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novembre fu nominata una deputazione, composta da Galeotti, Fabrizi e Coppi, che avrebbe dovuto recarsi a Torino per comunicare al

Leopoldo Galeotti. Biografia politica d'un moderato toscano nel periodo preunitario

Il 10 novembre fu nominata una deputazione, composta da Galeotti, Fabrizi e Coppi, che avrebbe dovuto recarsi a Torino per comunicare al

re il voto dell'assemblea 338; la deputazione, però, differì d'alcuni giorni la partenza e nel frattempo il governo piemontese, o meglio il Rattazzi, commise l'errore di consultare Napoleone III, che si oppose decisamente alla reggenza. Il 12 novembre, a Parigi ed a Torino, si era già deciso che non il Carignano, ma il Boncompagni sarebbe andato a Firenze, e ciò con la approvazione di Peruzzi. Ricasoli, però, puntò i piedi: sconfessò e redarguì Peruzzi, protestò e spedì ugualmente a Torino la deputazione, la quale vi giunse il giorno 16. Il 18 Galeotti ebbe un colloquio col Ca-rignano, che gli espresse « il dolore di non aver potuto andare »; il 20 fu ricevuto dal re, cui manifestò il timore che Boncompagni potesse ser-vire « per far saltare Bettino »; il 21 vide Lamarmora e il 22 Cavour, e con quest'ultimo specialmente concordò gli espedienti per far accettare a Ricasoli una soluzione di compromesso, proponendo di dare a Boncom-pagni il titolo di governatore generale (non di reggente), fermi restando i governi particolari, e di lasciare il barone al suo posto. Cavour, dietro suggerimento di Galeotti, inviò subito a Salvagnoli un telegramma in tal senso. Il giorno stesso Galeotti partì per Modena, dove si incontrò con Salvagnoli, e tornò a Torino il 25 annunciando che questi aveva

accet-337. Le assemblee del Risorgimento cit., Ili, p. 715-728. Il rapporto di Galeotti uscì pochi giorni dopo in forma di opuscolo: Rapporto del deputato cav. avv. Leopoldo Galeotti relatore della commissione incaricata di esaminare e rife-rire sulla proposta diretta a nominare S. A. R. il principe Eugenio di Savoia-Cari-gnano a reggente della Toscana, Firenze, Tip. Mariani, s. a.

338. Con scarso entusiasmo, Galeotti riferì al padre di questa sua missione nei seguenti termini: « Domenica il giorno mi tocca a partire per Livorno, perché sono incaricato di partecipare al principe di Carignano la sua nomina a reggente della Toscana. Così dovrò star fuori otto o dieci giorni. La cosa mi secca per i miei affari, ma non ho potuto sottrarmene (BIBLIOTECA COMUNALE DI PESCIA, L-A-81,

tato le sue proposte. Ma Ricasoli persiste nel suo rifiuto: il primo dicem-bre giunse a Torino, parlò col re e col Carignano, ma non mutò idea, ed il 3 se ne tornò a Firenze. L'ingrato compito di piegare la testardag-gine del barone toccò così a Galeotti. Questi partì per Firenze la sera del 5 dicembre e il 10 giunse a Torino una lettera nella quale Ricasoli diceva di accettare Boncompagni, pur essendo deciso a proseguire per la sua via339.

Alla metà di dicembre Boncompagni arrivò nuovamente a Firenze, con pochissimo entusiasmo e con molta paura di essere male accolto, tan-to è vero che alla vigilia del suo viaggio aveva scrittan-to a Galeotti di far comparire sul « Monitore Toscano » un articolo a suo favore e di prepa-rargli una buona accoglienza, nonché di fornirgli informazioni sincere, per inserirsi senza difficoltà in un ambiente che prevedeva ostile 310. Il mancato successo nell'affare della reggenza, frattanto, aveva smosso le acque in Toscana: prima ancora dell'arrivo del governatore, « si era for-mato un partito che chiedeva di sottoporre al voto dell'assemblea la no-mina di Boncompagni, ed in pari tempo voleva la unione delle quattro province e delle quattro assemblee ». Galeotti ne scrisse preoccupato a Massari, temendo un secondo 1849: ed effettivamente il «partito», composto da 26 deputati e manovrato da Montanelli, faceva un gioco poco pulito, che andava a favore di quegli ambienti i quali a Parigi ed a Roma brigavano per il regno centrale, con i Lorena, o i Borbone-Parma, o il principe Gerolamo 341.

Questa era la situazione, allorché le voci di un congresso europeo da tenersi a Parigi si fecero più forti e si pose il problema della scelta degli inviati e della ristrutturazione della diplomazia toscana. Galeotti aiutò molto il barone in questo compito assai delicato, sia perché il materiale umano era limitato e bisognava disporre le persone giuste al posto giu-sto, sia perché occorreva badare a non aumentare i dissidi che già

esiste-339. Per la missione di Galeotti a Torino e per la sua azione conciliatoria col Ricasoli si veda G. MASSARI, Diario delle cento voci, 1859-1860, con prefazione di

E . MORELLI, Firenze, Cappelli, 1 9 5 9 , pp. 420-436. Cfr. anche le lettere scritte da Galeotti a Salvagnoli e Ricasoli il 16, 20 e 24 novembre, in Lettere e documenti del barone Bettino Ricasoli cit., IV, pp. 37, 44 e 68; e quella di Massari a Digny in data 27 novembre, in Carteggio politico di L. G. de Cambray Digny cit., pp.

2 1 1 - 2 1 2 .

340. Lettera del 9 dicembre, in CG, 2, 111.

341. Lettere a Massari del 10 ed 11 dicembre, in I toscani del '59, pp. 121-123. Anche i granduchisti in Toscana rialzavano la cresta, approfittando del clima di tensione interna e dell'appoggio francese. « Quello che vi è di più deplorabile — scriveva Galeotti, arrabbiatissimo, a Massari — oltre i coglioni che ci danno dentro senza volerlo, è che la diplomazia francese si presta porcamente ad ogni specie di mariolerie » (ibid., p. 126).

vano in seno al governo342. Per Parigi, giunsero anche suggerimenti dal Piemonte: il 19 dicembre Massari esortò Galeotti a recarsi nella capitale francese al posto di Peruzzi: « La diplomazia — assicurava — ti stima (Ubaldino non è in questo caso) e ti crede, o almeno piglia a calcolo ciò che dici »343. Anche Cavour, nominato plenipotenziario sardo a Parigi, consigliò a Ricasoli di designare d'Azeglio rappresentante degli Stati cen-trali e fece aggiungere da Massari: « Sii pure persuaso che l'uomo da col-locargli al fianco è Galeotti [...]. Egli può controbilanciare gli influssi perniciosi. D'Azeglio lo sente molto, Cavour ne ha molta stima » 344. Ri-casoli se ne persuase, ma, sempre preoccupato di mantenere intatta l'in-dividualità toscana, dispose in tal modo: d'Azeglio avrebbe rappresen-tato la lega, e la Toscana avrebbe avuto tre delegati speciali nelle per-sone di Galeotti, Fabrizi e Giorgini 345. Ma Galeotti a Parigi non andò mai: il 31 gennaio Ricasoli scrisse a Fabrizi ordinandogli di proseguire per Parigi con Giorgini e di lasciare Galeotti a Torino, ché in Francia vi andava di mala voglia 346.

Con l'inizio del 1860 Ricasoli intensificò — tramite Massari — le pressioni sul governo sardo affinché si affrettasse la fusione. Il 21 gen-naio tornò al potere Cavour e subito avvertì gli agenti sardi all'estero che il Piemonte si preparava ai passi decisivi per giungere all'unione. L'Inghilterra e la Francia chiedevano però ai Toscani una nuova vota-zione: la prima voleva che venisse eletta una nuova assemblea, la quale si sarebbe poi pronunciata sull'annessione; la seconda proponeva un ple-biscito. Ricasoli, dal canto suo, riteneva che la ripetizione delle elezioni fosse « una immoralità, e lesiva della dignità della Toscana » 347, d'accordo con Galeotti che a sua volta, in un articolo comparso su « La Nazione » del 20 gennaio {Le potenze occidentali e i voti dei popoli italiani) parlò di « offesa alla dignità delle assemblee, ed alla volontà del paese » e de-finì la ripetizione del suffragio « un V E R O E P R O P R I O I N T E R V E N T O » da parte delle potenze.

342. Si veda soprattutto lo scambio di lettere fra Ricasoli e Galeotti nei giorni

1 4 e 15 dicembre, in Carteggi di Bettino Ricasoli cit., voi. X I , pp. 6 8 - 7 4 . Sono let-tere molto inlet-teressanti, che mostrano l'alto grado di confidenza esistente fra i due uomini, e rivelano l'abilità di Galeotti nel guidar per mano il barone, il quale è certo molto superiore nella visione politica, ma troppo categorico nei giudizi sulle persone, e poco capace di destreggiarsi nelle manovre di corridoio. Sui dissidi in seno al governo per le missioni diplomatiche, cfr. E . POGGI, op. cit., I I , pp. 1 5 - 1 9 .

343. I toscani del '59, pp. 127-128.

344. Cfr. le lettere scritte a Ricasoli da Cavour (23 dicembre) e da Massari (25 dicembre), in Lettere e documenti del barone Bettino Ricasoli, IV, pp. 115-117.

345. Ibid., pp. 144-150. 346. Ibid., pp. 222-223.

L'8 febbraio Massari partì per Firenze con una lettera di Cavour e potè ridurre a più miti consigli Ricasoli e Galeotti, il quale ultimo su « La Nazione » del 10 febbraio accettò la proposta piemontese di eleg-gere i nuovi deputati che sarebbero dovuti andare a Torino, e di farli pronunciare a favore dell'unità; Ricasoli, invece, disse che, pur piegan-dosi alla volontà del re, avrebbe preferito un plebiscito 348. Continuò in-fatti a battere su questo tasto presso Cavour, il quale il 21 febbraio gli fece scrivere da Massari approvando il « suffragio diretto » sulla formu-la « annessione » o « regno separato », e disponendo che esso si svol-gesse prima dell'elezione dei deputati 349. Giunse all'ultimo momento una smentita da parte di Napoleone I I I , ma Ricasoli era ormai sicuro del fatto suo: il 2 marzo venne pubblicato il decreto — cui aveva lavorato anche Galeotti — che fissava il plebiscito per i giorni 11 e 12 marzo; ed il giorno 15 il guardasigilli Poggi lesse al pubblico i risultati, che davano un successo schiacciante agli unitari.

« Stasera alle otto — annotava malinconico il Tabarrini alla data del 22 marzo — è venuto l'annunzio che il re accetta il voto dei popoli e la Toscana fa parte del regno sardo [...]. Nell'accettazione si parla di autonomia ammi-nistrativa e di tradizioni, ma son parole e anche bastantemente imbrogliate. Ci sarà uno stato transitorio, e poi il parlamento livellerà tutto. Il Galeotti protestava di difendere in parlamento l'autonomia amministrativa, ma la sua difesa non servirà che a farla morire più presto [...]. L'autonomia cominciò a scalzarsi [...] con l'idea nazionale, che presto o tardi doveva riuscire all'idea unitaria » 35°.

Nel suo nostalgico pessimismo, l'autonomista Tabarrini dava un giu-dizio sostanzialmente esatto della situazione, e di tale esattezza si sarebbe dovuto ben presto accorgere il suo amico Galeotti, come dimostra, e prendiamo un esempio tra i molti, la lettera che da Torino egli indirizzò a Ricasoli il 23 maggio 1860:

« Siamo ora sul punto di decidere se l'unificazione deve farsi per modo di alluvione, estendendo le leggi del regno alle nuove province, o deve farsi ap-plicandole e correggendole secondo i bisogni e gli interessi locali. Nel primo caso si fa l'unificazione sulla carta... o si disgrega invece di riunire; nel se-condo caso ci si mette più tempo, ma si fa opera prudente e civile. Tu ed io non abbiamo bisogno di esser persuasi, ma non puoi farti idea qual fatica ci vuole a persuadere uomini che non sanno governare che in un modo solo »s" .

348. Ibid., p. 487.

349. Ibid., p. 493.

350. M. TABARRINI, Diario cit., p. 1 4 0 .

Come si vede, il plebiscito del marzo 1860 chiude un lungo capitolo della biografia politica di Galeotti, ma ne apre immediatamente un altro, forse meno importante del primo, ma con esso strettamente collegato. Abbiamo accompagnato il moderato Galeotti dalle sue iniziali posizioni tiepidamente riformistiche e federaliste sino alla conclusione di quella grossa impresa che fu l'unificazione politica italiana, alla quale l'avvocato pesciatino diede il suo silenzioso contributo in misura non indifferente. Non lo seguiremo nelle tappe successive della sua attività politica — alla Camera sino al 1874 e poi al Senato — sia perché la sua figura, già di secondo piano negli anni preunitari, perde ancor più in rilevanza perso-nale dopo l'unità; sia perché non molto — crediamo — potrebbe essere aggiunto a quanto già messo in luce dal Millefiorini nell'articolo più vol-te citato e dal Salvestrini nel bel libro, anch'esso già ricordato, sulla po-litica dei moderati toscani nel primo quindicennio unitario. Tuttavia, prima di chiudere questa biografia del Galeotti, desideriamo dare un cen-no delle idee con le quali egli si affacciò sull'epoca nuova, dell'esigenza da lui sentita — da lui vecchio autonomista toscano — di evitare che l'apparato burocratico-militare del Piemonte soffocasse lo sviluppo delle altre regioni d'Italia e ne contrastasse gli interessi ed i bisogni.

« Sai tu cosa bisogna fare intendere ai siciliani? — scriveva il 18 luglio 1860 a Massari — Importa fargli sicuri che malgrado l'annessione, essi con-tinueranno ad avere un governo che tuteli i loro interessi provinciali, che man-tenga la fisionomia alla Sicilia, che gli affranchi dal bisogno di andar lontani, sia per l'amministrazione della giustizia, sia per le altre faccende. Le idee che avevamo per la Toscana sono oggi una necessità politica, se vogliamo ingran-dirci. La federazione io la esclusi sempre quanto alla politica, ma la ritenni necessaria quanto all'amministrazione. Sta in ciò la soluzione del problema italiano » 352.

In queste pacate parole era racchiuso un vero e proprio programma politico; la cui mancata realizzazione resta tuttora uno dei problemi sto-rici più appassionanti.

Opere di Leopoldo Galeotti

1. Recensione di: Libri due delle istituzioni civili accomodate all'uso del foro. Opera postuma di Francesco Forti, « Annali di Giurisprudenza », Firenze, 1841, nn. 4 e 5, pp. 253-285.

2. Poche parole sulla circolare pubblicata in Roma il 24 agosto 1846, Ba-stia, Fabiani, s. a.

3. Della sovranità e del governo temporale dei papi, Parigi, Guiraudet et Jouaust, 1846 (2a edizione riveduta, corretta ed emendata dall'autore: Capolago, Tip. Elvetica, Losanna, S. Bonamici & C., 1847).

4. Delle leggi e della amministrazione della Toscana. Della consulta di Stato. Discorsi due, Firenze, Gabinetto Scientifico-Letterario, 1847.

5. Della riforma municipale. Pensieri e proposte, Firenze, Gabinetto Scien-tifico-Letterario, 1847.

6. Osservazioni sullo Stato della Toscana nel settembre 1847, Firenze, Ga-binetto Scientifico-Letterario, 1847.

7 . [ F . TARTINI - L . G . ] , Rapporto della commissione incaricata col decreto del dì 20 aprile 1849 di formare il rendimento di conti dell'amministra-zione della finanza toscana dal dì 26 ottobre al dì 11 aprile 1849, Fi-renze, Stamperia della Casa di Correzione, 1850.

8. Considerazioni politiche sulla Toscana, Firenze, Tip. Mariani, 1850. 9. Discorso intorno agli scritti editi e inediti di Francesco Forti, Firenze,

Tip. Galileiana, 1853.

10. Proemio a: F. A. G U A L T E R I O , Gli ultimi rivolgimenti italiani. Memorie storiche con documenti inediti (6 voli), 3a edizione, Napoli, Mirelli, 1861, voi. I, pp. IX-XVI (il proemio reca la data 15 febbraio 1852).

11. Necrologia della marchesa Teresa Rinuccini, s. d. t., 1854.

12. Traiano Boccalini e il suo tempo. Memoria storica, « Archivio Storico Ita-liano », n. s., tomo I, parte II, 1855, pp. 117-162.

13. L'Archivio centrale di Stato nuovamente istituito in Toscana nelle sue re-lazioni con gli studi storici, « Archivio Storico Italiano », n. s., t. n, p. 11,

1855, pp. 61-115.

14. Necrologia del cavaliere Vincenzo Sannini di Pescia, Firenze, Barbera Bianchi & C., 1856.

15. All'autore dell'Ettore Fieramosca, « Il Cronista », a. I, n. IX, 31 agosto 1856, pp. 3-20.

16. Apologia di una prefazione, « Il Cronista », a. I, n. XIII, 28 settembre 1856, pp. 3-22.

17. La monarchia di casa Savoia (Memoria a proposito di due opere di L. Cibrario e di una di D. Caruttì), « Archivio Storico Italiano », n. s., t. VI, p. i, 1857, pp. 44-102.

18. Memoria a favore del sig. A. Borgheri appellato nelle due cause d'appello « Borgheri, e E anfani, Bindi e II. ce. » e « Borgheri e Poidebard », Firen-ze, Tip. Bonducciana, 1857.

19. Rassegna delle opere inedite di Francesco Guicciardini illustrate da G. Canestrini e pubblicate per cura dei conti P. e L. Guicciardini, « Archi-vio Storico Italiano », n. s,, t. VI, p. II, 1857, pp. 131-142.

20. La storia del concilio di Trento di fra' Paolo Sarpi non era soggetta alla

preventiva censura episcopale. Memoria, Firenze, Barbera Bianchi & C., 1859.

21. Parere per la verità a favore degli editori della Biblioteca civile dell'ita-liano e del tipografo G. Barbera, Firenze, Barbera, 1859.

22. Rassegna del libro di Eugène Rendw- L'Empire d'Allemagne et d'Italie

au moyen-àge, « Archivio Storico Italiano », n. s., t. IX, p. i, 1859, pp. 175-178.

23. L'Assemblea Toscana. Considerazioni, Firenze, Barbera, 1859.

24. L'Assemblée Toscane. Considérations, traduction faite sur la seconde édi-tion italienne revue et considérablement augmentée avec appendices et documents, Florence, Barbera, 1859.

25. Rapporto del deputato cav. avv. Leopoldo Galeotti relatore della com-missione incaricata di esaminare e riferire sulla proposta diretta a nominare S. A. R. il principe Eugenio di Savoia Carignano a reggente della To-scana, Firenze, Tip. Mariani, s. a.

26. Saggio intorno alla vita e agli scritti di Marsilio Ficino, « Archivio Storico Italiano », t. IX, p. II, 1859, pp. 25-91 e t. X, p. i, 1860, pp. 3-55. 27. Discorso detto alla Camera dei deputati nella discussione generale sul

progetto di legge per la perequazione dell'imposta fondiaria, Torino, Tip. Cavour, 1863.

28. La prima legislatura del regno d'Italia. Studi e ricordi, Firenze, Succ. Le Monnier, 1865.

29. Relazione su la istruzione pubblica municipale di Firenze, Firenze, Cotta, 1870.

30. Emendamenti al titolo II della legge sulle garanzie per l'indipendenza del sommo pontefice, e il libero esercizio dell'autorità spirituale della S. Sede, proposti dagli onorevoli deputati P E R U Z Z I , R I C A S O L I , MINGHETTI, AC-COLLA, G A L E O T T I , B E R T I N I , BIANCHI, BONCOMPAGNI, e RUDINÌ, S. a. i. 3 1 . A . M A R I , L . G . , L . SANMINIATELLI, Parere o consultazione sul comune di

Stia, s. 1., Tip. Bonducciana, 1873.

32. La facciata di S. Maria del Fiore. Relazione della deputazione promotrice a' suoi concittadini, Firenze, Cellini, 1875.

33. Osservazioni intorno alla prelevazione della tassa di ricchezza mobile, s. d. t., 1879.

34. Parere per la verità sulle questioni attinenti alla costruzione della ferrovia Tuoro-Chiusi, Perugia, Tip. Boncompagni, 1879.

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