MIUR, Istituti di Istruzione Superiore di Secondo Grado Email: [email protected]
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Abstract:
Obiettivo di “FIAT CINEMA!” è allineare gli attori del Territorio Imerese su un linguaggio comune e un’unità di intenti che porti ad un modello di sviluppo locale fattibile, nonché tenere conto delle azioni di Governance attualmente operanti e i possibili scenari futuri, attraverso il dialogo con gli stakeholders, per ipotizzare strategie di sviluppo veicolate da opportune azioni formative e comunicative; dimenticare la Fiat (che ha in passato afflitto e deturpato questo territorio) e pensare al FIAT! ovvero al “si faccia”, puntando sulle proprie risorse per creare occupazione e sviluppo. La fase di progetto prende le mosse dall'individuazione di segmenti interpretativi venuti fuori dall'analisi e dall'individuazione di una strategia comunicativa attraverso la quale veicolare il segmento prescelto. Nello specifico il segmento individuato è relativo alla valorizzazione della memoria della Targa Florio, attraverso la produzione di: documentari, cortometraggi, docu-fiction, web-series e prodotti similari, da inserire nei moderni sistemi di comunicazione multimediale come le piattaforme digitali, piuttosto che i social network e gli e-book. L'obiettivo di questa strategia comunicativa è quello di valorizzare il capitale territoriale presente, ma anche quello di determinare un ritorno turistico sul territorio stesso, emulando il noto “effetto Montalbano”, che ha generato sviluppo locale nel sud-est dell'isola. Tutto ciò avverrà attraverso la generazione di una smart specialization strategy ovvero nella creazione di un cluster orizzontale di imprese che prende il nome di “FIAT CINEMA!”. Le imprese che ne faranno parte sono: settore della ricettività, manifatture locali, enogastronomia, enti gestori di parchi e riserve, musei e siti archeologici.
1 | Definizione dell’area d’intervento e strumenti di analisi del territorio
Il Comprensorio Imerese oggetto di studio, insiste geograficamente sul territorio basso madonita, ha una orografia abbastanza eterogenea, composto da un'ampia zona costiera circondata da una cintura montuosa, rappresentata dalle pendici delle Madonie, è inoltre presente una zona lacustre, seppur
artificiale. Il territorio in questione è da intendersi come “periferia territoriale”1, ovvero un'area
prevalentemente interna, distante da aree metropolitane, con caratteri diversi da quelli che comunemente contraddistinguono le periferie urbane. Le problematiche che a partire dagli anni '90 hanno afflitto questo tipo di periferie sono caratterizzate da un crescente spopolamento, in particolare rappresentato dalle fasce di popolazione più giovane con conseguente degrado del patrimonio edilizio e vertiginoso abbassamento dei prezzi degli immobili, inoltre la precarietà del sistema infrastrutturale di collegamento fa sì che la frequenza turistica sia notevolmente ridotta. L'essere periferia non è però da intendersi con accezione esclusivamente negativa, il rapporto con la città consolidata, in questo caso, l'area metropolitana di Palermo, è tutt'ora in divenire, inoltre la presenza di capitale territoriale è notevole. Per capitale territoriale intendiamo l'insieme degli elementi, materiali ed immateriali di cui dispone il territorio, tali elementi possono costituire punti di forza da cui poter trarre sviluppo. Il capitale territoriale chiama in causa tutti gli elementi che formano la ricchezza del territorio (attività, paesaggio, patrimonio, know-how, ecc.), per ricercare ed individuare specificità che possono essere valorizzate. In alcuni territori, ad esempio, ciò può implicare il recupero di specifici elementi abbandonati, la cui scomparsa potrebbe incidere sullo sviluppo del territorio stesso. Ogni territorio punta alla sua “specificità” per poter accedere al mercato, al fine di attrarre investitori privati e imprese.
L’OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development) ha stilato una lista, di fattori
determinanti il capitale territoriale, che vanno dai tradizionali asset materiali a quelli più recentemente sviluppati a carattere immateriale: queste nuove tipologie di beni includono la localizzazione geografica
1 Giuseppe Abbate, Il territorio delle Madonie: da ambito periferico a sistema aperto e integrato, Contributo presentato al Convegno
Nazionale dell'INU "Territori e Città del Mezzogiorno. Quante periferie? Quali politiche per il governo del territorio" Napoli 22-23 marzo 2007
dell’area, la sua dimensione, disponibilità di fattori produttivi, clima, tradizione, risorse naturali, qualità della vita o economie di agglomerazione prodotte dalle sue città, ma possono anche includere i suoi incubatori, i suoi distretti industriali o altre reti di impresa che permettono di ridurre i costi di transazione. Altri fattori possono essere le interdipendenze “non di mercato” come le convenzioni, le tradizioni, regole informali che permettono agli attori locali di lavorare insieme, o le reti di solidarietà, di associazionismo e di collaborazione nello sviluppo e nel supporto di nuove idee che si possono trasformare in cluster di piccole e medie imprese che operano nello stesso settore. Si è scelto di procedere pertanto ad un'analisi dettagliata del capitare territoriale dell'area oggetto di studio, al fine di individuare dei segmenti interpretativi. Si è deciso di articolare l'analisi per “assi” secondo la metodologia utilizzata dalle linee guida delle attuali misure di programmazione comunitaria; nello specifico sono stati individuati quattro macro- settori, all’interno dei quali vengono catalogate e analizzate dettagliatamente le risorse in questione. I settori individuati sono: A: Asse delle risorse naturali e ambientali, B: Asse delle risorse storico-artistiche, C: Asse delle risorse demoetnoantropologiche, D: Asse delle risorse turistico sportive.
Il territorio imerese dispone di un vastissimo patrimonio ambientale, storico-artistico, archeologico, materiale ed immateriale che spazia da tre R.N.O. (riserve naturali orientate) alle antiche mura megalitiche “Mura Pregne” in prossimità di Sciara, dall’importantissima area archeologica di Himera, alla Targa Florio. A: Asse delle risorse naturali e ambientali:
• Riserva Naturale Orientata Pizzo Cane, Pizzo Trigna, Grotta Mazzamuto • Riserva Naturale Orientata Monte San Calogero
• Riserva Naturale Orientata Bosco di Granza Favara • Diga Rosamarina
• Fiume Torto
• Fiume San Leonardo
B: Asse delle risorse storico-artistiche: • Castello di Caccamo
• Area archeologica di Himera • “Mura Pregne” in territorio di Sciara C: Asse delle risorse demoetnoantropologiche: • Parco letterario Battaglia (Aliminusa)
• La Cucina “letteraria”, un patrimonio immateriale D: Asse delle risorse turistico-sportive:
• Patrimonio immateriale della Targa Florio, progetto di Floriopoli • Parco termale di Termini Imerese
2 | Individuazione dei segmenti interpretatici per generare sviluppo locale
Le risorse prese in considerazione in fase analitica sono state raggruppate, in base alla tipologia, in segmenti interpretativi, alcuni dei quali si muovono trasversalmente rispetto agli assi individuati. Questo lavoro di sintesi ha l’obiettivo di individuare strumenti utili da applicare sul territorio per generare sviluppo locale. I segmenti individuati sono:
• Civiltà pastorale
• Castelli e borghi medievali • Feudi e baronie
• Ciclo dell’acqua e dei mulini • La civiltà del fare
• La Targa Florio: vison pioneristica, passione e velocità • Il Sacro
• La scrittura e le narrazioni
• Sentieri naturalistici ed enogastronomici
Oltre alla necessità di scegliere uno o più segmenti interpretativi, da cui partire per generare sviluppo locale sul territorio, si è posta la necessità di scegliere la strategia comunicativa, di promozione e di marketing. Tale strategia è stata individuata in quella che fu un’idea pioneristica che aveva visto la luce nella zona industriale di Termini Imerese a partire dal 2007, ovvero la realizzazione di un Polo Cinematografico. Il polo nasceva proprio con lo scopo di promuovere il territorio attraverso prodotti
immateriali, quali una soap opera “Agrodolce”, alla quale sarebbero state affiancate successivamente altre produzioni. Agrodolce avrebbe dovuto rappresentare un sogno mediterraneo, una produzione cine- televisiva capace di rivitalizzare il turismo, come a Gubbio, dove la serie tv Don Matteo aveva consentito di recuperare visitatori dopo il grave evento sismico che la colpì nel 1997. Questa metropoli del cinema vedeva fra i suoi produttori, otre a Rai Fiction e Rai Educational anche la Regione Sicilia, con il Dipartimento per i Beni Culturali, nello specifico sotto l’occhio attento della CineSicilia film Commision, per un investimento totale di 13,5 milioni di euro. La volontà insediativa del polo cinematografico, nasceva inoltre con l’intento di poter finalmente cambiare i destini di un territorio che fino ad allora aveva avuto il suo centro propulsore unicamente nell’industria automobilistica, industria che però stava lasciando nella sua scia centinaia di cassintegrati. Questa idea pionieristica che ha poi avuto una battuta d’arresto legata a problemi di natura giudiziaria, che oggi hanno visto la completa assoluzione di tutti i soggetti coinvolti, ha generato sul territorio una sorta di Spin-off, una costola; nello specifico si tratta della Sicily Movie Service, una società di servizi cinematografici, con sede a Termini Imerese, che si occupa per il territorio oggetto di studio, ma anche per tutta la Sicilia, di casting, location e tutto ciò che ruota attorno ad una produzione televisiva o cinematografica. La società nasce dalla volontà di Marco De Rossi, responsabile delle location esterne per la Rai all'interno della produzione di Agrodolce, e da altri operatori del settore, delusi dal fallimento della soap, ma consapevoli delle potenzialità intrinseche di quel territorio dal punto di vista cinematografico e della comunicazione. Una volta individuato il canale comunicativo su cui lavorare, rimane la scelta del segmento interpretativo. Anche se, ognuno dei segmenti, ben veicolato potrebbe produrre sviluppo, la decisione però verte su quello che è stato animato, anch'esso, da una vision pionieristica, ovvero la memoria della Targa Florio. Sicuramente la memoria della Targa Florio, oltre a coniugare al proprio interno, sport, memoria, natura, saperi e sapori ha anche un respiro internazionale, che la pone un passo avanti agli altri. La promozione del territorio e del ritorno di immagine veicolato tramite la produzione di attività immateriali e digitali, passerà attraverso la “costruzione” di un cluster di imprese, che ruotano attorno alla promozione turistica, che prenderà il nome di “Fiat Cinema!”, un Fiat, che è un “si faccia” e non più solo un marchio automobilistico che ha legato la propria storia a quella di Termini Imerese per oltre trent'anni.
3 | La scelta del cluster di imprese per avvantaggiare le strategie di sviluppo locale del territorio
Un cluster industriale è un insieme di imprese, fornitori e istituzioni strettamente interconnesse. Il concetto di cluster viene utilizzato in maniera sistematica, già nel 1998, dall’economista Michael Porter nel libro “Vantaggio Competitivo delle Nazioni” in cui afferma che: «L’unità elementare di analisi per capire il vantaggio nazionale è il settore industriale. Le nazioni hanno successo non in settori industriali isolati, ma in aggregati o cluster di settori industriali, connessi da relazioni verticali (cliente/fornitore) e orizzontali (clienti comuni, tecnologia, canali)» inoltre «una volta che si è formato un cluster, i settori industriali dell’intero gruppo si appoggiano a vicenda. I benefici fluiscono all’indietro, in avanti e orizzontalmente. (…) Le interconnessioni all’interno del cluster (..) portano a percepire nuovi modi di competere e opportunità del tutto nuove. Persone e idee si combinano in modi nuovi». Lo spazio economico non è più uno spazio gerarchico e polarizzato ma uno spazio policentrico e a rete. Generalmente i metodi per identificarli sono quattro:
• Cluster geografici;
• Cluster di settore (che operano cioè nello stesso settore commerciale);
• Cluster orizzontali (interconnessione tra le imprese attraverso condivisione di risorse, come ad esempio le conoscenze);
• Cluster verticali(la cosiddetta supply chain).
Un cluster industriale è definito da Porter come un insieme di imprese interconnesse e geograficamente concentrate le quali cooperano, e allo stesso tempo, competono per ottenere dei vantaggi competitivi. Per individuare un cluster e i suoi confini Porter suggerisce di partire da una grande impresa o da un insieme di imprese simili per poi cercare i legami orizzontali e verticali, a monte e a valle, con imprese e istituzioni. L’idea di cluster riprende il concetto di distretto industriale di Marshall che afferma: «Quando si parla di distretto industriale si fa riferimento ad un’entità socioeconomica costituita da un insieme di imprese, facenti generalmente parte di uno stesso settore produttivo, localizzato in un’area circoscritta, tra le quali vi è collaborazione ma anche concorrenza». Nei cluster è fondamentale la prossimità e la convivenza per mettere in comune la specializzazione delle conoscenze e competenze, la differenziazione delle funzioni, le conoscenze tacite attraverso il trasferimento di forza lavoro e la copia e imitazione ricorrente delle esperienze altrui. inoltre giocano un ruolo fondamentale anche le istituzioni, i governi e le università.
Questo permette alla piccola impresa di rimanere tale facendo parte però di un più grande sistema. Si tratta essenzialmente di scambi di informazione sull’evoluzione tecnologica, cooperazione nello sviluppo di
alcune migliorie tecnico-produttive, interesse alla realizzazione di iniziative di formazione comuni.2 I
cluster tecnologici si caratterizzano per la vivacità non solo delle idee, ma anche delle iniziative; infatti il loro sviluppo economico si fonda sulla nascita di numerose start-up che perseguono business innovativi. Una gran parte non riesce a crescere come sperato, ma quelle che ce la fanno diventano le grandi imprese di domani. Il grande vantaggio dei cluster è che ognuno di essi costituisce un eco-sistema dove si trovano competenze e risorse quali personale, scuole e fornitori specializzati. Inoltre i rapporti di collaborazione sono facilitati dalla consuetudine e dalla fiducia reciproca che vengono dalla vicinanza geografica, i contatti personali e la condivisione di una cultura. Questo insieme di fattori crea opportunità non solo per brillanti inventori, ma per tutti coloro che abbiano qualche prodotto o servizio da offrire alle organizzazioni presenti nel cluster. È dimostrato che le aziende che operano nelle aree distrettuali crescono mediamente più delle altre, e che chi ci lavora guadagna di più. Non meraviglia che molte aziende si spostino verso i cluster più attivi. Ciò non limita la libertà d'impresa, poiché nei distretti le aziende sono sottoposte a co- opetizione, ovvero una crasi fra la competizione e la collaborazione, una sorta di competizione vista in una chiave di lettura con accezione positiva. Nonostante le molte decine di sistemi produttivi locali specializzati in questo o quel settore in Italia, un notevole numero di imprese si trova al di fuori di zone distrettuali riconosciute. Tuttavia, mentre i distretti industriali sono il risultato di un processo in gran parte
spontaneo che si è sviluppato nel corso di secoli e decenni, i cluster possono essere aiutati a svilupparsi.3
4 | Il Cluster “Fiat Cinema!” e le strategie di promozione
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Figura 1 | Immagine esemplificativa dell’idea del Cluster “Fiat Cinema!”.
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Fra le varie tipologie di cluster precedentemente elencate, di certo quella che si coniuga meglio con il caso di studio è il Cluster orizzontale; nello specifico è dato da una interconnessione di imprese attraverso la condivisione di risorse, come ad esempio le conoscenze. L’obiettivo progettuale dell’attività di ricerca è quello di promuovere la memoria di un bene immateriale, come la memoria della Targa Florio attraverso la produzione di prodotti digitali da condividere in rete su appositi canali, quali piattaforme in streaming, siti e quant’altro. Dalla promozione virtuale del patrimonio immateriale si ha un ritorno di immagine che porta sul territorio i visitatori. A quel punto entrano in gioco gli attori del cluster, ovvero quella rete di imprese che condividono risorse, fra queste abbiamo:
• Ricettività alberghiera
• Professionalità e maestranze locali • Enogastronomia (Saperi&Sapori) • Riserve Naturali e parchi (Paesaggio) • Musei e siti archeologici (Cultura)
Infine i percorsi di formazione professionale e i processi comunicativi fungono da corollario sia per la fase generativa del prodotto attrattore di turismo, che per la fase di clustering imprenditoriale. Ecco che quei segmenti interpretativi inizialmente esclusi nella fase di sintesi, ritornano in gioco nella costruzione della rete di imprese attraverso il clustering, nella tesi elaborata.
La strategia di promozione dello sviluppo locale del territorio oggetto di studio attraverso la metodologia del cluster di imprese, rientra nelle dinamiche della Smart Specialization. La strategia di “smart specialisation” è una strategia d’innovazione – flessibile e dinamica – messa a sistema a livello nazionale ed europeo. L’obiettivo generale di valorizzare le eccellenze si traduce, a livello operativo, nella valorizzazione dei settori e/o delle nicchie di mercato dove i territori dispongono di chiari vantaggi competitivi o di determinate potenzialità di sviluppo imprenditoriale (“enterpreneurial process of discovery”). Lanciata dalla Commissione europea e sostenuta da una piattaforma dedicata (S3Platform), la “Smart Specialisation Strategy” risponde a tre questioni chiave:
• promuovere l’eccellenza europea e mettere a sistema gli sforzi in materia di sostegno all’innovazione; • evitare la frammentazione e la tendenza alla sovrapposizione di specializzazioni negli stessi campi; • sviluppare strategie d’innovazione realistiche e attuabili, in particolare nelle regioni meno avanzate. L’approccio viene fatto proprio in modo sistematico anche dal Programma Horizon 2020, che sottolinea l’importanza di questo concetto in ciascuno dei tre pilastri del Programma (excellence in science, leadership industriale, sfide sociali) e imposta sinergie con i fondi strutturali e, più in generale, con la politica di coesione dell’Unione europea. La stessa Commissione europea – nella Comunicazione sulla Smart Growth – ha ripreso il concetto utilizzandolo come raccomandazione per:
• migliorare l’efficacia dei sistemi nazionali e regionali responsabili dell’attuazione delle politiche di ricerca e innovazione;
• ripartire e mettere a sistema gli interventi dei fondi europei (Horizon, Cosme, fondi strutturali) nel loro sostegno all’innovazione.
La Smart Specialisation Strategy è, da un lato, flessibile, cioè mira a sostenere gli investimenti in determinati settori tenuto conto del peso specifico e delle competenze di cui dispongono le imprese; dall’altro, dinamica in quanto mira a valorizzare in modo particolare i settori ad alta potenzialità e strategici per il futuro (ambiente, tecnologie verdi, servizi alla persona, ecc). Più in generale, la Smart Specialisation
Strategy prevede interventi mirati al rafforzamento della catena del valore per incrementare la competitività
dei prodotti sul mercato.4
5 | Considerazioni finali
Generare sviluppo e ricchezza nei territori e per i territori è l’imperativo del momento, ciò può avvenire in maniera efficace attraverso l’aggregazione dei portatori di interesse e delle imprese, creare cluster, distretti, reti, attraverso la strategia della Smart Specialization e accedere direttamente alle piattaforme sovranazionali, è oggi la risposta. Lo studio della vicenda del polo cinematografico di Termini Imerese è esemplare, se è la burocrazia a prendere il sopravvento, anche le idee migliori falliscono, se invece la progettualità nasce dai privati al fine di attrarre investitori e capitali esogeni, allora può esserci crescita, sviluppo. Regioni come l’Umbria, il Trentino Alto Adige e la Sicilia stessa, nello specifico la zona sud-orientale, hanno dimostrato come oggi si possa “vendere” in maniera efficiente l’immagine del territorio e il territorio stesso attraverso
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i canali di comunicazione televisivi, cinematografici o multimediali, ne sono esempi le serie tv “Don Matteo”, ambientata a Gubbio e a Spoleto, oggi giunta alla decima edizione, “Ad un passo dal cielo”, arrivata alla quarta stagione, ambientata in un piccolo paese della Val Pusteria o il fortunato “Commissario Montalbano” che ha dato origine anche allo spin-off “Il giovane Monalbano”, anch’esso con ascolti da record e con un ritorno di turismo sull’isola non indifferente.
Nel caso di studio oggetto della ricerca, partendo dall’aggregazione di: Struttura (Sicily Movie Service), Canali di distribuzione (piattaforme digitali e media), Soggetti (Patrimonio immateriale della Targa Forio), Location (paesaggi e architetture), Termini Imerese e il suo comprensorio possono voltare pagina, dimenticare la Fiat e pensare al “Fiat!”, ovvero al “si faccia” per generare sviluppo locale.
Riferimenti bibliografici
Abbate Giuseppe (2007), “Il territorio delle Madonie: da ambito periferico a sistema aperto e integrato”, Contributo presentato al Convegno Nazionale dell'INU "Territori e Città del Mezzogiorno. Quante periferie? Quali politiche per il governo del territorio" Napoli 22-23 marzo 2007.
Nicchitta Rosario, Di Cristofalo Donaldo (2013) “Nel cuore di Sicilia, il territorio imerese visto dall’alto, osservato dal basso, spiegato da dentro”, Palermo.
Prestigiacomo Vincenzo (2004) “L’epoca pioneristica della Targa Florio”, Palermo.
Provenzano Vincenzo (2009), “Lo sviluppo locale e la marginalità di Castronovo di Sicilia”, Palermo.
Sitografia
Concetto di cluster:
http://www.sangroaventino.it/sezioni/Sostenibilàambientale; http://www.mglobale.it.
Smart Specialization strategy: http://eventipa.formez.it.