Introduzione
Recenti approcci allo studio di strategie efficienti per la conservazione di specie a rischio di estinzione hanno sottolineato l’importanza di una comprensione della storia evolutiva delle entità che si suppone di dover proteggere (Crandall et al. 2000). In particolare, i biologi della conservazione assegnano un alto livello di priorità allo studio della filogenesi delle popolazioni o specie da proteggere perché un dettagliato inquadramento filogenetico è considerato da molti il prerequisito fondamentale per la comprensione del percorso storico che ha consentito l’evoluzione di quelle caratteri- stiche biologiche (siano esse morfologiche, fisiologiche, genetiche, ecologiche, eccete- ra) che rendono le entità da proteggere qualcosa di unico (si veda Crandall et al. 2000 e letteratura ivi citata).
L’applicazione di questa filosofia è diventata la norma nell’elaborazione di molti studi di genetica di conservazione per molti gruppi animali e vegetali (si veda Crandall et al. 2000, Hedrick 2001). Tra i mammiferi, in particolare, studi di genetica di con- servazione orientati da analisi filogenetiche sono stati estesi anche a gruppi sottoposti ad altissimo rischio di estinzione come i Mysticeti (ad esempio, Malik et al. 2000, Rosenbaum et al. 2000, Wada et al. 2003).
I Mysticeti sono cetacei ossia mammiferi marini attualmente rappresentati da spe- cie dotate di un particolare dispositivo anatomico che le mette in grado di filtrare piccole prede dalla massa d’acqua in cui vivono, il fanone (Sanderson & Wassersug 1993). All’interno di questo gruppo, vi sono alcune specie la cui sopravvivenza nel- l’immediato futuro è messa seriamente in discussione da un declino popolazionistico apparentemente inarrestabile. Tra queste si annoverano la balena della Groenlandia (Balaena mysticetus) e le popolazioni dell’Atlantico settentrionale della balena franca (Eubalaena glacialis). Nel corso degli ultimi due secoli, queste specie sono state sotto- poste ad un intenso prelievo umano che ha condotto a massicce contrazioni popola- zionistiche (si veda Gaskin 1986 per una revisione). Attualmente, la caccia alle balene (famiglia Balaenidae, sottordine Mysticeti, ordine Cetacea) è sostanzialmente sospesa grazie ad una moratoria internazionale alla quale tuttavia alcune nazioni non hanno mai aderito (Giappone, Norvegia), mentre altre se ne stanno dissociando (Canada) (Clapham et al. 1999). La moratoria ha consentito una buona ripresa delle popolazio- ni meridionali di balene franche (Eubalaena australis) mentre non è stata sufficiente
M. Bisconti
per consentire una ripresa per le popolazioni settentrionali dello stesso genere (inqua- drate nelle specie Eubalaena glacialis ed E. japonica); per queste specie si sta assistendo ad un lento declino (Caswell et al. 1999, Clapham et al. 1999).
Nel caso della balena della Groenlandia, la somma degli individui appartenen- ti a tutti gli stock è stimata intorno alle 8200 unità essendo alcuni stock ridotti a poche centinaia di elementi (Clapham et al. 1999). La mortalità naturale di questa specie è compresa tra il 3 e il 7% all’anno (Philo et al. 1993) mentre, nella balena franca meridionale (Eubalaena australis), questo parametro si aggira intorno all’1-3% all’anno (Best & Kishino 1998). Le principali cause di mortalità a carico della balena della Groenlandia sono da riferirsi, direttamente e indirettamente, ad attività umane. Sebbene la caccia sistematizzata alla balena della Groenlandia sia stata drasticamente ridotta negli ultimi decenni, alcune comunità aborigene dell’Asia settentrionale e del Canada hanno continuato a cacciare individui di questa specie senza interruzione, sia pure realizzando tassi di prelievo relativamente bassi; gli Eschimesi asiatici, infat- ti, hanno cacciato un numero di individui variabile tra 50 e 70 all’anno mentre gli Inuit dell’America settentrionale si sono resi responsabili di un prelievo molto minore (Reeves 2002). È stato rilevato che la conservazione delle tradizioni di queste comu- nità aborigene è di grande importanza perché permette il mantenimento di attività economiche la cui origine è molto anteriore all’arrivo di Cristoforo Colombo nelle Americhe (si veda, ad esempio, Douglas et al. 2004). Tuttavia, è stato sottolineato che le attuali comunità aborigene hanno integrato moderni sistemi d’arma nei loro me- todi di caccia e sono state osservate fare uso di vascelli motorizzati e di elicotteri nelle fasi di recupero delle balene uccise (Stoker & Krupnik 1993, Reeves 2002). In questo senso, il prelievo di tipo aborigeno può infliggere pesanti perdite alle già minacciate popolazioni di balene della Groenlandia. Philo et al. (1993) hanno inoltre documen- tato che un certo numero di balene della Groenlandia muore annualmente perché rimane impigliata in reti di pescatori o perché colpita dalle eliche delle navi.
È chiaro che, se gli organismi internazionali preposti alla valutazione dello status delle popolazioni di balene della Groenlandia considera questa specie come mode- ratamente a rischio di estinzione, allora le strategie per la sua conservazione saranno più blande rispetto a quelle adottate per specie ad alto rischio di estinzione. Il moni- toraggio delle popolazioni di balenidi è in generale molto intenso (Wallace 2003), e svariati milioni di dollari vengono spesi annualmente per lo studio e per la conserva- zione di questi animali (Montague 1993; Fujiwara & Caswell 2002). Così, recente- mente, anche tecniche di genetica molecolare sono state applicate al problema della conservazione della balena della Groenlandia al fine di ottenere stime popolazionisti- che e per comprendere la storia demografica di questa specie negli ultimi due secoli (Rooney et al. 2001). Sorprendentemente, queste analisi hanno mostrato che la caccia indiscriminata ha provocato solo un moderato calo del numero di femmine in grado di riprodursi e che la diversità genetica di questa specie è in linea con quella che ci si attenderebbe in una specie mammaliana che si sia staccata dall’ultimo antenato a comune con la sua specie sister circa 5 milioni di anni fa. Una recente revisione tasso- nomica della documentazione fossile della famiglia Balaenidae insieme con una nuova
analisi filogenetica suggeriscono però che la balena della Groenlandia potrebbe essersi staccata dall’ultimo antenato comune condiviso con il genere Eubalaena molto più di 5 milioni di anni fa e questo fa pensare che le stime genetiche possano non essere del tutto corrette (Bisconti 2003, 2005).
In questo lavoro si integreranno dati paleontologici, genetici e filogenetici nel ten- tativo di ricostruire vari parametri utili per comprendere la storia demografica della balena della Groenlandia negli ultimi due secoli, si calcolerà una nuova stima del nu- mero di femmine in grado di riprodursi che dovevano essere in vita prima del 1848, e si proporrà una nuova valutazione dello status della specie Balaena mysticetus sugge- rendo nuove misure di conservazione.