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3 3 Nevio:฀la฀vita฀e฀il฀teatro

I฀rapporti฀con฀gli฀Scipioni; il฀carcere

GLI฀INIZIATORI฀DELLA฀LETTERATURA฀LATINA:฀฀LIVIO฀ANDRONICO฀E฀GNEO฀NEVIO

Quanto al rango sociale, non sappiamo se egli sia stato un cittadino romano a tutti gli effetti o un civis sine suffragio (“senza diritto di voto”), come gli abitanti della sua città natale.

Della produzione comica di Nevio abbiamo trenta titoli di palliate e un numero esi guo di frammenti. I titoli richiamano, nella maggior parte dei casi, la commedia attica «di mezzo» e quella «nuova»: cfr. ad esempio Colax («L’adulatore»), Acontizò-

menos («Il trafitto da un giavellotto»), Stigmatias («Lo schiavo marchiato»). In queste

opere si servì della conta minatio, secondo una testimonianza di Terenzio (Andria 18). Poiché almeno il titolo di una commedia (Tarentilla, «La ragazza di Taranto»), richiama l’ambiente italico, è lecito supporre che Nevio abbia introdotto nelle sue commedie spunti propri della tradizione italica.

La Tarentilla era certamente la più apprezzata fra le commedie di Nevio, dal momento che numerosi frammenti sono stati tramandati dai grammatici.

È anche l’unica commedia di cui sia possibile ricostruire la trama: due giovani partivano alla volta di una grande città in compagnia di due schiavi, per godersi la vita; uno dei giovani doveva essere l’amante della cortigiana che dava il nome alla commedia. Ad evitare che dila- pidassero il patrimonio giungevano sul più bello i genitori, che riuscivano a farli ravvedere.

Le sue commedie dovevano essere ricche di elementi caricaturali e di motti di spirito e non prive di pregi artistici. Sul piano stilistico dovette fare un largo uso di figure di suono, soprattutto dell’allitterazione, come dimostra il verso libera lingua

loquemur ludis Liberalibus, frammento isolato tratto da una commedia incerta.

La Tarentilla sviluppa le avventure di due giovani romani, che a Taranto entrano in contatto con una frivola seduttrice. Sembra chiara la contrapposizione fra due modi di vivere, che agli spettatori era additata come esemplare: da un lato la legge- rezza della vita in ambiente magno-greco, dall’altro la serietà dei costumi romani.

Nel genere tragico Nevio compose drammi di argomento greco (cothurnatae), tratti per lo più da Euripide, che per la sua “modernità” aveva esercitato un influsso profondo su tutto il teatro ellenistico.

Delle tragedie neviane si ricordano solo pochi titoli, per lo più affe renti al mito troiano (ad esempio Hector proficiscens, Equos Troianus, Iphigenia). Degno di nota è il titolo Lycurgus: si tratta del mitico re di Tracia, punito da Dioniso per la sua avversio- ne al culto bacchico; non sappiamo, a questo proposito, se e in quale modo Nevio parlasse dell’in troduzione in Roma dei culti orientali.

Gli espedienti stilistici delle commedie ricompaiono puntualmente nella produzio- ne tragica. Un frammento dell’Hector proficiscens (Trag. 15 R.3, nella trad. di A. TRAGLIA)

laetus sum laudari me abs te, pater, a laudato viro

«sono felice di essere lodato da te, o padre mio, che sei uomo da tutti lodato» insiste sull’allitterazione (laetus… laudari… laudato) e sul poliptoto (laudari… lau-

dato), mentre la collocazione dei pronomi mette in rilievo l’affetto e la devozione di

Ettore nei confronti del padre. Il verso neviano è stato citato più volte da Cicerone, nelle Tusculanae disputationes (4,67) e nelle Epistulae ad familiares (5,12,7; 15,6,1) proprio per il suo contenuto morale.

Nevio compose per primo drammi di argomento romano, detti praetextae (v. SCHE- DALe forme teatrali, p. 46). La sua opera attesta anche in campo teatrale l’esigenza,

fortemente avvertita dalla classe dirigente romana, di un epos nazionale destinato a celebrare le origini mitiche della città e nello stesso tempo ad esaltare episodi con- temporanei e gesta di personaggi appartenenti alla nobilitas. Ce lo confermano i

I฀rapporti฀con฀i฀potenti Le฀commedie La฀Tarentilla L’opposizione฀di฀due฀modi di฀vita Le฀praetextae

due titoli a noi giunti di praetextae neviane: Romulus, sul mito dei gemelli e della lupa, e Clastidium, in cui era celebrata la vittoria ottenuta da Marco Claudio Marcel- lo sui Galli Insubri a Casteggio, nel 222 a.C.

3.4

La฀nascita฀dell’epos nazionale:฀il฀Bellum฀Poenicum

Un฀epos nazionale Mentre Livio Andronico (pur con le limitazioni insite nella tecnica del vertere) era

rimasto saldamente legato ai modelli greci, Nevio, suo con temporaneo, rappresenta la prima vera personalità autonoma della letteratura latina. Egli, infatti, introdusse in Roma il poema epico d’ispirazione nazionale: quando dopo la sua scarcerazione, si recò in Africa al seguito di Scipione l’Africano, compose un poema epico originale, non tradotto cioè da un modello greco: il Bellum Poenicum, scritto anch’esso in satur- nie consi stente in un unico carme continuo, cioè non suddiviso in libri. La divisione in sette libri fu introdotta successivamente, a fini scolastici, da Ottavio Lam padione, un grammatico dell’età dei Gracchi.

L’apparizione di un’opera in cui erano narrati lo sbarco di Enea nel Lazio e la I guerra punica rappresentò un fatto notevole non solo nella cultura, ma anche nel- l’ideologia del ceto dominante. Già al tempo della II guerra punica si sentiva, dun- que, la necessità di un epos nazionale romano, che fissasse le origini mitiche della fondazione di Roma in modo da nobilitarla e al tempo stesso esaltasse la mentalità tradizionale celebrando un episodio contemporaneo. Fin da quell’epoca comincia- va a delinearsi un’immagine del cittadino romano che sarebbe rimasta para - digmatica, attraverso la celebrazione di determinati valori: le «virtù» del soldato, la narrazione delle gesta dei capi aristocratici, la «predestina zione» dell’inimicizia con Cartagine e della vittoria romana.

Questo scopo fu raggiunto da Nevio con moduli e tecniche ellenistici, secondo un modello compositivo che si discostava consapevolmente dal poema epico tradi- zionale sul tipo dell’Iliade e dell’Odissea, proprio perché narrava episodi recenti di guerra e ne celebrava i vincitori.

Un’altra caratteristica che Nevio ha in comune con i letterati elleni stici è la rela- tiva brevità del Bellum Poenicum: anche le Argonautiche di Apollonio Rodio constava- no di 6000 esa metri, contro i 15.000 dell’Iliade e i 12.000 dell’Odissea: ciò non è pri- vo d’importanza, in quanto la brevità anche nella narrazione epica era uno dei canoni poetici dell’alessandrinismo.

Per quanto concerne la struttura del poema, i frammenti rimasti non permettono che congetture: dopo l’invocazione alle Muse il poema aveva inizio con la narrazione della I guerra punica sino all’assedio di Agrigento (262 a.C.); seguiva un lunghissimo excur sus, che comprendeva il racconto della fuga di Enea da Troia, delle sue peregrinazioni, e si conclu- deva con lo sbarco nel Lazio; alla fine dell’excursus riprendeva la narrazione della I guerra punica sino alla sua conclusione (241 a.C.).

Anche nella struttura Nevio si richiama ad una tecnica ellenistica, consistente nel- la fusione in un unico poema del racconto di guerra (modello Iliade) e del racconto di viaggi e peregrinazioni (modello Odissea). È an che molto pro babile che Nevio conoscesse direttamente il poema di Apollonio Rodio, il quale aveva adottato tale struttura nel narrare le pere grinazioni degli Argonauti e la loro conquista del vello d’oro. Suo฀significato Il฀rispetto฀dellaBREVITAS Contenuto฀del฀poema Racconto฀di฀viaggi e฀di฀guerra

GLI฀INIZIATORI฀DELLA฀LETTERATURA฀LATINA:฀฀LIVIO฀ANDRONICO฀E฀GNEO฀NEVIO

Nonostante la chiara patina ellenistica che avvolge il poema, non bisogna dimen- ticare gli apporti che la cultura italica fornì a Nevio: d’al tronde l’archeologia ha dimostrato che il mito dell’arrivo di Enea nel Lazio era conosciuto in ambiente lati- no sin da epoca antichissima, poiché nel luogo del suo leggendario approdo esiste- va sin dai tempi più remoti un centro di culto.

La composizione di un epos nazionale contribuì a fissare nella cul tura romana alcune categorie di pensiero: il mito di Enea nel Lazio nobi litava le origini di Roma e di conseguenza esaltava quelle gentes patrizie che all’eroe si richiamavano; la leg- genda dell’incontro con Didone ten deva a fissare come ineluttabili l’inimicizia con Cartagine e lo scontro armato tra le due città. Si pensi al valore di un simile motivo nel vivo delle guerre puniche e dei contrasti in merito alla politica di espansione. Inoltre nel poema si esaltavano i valori tradizio nali romani, che ruotavano intorno all’immagine del «buon soldato» romano, da una parte, e del dux vittorioso, dall’al- tra. Non è privo di significato il fatto che due secoli dopo Virgilio abbia cercato di struttu rare l’Eneide, che è l’epos ufficiale del periodo augusteo, in modo molto simile al Bellum Poenicum di Nevio.

Nevio non ebbe una fama effimera, anche se le sue commedie furono ben presto soppiantate da quelle plautine e le tragedie da quelle enniane. Più a lungo, ma solo sino all’Eneide virgiliana, resistette la fama del Bellum Poenicum. La persistenza delle opere di Nevio è attestata da varie testimonian-

ze del I sec. a.C.: non a caso fu proprio una sua tragedia (l’Equos

Troianus) a inaugurare nel 55 a.C.

il teatro di Pompeo, il primo costruito in muratura a Roma. Ora- zio (Epistulae II, 1, 53) parla del Bel-

lum Poenicum come di un’opera ancora

ampiamente nota e circolante, mentre Cicerone (Brutus 75) stabilisce un paralle- lo fra l’arte di Nevio e quella del celebre scultore Mirone.

La฀funzione del฀Bellum฀Poenicum

Una฀fortuna฀non฀effimera

Circe offre ad Ulisse la magica pozione (pittura vascolare greca).

Nevio