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IL RISK ASSESSEMENT NELLE FATTISPECIE DI RISCHIO DI TRATTA AI FINI DI SFRUTTAMENTO SESSUALE

2. Le modalità della tratta e gli indicatori di rischio

Al fine di verificare i presupposti del paradigma del rischio di persecuzione con maggiore accuratezza, può essere utile soffermarci sulle modalità tipiche del fenomeno. Le sentenze analizzate ricostruiscono il modus operandi del reclutamento sulla base di diversi report, considerando che “it is extremely difficult to assess the true scale of sex trafficking due to the clandestine nature of the crime»91, caratterizzati principalemente da meccanismi basati sull’adescamento e sulla minaccia.

Una ricostruzione esemplificativa è stata descritta in una decisione del Tribunale di Salerno, che riguarda un caso di una richiedente asilo nigeriana vittima di tratta92. La giovane donna in un primo momento aveva raccontato alla Commissione Territoriale dei fatti diversi rispetto alle reali ragioni che l’avevano spinta a lasciare la Nigeria e la sua richiesta veniva rigettata. A distanza di tempo, grazie al supporto di un progetto nel quale era stata inserita, decideva di rendere dinanzi al Giudice del ricorso delle nuove dichiarazioni per raccontare la sua vicenda personale

[…] quando ero in Nigeria mia madre ha trovato una persona che poteva portarmi in Italia, un mio connazionale, che mi ha condotta in un luogo dove mi ha chiesto di fare un giuramento, attraverso un rito in cui ho dovuto mangiare il cuore di un pollo e bere dell’alcool. Con tale giuramento mi impegnavo a restituire la somma che lui avrebbe sostenuto per le spese del viaggio. Sono stata condotta in una casa dove era presente mia madre, un’amica con sua madre, un’altra donna che era la madre di una donna che avrebbe dovuto prendermi con sé una volta giunta in Italia; in quel luogo si è celebrato il giuramento con un uomo che ha officiato il rito. […] Ho contattato il mio riferimento in Europa, una donna nigeriana che viveva in Francia, la quale mi ha detto che mi avrebbe fatto arrivare in Italia. Giunta in Italia […] le ho detto che non avevo intenzione di raggiungerla in Francia e che non avevo intenzione di prostituirmi. Lei mi ha risposto che se non avessi saldato il debito ci sarebbero stati danni per la mia famiglia in Nigeria. […] Dopo il mio rifiuto di prostituirmi

91 T.M. Christensen, cit., p.1.

92 Tribunale di Salerno, r.g. 9007/2015, ordinanza del 2 febbraio 2017. Il caso riguarda una donna

nigeriana proveniente da Benin City, la quale in un primo momento nasconde le reali ragioni del suo espatrio, raccontando di aver lasciato la Nigeria insieme ad un’amica per andare in Libia, al fine di curare la sua grave malattia cardiaca. In Libia viene costretta a prostituirsi e viene anche arrestata e maltrattata. Riesce a fuggire in Italia dove inoltra istanza di protezione internazionale, rigettata dalla Commissione territoriale in ragione del carattere strettamente personale della vicenda narrata che, pertanto, escludeva la sussistenza di un fumus persecutionis. La richiedente, inserita in un programma gestito da un progetto finanziato dal Consiglio dei Ministri-Dipartimento Pari opportunità e grazie all’aiuto degli operatori, decide di rivelare di essere giunta in Italia attraverso un’organizzazione dedita allo sfruttamento della prostituzione, la quale vuole costringerla a prostituirsi. La sua famiglia è a conoscenza dei fatti e la stessa madre, minacciata dai trafficanti, la spinge a cedere alle pressioni dei trafficanti.

l’organizzazione ha mandato delle persone a casa dei miei familiari in Nigeria, che li hanno minacciati e poi si sono accordati con mia madre che io avrei dovuto iniziare a ripagare il debito versando 1000,00 euro al mese, in qualunque modo li avessi guadagnati, inviando alla “madame” in Francia. […] Ho paura di tornare in Nigeria perché temo le conseguenze malefiche del mancato rispetto del giuramento. […] Non ho riferito alla C.T. la mia vera vicenda personale per paura che potessero arrestare la dama che si trova in Francia; non volevo violare il giuramento che mi imponeva di non denunciare i fatti alla polizia93.

Anche alla luce di queste dichiarazioni94, il Giudice di Salerno ha delineato nel corpo della sentenza i vari passaggi seguiti dalle organizzazioni criminali dedite alla tratta delle donne nigeriane, precisamente come segue

1) primo contatto dell’organizzazione tramite un personaggio di spicco della comunità di cui la donna si fida, che, in questo caso, aveva preso accordi direttamente con la madre della giovane e che poteva contare sullo stato di bisogno della ragazza in considerazione delle sue gravi patologie;

2) sottoposizione al rito voodoo95;

93 Ibidem, pp. 5-7.

94 Come nel caso HD, anche qui vengono utilizzate le linee guida UNHCR sulla tratta e alcuni report

al fine di individuare il rischio di persecuzione: «Le fonti informative consultate (vedi F. Bosco, (Emerging Crimes and Counter Human Trafficking, UNICRI), ‘Tratta di persone Nigeria-Italia. Caratteristiche del fenomeno e criticità’), riferiscono che ‘un elemento di particolare rilevanza è il giuramento che la donna (adulta o minore) deve sostenere di fronte a coloro che partecipano all’organizzazione del viaggio e che l’aiutano ad espatriare ufficializzando anche davanti ad avvocati civili oppure davanti a figure religiose (in genere il baba-low, che svolge una funzione di garanzia e controllo all’interno delle comunità locali) l’impegno alla restituzione del denaro ricevuto. Impegno che viene suggellato tra le parti (donna o giovane migrante e le persone ‘benefattrici’ o ‘sponsor’ - comunemente chiamate maman - che le aiutano nell’impresa) da riti che in parte, si richiamano alle pratiche tradizionali del woodoo o Ju-Ju. Questo giuramento celebrato dal baba-low o native-doctor, nello shiran, il luogo preposto alle funzioni rituali, ingiunge alle donne di rispettare senza possibilità di negoziazione, il patto di restituzione del denaro ricevuto una volta arrivate a destinazione ed iniziato il lavoro promesso e prefigurato dalle maman-sponsor. La tenacia e l’ostinazione con cui le ragazze tengono fede al patto, deriva dalla forza con cui il sistema culturale di riferimento è ancora tenuto vivo attraverso queste pratiche rituali. La maman è la benefattrice e lo sponsor dell’operazione di espatrio». Ed ancora, «secondo la relazione dell’EASO - COI - Nigeria, la tratta di donne a fini sessuali datata ottobre 2015, “la maggior parte delle vittime di tratta viene da Benin City (come nel caso di specie), capitale dello Stato di Edo oppure dai villaggi vicini. Il reclutamento nelle aree rurali sembra più comune oggi che agli albori del fenomeno della tratta. Nelle aree rurali povere della zona di Benin City, i genitori tendono spesso a fare pressione sulle figlie giovani affinché contribuiscano al sostentamento della famiglia. Le donne reclutate nelle aree rurali riferiscono di essere state portate in grandi città, in particolare a Lagos e Benin City», cfr. p. 7-8 dell’ordinanza.

95 L’uso dei voodoo o juju è un meccanismo di controllo da parte dei trafficanti nigeriani, sul punto

si veda M. Ikeora, The role of African Traditional Religion and ‘juju’ in Human Trafficking: Implication for Anti-trafficking, in Journal of International Women’s Studies, vol. 17, pp. 1-18; UNHCR, Voodoo, Witchcraft and Human Trafficking in Europe (2013), online

https://www.ecoi.net/en/file/local/1079285/1930_1382531731_526664234.pdf; L. Akor, Trafficking of Women in Nigeria: Causes, Consequences and the way forward, in Corvinus Journal of Sociology and Social Policy, vol. 2, 2011, pp. 89-110.

3) presenza di una figura femminile chiamata “madame” che dichiara alle ragazze di effettuare un prestito in danaro per aiutarle a espatriare dietro l’assunzione dell’impegno a restituire la somma versata;

4) rivelazione alle ragazze dell’occupazione che dovranno svolgere, una volta arrivate nello stato europeo di destinazione, o, comunque, solo dopo che le donne si sono allontanate dal paese natio (nel caso di specie una volta giunte in Libia)96.

La decisione individua fattori legati ai profili delle donne trafficate e alle caratteristiche della società di partenza. Chiaramente, ogni caso richiede una valutazione specifica, per cui tali elementi non possono considerarsi esaustivi quanto alla loro elencazione, ma certamente consentono di identificare alcuni tratti comuni. Già nelle modalità di reclutamento è possibile identificare la presenza di elementi, quali il contesto socio-culturale della vittima e la vulnerabilità della stessa dovuta anche alla mancanza di istruzione, di lavoro o di protezione dalla violenza, che vedremo essere alcuni dei fattori di rischio più ricorrenti. Questi fattori, già individuati dall’UNHCR nelle Linee Guida sulla tratta, vengono richiamati anche dalle affermazioni dell’UNODC che precisano che

[t]hese factors are generally agreed to include human rights violations such as poverty, inequality,

discrimination and gender‐based violence – all of which contribute to creating economic deprivation and social conditions that limit individual choice and make it easier for traffickers and exploiters to

operate. More specific factors that are commonly cited as relevant to individual vulnerability to trafficking (and occasionally extrapolated as potential indicators of trafficking), include gender, membership of a minority group, and lack of legal status97

96 Come risulta dall’U.S. Department of State, Trafficking in Persons Report (Italy), 2018,

disponibile online https://www.state.gov/j/tip/rls/tiprpt/2018/, sulla situazione delle donne vittima di tratta in Italia, p. 242: «As reported over the past five years, Italy is a destination, transit, and source country for women, children, and men subjected to sex trafficking and forced labor. Victims originate primarily from Nigeria and other African countries, China, and Eastern Europe, and include ethnic Roma. Nigerians represented 36 percent of the victims who received residency permits in 2017, primarily women and girls subjected to sex trafficking through debt bondage and many coerced under threat of voodoo rituals».

97 Cfr. UNODC, Issue Paper Abuse of a position of vulnerability and other “means” within the definition of trafficking in persons, 2013, disponibile online al seguente link

https://www.un.org/ruleoflaw/blog/document/issue-paper-abuse-of-a-position-of-vulnerability-and- other-means-within-the-definition-of-trafficking-in-persons/, (corsivo aggiunto). Secondo il report, è fondamentale che la “vulnerabilità intesa come suscettibilità ad essere reclutati” sia distinta dall’ “abuso della vulnerabilità come mezzo attraverso il quale viene commessa la tratta”. Ad esempio: «the irregularity of an individual’s legal status vis‐à‐vis the country of destination is widely acknowledged to be an important factor in enhancing their vulnerability to being trafficked. Irregular status also appears to be a form of vulnerability that is particularly amenable to becoming a means by which an individual is placed or maintained in a situation of exploitation». Inoltre nel report viene precisato che tale sovrapposizione di concetti è molto comune. I fattori comunemente menzionati dai professionisti intervistati per tale sondaggio includono: «age (youth and, to a lesser extent, old age);

Generalmente le donne trafficate provengono da famiglie numerose, povere, disoccupate, con grosse difficoltà economiche tali da renderle vulnerabili alle “offerte di aiuto” da parte dei trafficanti.

Accanto a questi fattori non deve essere sottovalutata la forza intimidatoria del giuramento al quale sono legate a causa di credenze culturalmente radicate. A ciò si aggiungano anche le minacce e le ritorsioni nei confronti dei membri della famiglia che come tali possono «rendere fondato il timore di persecuzione da parte della vittima, anche se quest’ultima non è direttamente oggetto di tale vendetta»98.

Una volta delineate le modalità di questo tipo di persecuzione, è necessario rintracciare gli indicatori di rischio, in presenza dei quali è possibile verificare sia il rischio di tratta, sia la frequente possibilità di re-trafficking99.

Anche la past persecution in tale contesto rileva come un indicatore fondamentale del rischio di tratta poiché, com’ è noto, le vittime, non solo vengono emarginate dalla comunità nel paese di origine perché stigmatizzate una volta reclutate, ma è altamente probabile che le stesse vengano inserite nuovamente nel circuito.

3. Il risk assessment nella tratta a scopo di sfruttamento sessuale in ragione

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