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Nicola individua una zona in cui sorgeva sia una chiesa che un castello denominato Castello Minore per distinguerlo da quello Maggiore posto nel borgo d

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S. Nicola individua una zona in cui sorgeva sia una chiesa che un castello denominato Castello Minore per distinguerlo da quello Maggiore posto nel borgo d

Calci. Esso è chiamato anche Castello dell’Arcivescovo o Castello di San Nicola. Questo castello sorgeva sul poggio dove attualmente si trova la Villa del Seminario “Oasi del Sacro Cuore”. Vicino al castello sorgeva la chiesa di San Nicola.

Un altro esempio di toponimo che conserva il nome della chiesa che vi sorgeva, anche se le strutture religiose sono andate distrutte, è San Vito. Questo nome individua ora una località, in cui un tempo si trovava la chiesa ora non più esistente.

Essa era dotata, come molte altre, di un suo patrimonio, costituito da terre, case e un mulino che era detto “di S. Vito”.

395 M. E. Martini, Storia di Calci, pag. 342. 396 Ivi, pag. 344.

Anche la chiesa, oggi non più esistente, di San Vincenzo al Poggio sorgeva in località detta ancora oggi “al poggio”, posta sull’antica strada della Pieve.

Il nome del torrente Zambra, che solca la valle, trae invece origine dall’etrusco Sameru.

Gli altri nomi della zona derivano dal latino come Rezzano da Rethianum che individua una parte del nucleo abitato di Calci.

“Villa che diede vocabolo al convento che fu de canonici Agostiniani di Rezzano, poi detto di Nicosia. Sotto il vocabolo di Rezzano la stessa contrada era nota sin dal X secolo”.397

Montemagno: Mons Janus, Monte dedicato a Giano, il dio del tempo che dava il nome al primo mese dell’anno (Ianuarius, gennaio); poi Monseianus, cambiato in Montemanius, quindi Montemagno. “Composto da più borgate dov’è una chiesa (S. Maria) con l’annesso di S. Martino di Montemagno, state entrambe soggette alla pieve di Calci, nella comunità giuridica di Vico-Pisano diocesi di Pisa. Risiede sul fianco occidentale del monte della Verruca in una vallecola elevata e deliziosa per la teatrale prospettiva, per l’aria pura, per i molti oliveti e castagni e pinete che ne adornano il suolo intorno; la dove scaturiscono i borri che danno origine alla Zambra di Montemagno, l qual torrente a piè del monte si vuota nella Zambra di Calci tributario diretto del fiume Arno. Nel Monte-Magno di Calci sino dal principio del secolo XII ebbero podere anche i canonici di Pisa […]”.398

I romani, per assicurarsi il possesso e la sicurezza della via che portava a Lucca, fecero insediare, lungo questo sentiero, famiglie di Coloni, fedelissimi di Roma. Dal nome di questi Coloni, trassero il nome le località del loro insediamento e cosi abbiamo: Crespignano da Crespinus: “Trovasi sulla riva destra dell’Arno alla base del Monte Pisano tra il torrente Zambra di Calci e la Verruca. Di questo luogo si fa menzione in una pergamena scritta in Pisa nel 1024”.399

Anche Vicascio: Vicus Cassii; ed Agnano: Anius, ecc… derivano dal latino.

Cerbaia o Cerbaria, sta a significare “bosco di cerri”, che probabilmente erano presenti nella valle calcesana a sinistra dello Zambra. In questo luogo vi si trovava una chiesa: S. Pietro in Cerbaia e “l’antichissimo nome di Cerbaia cede il posto a quello di San Pietro per indicare il luogo ed il borgo”.400

“Degli ulivi e di altre piante fruttifere subentrate alle selve di questa Cerbaja trovasi fatta menzione sino dal secolo XII nelle carte della primaziale pisana”.401

La chiesa, tutt’ora esistente, fu radicalmente restaurata nel 1952 a cura del Genio Civile di Pisa.

Il luogo chiamato S. Pietro “anticamente era collegato con l’antico borgo di Calci e la sua chiesa parrocchiale di S. Maria a Willarda, da un sentiero, tutt’ora esistente, che immetteva, come ancora oggi immette nella via S. Maria, allora della “via Cava” che partendo dal Pontegrande, attraverso la via S. Maria conduceva a San Pietro”.402

Questo sentiero si chiamava, e ancora oggi si chiama così, via dei Casalini o Casaline.

Anghio era un piccolo borgo situato nella valle di Montemagno ed il suo nome è di probabile origine longobarda. Attualmente questo colle è denominato “La Torre” e

397 E. Repetti, Dizionario Geografico, vol. IV, ad vocem “Rezzano”, op. cit., pag. 746. 398 Ivi, Vol. III, “Montemagno”, op. cit., pag. 419.

399 Ivi, vol. I, “Crespignano”, op. cit., pag. 832. 400 M. E. Martini, Storia di Calci, pag. 317.

401 E. Repetti, Dizionario Geografico, vol. I, ad vocem “Cerbaja”, op. cit., pag. 652. 402 M. E. Martini, Storia di Calci, pag. 348.

vi sorgeva un castello. La chiesa di Anghio era detta di San Lorenzo al Sasso, ed era così denominata “… in riferimento assai evidente al masso roccioso sul quale sorgeva, costituito da quella specie di pietra comunemente detta sasso morto”.403 Successivamente la chiesa fu trasformata in una casa, ma venne costruito un piccolo oratorio intitolato sempre al Santo. Successivamente il piccolo oratorio fu restaurato ed ingrandito tornando ad essere una chiesa.

I Praticelli è il toponimo che indica l’ampia spianata situata sulla sommità del monte della Verruca. In questo spazio, sorgeva un tempo la chiesa di S. Michele di cui sono rimasti solo pochi ruderi dell’abside.

Parlamento individua una zona centrale del Borgo medievale di Calci, a sinistra dello Zambra. Con questo nome era chiamato anche il ponte che si trovava in quel punto e una Torre che dominava il centro del paese. La Torre, insieme con il Palazzo del Capitano, sono tutt’ora esistenti ed erano adibiti a funzioni pubbliche. In questi luoghi si riuniva il “parlamento” del comune medievale da cui deriva il nome di tutta la zona: “a parlamento”. Anche questo toponimo ricorre spesso nei documenti d’archivio in varie forme: “Aparlamento”, “a parlamento” o “Apparlamento”.

Per quanto riguarda il territorio di Buti, il paese si sviluppa lungo il corso del Rio Magno chiamato così perché è il principale corso d’acqua che attraversa il paese: “Giace Buti nel fondo di un angusto burrone, che Valle di Buti si appella, solcato dal precipitoso torrente di Rio Magno, fra le scoscese pendici dei contrafforti che dal Monte Pisano vanno a tuffare la loro base nel vicino padule di Bientina. La terra di Buti è divisa in due porzioni: quella più alta dicesi il Castello, la più bassa è chiamata il Borgo. Da questo luogo, dove si fa notte innanzi sera, non si scopre altro mondo che il suo vallone: e quello che si vede è tutto orrido, tutto bosco, tutte rupi vestite di pini, o di castagni o di ulivi, se si accettui l’angusto suo grembo coperto di vigneti”.404

Il paese sorge, parte in piano che è denominato il Borgo, e parte su due colline chiamate Castel Tonini e Castel di Nocco (detto anche castello antico) dal nome delle principali famiglie che possedevano in quei luoghi i loro beni.

“Io principiai il giro da quelle che guardano tramontana, vestite di castagneti e pinete e primieramente da quella denominata Roccale, da un’antica rocca che vi era in cima, adesso rovinata; di poi passai in altra pendice detta le Prugnole, indi in altra detta Sassetto. Per l’intelligenza di questo nome Sassetto, conviene sapere che le pendici del Monte Pisano, sono per lo più scoscesissime, e ripidissime in modo tale che per esse le acque piovane scendono acquistando velocità ed impeto grandissimo. Queste scolando per le ripide pendici, e augumentando successivamente di mole e d’impeto, rotolano seco quanti sassi sciolti e isolati trovano; indi con l’urto di questi e col loro proprio, sbarbano i Pini, ed i Castagni e rotolano per gran tratto di paese un’orribile quantità di grossi sassi, finché, diminuendo il declive, e di conseguenza la forza, sono obbligati a lasciarli. Questi si chiamano Sassetti e sono frequenti nel Monte Pisano, principalmente nella valle di Calci. Il Sassetto della valle di Buti è sterminato, e con esso si potrebbe fabbricare quasi una mezza città.

Passai poi nella pendice detta il Sorbo, di poi in altra detta Gentivola.

Nella pendice detta Magnoli si vede uno smisurato filare di scogli che va da levante alzandosi verso ponente, e sporta fuori in guisa di una gran muraglia

403 Ivi, pag. 320.

diroccata sopra d’un pendio di pietre simili, ma disposti in filoni spinati. Questi scogli sono massi sterminati d’una durissima breccia composta di sassuoli scantonati … in altre parti della valle di Buti sono simile Rocche, come le chiamano i paesani, e principalmente nella pendice detta Panicale, alle cui radici vi è una chiesa d’antica struttura.”405

Il toponimo Panicale individua un luogo situato nella parte più alta della valle dove si trova una chiesa romanica. “Il borgo, antico, è ancora oggi caratterizzato da una serie di mulini e frantoi che, un tempo azionati dal sapiente convogliare delle acque del Rio Magno e ora inattivi, rivelano tuttavia la complessa architettura di importanti agglomerati urbani, ariamente articolati nel tempo, appunto per meglio assolvere alle loro essenziali funzioni”.406

Cintoia o Cintoria o Centoria, trae origine dal latino Castrum Centuriae che individuava il luogo in cui i militari romani erano accampati. Oggi, questa località è denominata Badia. “Casata che diede il titolo alla chiesa di San Lorenzo in Cintoja di Buti. Fu questo casale e sua corte nell’estremo confine della diocesi e contado di Pisa siccome apparisce dai privilegi imperiali concessi a quella città da Federigo I, da Arrigo IV, Ottone IV, Federigo II e Carlo IV. Allude a questa Cintoja un fatto d’armi accaduto nel dì 22 ottobre 1314, quando i pisani osteggiando nei contorni di Buti acquistarono per forza la terriciuola di Cintoja, dove uccisero quanti vi trovarono”.407

Con questo nome era indicato un ampio tratto del paese i cui si trovavano tre chiese: S. Stefano, S. Lorenzo, S. Martino. Inoltre vi si trovava anche un castello castrum Cintorium che Valdiserra individua come Castello di S. Lorenzo.408

“…il toponimo Cintoja che nei documenti medioevali è attestato estendersi nell’area butese fino alla zona di Calcinaia.

Il toponimo sembra da ricollegarsi al termine centuriatio e potrebbe testimoniare sia una vasta opera di centuriazione

dell’area del Bacino del Bientina attraversato da un ramo del Serchio, sia, l’esistenza di una colonia dotata di terreno centuriato sorto nella zona di Calcinaia (Vicus Veteri), e che potrebbe identificarsi con la località Valvata.

Nella zona di Cintoia sorge anche una fortificazione di difficile datazione: il castello di Sant’Agata che per il suo impianto viario ricorda gli accampamenti romani”.409

Il luogo denominato invece Castell’Arso, testimonia il fatto che la struttura andò distrutta in un incendio. Secondo l’anonimo butese, questo avvenne il 7 agosto del 1284 ad opera

405 G. Targioni Tozzetti, Relazioni, op. cit., pag. 311. 406 Caciagli Giuseppe, Pisa, op. cit., vol. II, pag. 107.

407 E. Repetti, Dizionario geografico, vol. I, ad vocem “Cintoja di Buti”, op. cit., pag. 738. 408 E. Valdiserra, Memorie di Buti, pag. 85.

409 G. R. Fascetti, Il Monte pisano, op. cit., pag. 29,30

Figura 48 ASPi, catasto Buti,

sezione P foglio 2.

In questa parte della mappa è possibile vedere il toponimo di Castellarso.

del Conte Ugolino della Gherardesca: “il luogo che ora dicesi Castell’Arso, e le diverse materie combuste trovate ne’ luoghi adiacenti provano questo fatto”.410