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Numero Rapporti di Lavoro per il contratto a Tempo

In crescita si registra la tendenza anche per i contratti a tempo determinato, soprattutto dal 2015 in poi. Ma a differenza del caso precedente, i valori medi annui sono positivi.

Il numero delle cessazioni dei rapporti di lavoro è sempre stato inferiore al numero di quelli attivati.

Il Jobs Act, prevedeva, a seguito della sua entrata in vigore, un sistema di incentivi per le assunzioni alle imprese o sgravi contributivi i cui effetti si sono subito manifestati l'anno successivo per entrambe le tipologie.

Effetto di breve termine per il tempo indeterminato che nel 2016 ha subito registrato un forte calo; più mantenuto per il contratto a tempo determinato, data anche la possibilità, per l'impresa, di poter rinnovare il rapporto di lavoro per numero massimo di cinque volte prima di poter trasformare l'assunzione a tempo indeterminato.

In lieve crescita si mostra la tendenza per i contratti di apprendistato.

Tendenze in netto calo per i contratti di collaborazione, anche perché superati con l'entrata in vigore del Jobs Act, e i contratti inclusi nella categoria “Altro”.

Questi ultimi cali interessano anche il numero di rapporti di lavoro del genere femminile e a cui, al contrario dei maschi, va aggiunta la tipologia dei contratti a tempo indeterminato.

Dal valore medio annuo positivo nel 2009 segue una progressiva diminuzione, tale per cui le cessazioni superano le attivazioni. Nel 2015 si ha una forte ripresa, analoga a quella registrata per i maschi, che poi nel 2016 ritorna a riessere negativa.

Tendenza più marcatamente positiva per il numero di contratti di apprendistato e per i contratti a tempo determinato.

Le tendenze complessive, seppur espresse su grandezze diverse in termini di valori assoluti medi annui, delle tipologie contrattuali distinte solo per genere confermano gli andamenti mostrati per le variabili precedenti: in aumento per i maschi, in diminuzione per le femmine.

I valori totali medi annui sulle tipologie contrattuali, senza distinzione di genere, mostrano, in generale, una tendenza positiva. Questa è supportata dagli andamenti positivi del contratto a tempo indeterminato, determinato e dei contratti di apprendistato; tendenze negative si ripercuotono su contratti di collaborazione e sulla categoria “Altro”.

A questo punto bisogna segnalare che né la Rcfl né i dati delle Cob prendono in considerazione una modalità di pagamento delle prestazioni lavorative di tipo occasionale che è stata introdotta, in principio, nel 2003 con la riforma Biagi, per poi essere successivamente liberalizzata ed utilizzata in ogni tipo di settore con un solo vincolo retributivo annuo.

Tale liberalizzazione è avvenuta dapprima con il governo Monti e la relativa riforma Fornero, che ne previde il solo vincolo economico annuo pari a 5.000euro per lavoratore, poi con il governo Letta, che ne previde l'estensione di utilizzo in tutti i settori, ed infine con il governo Renzi, che ha innalzato il limite a 7.000euro annui per ogni lavoratore.

Stiamo parlando dei voucher o buoni lavoro.

L'analisi che segue, deriva i suoi dati da quelli di fonte Inps (Tabella 6).

Tab. 6 – Numero di lavoratori e numero medio di voucher riscossi per anno di attività e genere (2008-2016)

Anno

Maschi Femmine Totale

N° di lavoratori N° medio voucher riscossi N° di lavoratori N° medio voucher riscossi N° di lavoratori N° medio voucher riscossi 2008 19․422 20,1 5․333 17 24․755 19,4 2009 46․318 38,4 22․078 39,5 68․396 38,7 2010 91․446 62,3 58․115 60,1 149․561 61,4 2011 124․400 71,3 91․814 65,3 216․214 68,8 2012 199․201 65,1 166․710 58 365․911 61,9 2013 310․310 60,6 307․108 57,2 617․418 58,9 2014 499․041 63,6 525․105 62,7 1․024․146 63,1 2015 723․521 68,7 772․224 71,1 1․495․745 69,9 2016 843․189 71,7 922․621 76,4 1․765․810 74,2

Fonte: dati Inps (2016f) (2017l)

Come è già ben visibile leggendo i dati assoluti dal 2008 al 2016, c'è stato un forte incremento del numero medio di voucher riscossi per entrambi i generi (Grafico 39).

L'età media dei lavoratori utilizzatori di buoni lavoro è andata progressivamente riducendosi nel corso del tempo: nel 2008, per i maschi, l'età media si attestava a 60,7 anni, per le femmine a 56,6 anni; nel 2016 l'età media dei primi risulta pari a 37,2, per le seconde a 35,1 (INPS 2016f, 2017l).

La forbice fra i due generi si è gradualmente ridotta e dal 2014 si è stabilizzata. Dallo stesso anno, rispetto ai maschi, il numero medio di donne che ha utilizzato buoni lavoro è progressivamente aumentato.

Dai dati Inps si evince anche la quota di nuovi lavoratori che accedono per la prima volta al sistema di voucher: essa, nella serie storica considerata risulta di tendenza positiva, seppur la differenza della stessa fra gli anni si è gradualmente ridotta (INPS, 2017l).

Dal punto di vista dei committenti, i settori in cui l'utilizzo dei voucher si concentra sono, in ordine di grandezza e fra quelli identificati: il settore degli artigiani e commercianti, alberghi e ristoranti, commercio, servizi alle persone, servizi alle imprese e finanza, trasporti (INPS, 2016f).

È plausibile ipotizzare che i cali registrati, secondo i dati ministeriali, per le tipologie contrattuali più flessibili siano state compensate e riassorbite dall'incremento registrato nell'utilizzo dei buoni lavoro.

3.2 L'analisi di dati a fonti integrate

Le indagini prodotte con l'utilizzo di fonti statistiche e fonti amministrative costituiscono, da sempre, un patrimonio informativo fondamentale per lo studio, in generale, delle dinamiche che caratterizzano il mercato del lavoro.

A seguito delle analisi separate delle fonti, la procedura di integrazione di dati qui utilizzata si è basata sul sistema istituzionalizzato a fine 2016, quando l'Istat, il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, l'Inps e l'Inail hanno pubblicato la prima nota trimestrale congiunta sulle tendenze dell'occupazione.

Essa, elabora i dati disponibili fino al terzo trimestre del 2016 e si pone come obiettivo quello di valorizzare il patrimonio informativo di suddette fonti tramite una lettura integrata delle dinamiche del mercato del lavoro (MINISTERO DEL LAVORO E

DELLE POLITICHE SOCIALI, ISTAT, INPS, INAIL, 2016).

Abbiamo visto come, per le analisi sulle tendenze dell'occupazione e, in particolare sulle tipologie contrattuali, l'applicazione di differenti metodi e concetti, conduce, anche tramite una semplice lettura, ad intuire che i risultati rispettivamente prodotti risentono di queste diversità, dimostrandosi così fra loro parzialmente discordanti e incomparabili. Pertanto, sin dall'inizio di questo studio, si è parlato di sistemi di integrazione delle fonti come prospettiva di avanguardia su cui lavorare per migliorare le analisi sul tema.

La produzione di informazioni armonizzate, coerenti e confrontabili sono il risultato prodotto dalla prima nota trimestrale sulle tendenze dell'occupazione.

L'intento dell'analisi oggetto di questo lavoro è stato conforme al suddetto obiettivo, raggiungibile attraverso l'utilizzo di una procedura riadattata al caso.

Innanzitutto per entrambe le fonti di dati, sia statistica che amministrativa, l'analisi si è concentrata sulla medesima serie storica che va dal 2009 al 2016.

Dunque, si è ridotta la serie storica precedentemente considerata per i dati della Rcfl perché i dati Cob sono disponibili dal 2009, anno dell'entrata in vigore del nuovo sistema.

Abbiamo già in precedenza definito i dati della Rcfl come dati di stock e i dati delle Cob come dati di flusso.

Per l'analisi a fonti integrate, quindi, al fine di rendere confrontabili i dati, le variabili di flusso sono state trasformate in variabili di pseudo-stock secondo la metodologia contenuta nella nota trimestrale sulle tendenze dell'occupazione. Si è proceduto a trasformare il numero di rapporti di lavoro in posizioni lavorative riferite al trimestre secondo la seguente formula:

P

t1 =

P

t -1 +

(A

t1 –

C

t – 1

)

dove Pt1 rappresenta lo pseudo-stock espresso in termini di posizioni lavorative riferite ad un trimestre di un anno, Pt-1 il livello di stock iniziale e pseudo-stock riferiti al trimestre precedente rispetto a quello considerato, At1 il numero di rapporti di lavoro attivati del trimestre considerato e Ct – 1 il numero di rapporti di lavoro cessati del trimestre precedente. La formula prende le cessazioni del periodo

precedente perché le stesse non si considerano più attive nel trimestre successivo64. La serie storica costruita con gli pseudo-stock comincia prendendo come livello iniziale il primo valore di stock del primo trimestre del primo anno dei dati appartenenti alla Rcfl; a questo valore è sommata la differenza tra le attivazioni dei rapporti di lavoro del secondo trimestre e le cessazioni del primo trimestre dello stesso anno; lo pseudo-stock così calcolato è preso poi come numero di posizioni lavorative di riferimento per il calcolo dello pseudo-stock seguente, anch'esso sommato con la successiva differenza dei rapporti di lavoro riferiti ai trimestri successivi e così via. In questo modo, per l'analisi dei dati a fonti integrate, riusciamo ad effettuare una comparazione di variabili espresse sotto la stessa unità di misura. Le variabili di flusso una volta trasformate in variabili di pseudo-stock si discostano, in termini di valori assoluti, da quelli registrati nella fonte originaria delle Cob. Restano comunque delle differenze anche in seguito al trattamento dei dati. Le variabili di stock della Rcfl si presentano come valori medi assoluti riferiti al trimestre; le variabili di pseudo-stock ricavate da valori assoluti, restano tali riferiti al trimestre. Inoltre, i primi sono dati destagionalizzati; i secondi no.

Queste diversità sono alla base per la spiegazione dei diversi andamenti dei dati rappresentati, nell'analisi, all'interno dei grafici a barre.

Nella comparazione a fonti separate i risultati delle tendenze considerati nei differenti campi osservati, nella maggior parte dei casi risultano opposti. Ad esempio, nello studio dei settori Ateco suddivisi per genere registriamo per i dati della Rcfl una tendenza in diminuzione per gli occupati maschi e in aumento per gli occupati femmine; tendenze opposte si presentano per i rapporti di lavoro.

Lo stesso vale, sempre all'interno dei settori Ateco, per il confronto rispetto agli occupati totali (da 15 anni e oltre). E anche nel confronto delle tendenze propriamente dei settori economici si presentano divergenze.

Riassumiamo, di seguito, nella Tabella 7 a pagina seguente, i risultati conseguiti nella

64 Allo stesso modo è espressa la formula, per le trasformazioni delle Comunicazioni

Obbligatorie in variabili di pseudo-stock, nella nota trimestrale sulle tendenze dell'occupazione. In quest'ultima, però, l'espressione è riferita alle singole posizioni giornaliere; in questo lavoro la formula è riadattata su uno spazio temporale trimestrale.

comparazione a fonti separate.

Tab. 7 – Comparazione delle tendenze a fonti separate

RCFL (dati di stock) COB (dati di flusso) Concordanza

Ripartizioni Geografiche

Nord + (leggermente) Nord + (leggermente) 

Centro + Centro -

Mezzogiorno - Mezzogiorno +

Italia - Italia + (leggermente)

Settori Ateco 2007

Agricoltura - (leggermente) Agricoltura - 

Industria - Industria +

Costruzioni - Costruzioni +

Servizi + Servizi -

Totale - (leggermente) Totale +

Generi per Settori Ateco 2007

Maschi - Maschi +

Femmine + Femmine -

Generi degli Occupati Totali/Generi dei Settori Ateco 2007

Maschi - Maschi +

Femmine + Femmine -

Professione/Tipologia di Contratto

Permanenti + (leggermente) T. Indeterminato* + 

A Termine + T. Determinato + 

* a valori assoluti negativi, tranne che per il 2015

Tenendo ben presente che per i dati relativi alla Rcfl ci riferiamo agli occupati, mentre per i dati delle Cob al numero di rapporti di lavoro, è ben evidente che le concordanze sono minime.

Nella comparazione a fonti integrate la situazione si presenta totalmente diversa. Riportiamo nella Tabella 8 nella pagina successiva i risultati ottenuti con l'analisi delle tendenze per gli stessi campi di osservazione.

Tab. 8 – Comparazione delle tendenze a fonti integrate

RCFL (dati di stock) Pseudo-stock Concordanza

Ripartizioni Geografiche

Nord + (leggermente) Nord + 

Centro + Centro + 

Mezzogiorno - Mezzogiorno +

Italia - (leggermente) Italia +

Settori Ateco 2007

Agricoltura + Agricoltura + 

Industria - Industria - 

Costruzioni - Costruzioni - 

Servizi + Servizi + 

Totale Costante Totale Costante 

Generi per Settori Ateco 2007

Maschi - Maschi - 

Femmine + Femmine + 

Generi degli Occupati Totali/Generi dei Settori Ateco 2007

Maschi - Maschi - 

Femmine + Femmine + 

Professione/Tipologia di Contratto

Permanenti - (leggermente) T. Indeterminato* - 

A Termine + T. Determinato + 

*a valori assoluti divenuti positivi

Le concordanze delle tendenze sono totali, fatta eccezione per quelle della ripartizione geografica relativa al Mezzogiorno, che va ad influire anche sulla tendenza complessiva riferita all'Italia.

Si ricorda che, nella comparazione a fonti integrate, sono confrontati il numero medio di occupati del trimestre con il numero delle posizioni lavorative dello stesso trimestre.

L'ordine di grandezza dei valori assoluti considerati, con la trasformazione delle variabili di flusso in variabili di pseudo-stock, risulta analogo per entrambe le fonti.

Alcune tendenze dei dati della Rcfl, nell'analisi a fonte integrate, risultano cambiate; il motivo deriva dalla riduzione della serie storica considerata che nello studio separato partiva dall'anno 2004 fino al 2016, in quello integrato dall'anno 2009, per la spiegazione su descritta.

Conclusioni

Le indagini e gli studi realizzati nell'ambito del mercato del lavoro rappresentano una risorsa informativa importante per lo Stato che, sulla base di queste, tende ad indirizzare gli obiettivi delle proprie politiche economiche e sociali. Gli interventi legislativi in materia, dal punto di vista storico, sono numerosi. In particolare, in materia di politiche attive, ossia quelle volte a promuovere l'occupazione e l'inserimento lavorativo, il concetto chiave che sempre più, soprattutto nell'ultimo ventennio, ha guidato l'azione del nostro legislatore è stato quello all'insegna della flessibilità. La flessibilità, che trova la sua forte spinta evolutiva intorno alla metà degli anni Novanta, come risposta e cura all'interno di un mercato strutturalmente rigido e caratterizzato, per lo più, da un'elevata disoccupazione giovanile e di lunga durata, da una bassa partecipazione delle donne e degli over 50 al mercato del lavoro. L'introduzione di nuovi contratti di lavoro flessibili ha ridefinito diversi aspetti del rapporto di lavoro, producendo una frammentazione dell'occupazione contrassegnata da differenze, talvolta anche ampie, nelle condizioni di lavoro, nelle possibilità di carriera, di stabilizzazione e crescita professionale, nei livelli di tutela e di riconoscimento dei diritti. Questo processo, purtroppo, e specie per alcune fasce della popolazione ha intrappolato gli individui in uno “stato di insicurezza derivante da una condizione lavorativa in cui alla temporaneità contrattuale è associata una discontinuità nella partecipazione del mercato del lavoro tale per cui risulta difficoltoso percepire un reddito continuo ed adeguato su cui poter programmare la propria vita presente e futura”. È questa la definizione con cui l'Istat indentifica quella situazione che oggi conosciamo come precarietà. Le riforme del lavoro che si sono susseguite nel tempo hanno introdotto forme contrattuali sempre più variegate e flessibili contribuendo ancor di più a capovolgere il principio secondo cui il contratto a tempo indeterminato dovrebbe rappresentare la regola mentre quello a tempo determinato l'eccezione. Nel 2004, nel quadro normativo italiano si identificavano ventuno forme contrattuali di lavoro diverse da quella tipica, declinate secondo quarantotto modalità differenti che l'Istat, sempre nel 2004, classificava in relazione alla stabilità del rapporto di lavoro (permanente o temporaneo), al regime orario

(tempo pieno o parziale), al riconoscimento dei diritti sociali (pieno, ridotto, nullo) e al grado di atipicità (piena o parziale). Di queste modalità trentaquattro sono identificate come pienamente atipiche, quali le collaborazioni coordinate e continuative, le collaborazioni occasionali, i lavori a progetto, le prestazioni accessorie; quattordici parzialmente atipiche come il lavoro stagionale, l'apprendistato, il lavoro a domicilio, il telelavoro, l'interinale; ventotto garantiscono al lavoratore pieni diritti previdenziali come il contratto di formazione e lavoro, il contratto a tempo determinato, in somministrazione, lo stesso interinale; venti presentano un'assicurazione previdenziale ridotta o nulla come i contratti di inserimento, stage e tirocini, i lavori socialmente utili e di pubblica utilità e i contratti atipici. Come si capisce dai numeri, ciascun tipo di contratto rientra a seconda della modalità per cui è distinto in una o più classificazioni analitiche. Col passare del tempo altre tipologie contrattuali sono state introdotte, altre rinnovate, modificate, altre ancora abrogate. Le classificazioni Istat derivano dall'utilizzo di fonti integrate, perché nessuna fonte, presa singolarmente è in grado di fornire informazioni così dettagliate. Le fonti statistiche ed amministrative rilevano in maniera metodologicamente differente le variabili del mercato del lavoro. La Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro, per l'Istat, e le Comunicazioni Obbligatorie, per il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, contengono dati che concettualmente e fattivamente misurano, con unità diverse, differenti variabili in campi di osservazione vari. I risultati ottenuti, analizzando queste fonti, a livello separato, sono conseguentemente discordanti. Sulla base di ciò, il tentativo di analizzare le tendenze dell'occupazione con l'utilizzo di suddette fonti con un sistema integrato ha rappresentato l'obiettivo di questo lavoro di ricerca, producendo risultati soddisfacenti. A seguito di un adeguamento che ha fatto sì che i dati amministrativi fossero confrontabili con i dati statistici, trasformandoli in variabili detti di pseudo- stock, abbiamo potuto analizzare come, a fonti integrate, le tendenze sull'occupazione coincidano nella maggioranza dei campi osservati. Analizzando i dati suddivisi per ripartizione geografica registriamo un aumento degli occupati e delle posizioni lavorative nell'area del Nord e Centro Italia. L'unico dato discordante,

che influenza anche l'andamento della tendenza dell'Italia, è riferita al Mezzogiorno in cui risultano in diminuzione gli occupati e in aumento le posizioni lavorative. All'interno dell'analisi dei settori economici, l'agricoltura e i servizi registrano tendenze in aumento; in diminuzione quello delle costruzioni e dell'industria, riproducendo una compensazione tale che a livello aggregato la tendenza risulta costante. Gli occupati e le posizioni lavorative suddivise per genere risultano in diminuzione per i maschi, in aumento per le femmine. Nel complesso si evidenzia un aumento dell'occupazione a partire dal 2013, ma come confermato dai dati analizzati in seguito l'incremento riguarda soprattutto i lavoratori a termine o con contratto a tempo determinato.

Non è stato possibile effettuare una comparazione dettagliata sulle tipologie contrattuali per l'impossibilità di reperire dati sul fronte statistico, in particolare rispetto alla Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro, fonte qui presa in considerazione.

È stato possibile, da ultimo, mettere a confronto gli occupati delle professioni permanenti e a termine con le posizioni rispettivamente dei lavoratori con contratto a tempo indeterminato e determinato. I risultati evidenziano un calo per i primi; un aumento per i secondi. Disaggregando i dati su base trimestrale, a seguito degli incentivi o sgravi fiscali assegnati con il Jobs Act alle imprese, si nota l'effetto positivo, di breve periodo, su entrambe le tipologie considerate.

Il procedimento utilizzato per lo studio comparato a fonti integrate si è basato sulla metodologia istituzionalizzata nella pubblicazione, avvenuta nel dicembre 2016, della prima nota congiunta sulle tendenze dell'occupazione, da parte dell'Istat, del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, dell'Inps e dell'Inail. Essa, rappresenta una risposta ad un'esigenza, accresciuta negli anni, di conseguire studi ed analisi in chiave integrata su informazioni fra loro complementari, relative al mercato del lavoro. Informazioni che, prese separatamente, tendono ad esprimere conclusioni divergenti. L'integrazione delle fonti dei dati, dunque, da un lato permette di valorizzare il portato conoscitivo che le diverse fonti racchiudono, dall'altro mette a disposizione dell'intera collettività analisi con risultati fra loro coerenti.

Appendice Estratto da:

Istituto Nazionale di Statistica

Servizio Istruzione Formazione e Lavoro

R

ILEVAZIONE

SULLE

F

ORZE DI

L

AVORO

Questionario unico

3° trimestre 2017

Per ragioni di privacy i risultati di alcune domande del questionario sono mantenuti riservati e utilizzati solo per finalità istituzionali dell’Istat.

L’elenco delle variabili contenute nel file dei microdati, diffuso successivamente il comunicato stampa, è disponibile all’indirizzo http://www.istat.it/dati/microdati/.

A cura di colui che revisiona il questionario cartaceo:

Codice Ufficio Regionale |_|_|

Tecnica indagine 1

Identificativo dettaglio carico |_|_|_|_|_|_|_|_|

A cura dell’intervistatore:

Identificativo Intervistatore (IdRil) |_|_|_|

Cognome Intervistatore __________________________________

Nome Intervistatore _____________________________________

Codice Indagine 0001703463

Codice Estrazione |_|_|_|_|_|_|_|_|

Codice Provincia |_|_|_|

Codice Comune |_|_|_|

Codice Quartina |_|_|_|_|_|

Codice Famiglia |_|

Wave di quartina |_|

Wave di famiglia |_|

Cognome ISF __________________________________________

Nome ISF _____________________________________________

Data di nascita ISF |_|_|/|_|_|/|_|_|_|_|

Settimana riferimento: da |_|_|/|_|_|/|_|_|_|_| a |_|_|/|_|_|/|_|_|_|_|

Data chiusura intervista |_|_|/|_|_|/|_|_|_|_|

Numero di modelli aggiuntivi utilizzati |_|_|

Motivo della compilazione cartacea _________________________

Chi ha autorizzato la compilazione cartacea __________________

Note _________________________________________________

Firma intervistatore

Firma revisore

Cenni di guida alla lettura

La rilevazione continua sulle forze di lavoro è condotta con la tecnica C.A.P.I. (Computer Assisted Personal Interview) e con la tecnica C.A.T.I. (Computer Assisted Telephone Interview). In sede di re-intervista si utilizzano dei quesiti a conferma delle informazioni raccolte nella precedente intervista.

Il questionario qui presentato è una versione “semplificata” di quello informatico messo a punto per la prima intervista. Per una corretta lettura di tale versione “semplificata” è opportuno sottolineare che quella effettivamente utilizzata consente di:

- gestire in automatico i filtri e i periodi di riferimento della rilevazione;

- tenere conto delle regole di incompatibilità in caso di incoerenza tra successive domande;

- attivare i motori di ricerca per facilitare la codifica in linea di predeterminate variabili (provincia, stato estero, titolo di studio, professione, attività economica, corso di istruzione, attività di formazione); - visualizzare le specifiche formulazioni connesse alle caratteristiche dell’intervistato;

- visualizzare in caso di intervista proxy il nome della persona a cui si riferiscono le informazioni;

- visualizzare all’occorrenza le modalità di risposta previste (ad esempio, il “non sa” solo in caso di intervista proxy);

- costruire in automatico alcune variabili (ad esempio, l’età dell’intervistato nella settimana di riferimento