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al vaglio

della critica

Poiché฀il฀prologo฀proclama฀sin฀dall’inizio฀di฀presentarsi฀come฀avvocato฀(v.฀9,฀l’antica฀accezione฀di฀orator), è฀ovvio฀che฀ciò฀stia฀ad฀anticipare฀una฀complessa฀trama฀di฀procedimenti฀stilistici฀e฀di฀sviluppi฀concettuali tipici฀dell’oratoria฀forense.฀Ambivio฀Turpione฀nel฀prologo฀si฀assume฀l’incarico฀di฀difendere฀Terenzio฀e฀lo฀fa rievocando฀ l’esempio฀ di฀ Cecilio฀ Stazio:฀ anch’egli฀ incontrò฀ inizialmente฀ la฀ diffidenza฀ e฀ l’ostilità฀ degli spettatori,฀che฀fu฀vinta฀solo฀dalla฀tenacia฀con฀cui฀lo฀stesso฀Ambivio฀Turpione฀ripropose฀sulla฀scena฀le฀sue commedie,฀sino฀a฀condurle฀a฀un฀definitivo฀successo.฀Di฀conseguenza฀egli฀chiede,฀ora,฀che฀gli฀spettatori abbiano฀la฀pazienza฀di฀seguire฀sino฀in฀fondo฀lo฀svolgimento฀della฀commedia,฀dopo฀i฀due฀fallimenti฀per฀la preferenza฀accordata฀a฀spettacoli฀di฀acrobati฀e฀di฀gladiatori. Nei฀punti฀cruciali฀lo฀stile฀diviene฀solenne:฀si฀allude฀in฀particolare฀ai฀vv.฀46-48,฀dove฀l’imperativo฀negativo suona฀fortemente฀ammonitore฀e฀serve฀a฀preparare฀la฀strada฀all’altisonante฀appello฀all’auctoritas del popolo,฀perché฀faccia฀causa฀comune฀con฀l’auctoritas di฀Ambivio฀Turpione฀nella฀difesa฀dei฀diritti฀di฀Teren- zio:฀si฀notino฀il฀poliptoto฀auctoritas...฀auctoritati e฀il฀maestoso฀omeoteleuto฀fautrix฀adiutrix.฀Di฀lì฀sino฀al฀v. 54฀gli฀espedienti฀stilistici฀sono฀quelli฀del฀linguaggio฀politico:฀cfr.฀in฀particolare฀servire฀vostris฀commodis, sinite฀impetrare฀me,฀qui฀in฀tutelam฀meam฀studium฀suom฀et฀se฀in฀vostram฀commisit฀fidem.฀Ambivio฀Turpio- ne,฀insomma,฀parla฀proprio฀come฀un฀consumato฀uomo฀politico,฀che฀proclama฀il฀proprio฀disinteressato atteggiamento฀e฀assicura฀di฀voler฀agire฀solo฀nell’interesse฀del฀popolo. (P.฀FEDELI)

PROLOGO

«Se c’è qualcuno che si sforza di piacere al maggior numero possibile di persone perbene e di offendere il meno possibile, il nostro poeta si mette decisamente fra costoro. Se poi c’è un tale che si è sentito un po’ mal- trattato, deve rendersi conto che non è stato un maltrattamento, ma una replica: è lui quello che ha offeso per primo. Sarà anche bravo a tradurre, ma scrive malissimo, e così ha trasformato buone commedie greche in com- medie latine non buone. È quello stesso che recentemente ha messo in scena il Fantasma di Menandro e che nel

Tesoro fa dire all’imputato le ragioni per le quali l’oro gli appartiene prima ancora che l’accusatore abbia spiega-

to da dove provenga il denaro e come mai sia finito nella tomba di famiglia.

Adesso però non deve montarsi la testa; non deve pensare: «Sono a posto! Non ha nient’altro da dire sul mio conto!» Lo invito a non illudersi e a smetterla con le provo- cazioni: so un sacco di altre cosette, che per oggi gli risparmio, ma che tirerò fuori in futuro, se continuerà a offendermi come ha cominciato a fare. Quando gli edili hanno acquistato la commedia che stiamo per rappresentare oggi, l’Eunuco di Menandro, lui ha fatto di tutto per poter assistere a una prova. Appena arri- va il magistrato, la recita comincia; lui si mette a urlare che l’autore della commedia è un ladro, non un poeta, e che però lui non si lascia menare per il naso: spiega che esiste una vecchia commedia di Nevio e di Plauto, intitolata l’Adulatore, e che i personaggi del parassita e del soldato sono sta- ti presi da lì. Se questa è una colpa, è una colpa che il poeta ha commesso per disattenzione, non perché volesse commettere un furto. Ve ne potrete rendere conto voi stessi fra un minuto.

Menandro scrisse un Adulatore, dove compaiono un parassita adulatore e un soldato fanfarone; il poeta non nega di aver trasferito questi perso- naggi dalla commedia greca nel suo Eunuco, ma nega decisamente di esse- re stato al corrente che esistessero quelle due commedie latine. D’altra parte, se non ha il diritto di riutilizzare questi due personaggi, chi avrà il diritto di mettere in scena uno schiavo che corre, una matrona onesta, una pro- stituta maliziosa, un parassita goloso, un soldato fanfarone, uno scambio di neo- nati, un vecchio ingannato dal suo schiavo, esseri umani che amano, odiano, temono? In fin dei conti, non c’è nulla da dire che non sia stato già detto prima. Dovete rendervi conto di ciò, e perdonare i drammaturghi di oggi, se fanno quel che i vecchi poeti hanno sempre fatto. Dateci una mano e ascoltate in silenzio, se volete conoscere la trama dell’Eunuco». (trad. di G. ZANETTO)

Bulla (medaglione) legata al collare di uno schiavo: portava il nome e l’indirizzo del padrone.

...฀il฀poeta฀della฀vita

al vaglio

della critica

Questo฀poeta฀morto฀giovane฀fu,฀come฀tutti฀i฀giovani,฀rivoluzionario,฀anzi฀il฀più฀rivoluzionario฀dei฀poeti arcaici.฀In฀tutti฀i฀suoi฀predecessori,฀pur฀se฀in฀varia฀misura,฀Roma฀era฀presente;฀anche฀in฀Plauto,฀che฀ricreò sulla฀scena฀greca฀l’atmosfera฀romana฀e฀a฀fatti฀e฀cose฀dell’Urbe฀spesso,฀e฀non฀sempre฀parodicamente, alluse.฀Terenzio฀volle฀essere฀quello฀che฀era฀stato฀Menandro฀(da฀cui฀tradusse฀quattro฀delle฀sei฀commedie), il฀poeta฀della฀vita,฀cioè฀di฀un’umanità฀senza฀altra฀storia฀che฀quella฀intima฀delle฀proprie฀passioni฀e฀dei propri฀errori.฀Da฀questa฀concezione฀derivano฀le฀innovazioni฀tecniche฀e฀formali.฀Col฀ritorno฀alla฀contami- nazione฀dopo฀la฀parentesi฀cecilina,฀Terenzio฀complica฀e฀arricchisce฀la฀trama,฀svolgendo฀le฀vicende฀di฀due coppie฀parallele.฀Ma฀questa฀maggiore฀complessità฀ha฀un฀diverso฀significato฀in฀Plauto฀e฀in฀Terenzio.฀Nel primo฀gli฀spettatori,฀informati฀di฀tutto฀sin฀dall’inizio฀mediante฀il฀prologo฀espositivo,฀ridono฀alle฀spalle dell’ignaro฀personaggio.฀Ma฀Terenzio,฀abolendo฀il฀prologo฀espositivo฀e฀ogni฀rottura฀dell’illusione฀scenica, fa฀gli฀spettatori฀partecipi฀della฀vicenda฀allo฀stesso฀modo฀dei฀personaggi฀e฀il฀riso,฀che฀ne฀sorge,฀è฀quello dell’imprevisto,฀delle฀ironiche฀smentite฀che฀la฀vita฀infligge฀alla฀nostra฀ostinazione฀e฀presunzione:฀e฀quin- di฀un฀riso฀in฀cui฀trema,฀in฀fondo,฀la฀coscienza฀della฀fragilità฀umana.

(da฀A.฀TRAINA,฀Comoedia.฀Antologia฀della฀palliata,฀Padova฀19974,฀pp.฀107-108)

TERENZIO

Padri฀e฀figli:฀i฀modelli฀educativi฀negli฀Adelphoe

e฀nell’Heautontimorùmenos

Il fatto stesso che in Terenzio la figura del senex venga spesso ulteriormente determinata con l’apposizione del sostantivo “padre” ci può dare la precisa dimensione della differenza tra i contesti ideologici del teatro terenziano e di quello plautino. Al tipo comico del vecchio che cal- cava le scene plautine, avaro, durus pater, in perenne contrasto col figlio adolescente, si sostituisce la figura del vecchio pater familias a cui stanno a cuore la sorte dei figli e l’armo- nia familiare piuttosto che l’affermazione della propria auctoritas. Egli si pone seri problemi educativi all’interno dei rapporti familiari e si interroga sull’importanza del valore della filantropia e del rispetto nei confronti di tutta la società, aderendo ai nuovi principi di quel- l’ humanitas propugnata dal circolo degli Scipioni e di cui Terenzio si fa portavoce.

Il tradizionale conflitto generazionale viene stemperato con la proposta di modelli pedagogi- ci innovativi, che si risolvono per lo più a favore dei giovani. Padri e figli non si presentano più come irriducibili antagonisti e il modello educativo familiare è più tollerante, più permis- sivo, in una parola più “moderno”, secondo la nuova mentalità impostasi con l’ellenizzazione della cultura romana.

Il nuovo modello pedagogico è compiutamente teorizzato negli Adelphoe, l’ultima e più matura commedia, rappresentata nel 160 a.C. durante i ludi funebri in onore di Lucio Emilio Paolo. La maggiore articolazione delle trame terenziane rispetto alle plautine si evince anche in questa commedia dalla presentazione di una doppia coppia di personaggi: i Fratelli protagoni- sti sono quattro, due vecchi padri (di cui uno naturale ed uno adottivo) e due adulescentes; c’è dunque anche una doppia coppia di genitori-figli.