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Il canone di inizio Novecento nei manuali scolastic

4.2 Una nuova etichetta critica per i manuali scolastici: il modernismo

4.3.2.1 Il modernismo nei manuali di Luperin

Come abbiamo visto nell’intervento Il modernismo italiano esiste, Luperini ritiene che la mancanza di un’etichetta per definire gli autori di inizio Novecento possa creare confusione tra gli studenti, soprattutto se la spiegazione non viene integrata in modo critico dagli insegnanti.

Lo studioso pensa che questa confusione sia nata quando «è entrata in crisi la categoria critica di Decadentismo»:312 questa etichetta, infatti, dopo essere stata messa completamente in discussione è stata ridefinita cronologicamente. Secondo la nuova periodizzazione, ribadita anche da Luperini, il decadentismo dovrebbe arrivare alle soglie del Novecento lasciando quindi spazio al modernismo per i primi decenni del nuovo secolo.313 Lo studioso ribadisce, quindi, la necessità di introdurre anche nei manuali di letteratura italiana il termine modernismo per identificare un insieme di problematiche e di soluzioni letterarie comuni, sia a livello tematico sia a livello strutturale, che uniscono per la narrativa Svevo, Pirandello, Tozzi e per la poesia Ungaretti, Saba e Montale. Questi autori, secondo lo studioso, fanno parte di una tendenza europea che assorbe il pensiero di Bergson, di Nietzsche, di Freud e i cui rappresentati maggiori sono Ezra Pound, Thomas S. Eliot, Virginia Woolf, James Joyce, Franz Kafka e Marcel Proust.314

312 R. Luperini, Il modernismo esiste, in Sul modernismo italiano, cit. p. 6. 313 Cfr. Ibidem.

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Il primo manuale in cui Luperini introduce il termine modernismo è Il nuovo la

scrittura e l’interpretazione. Storia della letteratura italiana nel quadro della civiltà europea. Il riferimento a questa etichetta è solo nel titolo di due «videolezioni»: Avanguardie e Modernismo nel Primo Novecento e nell’introduzione al capitolo su

Pirandello, Umorismo e “modernismo” in Pirandello.315 Le due «videolezioni» sono state poi inserite nel manuale dell’anno successivo – su cui ci soffermeremo – in cui si parla esplicitamente di modernismo.

Le parole le cose. Storia e antologia della letteratura italiana nel quadro della civiltà europea, pubblicato per la prima volta nel 2016, intitola la “parte XII” L’età dell’imperialismo: le avanguardie e il modernismo (1903-1925). Il paragrafo dedicato al

modernismo chiarisce la nascita del termine e il rapporto con il decadentismo. Luperini spiega che il decadentismo «fino a poco tempo fa» comprendeva «autori diversissimi tra loro, accomunati semplicemente dal fatto di essere vissuti nella prima metà del Novecento» e ribadisce «la differenza abissale che intercorre tra Pascoli e Pirandello, tra d’Annunzio e Svevo».316

L’autore propone poi i punti generali che definiscono il modernismo: il periodo in cui si sviluppa, identificato nei primi quarant’anni del Novecento; la crisi del mandato sociale dell’intellettuale; il rinnovamento consapevole della tradizione da parte dei modernisti che, «pur facendo propria la lezione delle avanguardie», non credono nella rottura portata avanti da quest’ultime. L’autore aggiunge anche che «il Modernismo, anche se comprende le avanguardie, non coincide con loro e anzi diversi autori modernisti polemizzano con le tendenze più oltranziste delle avanguardie».317

Su questo ultimo punto però l’autore non riesce ad essere completamente chiaro: in alcuni passaggi presenta le avanguardie come parte del modernismo, in altri come due espressioni letterarie distinte e non identificabili sotto una stessa etichetta, in altri ancora scrittori che dovrebbero essere “solo” modernisti sono presentati come autori di romanzi d’avanguardia.

All’interno di Sul modernismo Luperini spiega:

315 R. Luperini, P. Cataldi, L. Marchiani, F. Marchese, Il nuovo la scrittura e l’interpretazione. Storia della

letteratura italiana nel quadro della civiltà europea, vol. 5: Naturalismo, Simbolismo e avanguardie (dal 1861 al 1925), Palumbo, Palermo, 2011, p. 665.

316 R. Luperini, P. Cataldi, L. Marchiani, F. Marchese, Le parole le cose, cit., p. 424. 317 Ivi, p. 425.

104 Dal modernismo come cultura unitaria nascono le avanguardie del primo Novecento, espressionisti, futuristi, surrealisti. Le avanguardie tuttavia non esauriscono le possibilità del modernismo, ne esprimono solo un versante, quello più oltranzista, volto a rompere i ponti col passato, a mettersi alla testa di un processo che deve anticipare il futuro e far trionfare il progresso, e infine, coerentemente, a travalicare l’azione estetica in azione politica.318

Secondo questa sintesi quindi l’avanguardia dovrebbe essere una delle forme in cui il modernismo si è espresso. Se l’autore avesse voluto seguire questa posizione sarebbe stato forse più chiaro intitolare la “parte XII”: L’età dell’imperialismo: il modernismo (1903-

1925) e solo all’interno del capitolo parlare delle avanguardie, ma l’ambiguità è presente

anche nella videolezione Avanguardie e Modernismo nel Primo Novecento, dove Luperini afferma:

vi sono degli scrittori che non aderiscono alle avanguardie e che non fanno parte né dei vociani né dei futuristi ma che non di meno sono innovativi, non partecipano a gruppi organizzati ma nella loro arte sostengono posizioni nuove. Inoltre, questi scrittori non fanno tabula rasa del passato come i futuristi, anzi pur essendo fortemente innovativi si scelgono una tradizione nel passato. Questi scrittori nella letteratura europea, soprattutto nella letteratura anglosassone, si chiamano modernisti.319

Nonostante non sia precisato se le avanguardie debbano considerarsi un fenomeno modernista o meno, in questa videolezione sembra chiaro che ci sono autori – per la narrativa Svevo, Pirandello, Tozzi e Gadda – che si distinguono dalle avanguardie per il diverso modo di vedere la letteratura e il rapporto con la tradizione. In realtà all’interno del capitolo di presentazione di Svevo il primo paragrafo è intitolato: «Svevo e la nascita del romanzo d’avanguardia in Italia» e in un passo viene dichiarato: «con audacia maggiore di Tozzi e di Pirandello, Svevo costruisce in Italia il romanzo d’avanguardia: con La

coscienza di Zeno».320 Secondo quanto spiegato in questo passo quindi Tozzi, Pirandello e Svevo sono tutti esponenti del romanzo d’avanguardia. Luperini, già all’interno dell’intervento Il modernismo italiano esiste, dopo aver criticato la scelta di Dotti di introdurre la nozione di avanguardia per Svevo e Pirandello, aveva aggiunto in nota:

Per rispetto della cronaca, anche nel manuale La scrittura e l’interpretazione (Palumbo, Palermo), di cui sono coautore e che risale al 1996, Svevo viene definito inventore del romanzo d’avanguardia. Questa catalogazione risale al periodo del Gruppo 63 e dello sperimentalismo degli anni Sessanta e Settanta (la neoavanguardia aveva imposto la propria

318 Cfr. R. Luperini, Il modernismo italiano esiste, cit. p. 8.

319 R. Luperini, videolezione Avanguardie e Modernismo nel Primo Novecento, presente sul sito dell’editore

Palumbo.

105 egemonia e assimilato al proprio pedigree gli autori modernisti) e si è poi prolungata sino alla soglia del Duemila.321

La scelta di Luperini di introdurre la categoria di modernismo anche per la letteratura italiana doveva contrastare la confusione che lui stesso aveva rilevato all’interno di altre antologie. Il modo in cui è stata interpretata e articolata all’interno del manuale però, se da un lato ha permesso di distinguere nettamente gli autori decadenti da quelli modernisti, dall’altro ha creato una mancanza di chiarezza nell’individuazione delle differenze tra modernismo e avanguardia.

La trattazione del modernismo non si limita in questo manuale alla sola letteratura italiana: Luperini inserisce, infatti, un capitolo dal titolo Il romanzo, la novella e la prosa nel quale propone la produzione narrativa europea di inizio Novecento. La narrativa della nuova generazione di scrittori è presentata come una fase in cui alcuni autori della vecchia generazione – Pirandello, Svevo, Proust – e quelli della nuova – Joyce, Woolf, Kafka, Musil, Tozzi – su basi diverse rispetto a quelle della tradizione letteraria cercano di costruire una nuova idea di narrazione e rifondano il romanzo. Secondo Luperini

questi autori non si limitano a mettere in crisi le forme del passato ma ne inventano di nuove, basate sul “flusso di coscienza” del monologo interiore (Joyce), sulle “intermittenze del cuore” e sul lavoro della memoria (Proust), sul “romanzo-saggio” (Musil).322

È il «romanzo modernista del Novecento», infatti, che attraverso la sua nuova forma narrativa propone il racconto della vita dei suoi personaggi dall’interno; il lettore può in questo modo conoscere la loro visione del mondo, i loro incubi e le loro paure. Nel manuale sono indicati i temi dell’«immaginario degli scrittori modernisti» che spaziano dalla «nevrosi» (Svevo) alla «memoria» (Proust), dalla «malattia» (Mann) alla «dimensione onirica» (Kafka), dall’«“uomo senza qualità”» (Musil) all’«inettitudine» (Svevo, Pirandello, Tozzi). Secondo Luperini «alcuni di questi temi, poi, si coagulano attorno alla figura del padre»:323 tutti questi scrittori, infatti, hanno alle loro spalle le nuove strade della psicoanalisi aperte da Freud, per cui l’inettitudine e la malattia del figlio sono spesso causate da una figura paterna particolarmente autoritaria e incapace di creare una comunicazione con il figlio.324

321 R. Luperini, Il modernismo italiano esiste, cit. p. 4.

322 R. Luperini, P. Cataldi, L. Marchiani, F. Marchese, Le parole le cose, p. 442. 323 Ivi, p. 443.

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La narrativa modernista europea è approfondita anche attraverso uno o due testi degli autori più rappresentativi: per «la narrativa in lingua tedesca» sono inseriti stralci di Thomas Mann, Franz Kafka e Robert Musil, per quella «in lingua inglese» brani di Virginia Woolf e James Joyce, infine per «la narrativa in Francia» un passo di Marcel Proust.

Nonostante la categoria di modernismo sia utilizzata solo in un altro dei manuali presi in esame, è interessante notare che altri autori riconoscano la necessità di presentare Svevo e Pirandello – e in alcuni casi Tozzi – all’interno del più ampio contesto europeo del primo Novecento.