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LA RSI IN ANSALDO STS

4.10 Obiettivi per il futuro

Al fine di conseguire un miglioramento continuo delle performance, nei diversi ambiti della sostenibilità, Ansaldo stabilisce ogni anno un Programma per la sostenibilità. La società, infatti, considera la RSI un elemento strategico per accrescere la reputazione, aumentare la capacità di attrarre nuovi clienti ma anche risorse umane da inserire in azienda e consolidare i rapporti con fornitori e comunità locali. A livello generale, pertanto, intende far crescere la cultura dell’etica e della sostenibilità, sviluppare una comunicazione esterna che integri sempre più obiettivi aziendali e attività di impegno sociale, adottare la norma ISO 26000 e contribuire al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 dell’Onu.

Nel campo sociale, si propone di ampliare le iniziative di welfare aziendale, aumentare la flessibilità dell’orario di lavoro, sperimentare lo smart working, rafforzare il training on the job e le attività formative in modalità e-learning, ridurre del 2% l’indice di frequenza e di gravità degli infortuni; e ancora, formalizzare in policy specifiche la tutela dei diritti umani e la lotta alla corruzione, continuare il rapporto di collaborazione con le maggiori università italiane offrendo opportunità di stage ai giovani brillanti.

Dal punto di vista ambientale, invece, gli obiettivi (per l’anno successivo) riguardano l’aumento del 2% dell’utilizzo di energia da fonti rinnovabili, la riduzione del 10% delle emissioni di gas serra, l’incremento del 10% del riciclo e riutilizzo dei rifiuti, l’estensione delle certificazioni ISO 14001 ad altri siti e sedi.

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Conclusioni

Lo scenario competitivo attuale ha fatto sì che la responsabilità sociale abbia assunto maggiore rilevanza che in passato all’interno delle logiche manageriali, spingendo verso nuovi modelli di gestione, governo e comunicazione d’impresa. La pluralità di definizioni ha spesso creato confusione in merito ai veri obiettivi della RSI (e del relativo reporting), i quali non distolgono l’impresa dall’obiettivo del profitto, bensì implicano l’abbandono di un’ottica orientata al profitto di breve termine e alla non curanza degli effetti sociali ed ambientali per abbracciare una filosofia che mira alla creazione di valore - non più esclusivamente economico – prevalentemente nel medio- lungo periodo. L’obiettivo dell’impresa, infatti, è di creare ricchezza che ne garantisca la crescita e la sopravvivenza nel lungo periodo.

In questo elaborato, dopo aver presentato un breve excursus storico su come si è evoluto il concetto di Responsabilità Sociale d’Impresa, si è dato un ampio spazio agli strumenti che le organizzazioni hanno per monitorare il relativo impegno e integrarla nella loro strategia, agli standard accreditati a livello internazionale e alle modalità/tecniche di rendicontazione a cui attenersi per rendere apprezzabile dal pubblico il proprio impegno etico e sociale. Si è quindi visto quali sono i principi che informano un Bilancio sociale e le parti che lo costituiscono riferendosi in particolare al modello proposto dal GBS, quali indicatori sono in grado di far apprezzare all’esterno, per ogni diversa categoria di stakeholder, l’impegno sociale delle imprese. Si è affrontata poi la questione relativa all’autentico orientamento alla RSI, da tener ben distinta da altre pratiche, vedi il greenwashing, in realtà portate avanti per altri scopi di breve periodo e non certamente per conseguire finalità di tutela ambientale. A livello internazionale, sono stati approfonditi alcuni fra i diversi standard sviluppati per aiutare le organizzazioni ad intraprendere un percorso di responsabilità sociale (ISO 26000), per ottenere specifiche certificazioni in tema di sicurezza e salute sul lavoro (ISO 45001) e di tutela dell’ambiente (ISO 14001). Nella parte finale, si è visto come nel concreto un’azienda, Ansaldo STS, sviluppa una strategia fondata sulla responsabilità sociale e comunica all’esterno il suo impegno attraverso un report che contiene le performance afferenti ai campi sociale, ambientale ed economico.

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Pertanto, questo lavoro ha posto l’attenzione su cosa oggi le organizzazioni possano e debbano fare per dirsi socialmente responsabili avvalendosi degli strumenti a tal fine approntati. Temi su cui senza dubbio si continuerà a vedere uno sviluppo in futuro, attraverso ulteriori ricerche e forme di standardizzazione. Quando si parla di responsabilità sociale, però, non ci si può riferire solo all’impresa ma bisogna necessariamente soffermarsi, come visto, anche sui relativi stakeholder, i soggetti verso i quali l’impresa deve essere responsabile. Uno dei tanti stakeholder di un’organizzazione è il consumatore, diventato sempre più attento, esigente e critico nei confronti dei comportamenti dell’impresa. Per risultare credibili, le aziende devono proiettarsi verso una nuova cultura improntata alla RSI: comportamenti etici, coerenti, durevoli e, non meno importante, ben comunicati, al fine di eliminare i dubbi e le perplessità che ancora accompagnano i consumatori circa il reale impegno sociale delle aziende. I consumatori, infatti, risultano ancora piuttosto diffidenti rispetto a quanto le imprese dichiarano di fare e vedono la RSI come una strategia di “facciata” spesso utilizzata per creare una buona immagine aziendale ed ottenere profitti in modo più agevole. Un’azienda, infatti, potrebbe costruirsi la fama di impresa responsabile senza però esserlo effettivamente: pubblicità, impegno estemporaneo in azioni sociali, donazioni e così via, potrebbero essere degli elementi volti a nascondere un comportamento gestionale irresponsabile. Quindi per essere credibili le imprese devono fornire esempi concreti ai propri stakeholder, dando loro la possibilità di avvicinarsi sempre di più ed essere maggiormente coinvolti nell’operato dell’azienda. L’accesso facilitato ai bilanci sociali e ai documenti, accompagnati da dati effettivi, che accertano un reale impegno sociale, potrebbe essere un passo avanti per affrontare la problematica della difficoltà di dare prova delle proprie azioni responsabili.

Le organizzazioni sono allora chiamate, in primis, a impostare la propria gestione secondo i principi della Responsabilità Sociale d’Impresa nelle sue diverse dimensioni: economica, ambientale e sociale; in secondo luogo, sono tenute a comunicare il proprio impegno etico a tutti i loro stakeholder tramite un apposito processo di reporting che trova il suo principale output finale nel bilancio di sostenibilità. Tale attività di rendicontazione è divenuta non solo auspicabile, ma addirittura indispensabile per ottenere quel consenso di cui le imprese necessitano e per costruire, di conseguenza, la loro reputazione. Le imprese si devono impegnare a sviluppare strategie che si concilino

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con la creazione di un valore condiviso, generando benefici per tutti gli stakeholder. La capacità di saper inserire attività socialmente responsabili all’interno della strategia aziendale rappresenta la più grande possibilità di crescita che permette di creare valore economico e competitività in un quadro di rispetto dei vincoli sociali e ambientali.

Il tema della RSI sembra destinato in prospettiva ad assumere un’importanza crescente nelle imprese di ogni settore e di ogni dimensione, consapevoli dei rapporti sempre più stretti fra la propria attività e le diverse aspettative della società di cui costituiscono parte integrante. Si può affermare che saranno le aziende che sapranno adottare con maggiore consapevolezza tale approccio e adeguare la propria cultura, la propria strategia e i propri modelli di comunicazione nell'ottica di una reale attenzione alla responsabilità sociale ed ambientale, quelle che potranno ottenere un vantaggio competitivo maggiore nel prossimo futuro.

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