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Una simbiosi interna all’organismo fra “gene” e “fenotipo” Data la complessità dell’argomento, qui farò solo notare che gli obiettivi necessar

alla sopravvivenza del nostro organismo, come l’assumere cibo o acqua, nel momen- to stesso che sono conseguiti vengono dal soggetto percepiti come stati gratificanti. Tuttavia l’obiettivo utile alla sopravvivenza dell’organismo non è costituito dagli stati gratificanti percepiti dal soggetto, bensì dalle sostanze assunte con il cibo – proteine e altro – o dall’acqua.

Gli obiettivi necessari all’organismo si trovano dunque strettamente correlati a sta- ti soggettivi particolari; ossia l’economia dell’utile/non utile si trova nell’individuo connessa all’economia del piacere/dispiacere.

Secondo la mia ipotesi, “noi”, in quanto soggetti coscienti, siamo sollecitati a man- giare, ad esempio, un’appetitosa bistecca cotta alla brace non tanto dalla necessità og- gettiva dell’assumere proteine, quanto dall’opportunità di poterla gustare e ricavarne una gratificazione soggettiva. Altrettanto vale per le altre funzioni, come la funzione riproduttiva, eccetera.

C’è un secondo aspetto fondamentale da considerare. Una necessità fisiologica, come ad esempio quella del nutrirsi, prende forma in uno stato soggettivo specifico, nel caso la “fame”, che ha la proprietà di aumentare di intensità finché l’individuo non soddisfi alla necessità richiesta conseguendo l’obiettivo specifico. Lo stesso vale per la necessità di assumere acqua, che si connette alla percezione soggettiva della “sete”, e lo stesso vale per numerose altre funzioni.

Ci sono stati soggettivi associati agli obiettivi conseguiti e stati soggettivi che hanno la proprietà di crescere di intensità per spingere l’individuo a conseguire quegli obiettivi. I primi hanno funzione premiante, i secondi hanno funzione di sollecito e orientante.

Gli stati orientanti non sono assimilabili a programmi comportamentali, intesi nel senso di schemi neuronali che guidano l’organismo all’obiettivo sfruttando specifici input ambientali. Essi sono piuttosto delle tensioni, delle pressioni soggettive crescen- ti, per smuovere l’io cosciente a impegnarsi a conseguire un dato obiettivo, metten-



P. Paoli

do in atto strategie comportamentali adeguate. Ciascun stato orientante sollecita a obiettivi determinati: la fame a cibarsi, la sete all’assumere acqua, l’appetito sessuale all’accoppiamento e alla riproduzione, eccetera.

Gli stati orientanti sono pressioni soggettive potenti, ma, diversamente dai pro- grammi comportamentali, non sono obbliganti, come possiamo constatare almeno nella nostra specie in cui gli individui, anche se affamati, possono scegliere di non mangiare o persino di lasciarsi morire di fame.

Ogni stato che aumenti di intensità sviluppando nell’individuo una pressione sog- gettiva crescente può essere inteso come uno stato orientante per un certo obiettivo. In questo senso possiamo interpretare le emozioni e le passioni. Aumentando di in- tensità, la paura sollecita il soggetto a evitare un pericolo, la rabbia lo spinge all’aggres- sione, l’ansia a evitare particolari situazioni, una passione amorosa lo spinge con forza a cercare l’approccio con il partner.

In breve: gli stati di orientamento soggettivo servono a indurre il soggetto cosciente – l’io dell’organismo – a fornire una prestazione per conseguire un certo obiettivo. Il soggetto, mosso dallo stato di orientamento, si impegnerà in vari modi e con varie strategie a raggiungere l’obiettivo indicato perché lo stato di orientamento non cessa di farsi sentire se lo scopo non viene raggiunto. Conseguito lo scopo, l’io cosciente consegue il premio endogeno associato allo stesso scopo.

La simbiosi interna si instaura dunque fra un ente fenotipico, l’io cosciente, che vive e sussiste esclusivamente in un dominio di percezioni soggettive, e l’organismo- macchina, ossia, in definitiva il gene. Mentre il dominio dell’organismo-macchina è il dominio neutro dell’oggettivo, regolato dall’economia dell’utile/non utile, il domi- nio dell’io-simbionte è regolato da un’economia di sussistenza non neutra, basata, ad esempio, sul piacere/dispiacere. L’io offre la sua prestazione per conseguire un certo obiettivo necessario alla sopravvivenza dell’organismo, e quindi del gene, e ne riceve in cambio un premio endogeno di natura soggettiva, quindi coerente con la natura del suo dominio di sussistenza. Qualcosa di simile allo scambio di offerte che si osserva nella simbiosi tra fiori e insetti bottinatori.

Ne consegue che, mentre l’organismo ha i suoi obiettivi utilitaristici, l’io cosciente ha i suoi obiettivi soggettivistici e ciò può comportare una non-coincidenza di vedute e di interessi (l’io può ricercare il piacere per il piacere e cercare di ottenerlo evitando di impegnarsi nella prestazione richiesta), costantemente ricompattati dalla selezione naturale.

Nel caso della simbiosi fra l’io e il gene, l’io viene coinvolto nei processi di elabo- razione comportamentale quando la situazione ambientale rende inadeguato l’impie- go di programmi preordinati (innati o acquisiti che siano): quando cioè l’ambiente si dimostra impredicibile e occorre particolare versatilità. L’io viene invece ignorato quando è possibile ricorrere ai programmi già predisposti nei circuiti nervosi (è questo l’organismo-macchina).

In altri termini, l’attività di un individuo dotato di meccanismo simbiontico per l’elaborazione dei comportamenti risulterà un mosaico di componenti in varia misura consci e inconsci, di soggettivo e di oggettivo, come ad esempio possiamo

constatare in attività complesse quali il suonare uno strumento, lo scrivere, il parlare e via dicendo.

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Riflessioni sulle implicazioni desumibili