Il canone di inizio Novecento nei manuali scolastic
4.1 Nascita del binomio Svevo-Pirandello
Il canone della narrativa italiana di inizio Novecento si è consolidato tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta del secolo scorso dalla convergenza, su questo tema, delle posizioni critiche della Neoavanguardia e di Giacomo Debenedetti.
Secondo Massimiliano Tortora,259 una delle posizioni della Neoavanguardia da tenere in considerazione era espressa da Renato Barilli nel volume La linea Svevo-Pirandello
(1972).260 Secondo Barilli i due scrittori avevano proposto un modello di romanzo sperimentale a livello linguistico e, ancora di più, a livello di struttura narrativa, quest’ultima orientata spesso verso quella che Umberto Eco chiamava l’«opera aperta».261 Giacomo Debenedetti con la pubblicazione del Romanzo del Novecento (1971), in cui vennero raccolte le lezioni tenute dall’autore nei suoi corsi universitari della prima metà degli anni Sessanta, proponeva per la prima volta una definizione di «romanzo moderno italiano» distinguendolo da quello naturalista. Il romanzo moderno, secondo la definizione di Debenedetti, si oppone alla poetica naturalista rifiutandone uno dei presupposti centrali: il nesso causa-effetto. Nel nuovo modo di raccontare, invece, l’idea della linearità degli eventi si perde completamente e si rendono espliciti il caos e l’irrazionalità, rappresentati come elementi caratterizzanti la quotidianità.262
Nonostante le posizioni di Debenedetti fossero solitamente lontane da quelle della Neoavanguardia, il suo punto di vista critico e quello di Barilli sembrano avere un terreno comune: infatti, entrambi concentrano il discorso su Svevo e Pirandello. Ma, mentre
259 Cfr. M. Tortora, Il canone narrativo del primo Novecento nelle antologie scolastiche, in «Allegoria», 62,
2010,
260 R. Barilli, La linea Svevo-Pirandello, Mursia, Milano, 1972.
261 U. Eco, Opera aperta. Forma e indeterminazione nelle poetiche contemporanee, Bompiani, Milano, 1962. 262 Cfr. M. Tortora, Il canone narrativo del primo Novecento nelle antologie scolastiche, in «Allegoria», 62,
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Debenedetti individua una costellazione che include anche Federigo Tozzi, considerato fino agli anni Sessanta come un tardo-naturalista e solo da questo momento riconosciuto per la sua modernità, la Neoavanguardia propone una riflessione anche sulla figura di Gadda, sulla quale però i vari esponenti hanno pareri diversi.263 Barilli ad esempio considerava Gadda uno scrittore attardato che non superò mai quella che lui definiva la “barriera del naturalismo”. Altri, tra cui Guglielmi, consideravano Gadda – soprattutto il Gadda del Pasticciaccio – un autore altamente sperimentale.
4.1.2 L’affermazione degli autori primonovecenteschi nei manuali scolastici
In anni più recenti Massimiliano Tortora propone una riconsiderazione sul tema, da un punto di vista specifico, in un articolo di «Allegoria». Lo studioso imposta un’analisi diacronica su cinque manuali scolastici, pubblicati tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Novanta, per capire come la rosa di autori canonici di inizio secolo abbia preso forma e si sia poi consolidata nel corso del tempo. I primi due manuali presi in considerazione da Tortora sono stati pubblicati proprio nei decenni in cui, come è stato anticipato, avviene il processo di piena canonizzazione degli autori di inizio Novecento.264
Nel manuale scolastico del 1967 Poesia e letteratura. Antologia di classici italiani per i
licei e gli istituti magistrali, l’autore Michele Dell’Aquila inseriva due novelle di
Pirandello, un passo di Senilità e uno della Coscienza di Zeno, e due brani di Pavese tratti da La casa in collina e La luna e i falò. Gli altri autori, invece, presenti con un solo brano antologico non sono selezionati in quanto canonici ma in base al gusto personale dell’autore e sono Baldini, Panzini, Bontempelli, Bacchelli, Palazzeschi, Alvaro, Vittorini, Brancati, Moravia, Tomasi di Lampedusa. In Storia della letteratura italiana con antologia
degli scrittori e dei critici di Carlo Salinari e Carlo Ricci del 1973, invece, Tortora rileva
un maggiore interesse per la narrativa del primo Novecento e nota che la centralità di Pirandello e Svevo diventa più evidente. Infatti, i brani proposti per i due autori aumentano.265 263 Cfr. Ivi, p. 154. 264 Cfr. Ivi, p. 155. 265 Cfr. Ibidem.
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Nell’analizzare la fisionomia del canone non è importante segnalare solo i nomi degli autori, ma anche le loro opere considerate più rappresentative. Per questo motivo Tortora si concentra anche sulle opere proposte all’interno del manuale di Salinari e Ricci: di Pirandello vengono presentate, oltre ad alcune novelle, anche pagine dei Quaderni di
Serafino Gubbio e Uno, nessuno e centomila; rimane per il momento escluso Il fu Mattia Pascal, ma è presente il saggio L’umorismo. Per Svevo, invece, vengono proposti i
romanzi Senilità e soprattutto La coscienza di Zeno. Salinari e Ricci inseriscono fra gli autori primonovecenteschi anche Tozzi, Pea e Cicognani. Gadda, invece, autore di una generazione successiva rispetto a quella di Svevo e Pirandello in questi decenni non viene ancora preso in considerazione tra i nomi da inserire nelle antologie scolastiche.266
Secondo Tortora, analizzando i manuali degli anni Sessanta e dell’inizio degli anni Settanta, si può constatare che il canone scolastico aveva già assorbito parte del dibattito critico: infatti, si riscontrava il binomio Svevo-Pirandello come asse portante della narrativa primonovecentesca, mentre lo status di altri autori rimaneva incerto. Il riconoscimento dei due scrittori non si basava né sulle strutture tecnico-formali, elemento di primario interesse per alcuni esponenti della Neovanguardia, né su motivi anti- naturalisti, sulla scia degli intenti critici di Debenedetti, bensì sulla base di questioni ideologico-esistenziali. I primi autori novecenteschi mostrano nelle loro opere il disordine e l’assurdità della realtà e modellano un immaginario narrativo all’interno del quale domina un tipo umano caratterizzato dalla fragilità e da una volontà debole.267
Tortora prosegue poi prendendo in esame il manuale che ha segnato una svolta nell’impostazione generale della didattica della letteratura: Il materiale e l’immaginario (1982) di Remo Ceserani e Lidia De Federicis.268 La volontà di superare la rigida impostazione storicista porta a un nuovo modello «ispirato ai criteri dell’“ibridismo” e della “contaminazione” postmoderni».269 La nuova architettura d’insieme include materiali di storia economica, sociologia e altre discipline che non erano mai entrate in un manuale scolastico. Ceserani e De Federicis propongono tra i “minori” Bilenchi, Pea e Jahier, ai quali affiancano autori che si avvicinano al fantastico come Landolfi e Bontempelli. Gadda, inoltre, è ormai inserito come autore di primo piano. Il binomio Svevo-Pirandello
266 Cfr. Ivi, p. 156. 267 Cfr. Ibidem.
268 R. Ceserani, L. De Federicis, Il materiale e l’immaginario, Loescher, Torino, 1982. 269 R. Luperini, Insegnare la letteratura oggi, Manni, Lecce, 2000, p. 132.
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diventa il centro del discorso critico sul canone primonovecentesco. Dei due autori non è importante tanto il numero di brani proposti, che non si discosta di molto da quello degli altri manuali analizzati, quanto la scelta di includere opere mai antologizzate prima e dal carattere fortemente sperimentale e aperto: di Svevo, infatti, oltre La coscienza di Zeno, sono presenti stralci del quarto e incompiuto romanzo dell’autore. Un altro aspetto di originalità del manuale di Ceserani e De Federicis è la messa in relazione di Svevo e Pirandello con gli altri autori europei a loro coevi: Joyce, Proust, Musil, Faulkner e Woolf, dei quali sono selezionati anche dei testi. Secondo Tortora questo confronto è il primo segnale della nuova interpretazione critica che ritiene indispensabile inserire la narrativa italiana di inizio Novecento nel più ampio panorama letterario europeo; lo studiosopensa che anche le opere degli scrittori italiani sono accostabili all’esperienza del modernismo europeo: in esse si esprime infatti tutto il distacco dall’Ottocento e si moltiplicano i tratti di antinaturalismo che erano già stati messi in evidenza da Barilli.270
Gli ultimi manuali analizzati da Tortora risalgono agli anni Novanta e sono La scrittura
e l’interpretazione. Storia e antologia della letteratura italiana nel quadro della civiltà europea (1996) di Romano Luperini, Pietro Cataldi e Lidia Marchiani e Dal testo alla storia, dalla storia al testo (1994) di Guido Baldi, Silvia Giusso, Mario Razetti, Giuseppe
Zaccaria. Nel primo di questi due manuali, Romano Luperini pratica un modello di racconto storico-letterario basato sulla storicizzazione dei fenomeni letterari: per ogni autore e per ogni opera deve essere chiarito il contesto socio-culturale, la tradizione letteraria precedente e quella coeva, con uno sguardo anche all’Europa. Baldi, invece, si concentra primariamente sull’analisi del testo: la sua impostazione è strutturalista e mira a presentare, quindi, l’intelaiatura che sorregge il testo. Ciò che però più ci interessa nel contesto di questa tesi sono gli autori che vengono considerati imprescindibili per gli studenti di quegli anni. Gli autori di entrambi i manuali ribadiscono la centralità dell’asse Pirandello-Svevo riconoscendo come opere emblematiche Il fu Mattia Pascal e La
coscienza di Zeno. Tortora segnala inoltre l’aggiunta di Tozzi: Luperini considera lo
scrittore senese al pari di Svevo e Pirandello, mentre Baldi lo inserisce, ma con un rilievo minore.271
Secondo Tortora il canone narrativo primonovecentesco all’interno dei manuali scolastici si basa su tre elementi che sono in netta opposizione rispetto al romanzo del XIX
270 Cfr. M. Tortora, Il canone narrativo del primo Novecento, cit. p. 158. 271 Cfr. Ivi, pp. 158-160.
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secolo: le nuove strutture narrative; l’introduzione del protagonista inetto che si muove in una semplice quotidianità, con la messa in evidenza di fatti che sembrerebbero irrilevanti; la concezione del mondo e della realtà come incomprensibili e governati dal caos.272