• Non ci sono risultati.

Gli oggetti, specchio dello sguardo Abbiamo già notato come, nei test

NARRATIVA SISTEMA PERSONAGG

3. L'ossessione dello sguardo 1 Una narrazione centripeta

3.5. Gli oggetti, specchio dello sguardo Abbiamo già notato come, nei test

di Veza Taubner – Calderon, la voce del narratore si assottigli, compaia solo raramente, sostituita dal suo sguardo.

L'istanza narrativa ci guida nel guardare, ci costringe a rallentare, a fermarci, a fissare lo sguardo su oggetti laterali, poco appariscenti.

Sono proprio gli oggetti ad assumere una funzione nuova, non più di sfondo, ma di vera e propria indicazione semantica.

Non solo, essi, rispecchiando lo sguardo dei personaggi, definiscono la loro identità, sebbene in modo frammentario.

Nei testi si viene così a costruire una dinamica triangolare tra gli oggetti, i personaggi e il lettore.

Noi che leggiamo, raccogliendo le tracce sparse nel testo, tra queste anche gli oggetti, che, con una frequenza sospetta, l'autrice elenca in vere e proprie liste, nuda nomenclatura senza ulteriori specificazioni, cerchiamo di ricostruire l'identità dei personaggi, che, da parte loro, ottengono consistenza da un lato attraverso lo sguardo che gli oggetti dirigono su di loro e, dall'altro, in virtù dello sguardo reciproco degli altri personaggi.286

Può risultare utile ricorrere al concetto lacaniano di «fase dello specchio» per dare conto di questa scelta narratologica.

Nel 1954, Lacan opera una distinzione cruciale tra io e soggetto dell'inconscio, sostenendo, con la nota frase «l'io non è più padrone nemmeno in casa propria», che la natura dell'io è secondaria, dunque immaginaria.

Lacan ribadiva così «l'esistenza di un soggetto dotato di una logica di funzionamento propria che non coincideva con quella dell'io e che si manifestava nei 284 Ibidem, p. 25.

285 Ibidem, p. 27

286 Come abbiamo sottolineato, tra l'altro, a proposito della figura di Anna nel racconto Der Sieger,

analizzato nel secondo paragrafo di questo capitolo.

sogni, negli atti mancati, nei sintomi, nei lapsus […].»287

Egli arriva a sostenere che l'io, in quanto alienazione immaginaria del soggetto, si forma attraverso immagini che gli forniscono materiale per assemblare un'identità nella quale finalmente riconoscersi.

Lacan fa ricorso alla suggestiva immagine dell'io – cipolla che ben sintetizza come nell'io non esista un centro, ma identificazioni successive che si stratificano l'una sull'altra288.

Se l'io riconosce la propria identità attraverso l'individuazione della propria immagine, grazie allo sdoppiamento in «un'esteriorità che lo riflette289»,

conseguentemente, l'immagine del proprio corpo, soccorrendo il soggetto perso nella frammentazione reale, assume, per Lacan, un valore costituente della personalità.

L'esperienza dello specchio, che per Lacan si verifica tra i sei e i diciotto mesi di età, è in definitiva un crocevia strutturale nella costituzione della soggettività umana.

Nel gioco di sguardi si rivela d'altra parte anche il desiderio del soggetto che è desiderio di riconoscimento, desiderio di trovare nell'altro e nel fuori di sé una delimitazione che lo salvi dall'indistinto, dal frammentario.

Nei testi di Veza Taubner - Calderon gli oggetti sembrano adempiere a questa funzione di delimitare il soggetto.

Ricordiamo, per cominciare, quattro personaggi femminili.

La giovane protagonista di Der Oger, Maja290, dopo il matrimonio con Iger,

lascia il paese d'origine e si trasferisce col marito a Vienna, una città a lei estranea. La prima notte dopo l'arrivo, il marito la violenta, ma Maja legge in questo atto quasi un riconoscimento.

Il mattino dopo, Maja cerca lo stesso riconoscimento negli oggetti che estrae dalla valigia, «die feine Wäsche, die kostbaren Decken, Kristallschalen.»

Gli oggetti non hanno evidentemente solo la funzione di raccontarci, quasi una didascalia, lo status borghese, benestante della donna, in contrasto con la miseria della nuova situazione; essi assumono la funzione ancora più importante di suggerirci la labilità della personalità di Maja, che cerca una conferma nelle sole cose in cui la può trovare, negli oggetti che, rimandandole il suo sguardo, le indicano una possibile appartenenza.

Nello stesso romanzo, un secondo personaggio femminile, la Runkel, delinea i contorni della propria identità attraverso il possesso di oggetti, sia che si tratti del suo negozio che dell'appartamento dove vive.

È la stessa Runkel a elencare i prodotti del suo negozio, in una monotona litania:

Speikseife, Memseife, Mandelseife, Glycerinseife, Lilienmilchseife291, Sie reiht

Zahnbürsten an, gelber Griff, roter Griff, harte Borsten, weiche Borsten, sehr gute Bürsten...292

Anche il suo appartamento straripa di oggetti, che, in qualche modo, riempiono 287 A. Di Ciaccia, M. Recalcati, Jacques Lacan, Bruno Mondadori, Milano 2000, p. 7.

288 J. Lacan, Il seminario. Libro I. Gli scritti tecnici di Freud, 1953 – 1954, Einaudi, Torino 1978. 289 M. Recalcati, op. cit, p. 21.

290 Die gelbe Straße, op. cit. capitolo 2. 291 Ibidem, p. 37.

il vuoto lasciato dalla sua non esistenza, sostituendosi allo sguardo dell'altro:

Da waren alle Flächen in dem großen Zimmer mit schweren Spitzen und Stickereien belegt, alle von den Kinderhänden der Runkel verfertigt, da waren Vorhänge über die ganze Breite der Fenster, da war eine gestickte Bettdecke, duftig und kostbar wie für eine Braut293.

È questa stessa modalità a suggerirci l'identità di due donne molto diverse tra loro: la baronessa del sanatorio di lusso294 e Emma Adenberger, una povera ragazza

di campagna, sedotta da un giovane e affascinante medico senza scrupoli295.

Quando la baronessa lascia il sanatorio, furibonda per essere stata umiliata dal Magnat, lascia dietro di sé una scia di oggetti che la definiscono quanto il suo comportamento296.

Il particolare che gli oggetti siano rotti, spezzati, strappati li trasforma in testimoni del fatto che, alla baronessa, è venuto a mancare il riconoscimento da parte dell'altro.

Il protagonista del secondo racconto, Tell, è un poeta che, per ragioni economiche, si trova a lavorare all'Ufficio oggetto smarriti.

Il giovane cerca di trovare un lato interessante in questo lavoro per lui così prosaico e prova a interrogare gli oggetti, cercando di ricostruire le storie nascoste dentro e dietro di loro.

Inizialmente Tell è profondamente deluso dagli oggetti che ha a disposizione (l'anonimità e l'assemblaggio casuale di questi oggetti esprimono la vacuità dell'esistenza del giovane protagonista).

Un giorno, però, Tell trova una borsetta da donna all'interno della quale, in un gioco di scatole cinesi, scopre sechs große Schlüssel, ein riesiges Sacktuch, eine Papiermascheebörse mit einem Schilling und etlichen Groschen, einen zwei Jahre alten Notizkalender col nome della proprietaria e einen mit Bleistift verschmierten Zettel297.

Gli oggetti elencati, nella loro veste di frammenti sparsi, e la lettera sono i primi a raccontarci la storia di Emma Adenberger, che solo in un secondo momento ascolteremo dalla voce della stessa protagonista.

L'ultimo esempio è tratto ancora dal racconto Geduld bringt Rosen298.

Abbiamo visto in precedenza come il povero portavalori Mäusle avesse permesso al ricco e viziato Bobby Prokop di impossessarsi delle paghe dei dipendenti della fabbrica per la quale lavorava.

La conseguenza, ovvia, è il licenziamento del poveretto, che, nonostante i suoi sforzi, non trova un altro lavoro ed è costretto a cedere i pochi oggetti che possiede al banco dei pegni:

So trug man die goldene Uhr ins Dorotheum, die Frau Mäusle von ihrer Schwester geerbt hatt, dann ihren silbernen Hochzeitsbecher, dann den Wintermantel von Herrn Mäusle, es war schon arm, dann die gute Tischdecke,

293 Ibidem, p. 106.

294 Das Schweigegeld, op. cit.

295 Der Fund, nella raccolta omonima in Geduld bringt Rosen, op. cit. 296 Das Schweigegeld, p. 11.

297 Ibidem, p. 80. 298 Op. cit.

dann die Bettwäsche, und dann war nichts mehr da, und man begann mit Schulden beim Greiβler nd Bäcker, bis man in der Gegend nicht mehr einkaufen konnte und Frau Mäusle mehrere Straβen weit laufen muβte, um Brot und Kartoffeln zu holen. Und gerade jetzt gab der junge Herr keine Aufträge mehr.

I Mäusle vengono presentati come esseri assolutamente stupidi, vacui, totalmente in balia dello sguardo e del giudizio degli altri; una volta perduti gli oggetti che li circondano e che li delimitano, vanno piano piano a morire (dell'intera famiglia rimarrà solo Frau Mäusle).