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attraverso lo studio di caso della provincia di Bologna

4. Racconto di mio figlio

Si tratta di una traccia per la conoscenza generale del bambino e dell’adolescente attraverso il parere diretto dei genitori, che può essere utilizzata come attività strutturata (mediante l’utilizzo delle carte) per agevolare la relazione tra la famiglia e l’assistente sociale e acquisire informazioni di tipo socio- anamnestico con un’apertura verso l’universo relazionale della famiglia.

4.1 Basi teoriche

Lo strumento riprende i criteri di base della trousse “Moi comme parent…” di Lavinguer S. Coutu S. Dubeau D. (2011) tradotto a cura del gruppo di ricerca coordinato da Paola Milani. Il manuale “Sostenere la genitorialità. Strumenti per rinforzare le competenze educative” ha infatti come caratteristica di fondo la volontà di dare voce ai genitori in un atteggiamento di ascolto improntato rispetto della loro esperienza e della loro visione, che è fondamento di queste carte, sottoposte ai genitori per sollecitarne il racconto sull’immagine del figlio.

4.2 Finalità e scopi

Lo strumento da sottoporre ai genitori, è finalizzato a cogliere le idee sullo sviluppo fisico, psicologico, sociale, emotivo ed educativo del figlio ed è stato pensato come focus mirato, da utilizzarsi ad integrazione del colloquio, e nello specifico, di quella parte della scheda multidimensionale relativa alla conoscenza del figlio.

4.3 Utilizzo

Come nel caso dello strumento “Mappa delle relazioni e delle risorse” il “Racconto di mio figlio” può facilitare l’espressione dei pensieri in genitori provenienti da altre culture e lingue, o di genitori con limitate capacità comprensione ed espressione, per i quali un’attività prettamente verbale può risultare difficoltosa.

Si può, infatti, proporre quest’attività in modo semplice, seguendo le macro-categorie che sono indicate nelle carte, e richiedendo ai genitori di verbalizzare le loro opinioni sul tema sia in modo generale sia aiutandosi con esempi concreti riferiti alla quotidianità condivisa con il figlio e alle esperienze di vita familiare.

Gli item che vengono proposti rispetto al figlio sono:

 Come va a scuola e il suo rapporto con gli insegnanti;

 In che modo cerco di insegnargli a rispettare le regole;  La sua salute e la sua crescita;

 Il suo rapporto con i fratelli e con gli altri membri della famiglia;  Come gioco con lui/lei e lo aiuto nei compiti;

 Le cose che gli/le piacciono e quelle che non gli/le piacciono;

 Le relazioni con i suoi amici e gli adulti a cui è particolarmente affezionato.

In alcuni casi, si può valutare se svolgere l’attività a domicilio e se coinvolgere contemporaneamente i genitori e i figli in un attività gruppale (in tal caso è consigliabile l’ausilio di un altro operatore oltre all’assistente sociale).

5. Mi racconto

Si tratta di una traccia per la conoscenza generale del bambino e dell’adolescente (da adattarsi in base all’età dello sviluppo) che può essere utilizzata come gioco per agevolare la relazione tra il minore e l’assistente sociale. Si compone di due parti: la prima consiste in una serie di carte volte ad indagare diversi aspetti della vita del minore, la seconda denominata “Che tempo fa nella mia famiglia” richiede invece di identificare il clima familiare scegliendo tra le immagini più ricorrenti del meteo.

5.1 Basi teoriche

Anche questo strumento, come il precedente, si basa sull’approccio multimodale focalizzato sulla resilienza, sulle risorse familiari e sulla complementarietà dell'intervento tipico della già citata trousse francese, ma in questo caso l’attenzione principale è rivolta al minore e al suo punto di vista diretto.

5.2 Finalità e scopi

Lo strumento è volto ad agevolare la comprensione dei bisogni e delle potenzialità di ogni bambino o adolescente e delle loro famiglie, attraverso l’esplorazione dei seguenti item:

 La mia scuola, i miei compagni, i miei insegnanti;  Con chi sto e cosa faccio quando non sono a scuola;  Le cose che mi piacciono e quelle che non mi piacciono;  I miei parenti: i nonni, gli zii, i cugini.

5.3 Utilizzo

Partendo dalla premessa che l’operatore è interessato a conoscere la vita di quello specifico bambino, ai soggetti dai 5 ai 10 anni si possono mostre le varie carte chiedendo al bambino di completarle con la narrazione della sua storia personale secondo il titolo indicato. Può essere opportuno sottolineare che ciascuna carta rappresenta un aspetto che l’operatore è interessato a conoscere e permettere al bambino di aggiungere particolari quali la narrazione di eventi concreti o disegni illustrativi. Con i ragazzi dai 13 ai 18 anni lo strumento può essere utilizzato come schema per il colloquio, è sufficiente formulare la premessa e poi si può lasciare che rispondano alle domande aperte, senza necessariamente ricorrere alle carte, tuttavia è consigliabile chiedere a ciascun soggetto come preferisce procedere poiché talvolta anche i più grandi di età preferiscono la modalità ludica, che li “protegge” da un confronto diretto.

La seconda parte dello strumento “Che tempo fa nella mia famiglia” è finalizzata a cogliere il clima intra- familiare a partire da immagini riferite al meteo. Si tratta di una considerazione aperta, che non deve essere accompagnata da troppe spiegazioni da parte dell’operatore, il quale può chiedere direttamente al minore di attribuire un significato relazionale alle immagini, in termini di serenità, tensione, conflittualità, facendo riferimento anche ad episodi di vita familiare.

Entrambi gli strumenti “Racconto di mio figlio” e “Mi racconto” sono state pensate dal gruppo di lavoro bolognese per essere utilizzate ad integrazione della scheda multidimensionale, strumento principale per la raccolta delle informazioni nel corso dei colloqui con il nucleo famigliare. Molto interessante, ai fini della valutazione sulle funzioni genitoriali, e della diagnosi sociale, può essere l’incrocio tra le informazioni raccolte con i bambini/ragazzi e quelle fornite dai loro genitori attraverso l’utilizzo dei vari strumenti sino ad ora descritti.