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letteratura฀latina:

Livio฀Andronico

e฀Gneo฀Nevio

3.1

Livio฀Andronico฀e฀la฀traduzione฀dell’Odissea

Note฀biografiche Il฀letterato฀traduttore

Con Livio Andronico ha inizio la produzione letteraria latina. Greco di Taranto, alla conclusione della guerra con quella città (272 a.C.) Andronico fu portato a Roma come schiavo da Livio Salinatore, nella cui casa divenne precettore; per ricompensarlo della sua opera di maestro Livio Salinatore l’affrancò e gli diede il nome gentilizio di Livius. Gli schiavi di origine greca non di rado erano colti, cono- scevano i maggiori testi della letteratura greca ed erano al corrente della produzio- ne letteraria e delle poetiche contemporanee; essi erano, cioè, «portatori di cultu- ra». Un’altra loro dote fondamentale era il bilinguismo, la conoscenza cioè del gre- co e del latino, che consentiva loro l’attività di «traduttori».

Quello della traduzione fu un punto di passaggio obbligato per la nascente cul- tura romana. In Grecia, infatti, una lenta evoluzione aveva prodotto la transizione dalla cultura orale alle forme scritte di letteratura; invece a Roma il passaggio dalle primitive forme di oralità alla letteratura scritta fu brusco e repentino. La nascente civiltà letteraria romana avrebbe potuto correre il rischio di lasciarsi facilmente sommergere dalla cultura ellenistica, che aveva alle spalle secoli di elaborazione: se a Roma non si ebbe una letteratura in lingua greca, lo si deve soprattutto all’accorta opera dei primi letterati- traduttori, oltre che al sorgere di un complesso antagonisti- co di superio rità, che troverà la sua più clamorosa manifestazione nell’atteggiamen- to di Catone.

3.

1฀

Livio฀Andronico฀e฀la฀traduzione฀dell’Odissea

3.

2

Il฀teatro฀di฀Livio฀Andronico฀e฀l’Inno a฀Giunone฀Regina

Scheda.Le฀forme฀teatrali฀e฀l’organizzazione฀del฀teatro฀romano

ROMA฀CIVILIS Scheda.Una฀tomba฀gentilizia:฀il฀sepolcro฀degli฀Scipioni

La฀documentazione฀testuale฀(brani฀da฀T1a฀T19)

LE฀PAGINE฀DELLO฀STUDENTE

3.

3฀

Nevio:฀la฀vita฀e฀il฀teatro

La traduzione in saturni dell’Odissea (Odusia) nacque da esigenze pratiche, in quanto Andronico fu precettore della gens Livia e proprio sui brani dell’Odissea fece esercitare i rampolli del nobile casato. Ma in realtà si tratta di un fatto ben più com- plesso; con essa si attuò una duplice trasposizione: da un lato si trasferì in latino un capolavoro della letteratura greca, determinando così uno sviluppo della lingua e un arricchimento lessicale; dall’altro si operò una latinizzazione del testo, per ren- derlo più comprensibile al mondo romano. Infatti Livio Andronico adattò l’Odissea al mondo romano, traducendo sistematicamente in latino i nomi greci, romaniz- zando le divinità greche, cercando di chiarire con opportuni interventi il testo, dove esso presen tava elementi di oscurità.

Il fenomeno che si verifica con Livio Andronico, Nevio, Ennio, Plauto è di una portata straordinaria: per la prima volta la traduzione cessa d’essere un mezzo di comunicazione a fini pratici per divenire un fatto artistico; al tempo stesso essa garantisce, a quanti la praticano, la possibilità di scegliere a loro piacimento e nelle epoche più diverse della letteratura greca i modelli del vertere: perché vertere non significa semplicemente “tradurre”, ma anche “rielaborare”.

È significativo che Livio Andronico abbia preferito l’Odissea all’Iliade, dimostran- do in ciò un gusto tipica mente alessandrino (il gusto per la narrazione di viaggi e di avventure, piuttosto che per il canto di guerra), più consono alla mentalità romana del tempo (analogia del lungo vagare di Odìsseo con le peregrinazioni di Enea; enfatizzazione del viaggio per mare nel momento in cui Roma diveniva una potenza marittima; esaltazione di valori cari ai Romani, quali la fedeltà coniugale, il senti- mento della patria e della famiglia).

È proprio questa tendenza a romanizzare la poesia di Omero che chiarisce la scel- ta del metro: Livio Andronico, infatti, non adottò l’esametro omerico, come poi avrebbe fatto Ennio, ma rimase fedele al sat urnio, l’antico verso italico. A lui va il merito di aver creato la traduzione “letteraria”.

È sufficiente a dimostrarlo il primo verso dell’Odusia (fr. 1 Morel), nel quale An - dronico da un lato riproduce l’identica disposizione delle parole del testo omerico, dall’altra sostituisce alla “Musa” greca la corrispondente “Camena” italica (v. La docu-

mentazione testuale,T1, p. 55):

virum mihi, Camena, insece versutum

«cantami, o Musa, l’uomo molto astuto».

Non sempre, però, Livio Andronico riproduce in modo tanto puntuale il testo omerico. Si consideri il fr. 16 Morel:

igitur demum Ulixi cor frixit prae pavore

«allora infine il cuore di Ulisse si gelò per la paura».

Il frammento corrisponde all’omerico «e allora di Ulisse si sciolsero le ginocchia e il cuore» (Odissea 5, 297): chiaro è l’intento del “traduttore” di raggiungere un effetto fortemente espressivo servendosi di figure di suono e di accentuare il pathos del verso sostituendo l’omerico «si sciolsero le ginocchia e il cuore» con frixit prae

pavore («si gelò per la paura»).

Dai frammenti si evince la ricerca del patetico. La preferenza per il patetico era molto diffusa nella letteratura alessandrina, che amava rappresentare i momenti di malinconia degli eroi o le loro riflessioni sul destino avverso che perseguita gli uomini valorosi. L’Odusia,฀traduzione฀artistica Le฀ragioni฀della฀scelta L’adozione฀del฀saturnio Ampliamento del฀testo฀originale

GLI฀INIZIATORI฀DELLA฀LETTERATURA฀LATINA:฀฀LIVIO฀ANDRONICO฀E฀GNEO฀NEVIO

3.2

Il฀teatro฀di฀Livio฀Andronico฀e฀l’Inno a฀Giunone฀Regina

Le฀palliate

Livio Andronico è anche il primo autore teatrale latino: nel 240, per celebrare l’an- niversario della vittoria su Cartagine, gli edili gli affidarono il compito di mettere in scena un’opera teatrale, durante i Ludi romani, secondo l’autorevole testimonianza di Cicerone (Brutus 71-72). Si è già visto che la produzione scenica precedente, oltre ad essere anonima, era costituita da farse recitate a soggetto sulla base di un canovac- cio. Andronico si mosse su un terreno diverso, in quanto tra dusse in latino lavori tea- trali greci. Della sua produzione ci sono giunti tre titoli di commedie di argomento

greco(palliate): Gladiolus («Lo spa dino», probabile caricatura del soldato fanfarone),

Ludius («L’istrione») o Lydius («L’Etrusco»), Vargus («Quello dai piedi storti») o Virgo

(«La ver gine»). Conosciamo, inoltre, otto titoli di tragedie (cothurnatae), per lo più incentrate sul mito troiano: Achilles, Aegisthus, Aiax mastigòphorus («Aiace sferzatore»),

Andromeda, Danae, Equos Troianus, Her mìona, Tereus. Non ce ne restano che pochi

frammenti (v. Scheda Le forme teatrali e l’organizzazione del teatro romano, p. 46).

Ha una sua giustificazione la scelta della palliata come prima forma di produzio- ne teatrale: poiché le commedie di argomento greco riproducevano situazioni e personaggi tipici di una società diversa da quella romana, nel metterli in ridicolo non si correva il rischio di venire accusati per aver formulato critiche alla mentalità tradizionale e alla poli tica della classe dirigente. Anche la scelta dei mo delli ha un senso, se la si considera da questo punto di vista: la Commedia Nuova (che è quella a cui attingono tutti gli autori del periodo) aveva totalmente abbandonato la carica aggressiva e la tendenza alla critica politica, che erano state tipiche della commedia di Aristofane; l’interesse era rivolto piuttosto alla complessità dell’intrigo e alla caratterizzazione psicologica dei personaggi.

Le tragedie del ciclo troiano, poi, erano ben accette alla nobiltà romana, che considerava Enea e gli eroi troiani come suoi capo stipiti.

Nel 207 a.C. lo stato romano visse un momento di gravissimo pericolo, allorché i consoli Claudio Nerone e Livio Salinatore si preparavano ad affrontare l’esercito di Asdrubale, che era penetrato sin nel cuore dell’Ita lia. Per propiziarsi il favore degli dèi, a Livio Andronico fu affidato l’incarico ufficiale di comporre un partenio in onore di Giunone Regina, che fu cantato da ventisette vergini divise in tre cori. Il carme aveva un significato puramente religioso e anche nella struttura e nel lin- guaggio doveva adeguarsi ai modelli tradizionali romani, piut tosto che a quelli gre- ci, benché la mancanza di frammenti e la scarsità di notizie attinenti a questo com- ponimento impediscano qualunque tipo di valutazione. È significativo il fatto che la scelta dei pontefici sia caduta proprio su Livio An dronico, un letterato certamente

Le฀tragedie

Il฀partenio฀a฀Giunone฀Regina

Carattere฀politico฀della฀scelta

Il฀vertere