• Non ci sono risultati.

2.3 Gli Stati totalitari

2.3.2 Il Nazismo

L’esempio della politica nazionalsocialista di Hitler, che prese potere in Germania dal 1933, è forse quello che meglio esprime come la politica si possa servire del rituale per attuare i suoi fini e creare le sue simbologie. Quest’idea del Nazismo come modello per accostare il rituale alla politica è condivisa da vari studiosi, come ad esempio David Kertzer, che inizia così il suo paragrafo dedicato al nazismo:

‹‹Benché tutti i movimenti politici si manifestano attraverso il loro riti e i loro simboli, in nessun caso come nel nazismo l’identificazione di politica e rituale è forse mai apparsa altrettanto evidente››119

In effetti, analizzando i rituali più importanti della Germania nazista, possiamo vedere come Hitler è sempre stato un attento stratega della liturgia politica. Proprio grazie ai grandi raduni di massa, il Führer, è riuscito ad affermare il suo potere e soprattutto a instillare nelle rappresentazioni collettive del popolo la loro sacralità a discapito di altri popoli, principalmente su quello ebraico. Anche il nazismo, come il fascismo, basa la sua presa di potere sull’anomia in cui ricade la Germania dopo la Prima guerra mondiale, ed è durante i grandi rituali che la figura di Hitler inneggia al ricordo dei martiri nazisti che avevano provato a cambiare la politica tedesca e alla potenza passata del popolo germanico che dovrà ora risorgere.

La più grande dimostrazione rituale del partito nazista, ciononostante, fu quella che ogni anno, dal 1933 al 1938, si celebrava per ricordare l’avvento del Terzo Reich. Il Reichsparteitag, nome che si coniò per queste adunate annuali,

arrivò all’adesione di centosessanta mila persone. L’effervescenza collettiva che poteva creare un così grande numero di persone è solo immaginabile ma le conseguenze sono tragicamente rimaste storia. Il popolo tedesco percepiva la sua forza e la sua unità che durante il rituale veniva affermata e rinforzata. La forza coesiva del rituale arrivò nella Germania nazista a legittimare l’odio verso tutti coloro che ostacolavano il partito e soprattutto l’odio verso coloro che non appartenevano alla stirpe pura tedesca. L’identità degli individui veniva pervasa dalla rappresentazione collettiva di un popolo che stava vivendo una rigenerazione, e solo un condottiero come Hitler poteva condurlo al fine ultimo.

Lo spettacolo che fin da subito offrivano questi raduni portarono al grande consenso in tutta la Germania che vedeva il nazismo come unica risposta possibile al senso di spaesamento post-bellico. Hitler da parte sua cercò sempre di enfatizzare i raduni per abbracciare la maggior parte della popolazione:

‹‹Per Hitler, i raduni di massa ebbero una funzione cruciale: servirono in un primo momento, per attrarre nuovi seguaci nella fase della lotta per il potere e, più tardi, per consolidare il potere ormai conquistato››120.

Legittimazione del potere e grande unità tra gli adepti furono sicuramente delle grandi conquiste del partito nazista avvenute tramite l’uso strumentale del rito di massa. Tuttavia, in Germania, ancora di più che in Italia con la figura di Mussolini, si arrivò a sacralizzare la persona di Hitler, il Führer, che giunse ad essere considerato il messia del popolo tedesco.

Hitler divenne un centro simbolico di fondamentale importanza nei rituali nazisti. Tutta la folla lo adorava ed esclamava all’unisono il suo nome, non era più solamente il capo politico della Germania, ma il condottiero morale, il messia che annuncia la rinascita del popolo tedesco. La folla infervorata, esaltata dalla densità corporea, ascoltava i discorsi del Führer estasiata e si convinceva che le sue parole

fossero la verità da perseguire. Come detto in precedenza, durante le pratiche rituali, la forte emozionalità può portare a una scelta che non deriva da razionalità e il leader può plasmare la folla proprio mentre la folla lo consacra. La maggior parte dei rituali si aprivano con il grido del nome di Hitler:

‹‹Caller: One for all comrades. Who brought us this salvation? Chorus: Adolf Hitler the Führer!

Caller: One for all comrades. Who has brought us honour again? Chorus: Adolf Hitler the Führer!

Caller: There is one who helps us. Who do we believe when he calls? Chorus: Adolf Hitler the Führer!››121

Possiamo vedere che Hitler è colui che porterà alla redenzione, l’impostazione religiosa della politica è resa al massimo nel nazismo poiché diventa la fede che porterà alla salvezza di un popolo sotto la guida del suo messia.

Il Führer nazista lascia inoltre il suo testo sacro ai fedeli. Il Mein Kampf, l’autobiografia in cui Hitler scrisse tutti i suoi ideali politici e i suoi intenti per una nuova Germania, divenne un testo di riferimento per la politica nazionalsocialista. Nel testo vengono teorizzati antisemitismo, purezza della razza ariana, nazionalsocialismo e tutte le posizioni politiche che il nazismo cercherà di attuare. Il leader che guida il suo popolo lascia a questo anche il testo di riferimento per seguire la via della rigenerazione, a riconferma che il nazismo fu una vera e propria religione politica.

Anche il simbolismo fu un aspetto da considerare attentamente nel partito nazista. Hitler era diventato sicuramente il simbolo stesso che incarnava il partito e gli ideali, ma non fu l’unico simbolo. Prima di ogni grande rituale di massa le bandiere rosse con la svastica nera sventolavano e si caricavano di importanza ad ogni rituale mentre facevano fluire le forti emozioni degli adepti. Ma un’altra bandiera divenne simbolo sacro fin dagli albori del partito. La notte tra l’8 e il 9

121 Taylor, S, Symbol and Ritual under National Socialism, in, The British Journal of Sociology,

novembre 1923 alcuni nazisti furono uccisi durante un tentativo di colpo stato122. La bandiera con la svastica tenuta dai soldati si macchiò di sangue, i nazisti riuscirono però a conservarla. Diventò così la Blutfahne, la bandiera di sangue, che verrà esibita i molti rituali nazisti. Nelle commemorazioni successive per ricordare quella funesta notte per il partito la bandiera capeggiava il rituale. Come il 9 Novembre 1933:

‹‹Sulla piazza, gli spettatori si radunano in gran numero e stanno immobili, silenziosi, lo sguardo infuocato e il braccio destro teso. La confraternita dei vecchi combattenti avanza cingendo con fare protettivo e fiero la Blutfahne, la bandiera impregnata del sangue dei camerati morti, suprema reliquia››.123

Il simbolo viene consacrato durante i rituali e rappresenta una cosa sacra: i martiri che hanno perso la vita eroicamente per affermare il partito nazista. La bandiera è il simbolo di quell’eroismo che deve pervadere ogni coscienza tedesca, l’uomo tedesco deve trascendere l’individualità e unirsi nella collettività per portare avanti la stirpe ariana. Tutti i simboli e i rituali del regime nazista portano a questa idea che sarà la fonte di potere di Hitler e la causa della tragedia che si consumò durante il potere nazista in Germania.

Abbiamo visto che la pratica rituale ha un grande peso nella politica nazista, l’unione che crea e il potere che consegna al leader portano alla creazione dello stato totalitario che governerà la Germania, in ottica durkheimiana però un altro elemento, presente ne Les Formes potrebbe essere studiato e approfondito. La divisione del mondo in sacro e profano sfocia nel nazismo in una dimensione assai estrema, che, seppur con un’ intensità differente, richiama alle caratteristiche definite dal sociologo di Épinal.

122 L’evento è noto come il Putsch di Monaco.

123 Conte, E., Essner, C., La quête de la race : une anthropologie du nazisme , Paris, 1995, trad. it. A.Michler, Culti di sangue. Antropologia del nazismo, Carocci editore, Roma, 2000. p. 20.

Ciò che, nella politica nazionalsocialista, viene sacralizzato è il popolo tedesco, la razza ariana. Il popolo deve auto venerarsi, diventa sacro, come nelle teorie durkheimiane dove la società adora sé stessa. Qui il popolo viene rappresentato dalla purezza del sangue. Solo gli ariani hanno il sangue puro e quel sangue deve perpetuarsi senza contaminazione: il profano non deve contaminare il sacro. Il mondo profano sotto il regime nazista è rappresentato dal sangue ebraico. Nella trattazione sul concetto di sacro fatta Durkheim troviamo l’antagonismo tra le caratteristiche dei due mondi. Tale caratteristica è riscontrabile in tutto il periodo nazista che scaglierà tutto il suo odio razziale verso il popolo ebraico, giustificando gli atroci atti agli occhi del suo popolo tramite l’idea di rigenerazione del sangue tedesco.

Già da anni in terra tedesca avanzava l’antisemitismo e il nazionalismo. Dopo la guerra, Hitler e il suo partito hanno ampliato le idee del popolo e plasmato le rappresentazioni collettive: il nazismo crea quel sentimento di unione patriottica e soprattutto razziale che porterà alle conseguenze che conosciamo tutti. La coscienza popolare che smuove Hitler è permeata dal simbolismo del sangue. Un popolo che non sente unità è smosso proprio nel profondo, quello che lega e rende unita la società che si andrà a formare è una componente biologica, la forza di quest’immagine che si crea nelle coscienze del Volk tedesco creerà un sentimento antisemita e patriottico, i rituali annessi rafforzeranno il sentimento e l’esaltazione: il nazionalsocialismo agisce come una religione.

La selezione razziale che attua il nazismo, ancora prima della soluzione finale, è perseguita tramite la manipolazione delle rappresentazioni collettive. I tabù che riguardavano la vita dell’australiano studiato da Émile Durkheim non sono poi così lontani e differenti da quelli che doveva osservare un tedesco ariano e puro durante il regime nazista. Le proibizioni che cercano di tenere separati il sacro e il profano sono regolamentate da un sistema di leggi: per i tedeschi di sangue puro è proibito avere rapporti sessuali con gli ebrei poiché contaminerebbero una stirpe che vuole tornare alla sua purezza originaria. Sappiamo però che quando si parla di sacro e

profano bisogna sempre tenere conto dei rituali che vi gravitano intorno. Anche in questo caso troviamo un richiamo alle formulazioni di Durkheim sul sacro e il profano, ‹‹i due mondi sono separati da un sistema di interdetti››124 - Scrive Paoletti

– e ancora ‹‹Durkheim mette in luce anche un’asimmetria tra i due mondi: gli interdetti difendono il sacro dal profano, non viceversa››125. La politica dettata dal

regime nazista non può essere paragonata alla rigidità che contraddistingue i rituali e il sacro delle società totemiche soprattutto per i problemi politici che si andrebbero a creare se si seguisse rigidamente tale distinzione.126 Infatti risultava

impossibile per il regime censire e riconoscere solo coloro che erano totalmente tedeschi puri, lasciarono così spazio a delle contaminazioni.

La politica razziale tedesca è stata regolata, insieme alle altre politiche adottate successivamente, anche dal matrimonio. Il rito del matrimonio, diventato un rigido rituale attorniato da regole che evitavano il contagio razziale, fu la prima arma che il nazismo utilizzò per il suo utopico intento: la creazione di un popolo puro fatto solo da membri di “sangue tedesco”:

‹‹Dall’ottica dello stato, la riforma del diritto matrimoniale risulta dunque prioritaria per il legislatore: ispirandosi a un tempo al pensiero eugenetico e alla volontà di ‹‹separazione delle razze››, essa punta alla nascita di un popolo sano, fecondo e puro››.127

Il rituale del matrimonio è il regolatore della ristrutturazione della società tedesca, la società deve rigenerarsi e può farlo solo se il matrimonio viene determinato dalla purezza e non dall’amore romantico:

124 Paoletti, G., Il sacro in Durkheim e le sue definizioni, op. cit., p. 101 125 Ibidem.

126 Non è questo il luogo per approfondire il discorso ma solo per portare come esempio il matrimonio come rituale politico in cui si ritrovano le caratteristiche del sacro e del profano seppur con un’intensità differente, per chi vuole approfondire la questione dei “mezzi ebrei” e la politica che adotta il nazismo per chiunque non ha un sangue completamente puro tedesco ma non si può considerare nemmeno ebreo rimandiamo a: Conte, E., Essner, C.(1995): Culti di

sangue. Antropologia del nazismo, op. cit.

‹‹Questa concezione, che sottende la legislazione matrimoniale nazista, rinvia a un vecchio sogno eugenetico: il criterio di salute ereditaria- e non l’amore romantico- deve regolare, in ultima istanza, la scelta del coniuge››.128

L’accesso al rituale, come studiato da Durkheim e da moltissimi altri antropologi classici, è riservato agli individui che si sono allontanati dal mondo profano. È così che funziona anche il matrimonio nazista, tutti gli esseri profani ne sono esclusi, gli ebrei sono allontanati dalla possibilità di congiungersi, che rimane una prerogativa degli esseri sacri: i tedeschi ariani129.

All’inizio della guerra però molti dei generali delle SS o di soldati nazisti, appartenenti alla “razza ariana”, devono allontanarsi dalla patria e così rischia di entrare in crisi il sistema che regola la procreazione e l’unione sessuale tra tedeschi puri. È ancora un rituale che cerca di imprimere nella coscienza collettiva l’importanza di non abbandonare la missione di rigenerazione della società tedesca attraverso la purezza di sangue. Furono istituite dal regime le nozze con il soldato morto. La sposa poteva scegliere di unirsi in matrimonio con un soldato al fronte, inizialmente solo se costui era riconosciuto tra i vivi successivamente anche se era deceduto in battaglia.

Ritroviamo anche studiando il nazismo l’approccio religioso alla politica e soprattutto le caratteristiche che Durkheim ha definito della pratica rituale. La forte coesione e la creazione di un sentimento del sacro, di una divinizzazione della propria società, il proprio sangue per i tedeschi, e del proprio leader. Nazismo e fascismo furono due sistemi politici similari basati sul nazionalismo e l’odio per le differenze, andiamo ad analizzare ora invece come il rituale, i simboli e il mondo delle cose sacre agiscono nella Rivoluzione francese.

128 Ivi, p. 126.

129 Sulla questione di chi sia un vero tedesco, chi può essere considerato tedesco anche se discendente per parte da non tedeschi rimandiamo a: Conte, E., Essner, C., Culti di sangue.