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Oggetto e obiettivi della ricerca: valutare un processo di valutazione

attraverso lo studio di caso della provincia di Bologna

1. Oggetto e obiettivi della ricerca: valutare un processo di valutazione

La ricerca-azione promossa dal centro specialistico “il Faro” è stata condotta su un campione di 32 assistenti sociali, aderenti su base volontaria, occupate nell'area minori del territorio provinciale. Il progetto ha il suo fulcro tematico, a livello di ipotesi di partenza, nel qualificare le pratiche professionali, con l’obiettivo di giungere ad un percorso di diagnosi sociale scientificamente fondato. In fase di ricerca non ci si è quindi proposti di analizzare in termini astratti e idealtipici le metodologie professionali di riferimento per gli operatori coinvolti, quanto piuttosto di formarli all’utilizzo di una serie di strumenti elaborati nelle fasi precedenti, e condurre un’analisi su un numero, sufficientemente ampio, di “casi concreti” costituito da nuclei familiari in carico ai servizi sociali. Dal momento che uno degli oggetti centrali della ricerca è dato dalla tematica della “presa in carico”, è stato necessario circoscrivere l’area d’indagine per passare poi all’individuazione di quelle che dovevano essere le ipotesi teoriche e metodologica della ricerca. Si è pensato, fin dall'inizio, di non soffermarsi tanto sulle tappe che hanno caratterizzato l’esperienza familiare dei soggetti coinvolti quanto di focalizzare l’analisi principalmente sul percorso di diagnosi sociale in sé e per sé. Più precisamente l’ambito privilegiato d’analisi è stato individuato nel rapporto tra operatore ed utente, allo scopo di evidenziare pregi e difetti dell’utilizzo di strumenti professionali finalizzati alla diagnosi sociale. La scelta di non soffermarsi sui “trascorsi familiari” non significa comunque che, nell’individuare i passaggi fondamentali della ricerca, non si debba attribuire un’importanza fondamentale al fatto che tutti i soggetti coinvolti hanno un trascorso di difficoltà tale da aver portato ad una presa in carico da parte del servizio sociale.

I tradizionali canoni della ricerca sociologica, sia dal punto di vista teorico che metodologico, sono stati quindi rapportati e adeguati alla peculiarità dell’esperienza di presa in carico sociale, tenendo conto dei vissuti connessi all’ambito diagnostico e valutativo. Per questo motivo l’approccio alla ricerca (di tipo partecipato) si è sempre avvalso delle capacità analisi dei operatori che, a vario livello, si sono occupati di servizio sociale e che, spesso, hanno prestato la loro opera professionale nel settore della tutela minorile. Inoltre va sottolineato che l’analisi della letteratura sul tema aveva evidenziato l’esistenza di un numero molto limitato di studi empirici sulle metodologie di servizio sociale, condotti peraltro su un numero di casi e di variabili molto ristretto, e per lo più in territorio statunitense, dove il sistema di Welfare

si caratterizza per una impostazione tale da rendere veramente difficile la comparazione con la realtà italiana.

L’oggetto tematico dello studio dottorale, cioè l’analisi del percorso di valutazione della genitorialità recentemente delineato e sperimentato dai servizi sociali territoriali delle provincia di Bologna, pone un primo problema quanto ai criteri che debbano regolare la scelta del gruppo di soggetti da analizzare, anche in relazione alla possibilità di confronto con l’utilizzo di metodi tradizionali. Considerata la scarsa attitudine degli operatori sociali alla sperimentazione e alla ricerca, tenuto conto anche dell’impegno che comporta l’adesione ad un progetto di durata annuale (in tempi di tagli al personale socio-sanitario e riduzioni di organico dovute a mutati assetti organizzativi e necessità di contenere le spese) gli operatori coinvolti nella ricerca-azione sono stati selezionati su base volontaria e allo stesso modo i soggetti intervistati, assistenti sociali ed utenti, sono stati reclutati con la tecnica della snow-ball a partire da una dichiarata disponibilità al contatto da parte della ricercatrice.

L’ipotesi che sta alla base della presente ricerca viene da lontano, e nello specifico trova le sue radici nella formazione e nella pratica professionale della scrivente, assistente sociale presso un servizio territoriale della provincia di Bologna, impiegata nell’area funzionale minori e famiglie. Essa tende a ricomporre, dunque, in un ipotetico quadro concettuale, alcune considerazioni frutto della teoria sociologica da un lato, le risultanze empiriche derivate dalle principali teorie di servizio sociale dall’altro, e la pratica quotidiana derivata dall’esperienza lavorativa. Tali spunti di riflessione, amplificati dalla portata mediatica di alcuni eventi nazionali ed internazionali che avevano visto coinvolta la figura dell’assistente sociale, anche nel territorio bolognese (emblematico il caso del bimbo morto in data 5/11/2011 in Piazza Maggiore in cui l’operatrice sociale venne accusata di non aver dato risposte alla richiesta di aiuto dei familiari) hanno portato l’interesse della scrivente verso la tematica della valutazione di interventi e progetti sociali. Venuta a conoscenza del progetto provinciale avente come tematica la valutazione delle capacità genitoriali e la diagnosi sociale si è quindi sviluppato il presente progetto di ricerca, finalizzato alla valutazione dello stesso. Va da sé che questa valutazione, pur ponendosi l’obiettivo di effettuare un controllo dell’efficacia degli strumenti di valutazione delle cure genitoriali prodotti e sperimentati nel territorio provinciale ha avuto come scopo principale la validazione della loro attendibilità per riconoscerne le potenzialità, i punti di forza e di debolezza, rimane un’ipotesi di lavoro e come tale viene considerata.

Quello a cui ho inteso pervenire non è un giudizio ultimo sull’efficacia di questa specifica metodologia tout-court, ma piuttosto analizzare quelle che sono le condizioni che si vengono a determinare quando, nel percorso di presa in carico sociale, vengono introdotti strumenti specifici, metodologia chiara e altro coinvolgimento delle componenti relazionali del processo: operatori, familiari e rete sociale allargata.

Il secondo problema fondamentale che occorreva affrontare nel progetto iniziale di ricerca-azione era costituito dalla scelta dello strumento di rilevazione che ci si prefiggeva di utilizzare. Vista l’entità del campione e le sue caratteristiche peculiari (eterogeneità della formazione e della esperienza professionale degli operatori coinvolti, varietà delle forme e degli assetti organizzativi dei diversi servizi sociali con inevitabili differenze nella tipologia e quantità di risorse…) si trattava di individuare uno strumento che consentisse la raccolta e la successiva comparazione dei dati attraverso procedimenti di analisi sia quantitativa che qualitativa. Nello stesso tempo, già dal progetto iniziale, era chiaro che l’oggetto della ricerca necessitava di uno strumento facilmente comprensibile e di immediata compilazione sia per gli operatori sia per gli utenti dei servizi sociali. Si è quindi deciso di utilizzare lo strumento del questionario, ipotizzando una compilazione diretta da parte dei soggetti coinvolti nella ricerca-azione.

La terza problematica affrontata nello svolgimento del progetto di ricerca dottorale è stata la delimitazione generale del campo d’analisi, in cui spesso accadeva di con-fondere la sperimentazione di strumenti per la diagnosi sociale, e quindi la ricerca-azione con la ricerca valutativa del progetto provinciale e gli strumenti di valutazione delle capacità genitoriali con gli strumenti di ricerca. Tale difficoltà ha reso necessaria una fase di ricerca preliminare, che si è rivelata, nel concreto, articolate complessa e che ha condotto, fermo restando il progetto iniziale, ad una formulazione per tappe successive dei criteri metodologici e tecnici su cui fondare la costruzione degli strumenti definitivi di ricerca e valutazione.