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Capitolo 5. La Croce Rossa Italiana da organo autonomo ad “ancella” dello Stato Una disamina dalla sua fondazione alla prima guerra mondiale

5.2. La morte di Castiglioni e l’inizio di un cambiamento

Sopraggiunta, nel 1871, la morte del dott. Cesare Castiglioni, l’Associazione attraversò una fase di profonda crisi e instabilità, la quale fu superata grazie alla sua progressiva vicinanza alla sfera statale e politica. Contemporaneamente alla morte di Castiglioni, il 1871, fu anche

7 Nella circolare 2146 del 1866, si proclamava la possibilità che le donne assistessero i militari feriti e

l’anno della proclamazione di Roma come capitale d’Italia. Entrambi gli eventi furono determinanti al cambiamento della centralità del comitato da Milano a Roma. Il vice- presidente Tarchini-Bonfanti, assumendo la presidenza provvisoria del comitato milanese, fu il protagonista di quel cambiamento e dovette occuparsi del passaggio in territorio romano.

Poiché, così come proclamato nel corso della 1a Conferenza di Ginevra, fondamentale era il ruolo protettivo da parte del governo e del mondo politico nei riguardi dell’Associazione, che prioritario risulterà quel passaggio. Temendo in un eclissamento dell’organizzazione, senza l’appoggio e la vicinanza allo Stato italiano, le personalità ad esso appartenenti preferirono limitarne l’indipendenza e l’autonomia, al cospetto di un suo mantenimento in vita. Consapevoli del fatto che una vicinanza al mondo politico avrebbe influito positivamente sulla considerazione e sull’appoggio popolare, nonché sull’utilizzo di maggiori risorse economiche, che si assistette, dal 1871, all’inizio di un cambiamento che avrebbe inficiato sulle peculiarità e sulle caratteristiche intrinseche della Croce Rossa Italiana, fino all’attualità del nostro tempo.

Affinché fosse realizzabile il passaggio della centralità, nel 1874, si svolse a Roma la prima riunione del “Comitato promotore della nuova Associazione”. Nel corso di quell’evento, per dimostrare la vicinanza con l’ambiente politico, fu eletto come Presidente dell’Associazione il principe Pallavicini, nonché Senatore del Regno d’Italia. Bisognerà comunque attendere fino al 30 gennaio 1875 per la realizzazione effettiva del passaggio, nel corso del quale si tenne la prima riunione del Comitato definitivo. La vicinanza tra l’Associazione e il mondo politico fu ulteriormente confermata dall’elezione, nel 1876, del nuovo presidente del Comitato Centrale: il Commendatore e Senatore d’Italia Enrico Guicciardi. Quest’ultimo fu investito della carica di presidente, confermando al Re il titolo di “Socio Protettore” e riconoscendo alla Principessa di Piemonte la carica di presidente onorario per le signore socie dell’Associazione. Nel caso specifico del ruolo e della funzione delle donne, nel “Verbale della Riunione Generale tenuta il giorno 21 dicembre 18758”, si riporta che: «[…] nel Comitato non esistono tracce di attività particolarmente distinta in Sezioni o comitati per le signore […] tuttavia si è cercato [di] introdurre un’organizzazione per la quale le signore possano esercitare complessivamente la loro autorità […]» [Cipolla, Vanni, 2013b: 257]. In questo modo, dunque, furono gettate le basi per ciò che, nel 1879, sarà definita Unione delle Dame Italiane. I fini intrinseci e alla base dell’Unione non differivano di molto dai ruoli riconosciuti alle socie con la precedente gestione milanese. I loro compiti

8 La consultazione del suddetto documento è avvenuta attingendo al volume: Cipolla C., Vanni V. (a cura di)

erano prioritariamente racchiusi nella raccolta delle offerte private e del materiale e degli strumenti necessari all’assistenza, in caso di guerra9. L’unica differenza rispetto al passato era la menzione nei riguardi della possibilità di istituire delle scuole indirizzate all’istruzione delle infermiere. Difatti, così come descritto nel paragrafo 5.1., Castiglioni vietò apertamente la possibilità di un intervento infermieristico e assistenziale femminile, a causa della loro spiccata vulnerabilità. Quest’aspetto, “apparentemente rivoluzionario”, fu meramente accennato, senza avere un riscontro nella realtà. Bisognerà, infatti, attendere i primi anni del XX secolo, affinché si possa assistere a un tale mutamento e alla nascita del Corpo delle Infermiere Volontarie.

L’organizzazione e la gestione dell’operato delle donne appartenenti all’Unione seguiva una gerarchia ben precisa: l’organismo che controllava il lavoro delle socie e da cui tutte dipendevano era la Commissione Superiore Centrale di Roma, la quale era parte integrante del Comitato Centrale, in veste di sezione femminile dello stesso. I membri all’interno della Commissione Superiore Centrale venivano nominati dalla Presidenza del Comitato Centrale, mentre le singole sezioni di ogni comitato locale venivano nominate dai rispettivi presidenti dei vari comitati locali, rappresentando dunque la parte femminile dei membri appartenenti all’intero organismo.

Così come accennato precedentemente, la possibilità di istituire delle scuole ad hoc per infermiere, rimase solo nell’alveo della teoria, perché, un intervento sul campo, a favore dei feriti e degli ammalati bisognosi, sarebbe stato possibile solo in seguito ad una serie di incontri burocratici e di accordi presi, all’unanimità, dal Comitato Centrale e dalla Commissione Superiore dell’Unione delle Dame. La mancata autonomia, unita alla volontà di creare una sezione costantemente controllata, furono ulteriormente confermate dall’impossibilità di nominare, a capo della Commissione Superiore, una propria “presidentessa”. Il presidente della Commissione Superiore restava, infatti, il Presidente del Comitato Centrale, dal quale appunto dipendevano tutte le decisioni. Alle donne fu esclusivamente concessa la possibilità di ricoprire la carica di vice-presidente.

Dall’estratto di un verbale della Commissione Superiore dell’Unione delle Dame, risalente al 1888, si menziona il ritardo dell’Italia, rispetto all’Austria, alla Germania e alla Francia, nel formare donne in grado di garantire un’assistenza infermieristica, in caso di necessità. Si pone in auge la questione e le eventuali difficoltà che si incontrerebbero, nel caso in cui continuasse

9 In concomitanza alla nascita dell’Unione delle Dame Italiane della Croce Rossa fu creato il suo

Regolamento organico. Quest’importante documento è stato reperito presso l’Archivio di Stato di Bologna. Esso consta di 15 articoli, all’interno dei quali si riporta la strutturazione organizzativa interna e i dettami da