• Non ci sono risultati.

Nascita e diffusione del termine modernismo nella letteratura anglosassone

Decadentismo e modernismo: due etichette critiche a confronto

3.2 Il decadentismo in Italia

3.3.1 Nascita e diffusione del termine modernismo nella letteratura anglosassone

Il termine modernismo nasce e si diffonde nella storiografia letteraria anglo-americana. Esiste però un precedente esterno alla letteratura inglese nell’utilizzo di questo termine: il poeta nicaraguense Rubén Darío nel 1890 utilizzò l’espressione “movimento modernista” per indicare un gruppo di poeti latino-americani che stavano rielaborando una poetica ispirata al simbolismo francese in contrasto con la tradizione letteraria spagnola.204 Nell’accezione anglo-americana, invece, a differenza degli altri “-ismi” nati tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, la categoria di modernismo non ha avuto origine da un gruppo di artisti o di scrittori che si è nominato da sé – come si è visto in questo capitolo per il simbolismo – né è stato attribuito da avversari ad esso contemporanei – come per il decadentismo. L’origine anglo-americana del termine nasce in sede critica alcuni decenni dopo che si era sviluppata la produzione artistica cui si riferisce e si caratterizza fin da subito per la sua capacità di adattamento e di espansione.

Fin dalle prime teorizzazioni, gli autori principali considerati modernisti erano Joyce, Pound ed Eliot che, oltre ad avere intenti condivisi, erano legati da vincoli di amicizia e di collaborazione. L’etichetta attribuita a questo gruppo ristretto, però, inizia ben presto a identificare altri autori distanti sia geograficamente che cronologicamente, ma legati «da una comune volontà sperimentale, dal rifiuto dei canoni realisti, dalla ricerca del nuovo».205

Il primo riferimento alla parola modernismo, intesa come movimento letterario, risale al 1924, quando John Crowe Ransom, poeta e critico statunitense, sulla rivista «The Fugitive» considera il modernismo fondamentale per la poesia contemporanea, ma, subito dopo, si domanda «And yet what is Modernism?». La risposta di Ransom si rifà a Pound e a due caratteristiche della sua poesia: «honesty of theme and accuracy of expression», oltre a una metrica più libera e quindi capace di adattarsi al contenuto. Lo studio del 1927 di Laura Ridings e Robert Graves si sofferma nuovamente sul modernismo poetico: in A

204

Cfr. L. Somigli, Dagli “uomini del 1914” alla “planetarietà”. Quadri per una storia del concetto di

modernismo, in «Allegoria», 63, 2011, p. 9

205 Cfr. L. Somigli, Modernismo italiano e modernismo globale. Appunti per un dibattito in progress, in

75

Survey of Modernism Poetry206, infatti, i due studiosi indicano una linea poetica della produzione a loro contemporanea che rifiuta gli schemi tradizionali e segue, soprattutto a livello formale, una forte sperimentazione.207

Dopo queste prime attestazioni di modernism, la critica letteraria anglo-americana torna a preferire, fino agli anni Sessanta, l’utilizzo dell’aggettivo e sostantivo modern in riferimento a un certo tipo di produzione letteraria di inizio Novecento. L’accezione di questo termine non è però sempre condivisa: alcuni studiosi lo utilizzano per sottolineare gli aspetti di contrasto del «movimento modernista» rispetto alla tradizione, come nel caso di The struggle of the Modern208 di Stephen Spender (1963); altri considerano il

«movimento modernista» ormai normalizzato e lo inseriscono in un preciso momento della storia letteraria, come nel caso di The modern tradition209 a cura di Richard Ellmann e Charles Feidelson Jr. (1965). I due diversi modi di utilizzare il termine moderno sviluppano un’ambiguità nella sua interpretazione: da un lato avviene un’operazione di sistemazione critica, da parte di Hugh Kenner, che porta alla creazione di un canone modernista interno alla letteratura anglosassone; dall’altro si sviluppa l’accezione più generale di modern, in riferimento a ciò che è altro rispetto alla tradizione; da qui l’adozione di modernismo anche in contesti di critica letteraria di altri stati europei.210

Si ipotizza quindi il doppio significato di moderno si riversa anche nel termine modernismo: due studi degli anni Settanta, infatti, ereditano rispettivamente l’una e l’altra concezione. Nella raccolta di saggi di Malcom Bradbury e James Mc Farlane, Modernism del 1976, si sviluppa il concetto di modernismo inteso come poetica e si incontra il primo tentativo di delimitazione temporale: gli autori modernisti sono coloro che erano attivi tra il momento di crisi del paradigma realista, nella seconda metà dell’Ottocento, e la Seconda guerra mondiale. Ma ciò che a noi più interessa è il fatto che con questo studio la nuova etichetta non comprende più solo la letteratura anglosassone: infatti, sono presenti i futuristi e surrealisti italiani, accanto a Valéry e Kafka, Huysmans e Stevens, e altri, provenienti da vari contesti culturali nazionali.211 Nel 1977, viene, invece, pubblicato un piccolo volumetto di Peter Faulkner che circoscrive il modernismo a un movimento

206 L. Riding, R. Graves, A Survey of Modernism Poetry, Heinemann, Londra, 1927. 207 Cfr. L. Somigli, Dagli “uomini del 1914” alla “planetarietà”, cit. pp. 9-10. 208 S. Spender, The struggle of the Modern, Hamish Hamilton, Londra, 1963.

209 R. Ellmann, C. Feidelson Jr. (a cura di), The modern tradition, Oxford University press, New York, 1965. 210 Cfr. L. Somigli, Dagli “uomini del 1914” alla “planetarietà”., cit. p. 11.

76

fondato su valori condivisi, sviluppatosi tra il 1910 e il 1930 ed esclusivamente circoscritto alla letteratura inglese.212 Queste due opposte posizioni mostrano solo l’inizio di una difficile definizione del modernismo; Ancora nel 1984, Michael Levenson, in A Genealogy

of Modernism, insisteva sull’ambiguità della categoria storico-critica di modernismo e nel

primo decennio del XXI secolo, Susan Stranford Friedman, dopo aver proposto diversi confronti con le parole moderno, modernità e modernizzazione, giunge a considerare l’ambiguità di questa categoria come una risorsa.

Il mondo anglosassone è sicuramente il contesto in cui il modernismo è nato e si è maggiormente sviluppato, ma, come si è accennato, tra gli anni Sessanta e Settanta alcune correnti critiche hanno individuato esperienze moderniste anche in altre culture nazionali europee.

Il termine modernismo in Francia non si è diffuso in ambito di critica letteraria, essendosi piuttosto affermato il concetto di modernité elaborato da Baudelaire; in Germania e in Austria si parla più in generale di Moderne e in ambito storiografico

klassische Moderne, in una declinazione umanistico-borghese; in Portogallo, invece, il

modernismo trova una sua declinazione in riferimento alla figura di Pessoa. Infine, in Italia è stato adottato, da parte della critica, solo dai primi anni del Duemila, e attraverso questo termine, si identificano gli autori che, a inizio Novecento, non possono essere etichettati né come avanguardisti né come decadenti.213 Raffaele Donnarumma indica anzi nella netta distinzione dal decadentismo, e in particolare da d’Annunzio, un tratto specifico del modernismo italiano:214 «tutti i modernisti hanno appreso da d’Annunzio ma tutti l’hanno attraversato o respinto polemicamente».215