osgood o De Bonville, ad esempio) da rendere quasi impossibile un’omogeneità di giudizio tra ricercatori occupati nello stesso progetto.54 Il metodo proposto da Lise Chartier riduce le possibilità di errori di valutazione, per cui

Si le libellé de chaque unité découpée ne comporte aucun élément positif ou négatif par rapport à la question posée, il est automatiquement classé neutre.55

Alla domanda segue la risposta. Le tre definizioni di Violette Naville-Morin per capire se questa è positiva, negativa o neutra sono state così riportate da Chartier:

50

Ivi, p. 71. Tr. mia: “Cosa cerchiamo di sapere precisamente riguardo alla copertura della stampa?”. 51

Altre classificazioni possono essere per tipologia di media (stampa, radio, televisione…) o tipo di documento (editoriali, lettere dei lettori…).

52 Ivi, p. 81, in corsivo nel testo. 53

Ivi, p. 86, in corsivo e grassetto nel testo. Tr. mia: “Quello che (il media studiato o l’autore del documento) dice

qui (l’unità ritagliata) riguardo (il soggetto dell’unità) è positivo o negativo per (il tema generale dell’analisi)? 54 Ivi, p. 87.

55 Ivi, p. 88. Tr. mia: “Se la formulazione di ogni unità non comporta alcun elemento positivo o negativo in relazione alla domanda, è automaticamente classificata come neutra.”

- La risposta è neutra se viene solamente riportato il fatto: lo sforzo della stampa va nella direzione dell’oggettività tramite narrazioni lineari, presentazione di dati statistici, annunci di orari e luoghi di avvenimenti…56

- La risposta è positiva se è una “[…] information qui encourage, favorise, supporte, vante, appuie, adhère, approuve, souscrit, soutient, consent, penche vers le sujet de l’étude”.57

- La risposta è negativa se è una “[…] information qui décourage, défavorise, s’oppose, dénigre, désavoue, rejette, désapprouve, obstrue, détruit, réfute, nie, milite contre le sujet de l’étude”.58

Nel caso in cui non ci siano elementi positivi o negativi in rapporto alla domanda che viene posta, l’unità è automaticamente classificata come neutra, indipendentemente dalla fonte da cui è tratta la notizia (ad esempio, se una testata è schierata o tendente verso una parte politica) o dalla posizione che trova all’interno del giornale. La risposta viene comunque data dal ricercatore, che analizza i termini utilizzati per valutare la parzialità o l’imparzialità delle unità di informazione.

Sempre secondo Naville-Morin ci sono tre livelli da cui parte la decodificazione dell’orientamento di un messaggio e quello più utilizzato dalla stampa è il suggerimento.59 La definizione del termine francese suggérer data dal Petit Robert è “faire concevoir, penser quelque chose sans l’exprimer ni le formuler”60: la sociologa francese afferma che i media sono molto abili nell’utilizzare i suggerimenti indiretti, rendendo “l’oggettività” un risultato artificiale frutto di minuziose selezioni.61

Le categorie di classificazione di ogni unità di informazione sono: - Soggetto di cui si scrive.

- Soggetto citato o intervistato dal giornalista riguardo il tema dell’unità. - Tipologia di media: carta stampata o versione elettronica.

- Valutazione: positiva, neutra o negativa.

La fase finale prevede il trattamento dei dati emersi durante l’analisi tramite tabelle e statistiche: grazie allo sviluppo dell’informatica e degli strumenti di calcolo, i sei indici di

56

Ivi, p. 94.

57 Ivi, p. 90. Tr. mia: “Informazione che incoraggia, favorisce, supporta, vanta, appoggia, aderisce a, approva, sottoscrive, sostiene, acconsente, pende verso il soggetto di studio.”

58

Ibid. Tr. mia: “Informazione che scoraggia, sfavorisce, si oppone, denigra, sconfessa, rigetta, disapprova, ostacola, distrugge, confuta, nega, si schiera contro il soggetto di studio”.

59Ibid. Gli altri due livelli sono l’enunciazione e l’allusione.

60 Tr. mia: “Far ideare, pensare qualcosa senza esprimerla né formularla”. 61

misurazione originali proposti da Naville-Morin sono stati modificati.62 I nuovi indici generali descritti da Chartier, utilizzati a partire dagli anni ottanta, sono i seguenti:

- Indice globale di parzialità, che rappresenta la percentuale delle unità non neutre dell’analisi: è un’indicazione del “fervore” con cui la stampa si è occupata di un soggetto. Il suo contrario è la neutralità, “[…] l’énoncé factuel, le discours sans état d’âme, l’information quasi-indifférente.”63

- Indice globale di orientamento, che precisa le percentuali per cui le unità positive superano le negative (o viceversa) sul totale di tutte le unità analizzate.

- Indice globale di tendenza-impatto: l’impatto mostra la percentuale vincente tra le unità positive e negative rispetto all’insieme delle unità non neutre, mentre la tendenza è stata data dall’orientamento. Questo indice mostra il pensiero esposto dalla stampa, sia direttamente, con quello che viene scritto negli editoriali o nei commenti, che in maniera obliqua, in base al punto di vista maggiormente evidenziato.64

Oltre a questi primi tre indici, ce ne sono altri divisi per categoria, quali: