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La sperimentazione degli strumenti di diagnosi sociale che ha portato alla ricerca

attraverso lo studio di caso della provincia di Bologna

12. La sperimentazione degli strumenti di diagnosi sociale che ha portato alla ricerca

Il progetto fonda le sue radici in un evento dell’anno 2010, quando il centro specialistico provinciale “il Faro” ha organizzato un evento formativo avente per oggetto la valutazione dello stile genitoriale, al quale la sottoscritta ha partecipato in prima persona in qualità di assistente sociale. Da tale esperienza emerse la necessità, per gli operatori, di adottare metodi e strumenti per valutare le capacità parentali nei casi di minori a rischio psicosociale, al fine di sistematizzare e rendere organiche le pratiche di lavoro più consolidate, migliorandole e affinandole con quella specificità metodologica che la tematica della tutela minorile e della promozione della genitorialità, anche alla luce delle recenti riforme legislative, richiede.

Accogliendo le richieste e i bisogni che gli operatori avevano espresso al termine del percorso formativo “il Faro” ha quindi promosso un progetto volto a elaborare buone prassi professionali, definire un percorso condiviso, scientificamente fondato e confrontabile per la diagnosi sociale e l’assessment dei dati raccolti durante l’indagine sociale, per pervenire a un parere professionale qualificato. Si sono costituiti tre gruppi di lavoro in cui diversi operatori, suddivisi per praticità in base al criterio dell’appartenenza territoriale, hanno approfondito (dopo un primo periodo di formazione e conoscenza reciproca per uniformare il sapere dei vari partecipanti sul tema e ricondurlo ad un quadro concettuale e metodologico di riferimento attraverso la revisione delle principali fonti letterarie):

 La definizione di una scheda multidimensionale, individuando le specifiche aree da esplorare nel percorso di valutazione e proponendo modalità riflessive di indagine delle esperienze familiari;  La conoscenza di strumenti di screening volti a esplorare il rischio psicosociale correlato a

condizioni particolarmente sfavorevoli, come i maltrattamenti sui bambini;

 L’utilizzo di strumenti utili a effettuare la visita domiciliare e la conoscenza diretta dei minori da parte dell’assistente sociale.

Nel Marzo 2012 il progetto è stato presentato in un seminario rivolto agli operatori e ai responsabili dei servizi sociali del territorio provinciale, per condividerne gli obiettivi e raccogliere le adesioni alle fasi successive di lavoro, che prevedevano l’articolazione del progetto in due fasi: formazione all’uso degli strumenti, e sperimentazione degli stessi mediante una ricerca-azione che contemplava il coinvolgimento diretto sia degli operatori che di famiglie in carico ai servizi sociali. In tale sede erano state raccolte 45 richieste di iscrizione e partecipazione al progetto formativo/sperimentale, e visto il crescente interesse della sottoscritta per il progetto, si è concordata la mia partecipazione in qualità di dottoranda dell’Università di Bologna, al fine di collaborare alle attività di coordinamento del gruppo di lavoro e approfondire la conoscenza del progetto per poter poi effettuare una valutazione dello stesso, nella tesi dottorale.

Nel periodo tra il mese di aprile e il luglio 2012 ho quindi partecipato a diversi incontri di confronto tra gli operatori del gruppo di coordinamento del progetto per la definizione della cornice metodologica e dell’approccio di riferimento, finalizzati a organizzare le diverse fasi della ricerca-azione volta alla sperimentazione degli strumenti di diagnosi sociale e le metodologie analitiche da utilizzarsi (di tipo prevalentemente quantitativo attraverso l’utilizzo di questionari), i quali mi hanno inoltre premesso di definire il primo impianto metodologico di riferimento per la valutazione (di stampo qualitativo, attraverso interviste e analisi/studio di relazioni di servizio).

Tra settembre e dicembre 2012 si è dato avvio alla fase di formazione all’uso degli strumenti, che ha visto quarantacinque assistenti sociali iscritti e trentanove partecipanti. Il percorso si è articolato in trenta ore formative a carattere multidisciplinare di cui quattro incontri di carattere teorico, condotti prevalentemente alternando momenti di lezione frontale a esercitazioni pratiche e lavori di gruppo, e tre svolti con la metodologia del role-playing.

Nel corso di tale periodo è stato effettuato il pre-testing dei tre questionari elaborati come strumenti di analisi nel periodo di ricerca-azione (da sottoporre sia agli operatori che alle famiglie coinvolte nel progetto, in diverse fasi del percorso di valutazione: all’entrata, in itinere e a conclusione dell’iter di diagnosi sociale) quindi un gruppo di operatori ha provveduto alla somministrazione dei questionari ad una selezione di famiglie in carico al Servizi Sociali, per valutare l’adottabilità degli strumenti.

La fase di sperimentazione degli strumenti, avvenuta tra gennaio e dicembre 2013 si è articolata in due step successivi:

 Selezione dei casi e avvio del percorso di ricerca-azione, svolto nel periodo Gennaio/Giugno 2013, in cui si sono effettuati tre incontri mensili di supervisione agli operatori, suddivisi in gruppi, finalizzati a sostenerli nella selezione di casi per la sperimentazione nonché a risolvere le problematiche connesse all’inizio del percorso e a risolvere eventuali dubbi emersi in questa prima fase di ricerca;

 Condivisione delle esperienze connesse alla sperimentazione, svolto nel periodo Settembre/Dicembre 2013, in cui si sono effettuati due incontri mensili di supervisione agli operatori, suddivisi in gruppi, finalizzati a condividere le metodologie adottate nel corso della ricerca-azione, anche attraverso lo studio dei casi concreti e l’analisi degli strumenti utilizzati, al fine di esplicitarne punti di forza e debolezza, potenziali sviluppi e criticità.

A conclusione del periodo di sperimentazione degli strumenti per la diagnosi sociale si sono inoltre svolti due incontri in plenaria, con tutti i trenta operatori partecipanti al progetto, di approfondimento su alcune tematiche relative all’uso degli strumenti e restituzione dei primi esiti della ricerca-azione, aperti anche ai responsabili di servizio, al fine di condividere il percorso svolto, in seguito ai quali si è concordato di proseguire la sperimentazione fino al mese di luglio 2014 per ampliare il numero di famiglie coinvolte nel progetto.

Se l’obiettivo della prima parte del progetto era relativo alla elaborazione di buone prassi professionali, volte a definire un percorso condiviso, scientificamente fondato e confrontabile per la diagnosi sociale e l’assessment dei dati raccolti durante l’indagine sociale, per pervenire a un parere professionale qualificato in merito alle capacità genitoriali, con il progetto di ricerca-azione si è tentato di verificare l’efficacia e la congenialità degli strumenti individuati dal gruppo di lavoro provinciale attraverso la loro

sperimentazione diretta, valutando gli esiti dell’applicazione, anche in confronto all’utilizzo di metodi tradizionali. Il progetto sperimentale intende verificare l'utilità di un approccio innovativo, esito di un lungo percorso di formazione e apprendimento, orientato ad accogliere famiglie con figli minorenni che vivono una temporanea difficoltà di tipo sociale, relazionale e legata ai compiti di cura genitoriali. Tale metodo di lavoro prevede l’attivazione di un percorso, attraverso colloqui e visite domiciliari, che ha i seguenti obiettivi: comprendere in modo approfondito la situazione di vita delle famiglie, metterne in luce non solo le temporanee fragilità ma anche le aree di forza, elaborare una diagnosi sociale qualificata e, quindi, progetti d’aiuto il più possibile rispondenti alle necessità reali attraverso l’utilizzo di strumenti specifici che abbiano un’attendibilità clinica e scientifica e che siano basati su un approccio evidence based, impostazione che potenzialmente consente di evitare errori di valutazione dovuti ad interpretazioni, riduzionismi e pregiudizi culturali sull’idea di genitore “buono” o “cattivo”.

Dopo aver partecipato attivamente alla realizzazione di tutte le fasi del progetto, raccogliendo materiali utili alla sua analisi sia attraverso l’osservazione diretta delle dinamiche di gruppo sia tramite la trascrizione dei contenuti delle varie riunioni e dei diversi incontri di supervisione e formazione agli operatori, da sottoporre ad analisi con l’aiuto di software dedicati, obiettivo della ricerca dottorale sarà quindi l’analisi approfondita del progetto al fine di procedere alla sua valutazione.

Saranno esaminati i materiali quantitativi relativi alla somministrazione dei questionari (auto-compilati) a famiglie e operatori nelle varie fasi del percorso di diagnosi sociale, e materiali qualitativi raccolti nel corso delle varie fasi del progetto (materiali formativi, verbali delle riunioni, trascrizione degli incontri di supervisione) per analizzare nel dettaglio il percorso di ricerca-azione.

Inoltre, al fine di approfondire il punto di vista di utenti e operatori dei servizi sociali coinvolti nel progetto si sono svolte attraverso interviste semi-strutturate, importante occasione per ricostruire il vissuto soggettivo e personalizzato, basato sulla specifica esperienza individuale, consentendo a valle rispetto agli altri strumenti di ricerca (Altieri 2011) di spiegare e interpretare informazioni e dati provenienti da altre tecniche. Tale scelta metodologica risponde alla necessità di fornire un approfondimento qualitativo al punto di vista delle famiglie, espresso esclusivamente attraverso la compilazione del questionario, strumento per natura standardizzato, nonostante lo sforzo derivato dalla volontà di inserirvi anche item di carattere qualitativo, nonché per avvalorare gli assunti valutativi della ricerca.

Sempre con finalità valutativa di è proceduto all’analisi delle relazioni inviate dagli assistenti sociali all’autorità giudiziaria con finalità diagnostico/valutativa, analizzando i contenuti di dieci documenti redatti prima del progetto e dieci compresi nel periodo di ricerca-azione.

CAPITOLO QUINTO La ricerca

Nel presente capitolo vengono approfonditi i principali passaggi metodologici che hanno portato alla costruzione degli strumenti utilizzati nella rilevazione empirica condotta nella provincia di Bologna, che ha visto l’utilizzo sia di metodi quantitativi sia qualitativi, con il fine ultimo di valutare il progetto sociale attivato sul territorio oggetto di studio.

In un primo momento si è ritenuto importante soffermarsi sulla definizione dell’oggetto della ricerca e sugli elementi di fondo più significativi del progetto originale di sperimentazione, come le modalità di definizione del gruppo di riferimento, gli strumenti che si ipotizzava di utilizzare per la rilevazione e le modalità della somministrazione. Successivamente è stata presa in esame la fase della ricerca preliminare che mi ha consentito di acquisire gli elementi conoscitivi necessari per la costruzione degli strumenti definitivi. Nell’ambito della ricerca preliminare sono stati individuati, e descritti analiticamente, cinque momenti fondamentali che definiscono la scansione temporale di questa fase della ricerca. I primi cinque momenti sono legati alla costruzione di tre differenti strumenti di rilevazione, somministrati, in tempi diversi a famiglie in carico ai servizi sociali e all’assistente sociale “responsabile del caso”, nonché alla definizione dell’utilizzo di materiale di tipo qualitativo.

In dettaglio i tre strumenti analizzati sono: un primo questionario sulle aspettative e gli atteggiamenti al momento dell’inizio del percorso di diagnosi sociale, un secondo questionario centrato sulla specificità dei vari strumenti professionali utilizzati nel corso della valutazione ed un terzo volto a indagare la percezione di utenti ed operatori in fase conclusiva dell’iter. I restanti due aspetti fondamentali della ricerca preliminare, cui si è dedicata un’attenzione particolare sono: la costruzione di un fascicolo informativo contenente le informazioni più rilevanti del percorso formativo e progettuale che ha portato alla sperimentazione degli strumenti di diagnosi nel territorio provinciale, grazie a cui è stato possibile costruire le domande per le interviste semi-strutturate sottoposte, nel corso della ricerca, a un gruppo di utenti e operatori coinvolti nel progetto, un ciclo formativo rivolto agli assistenti sociali della provincia, finalizzato a raccogliere adesioni per la ricerca-azione dopo aver approfondito, attraverso la metodologia del focus-group lo stato dell’arte rispetto a metodi, tecniche e metodologie professionali del territorio oggetto d’indagine.

È importante sottolineare che i cinque momenti individuati ed analizzati, quanto alla fase della ricerca preliminare, sono, come è meglio esplicitato nel testo, tra loro strettamente correlati e interdipendenti e definiscono un vero e proprio “percorso a tappe” che ha consentito un progressivo approfondimento conoscitivo dell’oggetto della ricerca ed un affinamento delle opzioni metodologiche da seguire per la costruzione dei vari strumenti e la scelta delle diverse metodologie.

Infine l’ultima parte del capitolo è dedicata:

 Ad una indagine circa le informazioni qualitative reperite nel corso del ciclo di incontri condotto con gli operatori coinvolti nel progetto di ricerca-azione;

 Ad una descrizione del modo in cui sono state analizzate le relazioni inviate all’autorità giudiziaria, selezionate in modo casuale, per giungere ad un campione di venti testi, di cui una metà redatti secondo le metodologie sperimentate e una metà utilizzando altri canoni, facenti riferimento al periodo precedente la ricerca-azione.