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Le mutilazioni genitali: una nuova sfida per il diritto internazionale e sovranazionale.

CAPITOLO 4: LE FONTI SOVRANAZIONALI E IL DIRITTO ALLA SALUTE.

4.2 Il diritto alla salute degli immigrati nell’Unione Europea.

4.2.1 Le mutilazioni genitali: una nuova sfida per il diritto internazionale e sovranazionale.

I fenomeni migratori e la conseguente formazione di una società caratterizzata da una pluralità di culture ed etnie hanno portato la comunità internazionale a interrogarsi sui problemi sollevati, negli ordinamenti occidentali, dalle mutilazioni genitali femminili384, ossia dalla pratica di

383Severino F., Unione Europea e il diritto alla salute dei migranti. Tra contraddizioni e

titubanze, in www.saluteinternazionale.it, 2011.

intervenire sugli organi sessuali secondo un rituale diffuso in alcune popolazioni asiatiche ed africane.385

Il tema delle mutilazioni genitali, affrontato solo nell’ultimo ventennio a livello internazionale e interdisciplinare, rappresenta una delicatissima questione sia perché dietro tale pratica si nasconde un fenomeno dalla portata impressionante, le stime, infatti, fanno oscillare tra 100 e 140 milioni il numero delle persone che hanno subito una qualche forma di mutilazione, sia perché si tratta di un argomento particolarmente complesso nel quale s’intrecciano profonde problematiche, relative alla tutela dei diritti fondamentali, tra i quali ovviamente rientra la tutela della salute. Vi sono, infatti, numerose questioni che vale la pena approfondire, se pur brevemente, quali: chi protegge e come vengono protetti i diritti fondamentali? La tutela dei diritti è unica o dipende dalla cultura degli individui? Il nostro catalogo dei diritti fondamentali vale per tutti o possono esistere punti di vista diversi? Ci può essere una rinuncia parziale alla tutela di alcuni diritti fondamentali in nome del pluralismo culturale e religioso?386

Inoltre tali problematiche assumano una dimensione principalmente di genere femminile, di fronte a tale fenomeno dobbiamo, infatti, chiederci se le nostre conquiste devono essere messe in discussione in nome del rispetto delle tradizioni culturali di altri popoli, appellandosi alla difesa del pluralismo e alla libertà di scelta di altri individui. Prima tuttavia di rispondere a tale quesito, è opportuno sottolineare ed individuare in che cosa consistono effettivamente tali pratiche e nei confronti di chi vengono attuate. Le MGF sono sostanzialmente pratiche tradizioni che concernono la modificazioni degli organi genitali femminili, esse hanno un origine remota e incerta: ci sono teorie che sostengono che la pratica comincio ad essere praticata nel Corno d’Africa, altre che la riconducono all’Egitto o alla penisola araba. Nonostante sia comune l’erronea credenza che le MGF vengano

385Caggia F., Le mutilazioni genitali femminili: uno spazio nel diritto dell'Unione europea?,

Quaderni Costituzionali volume 2, 2003, pp. 101-103.

praticate principalmente nel contesto religioso islamico, non è stato l’Islam a introdurre questa pratica, ma si tratta di usanze indigente profondamente radicate nelle comunità locali e preesistenti alla diffusione dell’Islam, ne è la riprova che essa sia indifferentemente praticata da popolazioni animiste, cristiane e mussulmane.387 Il rito assume un diverso significato e si svolge differentemente a seconda della tradizione di riferimento: in alcune comunità esso costituisce un rito di passaggio, in altre viene praticato in età infantile per simbolizzare l’appartenenza ad un etnia; in altre ancora per definire la specificità sessuale del neonato, in altre ancora, per ragioni estetiche388, igieniche389 o riproduttive390.

L’intervento materiale sul corpo della bambina viene realizzato dalle donne anziane del clan del villaggio o della famiglia, spesso senza anestesia e con strumenti non chirurgici, quali coltelli o lamette.

Come è facilmente intuibile le complicanze mediche che possono insorgere sono varie e numerose. Nell’immediato l’intervento può causare: sentimento di paura, dolore, emorragia, infezione, difficoltà di guarigione, fino al decesso. Nel tempo può verificarsi: difficoltà del passaggio delle urine, infezioni, infertilità, accessi e cisti. Inoltre la modificazione anatomica dovuta alle mutilazioni dei genitali si ripercuote inevitabilmente sulla sfera sessuale, la maggioranza delle donne ha, infatti, rapporti dolorosi.391 Non meno rilevanti infine sono le conseguenze psicologiche che esse possono avere, le MGF frequentemente determinano frequentemente problemi psicosomatici e mentali dovuti allo shock subito, soprattutto se in età infantile.

Tuttavia le MGF svolgono un ruolo importante, se non addirittura fondamentale, nella vita delle future donne, poiché le rendono membri

387Ghizzi Gola E., Il diritto nelle società multiculturali. Il trattamento giuridico delle

mutilazioni genitali femminili in L’altro diritto: centro di documentazione su carcere, devianza e marginalità, reperibile al sito: www.altrodiritto.unifi.it.

388 I genitali di una donna non infibulata sono considerati brutti. 389Le donne non escisse non possono maneggiare né l’acqua né il cibo. 390Si crede che la donna non escissa non possa partorire.

391Soprattutto nelle forme più severe di infibulazione dove il restringimento dell’orifizio

effettivi della comunità. La donna che non si sottopone a tale pratica non sarà accettata dalla comunità, verrà considerata come impura e difficilmente potrà sposarsi. Spesso gli stessi genitori sono a conoscenza della gravità delle possibili conseguenze sul piano della salute fisica e psichica della figlia, ma non vedono altre possibilità per garantirle un futuro: a fronte dell’esclusione sociale della donna non escissa, i pericoli sanitari della pratica e delle sue conseguenze per la salute e la fertilità della donna passano quindi in secondo piano. Questo spiega perché molte donne che personalmente ritengono questa pratica riprovevole accettino poi di farla praticare sulle proprie figlie.392

Dopo questo breve excursus sulle motivazioni culturali e sociali della MGF si può comprendere meglio come tale tema è uno dei più spinosi, essi, infatti, riguardano una pratica lesiva dell’integrità del corpo delle donne che la subiscono, offensiva di un bene giuridico doppiamente tutelato: l’integrità fisica come tale e la condizione della donna, come soggetto da garantire nel segno dell’eguaglianza sessuale.

La lotta per l’eliminazione di queste pratiche dalle origini secolari inizia sul piano internazionale grazie alle organizzazioni internazionali che si battono per l’affermazione dei diritti umani. Il primo seminario dedicato interamente al problema della MGF si tenne a Khartoum, in Sudan, nel 1979, organizzato dall’Ufficio regionale dell’WHO per il Mediterraneo al quale parteciparono i rappresentati di alcuni Paesi africani e dell’UNICEF. Tale seminario rappresenta la prima vera presa di coscienza del problema, poiché le MFG vennero per la prima volta considerate e trattate non tanto come un semplice problema culturale, ma come un problema di salute pubblica, infatti all’interno del “Seminario sulle pratiche tradizionali che colpiscono la salute della donna”, la circoncisione femminile fu per la prima volta mostrata al

392Ghizzi Gola E., Il diritto nelle società multiculturali. Il trattamento giuridico delle

mutilazioni genitali femminili in L’altro diritto: centro di documentazione su carcere, devianza e marginalità, reperibile al sito: www.altrodiritto.unifi.it.

pubblico internazionale come una questione importante e come pratica da eliminare.

Nello stesso anno inoltre veniva approvata la Convenzione internazionale contro ogni forma di discriminazione verso le donne393, essa a differenza di altri strumenti internazionali, conteneva una serie di norme che esplicitamente si riferivano al problema delle mutilazioni, in quanto atti di discriminazione.

Innanzitutto nel Preambolo si ha una vera e propria presa di coscienza da parte degli Stati contraenti del problema, poiché essa afferma: “vista la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo che afferma il principio di non discriminazione e dichiara che tutti gli esseri nascono liberi e uguali in dignità e in diritto e che a ciascuno spettano tutti i diritti e le libertà ivi enunciate senza distinzione alcuna, in particolare basata sul sesso […] preoccupati di constatare che […] le donne continuano ad essere oggetto di gravi discriminazioni […], ricordato che la discriminazione nei confronti della donna viola i principi dell’eguaglianza dei diritti e del rispetto della dignità dell’uomo”.

Successivamente inoltre all’art. 5 stabilisce dettagliatamente quali misure devono essere prese per eliminare le diverse forme di discriminazione, tra le quali rientrano senza dubbio le MGF, ossia tale art. richiede agli Stati di cooperare per l’eliminazione di ogni pregiudizio o pratica basate sull’idea dell’inferiorità di uno dei due sessi. Inoltre la violenza basata sul genere è riconosciuta quale forma di discriminazione che inibisce seriamente la capacità delle donne di godere pienamente dei diritti e delle libertà in una posizione di uguaglianza nei confronti degli uomini.394

393C.d. CEDAW, già citata nel precedente capitolo 4.1.3 Il lavoro del World Health

Organization e la tutela della salute degli Stranieri, Adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 18 Settembre 1979, entrata in vigore il 3 Settembre 1981. Gli Stati parte sono 182 e ciò ne fa una delle Convenzioni più ratificate al mondo (dopo quella sui Diritti del Fanciullo). L’Italia l’Ha ratificata il 10 giugno 1985. può essere interessante far notare come tre Stati particolarmente interessati al problema della MGF, Somalia, Sudan e Tanzania, non hanno ratificato la Convenzione.

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