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Il canone di inizio Novecento nei manuali scolastic

4.2 Una nuova etichetta critica per i manuali scolastici: il modernismo

4.3.3 Svevo e Pirandello nella cornice europea

Le antologie scolastiche spiegano spesso la letteratura italiana anche attraverso il confronto con la produzione letteraria degli altri contesti europei. Questa tendenza è stata seguita anche dal Ministero quando – come abbiamo visto nel secondo capitolo – all’interno del programma del concorso per insegnanti del 2016325

si era sbilanciato a indicare alcuni nomi di autori stranieri sui quali gli aspiranti insegnanti dovevano essere preparati. All’interno del bando il Ministero propone solo i nomi di Shakespeare, Cervantes, Goethe, Baudelaire, Joyce, Proust e Kafka; come si può notare tre dei sette nomi proposti sono attivi a inizio Novecento, proprio il periodo che stiamo prendendo in considerazione.

Nonostante non usino la categoria di modernismo, anche Roberto Carnero e Giuseppe Iannaccone, in I colori della letteratura, presentano Svevo e Pirandello insieme agli autori europei a loro coevi. All’interno del capitolo Il primo Novecento la sezione «Il genere» è intitolata Il romanzo europeo del primo Novecento. La spiegazione del romanzo di inizio Novecento viene fatta in questo caso tramite il confronto con quello dell’Ottocento: le caratteristiche ideologiche e formali della produzione dell’inizio del XX secolo sono nettamente diverse da quelle del secolo precedente. Il romanzo ottocentesco viene indicato come classico, quello novecentesco è visto invece come un «antiromanzo», e inoltre «se il romanzo dell’Ottocento può essere definito “realista”, “moderno”, “tradizionale” o “classico”, quello del nuovo secolo viene convenzionalmente indicato come

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“contemporaneo”, “della crisi”, “decadente”».326

Non si può non soffermarsi su quest’ultimo aggettivo. Come abbiamo visto, questo manuale delimita chiaramente il decadentismo a Pascoli e d’Annunzio, ma usa ancora il termine decadente per il romanzo di inizio Novecento che, viene aggiunto, «si identifica solo in parte con la corrente artistico-letteraria conosciuta sotto il nome di Decadentismo».327 Secondo Carnero- Iannaccone, la produzione narrativa di Svevo e Pirandello si inserisce, insieme a quella di Federigo Tozzi e Grazia Deledda, nel «Romanzo della crisi» «che esprime la realtà indecifrabile di un’età smarrita e senza certezze».328

La prosa italiana abbandona la tradizione ottocentesca con molte resistenze e si affaccia con titubanza ai temi che venivano trattati dagli altri autori europei. L’opera di Pirandello introduce nella letteratura italiana la pluralità dei punti di vista e l’angoscia di una nuova visione del mondo che è ormai relativa; la mancanza di unità si insinua anche all’interno dell’individuo che è scisso «tra l’essere e l’apparire»; come gli autori europei Pirandello introduce «un’inquietudine nuova». Svevo invece, dopo i primi due romanzi, Una vita e Senilità, che seguono ancora una linea tradizionale, rappresenta con La coscienza di Zeno, nel 1923, «la malattia e la crisi dell’uomo borghese»,329

con una consapevolezza che lo avvicina «ai grandi scrittori europei coevi, da James Joyce a Thomas Mann a Franz Kafka».330

Anche in questo manuale vengono proposti i vari autori europei e per ognuno viene antologizzato un testo. Questa presentazione, a differenza di quella del manuale Le parole

le cose, viene fatta per singolo autore e non c’è un’introduzione sulle caratteristiche che

accomunano gli scrittori di un determinato contesto culturale.

In Cuori intelligenti di Claudio Giunta, nella sezione II, Il primo Novecento, un capitolo viene dedicato a Il romanzo in Occidente nel primo Novecento. Giunta decide di non inserire esclusivamente autori europei: aggiungendo Hemingway amplia lo scenario alla produzione dell’«Occidente». L’altra scelta significativa per questa analisi è quella di usare la categoria di modernismo per parlare di «scrittori europei del primo Novecento come Marcel Proust, James Joyce, Robert Musil, Franz Kafka, Thomas Mann, Joseph Conrad, Virginia Woolf, Ernest Hemingway».331 Giunta è, infatti, l’unico, oltre a Luperini, ad

326 R. Carnero, G. Iannaccone, I colori della letteratura, cit., p. 453. 327 Ibidem.

328 Ivi, p. 443. 329 Ivi, p. 442. 330 Ibidem.

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adottare questa categoria, nonostante decida di non applicarla agli scrittori italiani. Nella descrizione di questi scrittori Giunta segnala come peculiare un’altra caratteristica che negli altri manuali non viene messa in risalto, ossia la secolarizzazione dell’Europa intellettuale. A differenza degli scrittori dell’Ottocento come Manzoni o Dostoevskij, che erano in molti casi grandi credenti, pochi lo furono nel Novecento e «l’idea che non ci sarà nessuna redenzione, nessuna superiore giustizia […] contribuisce a dare a molte delle pagine di questi autori una piega amara, cupa, pessimista».332

Gli autori vengono presentati singolarmente, come da Carnero-Iannaccone, con un numero diverso di testi per ciascuno; è poi interessante segnalare che la presentazione e i testi di Virginia Woolf e di Ernest Hemingway sono presenti solo su eBook.

L’ultimo manuale che inserisce alcuni testi di scrittori stranieri di inizio secolo è Fresca

rosa novella di Corrado Bologna e Paola Rocchi. Nella sezione 5, Il secolo delle rivoluzioni e delle avanguardie, il primo capitolo presenta uno strano titolo: L’età dell’ansia. Nei manuali precedenti i capitoli che trattavano degli autori europei si

incentravano sulle caratteristiche del romanzo novecentesco e sugli aspetti che accomunavano la produzione di questi scrittori; in questo caso invece il manuale sembra utilizzare gli autori per descrivere questa «età dell’ansia». Per questo motivo viene discusso il contesto storico, dalla seconda rivoluzione industriale alla prima guerra mondiale, vengono ripercorse le scoperte culturali e scientifiche con un approfondimento su Freud e sulla nuova concezione del tempo, condizionata, per fare solo due nomi, da Einstein e Bergson, e solo in conclusione ci si sofferma sugli effetti della crisi sulla pittura, sulla musica e sul romanzo. Il paragrafo sul romanzo descrive il rapporto tra letteratura e psicoanalisi, le nuove tecniche espressive, la nuova concezione del tempo che «diventa un tempo fortemente interiore»333 e, quindi, «sensibile alle sovrapposizioni, caricato di ricordi, costituito di strati da esplorare mai chiari», infine l’idea di «romanzo aperto» e di «romanzo-saggio».334

Bologna e Rocchi inseriscono gli stessi autori stranieri dei manuali precedenti, ma propongono anche Eliot, Pound e Rilke, ai quali, essendo poeti, nelle altre antologie è

332 Ivi, p. 445. 333

C. Bologna, P. Rocchi, Fresca rosa novella, cit. p. 698.

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solitamente riservato un capitolo a parte. Non si notano altre differenze di presentazione, si susseguono il racconto della vita, la descrizione delle opere e infine i testi.

All’interno del tomo secondo del quinto volume di I classici nostri contemporanei, che si propone di analizzare il periodo storico Dall’età postunitaria al primo Novecento, gli scrittori stranieri del primo Novecento non vengono nominati; anche nei capitoli dedicati a Svevo e Pirandello questi non vengono paragonati a nessun autore straniero. La scelta sembra incoerente: infatti, nel presentare il decadentismo sono inseriti anche Joris-Karl Huysmans e Oscar Wilde, e per le avanguardie europee Vladimir Majakovskij, Guillaume Apollinaire, Tristan Tzara, André Breton. Luigi Pirandello, nella parte di contestualizzazione del capitolo Il primo Novecento. 1901-1918, viene messo a confronto con autori stranieri – Ernst Toller, Vladimir Majakovskij, George Bernard Shaw, Federico García Lorca e Eugene O’Neill – ma solo per quanto riguarda la sua produzione teatrale.

Si può quindi dire che, nonostante non venga utilizzato il termine modernismo, quasi tutti i manuali analizzati tengono conto del rapporto tra la letteratura europea di inizio Novecento e la produzione italiana di quel periodo.

4.3.4 Tozzi

Sia nello studio di Tortora che in quello di Luperini, discussi all’inizio capitolo, nel canone della narrativa italiana di inizio Novecento si riconosce un ruolo fondamentale a Federigo Tozzi; ma i manuali da me considerati in questa ricerca non sembrano confermare questo riconoscimento. L’unico ad escluderlo completamente è Baldi che, invece, l’aveva inserito nel manuale del 1994 Dal testo alla storia, dalla storia al testo.335 Anche Giunta in Cuori intelligenti nomina Tozzi, sia nella pagina introduttiva del capitolo dedicato alla prosa italiana di inizio Novecento accanto a Giuseppe Antonio Borgese e Scipio Slataper, sia nel paragrafo dedicato agli «scrittori frammentisti», in questo caso con Ardengo Soffici, Piero Jahier e Giovanni Boine. Giunta però sceglie quali autori approfondire sulla base di un percorso tematico: intitola, infatti, il capitolo Tamburi di

guerra; gli scrittori proposti sono Federico De Roberto con La paura e Giuseppe Antonio

Borgese con Rubè. Le altre antologie inseriscono Tozzi, ma senza riconoscergli un ruolo di spicco rispetto ad altri autori a lui contemporanei.

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In Fresca rosa novella Federigo Tozzi è presente con Con gli occhi chiusi nella sezione che si occupa della cultura italiana tra le due guerre e, all’interno del capitolo Le linee della

prosa italiana del primo Novecento, gli viene dato lo stesso risalto di Alberto Moravia,

Corrado Alvaro e Ignazio Silone. Per ognuno di questi autori è presentata brevemente la vita e una sola opera, dalla quale sono poi tratti uno o due testi antologizzati. Anche all’interno di Chiare lettere e I colori della letteratura, Tozzi è affiancato da Alberto Moravia, ma mentre Di Sacco conferma anche Ignazio Silone e aggiunge Dino Buzzati, Carnero e Iannaccone inseriscono, invece, accanto ai primi due nomi, Tommaso Landolfi e Carlo Levi.

L’analisi della figura di Tozzi ha portato alla luce un punto interessante: accanto a Svevo e Pirandello, centro indiscusso del canone della letteratura italiana di inizio Novecento, sono proposti scrittori minori sui quali gli autori dei manuali scolastici sembrano avere completa libertà e rispetto ai quali non prevale nessuna linea comune. Facendo nuovamente riferimento al secondo capitolo di questa tesi non si può tralasciare un elemento importante: la figura stessa di Tozzi non è presente né nel canone proposto dal progetto Brocca (1992) e dalle Indicazioni ministeriali per i licei (2010) né è stato tantomeno richiesto nei programmi dei concorsi per docenti dal 1999 a oggi. L’unico nome su cui c’è corrispondenza tra la volontà ministeriale e i manuali qui analizzati – oltre agli indiscussi Svevo e Pirandello – è Moravia.