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Sacralità del potere, sacralizzazione della politica

La religione e il potere politico si sono sempre intrecciati nella storia dell’uomo, la chiesa conferiva sacralità ai Re medioevali e nelle monarchie della prima età moderna. Durante queste epoche il sacro era ancora riferito alla categoria religiosa. La Chiesa poteva conferire sacralità, questa non nasceva direttamente dalla politica, la consacrazione dipendeva sempre dal sacro religioso. Il re poteva diventare l’immagine di Cristo, oppure aver preso potere per il volere di Dio, ma inizialmente nella storia della politica il potere non può accedere al mondo del sacro se non vi è una legittimazione religiosa.

Proprio i rituali conferivano quello statuto di sacralità al sovrano che ne legittimava il potere. Molti studiosi si sono avventurati nello studio della figura del monarca e del suo potere considerato sacro. Spesso il sovrano è stato ritenuto un anello di congiunzione tra il potere di Dio e la terra, ma tutto ciò sempre con la mediazione della Chiesa. Non siamo qui per ripercorrere le diatribe numerose tra il potere temporale e la chiesa ma per analizzare come il sacro e il rituale sono entranti nell’ambito politico fino dagli albori del potere.

Il potere del Re nel medioevo era legittimato dal rituale dell’incoronazione. Era il Pontefice ad incoronare il re davanti alla folla e questo ne sanciva il potere. Nella storia è famosa l’incoronazione di Carlo Magno che stabilisce l’inizio, appunto, del Sacro Romano Impero. Anche nel rituale dell’unzione vi è sacralizzazione della persona del Re, poiché il re diventa un Cristo. Nei due rituali quello che si mette in pratica è un passaggio di stato: una persona che prima era semplice essere umano ora diventa re, acquista qualcosa di più e quel qualcosa è un simbolo, la persona incarna il simbolo del potere. Il mondo sacro della politica, con la sua regalità e le sue leggi divine , è in correlazione al rituale tanto quanto nella religione e nelle società totemiche di Durkheim. È il rituale che lo forma, che lo legittima, che fa diventare il monarca un simbolo sacro del potere.

La ricerca più famosa sul simbolismo del re è probabilmente quella di Ernest Kantorowicz. Nel suo saggio I due corpi del Re94, viene spiegato come, durante le

monarchie medievali, in Inghilterra e in Francia, il re che prendeva potere rappresentava anche un corpo immortale, un corpo collettivo che doveva poi reincarnarsi nella figura reale che gli sarebbe succeduta:

‹‹Secondo questa metafora, il re possiede due corpi distinti tra loro: il primo è il corpo naturale e mortale, soggetto al tempo e alla fragilità umana, il secondo è il corpo politico, dal carattere perpetuo, che passando da un individuo all’altro sfugge ai limiti della natura umana e alla morte.››95

Il corpo biologico del re è soggetto alla malattia e soprattutto alla morte. Come può allora garantire l’unità e la longevità del suo regno? I sudditi hanno bisogno di simboli che gli garantiscano l’esistenza di un regno che altrimenti sarebbe solo

94 Kantorowicz, E. H., The King’s Two Bodies. A Study in Mediaeval Political Theology , Princeton, 1957, trad. It di G. Rizzoni, I due corpi del re, l’idea di regalità nella teologia

politica medievale, Einaudi, Torino, 1989.

95 Mezzanica, M., Dai due corpi del re al corpo assoggettato. Kantorowicz, Foucault e il corpo

politico, in, Metábasis.it, rivista semestrale di filosofia e comunicazione, Vol. VI, No. 12, 2011,

immaginato, il potere deve essere perpetuo.96 Come spiega Durkheim i rituali danno

vita alla società, e tramite i simboli che scaturiscono dalla pratica, i suoi membri riescono a crederla come vera e materiale. Solo tramite un simbolo materiale riusciamo a rendere reale un vincolo sociale. Il re rappresentava questo simbolo. La comunità di sudditi del re esiste solo se il simbolo non si esaurisce, servirà allora un simbolo che si incarna ogni volta. Anche quando il re sta per morire ci sono tutta una serie di rituali che cercano di difendere la crisi che si potrebbe creare, l’interregno. Un regno senza monarca rischierebbe di sancire la fine della coesione dei sudditi. Il corpo del re è nascosto, e il rito funebre non ne mostra le membra deboli e prive di vita. Il corpo politico, il corpo collettivo del regno, non è morto, si incarnerà solo in un altro re che riceverà il potere e lo perpetuerà. Durante il funerale del re il corpo profano è sostituito da un’effigie: il re è morto ma il suo simbolo no, il corpo che ha incarnato il simbolo va celato. Il sacro, che la chiesa conferisce al potere temporale, allora è solo il corpo collettivo, il regno, la comunità di sudditi rappresentata dal potere regale, incarnata nel corpo del re. Questo è differente dal corpo profano poiché non è soggetto a deterioramento.

I processi di sacralizzazione della politica si possono trovare anche prima del medioevo. Abbiamo accennato prima al rituale dell’unzione. La pratica rituale viene menzionata già nella Bibbia: l’olio consacrato versato sul capo dei re ebraici dava ad essi carattere sacro. Anche nell’Impero Romano d’occidente l’imperatore era considerato persona sacra, e nel corso della storia imperiale furono introdotti rituali, alcuni ripresi anche dagli antichi popoli orientali, per legittimarne la divinizzazione.

Abbiamo visto che il rituale e il sacro nel potere temporale sono sempre esistiti nella storia, tuttavia un altro importante studio sulla sacralità dei re viene fatto sempre nell’epoca medievale. Marc Bloch, nel suo testo I re taumaturghi97, analizza

96 Il testo di Kantorowicz è molto complesso e ripercorre la storia di questa teoria, a noi interessa portare come esempio solo il simbolo che il corpo del re incarna e il rituale che sancisce la sacralità di questo simbolo poiché siamo interessati a un breve percorso della storia generale del sacro nella politica prima della secolarizzazione.

97 Bloch, M., Les Rois thaumaturges : étude sur le caractère surnaturel attribué à la puissance

il potere guaritore del re dato dal semplice tocco del malato. Il corpo anche qui è veicolo di sacro. Il re, diventando entità sacra, incorpora il sacro che può guarire il corpo malato, la malattia designata per la guarigione era la scrofole98. La pratica

però non si esaurisce nel tocco del re, infatti il tocco è contornato da un rituale ben preciso, in cui il re dimostra di avere il potere guaritore per volere di Dio99.

Nella storia della regalità la simbologia sacra dei regnanti è sempre presente. Per governare un popolo, per essere a capo di un impero bisogna essere legittimati da Dio. Durante il Sacro romano impero l’imperatore portava avanti il volere di Dio e della chiesa cristiana. Successivamente, come spiega Bloch, il monarca doveva essere investito della Grazia divina per poter governare, e così gli si attribuivano grandi poteri, come quello taumaturgico. Solo i rituali dell’unzione e quelli di incoronazione possono attribuire il carattere sacro al re. Nell’ottica durkheimiana il re diventa un totem. L’intero regno è retto solo da lui, ne incarna la collettività.

È la chiesa a legittimare la politica e così il sacro politico è solo la trasposizione del sacro religioso. Per il nostro trattato ci interessa però oltrepassare le legittimazioni religiose del potere temporale ed addentrarci in epoche successive dove il sacro nella politica assume un valore differente e riferito solo alla politica stessa. Durante il processo di secolarizzazione che iniziò con la seconda metà del XVII secolo la sacralizzazione del potere e della politica prende una strada tutta sua lasciandosi alle spalle le legittimazioni della chiesa e della religione. Con la secolarizzazione dello Stato e la definitiva differenziazione tra stato e religione non viene meno quel processo che porta alla creazione nell’ambito politico di simboli, miti e riti tutti laici e riferiti allo Stato, alla patria o comunque alla politica in generale.

Taumaturghi. Studi sul carattere sovrannaturale attribuito alla potenza dei re particolarmente in Francia e in Inghilterra, Einaudi, Torino, 2016

98 Si pensa ad un’infiammazione derivante dalla tubercolosi.

99 Famosa rimane la frase ‹‹Il re ti tocca, Dio ti guarisce››, per dimostrare che il re è il veicolo del volere sacro di Dio.

Se nelle epoche precedenti il sacro era sempre legato alla chiesa e al suo potere con l’avvento della secolarizzazione prende piede una nuova idea: quella della religione civile o della religione politica. Queste due religioni, che sono state teorizzate nel corso del tempo per quanto riguarda gli studi politici, presentano differenze che dobbiamo qui accennare: nella prima troviamo il pluralismo e la competizione per l’esercizio del potere; per esempio una democrazia può risultare una religione civile. Nella seconda invece, di cui l’esempio migliore sono gli Stati totalitari, vi è monopolio del potere e l’ideale professato è uno soltanto100. Delle due

la religione politica è quella che riflette di più i concetti durkheimiani, la dimensione ritualista e la bipartizione del mondo in sacro e profano risulta più evidente: ‹‹La religione politica è la sacralizzazione di un sistema politico […].››101

scrive Emilio Gentile. La religione civile ha nelle sue trame delle pratiche rituali e la sacralizzazione di simboli ma molto meno evidenti.

Le prime teorizzazioni le possiamo trovare con l’illuminismo . Fu, tra i tanti, soprattutto Jean Jacques Rousseau a parlare di religione civile nel suo Contratto sociale, scritto nel 1762. Rousseau sperava in una religione educatrice che portasse gli uomini a interiorizzare i principi morali dello Stato creando così una comunità unita. Già nelle affermazioni di Rousseau si possono trovare tracce del sacro, il contratto con cui si forma lo stato sancisce sovranità al popolo ed è considerato sacro:

‹‹Il suo contratto costitutivo è santo per definizione, perché se questo contratto non fosse santo, vale a dire conforme alla legge morale, espressione definitiva della felicità comune, non potrebbe dare la nascita a un vero Stato, a uno Stato legittimo, a una persona morale››.102

100 Per un approfondimento leggere: Gentile, E., Le religioni della politica, fra democrazie e

totalitarismi, Laterza, Roma-Bari, 2001.

101 Gentile, E., Le religioni della politica, fra democrazie e totalitarismi, Laterza, Roma-Bari, 2001, p XII.

La Rivoluzione francese fu forse il primo avvenimento politico erede delle idee illuministe e di fatto creò cerimonie e simboli che portarono alla sacralizzazione del sistema politico e della patria. Le cerimonie laiche sancivano la cittadinanza francese, ricordavano le imprese degli eroi che capeggiavano la rivoluzione e portarono all’idea che solo lo Stato e la costituzione potevano salvare l’uomo, arrivando così a divinizzare la politica come fonte di felicità terrena.

Il culto della patria era ormai avviato e il mondo sacro non era più prerogativa della chiesa. Il potere ne era permeato, lo Stato era un’entità e così si iniziarono a svilupparsi i nazionalismi e gli Stati nazione. Già prima della Grande guerra del 1915 il culto della nazione era avviato e la politica si serviva dei rituali per celebrare il proprio Stato.

Possiamo affermare però che l’apice fu raggiunto con l’avvento degli stati totalitari tra le due guerre mondiali. Questi misero in scena dei rituali di massa, spettacoli drammatici dove le masse venivano guidate dalla liturgia del leader del partito unico che scalava la vetta del potere. Attraverso una vasta simbologia, di cui proprio il leader ne era il centro, e un’assidua ritualità gli stati totalitari divennero uno degli esempi più citati quando si parla di sacralizzazione della politica. ‹‹La sacralizzazione della politica›› – scrive Emilio Gentile – ‹‹con i suoi simboli i suoi miti e i suoi riti coinvolgeva le masse in continue esperienza di effervescenza collettiva, favorite dalla predisposizione di una meticolosa regia››103. Come

abbiamo visto in precedenza è proprio l’effervescenza collettiva che riesce a creare quell’idea di sacro nella massa. La dimensione del sacro è opposta a quella del profano e la ritualità ne fa sempre emergere i grandi contrasti così da rendere sacri i centri focali del rito: il leader, la patria, tutti i miti che nascono in quell’epoca e che smossero gli animi dei fedeli. Numerose furono le cose che vennero fatte sacre. Nei nazionalismi c’era molto riguardo per il culto della patria, ma si andò oltre. Nel nazismo infatti divenne sacro il puro sangue ariano, contrapposto al profano sangue

ebraico104. Anche le idee divennero come un testo sacro, le scritture di Hitler e le

sue applicazioni in Germania o le ideologie marxiane nel comunismo sovietico non erano semplici applicazioni di idee, erano permeate di sacralità, divennero liturgie. Come abbiamo visto poco sopra la propagazione di mitologie annesse a una simbologia è sempre favorita e consentita dalla pratica rituale, solo attraverso di questa la massa può incanalare le emozioni nei simboli e sentire una nuova identità politica come propria, tanto da diventarne un fedele seguace.

Anche dopo la Seconda guerra mondiale la sacralizzazione della politica continuava ad esercitarsi. Il partito comunista cinese divenne sempre più un partito sacro con il suo centro focale nel leader, anch’esso diventato ormai entità sacra: ovunque in Cina la figura di Mao Tse Tung era diventata un simbolo sacro. Dopo la Lunga Marcia, che è ormai sancito come rituale che sacralizza il partito comunista cinese, la figura del suo capo fu deificata, Mao divenne un simbolo laico della religione politica.

Ma anche se ne sono l’esempio più vistoso gli stati totalitari e i partiti unici non sono l’unico sistema politico in cui troviamo una religione politica o civile. Anche ai giorni nostri possiamo individuare eventi che ricordano cerimonie sacre, anche se oramai sono sempre più deboli e ben nascoste. Le feste in ricordo di eroici avvenimenti politici, le feste di partito per consacrare un programma o una vittoria. Oggigiorno non si trovano le grandi parate di massa ma il rito e il sacro continuano ad essere presenti nella vita politica, in alcuni casi fino a creare una religione civile.

Un esempio importante sono gli Stati Uniti. In America infatti alla figura del presidente si è più volte associata una sacralità e le feste patriottiche invadono il calendario americano. La democrazia diventa in America una vera e propria religione civile, anche in contrasto al comunismo durante la guerra fredda, che deve portare alla felicità dei cittadini:

‹‹In realtà, proprio negli anni Cinquanta, la dimensione religiosa della politica americana fu notevolmente accentuata, attraverso la rappresentazione della Guerra Fredda come una crociata contro il comunismo ateo, e l’esaltazione della missione americana, cui Dio aveva affidato il compito di rigenerare l’umanità diffondendo la democrazia nel mondo››105

La democrazia è qui rappresentata come una religione da diffondere. Lo studio condotto fino ad ora ci ha portato ad applicare i concetti di studiosi durkheimiani e di Émile Durkheim stesso nell’ambito della vita politica. Sacro e rituali permeano l’ambito politico e le dinamiche solo molto simili a quelle delle società totemiche australiane o delle religioni più evolute, i simboli danno una vita materiale alle idee e l’effervescenza collettiva unisce le masse o le piccole comunità politiche che tramite i simboli si animano e riconoscono sotto un’identità unita. Il rituale è uno strumento fondamentale per sacralizzare idee e simboli, per creare coesione in ogni sistema politico. Crediamo ora importante però approfondire le idee generali che sono emerse portandole in un campo più concreto ed analizzando sistemi politici precisi: gli Stati totalitari.