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i “Online Resource Guide for Exhibiting and Collecting Media Art”, EAI Electronic Art Intermix e IMAP-Independent Media Arts Preservation

Settembre 8-10, 1997, Modern Art: Who Cares?, Foundation for the Conservation of Modern Art, Amsterdam

14 febbraio 2005, Preservation and/or Documentation, conferenza al Netherland Media Art Institute Amsterdam

3.1. i “Online Resource Guide for Exhibiting and Collecting Media Art”, EAI Electronic Art Intermix e IMAP-Independent Media Arts Preservation

Storicamente la conservazione delle opere d’arte digitali e di Videoarte deve molto all’istituzione americana Electronic Art Intermix (EAI) di New York, un centro che da molti anni partecipa attivamente e promuove la ricerca pratica e teorica sui nuovi media. Il progetto di EAI risale originariamente al 1969, quando il gallerista e dealer newyorkese Howard Wise aprì sulla 57ª strada l’omonima galleria Howard Wise Gallery, in cui fu ospitata la prima collettiva di Videoarte “TV as a Creative Medium”,3 come segno del

rinnovamento culturale che si faceva strada negli anni Sessanta. In seguito, anche probabilmente a causa della mancanza di un collezionismo interessato al nuovo linguaggio artistico, la galleria chiude per lasciare il posto al centro EAI-Electronic Art Intermix, che ha come scopo quello di supportare e sviluppare la ricerca artistica realizzata con il video e con le nuove tecnologie audiovisive.

3 La mostra “Tv as a Creative Medium”, organizzata da Howard Wise esponeva opere d’arte cinetica e arte in

movimento, realizzate con nuove tecnologie, come il video. Tra i dodici artisti invitati ad esporre: Nam June Paik, Charlotte Moorman, Paul Ryan, Ira Schnider, Frank Gillette, Eric Siegel. Wise intendeva creare a New York lo stesso interesse per il nuovo medium espressivo del video, come in quegli stessi anni Gerry Schum faceva in Germania. Purtroppo, probabilmente a causa della mancanza di un vero e proprio collezionismo, Wise fu costretto a chiudere la galleria, con il progetto, non meno importante di creare una struttura di sostegno allo sviluppo della Videoarte. Sempre a New York, un progetto analogo nasceva nel 1971 ad opera dei due artisti Steina e Woody Vasulka: il Kitchen Center, uno spazio culturale rivolto ad artisti che lavoravano con i New Media.

Charlotte Moorman, Nam June Paik, TV Bra for a Living Sculpture, performance della mostra“Tv as a Creative Medium”, Howard Wise Gallery, New York, 1969

Fondato come organizzazione no-profit nel 1971, l’EAI possiede oggi una delle più importanti collezioni di opere d’arte di New Media, dagli anni Sessanta ad oggi, per un numero superiore ai 3.500 lavori e ai 175 artisti. Sul sito web del centro (www.eai.org) è possibile consultare il catalogo on line delle opere conservate, le biografie degli artisti, i progetti di Net Art e una bibliografia aggiornata di testi specializzati. Dal 1985 EAI è stato tra i primi centri al mondo a sviluppare un progetto sulla conservazione e la catalogazione di opere di New Media Art (“EAI Preservation Program”) partendo dalle ricerche sulla propria collezione di video sperimentali. Il progetto è stato supportato dal New York State of Council che ha reso possibile la ricerca sulle tecniche di conservazione e il restauro di centinaia di opere appartenenti alla collezione. Alcune tra queste opere costituiscono un vero e proprio tesoro, poiché sono pezzi unici appartenenti alla produzione della prima generazione di Videoartisti, tra cui Joan Jonas, Vito Acconci, Bruce Nauman, Martha Rosler, Nam June Paik. Le migliaia di videocassette conservate nella collezione testimoniano più di tre decenni di produzione di video, partendo dai primi formati analogici fino alle più sofisticate tecnologie digitali. L’EAI si occupa della pulitura, della masterizzazione e del trasferimento dei video dalle videocassette deteriorate verso formati migliori o analoghi, come il BetaSP o il DigitalBeta. Tutte le operazioni di conservazione condotte dal centro tengono in grande considerazione il punto di vista degli gli artisti, laddove questo è ancora possibile. In generale si opera con la metodologia del “caso per caso” che serve ad individuare la migliore soluzione (la cosiddetta “best practice”) per la

conservazione dell’opera.4 Il database è consultabile on line, ed è organizzato in modo tale da offrire non solo le informazioni relative ai video, ma anche le sinossi dei lavori, le biografie degli artisti, la bibliografia aggiornata, file in QuickTime, progetti web e altro. Ad esempio è possibile vedere le registrazioni della performance di Chralotte Moorman alla mostra “TV as a cretive medium”, un documento di straordinario valore se si pensa che la polizia intervenne a fermare l’artista perché si mostrava nuda in pubblico, coperta solo dal violoncello (http://www.eai.org/kinetic/Video/Yalkut-Charlotte_ref.mov).

Tra le numerose attività, Electronic Art Intermix nel 2005 ha presentato il progetto “Online Resource Guide for Exhibiting and Collecting Media Art”, finanziato da New Art Trust. L’iniziativa, unica nel suo genere, offre sulla piattaforma online una selezione di strumenti sia teorici che pratici per la conservazione delle opere di New Media Art e il loro mantenimento, attraverso la già citata metodologia del “best practice”. Il sito web, che compare tra i progetti nella pagina principale di EAI, è una sorta di guida per l’individuazione e l’applicazione degli standard professionali di conservazione, documentazione e registrazione. L’importanza di rendere accessibili queste informazioni ad artisti, curatori, collezionisti, conservatori, archivisti testimonia la necessità, diffusa a tutti i livelli, di utilizzare informazioni attendibili per la salvaguardia del materiale video, in tutti i formati possibili. L’interfaccia di “Online Resource Guide” è strutturata in tre diverse sezioni: Exhibiting (esposizione), Collecting (collezione), Preserving (conservazione). Ogni sezione a sua volta è divisa per tipologia di opere: SINGLE-CHANNEL VIDEO (video monocanale) COMPUTER-BASED ARTS (opere realizzate col computer) INSTALLATION (installazioni).5 Per ogni categoria sono disponibili on line i modelli per

la richiesta di prestito dei video, per l’acquisizione permanente, per la corretta conservazione, per tutto ciò che è attinente alla gestione, alla documentazione e alla trasmissione del materiale video, secondo la seguente divisione:

• Introduction (Introduzione) • Best Practices (Migliore strategia)

4 La metodologia della “best practice” conferma che l’approccio americano e in generale anglo-sassone si

distacca nettamente dall’approccio teorico al restauro perseguito in Italia. Dunque allo scopo di armonizzare le modalità di lavoro internazionali con l’esigenza, probabilmente solo italiana, di possedere una griglia di principi basilari sulle pratiche conservative, è necessario indirizzare il dibattito scientifico verso entrambe le posizioni.

5 Il progetto “Online Resource Guide” è stato realizzato grazie alla collaborazione con l’IMAP-Independent

Media Arts Preservation (http://www.imappreserve.org). L’IMAP dal 1998 al 2002 serve da sponsor all’EAI. E’ un’organizzazione no profit di New York, dedicata alla conservazione di media elettronici non commerciali. L’IMAP è nato da un consorzio di organizzazioni per l’arte e da esperti che hanno condiviso le loro esperienze allo scopo di rendere disponibili e accessibili le informazioni sulle strategie pratiche e teoriche sulla conservazione dei dati su supporti variabili.

• Basic Questions (Domande fondamentali) • Planning Process (Programmazione) • Agreements/Contracts (Contratti) • Budget (Costi)

• Equip/Tech Issues (Tecnologie) • Interviews (Interviste)

• Case Studies (Casi di studio) • Articles (Articoli)

Il progetto è stato presentato al pubblico in occasione della conferenza dell’“IMAP Electronic Media Preservation Symposium”, Roechester, NY a fine settembre 2007, organizzata dall’IMAP, EAI e da AMIA-Independent Media Interest Group. Il convegno, interamente dedicato alla conservazione, documentazione e collezione delle opere video monocanale, delle installazioni, delle opere di Computer Art, ha inoltre presentato il catalogo dei modelli di registrazione, sviluppati dall’IMAP.6

Interfaccia del modello di registrazione dati dei video, disponibile on line sul sito IMAP

IMAP, Independent Media Arts Preservation è nata nel 1999 come organizzazione dedicata alla ricerca dei metodi e degli strumenti conservativi per l’arte contemporanea, e in particolare delle opere che utilizzano componenti tecnologiche. Nel 2002 è stata incorporata a EAI, con la quale condivide la ricerca e la produzione di casi di studio e

6 Si veda: http://www.amiaconference.com/2007/imap_symposium.html); per i modelli di documentazione

iniziative di diverso genere. Attraverso il sito web, costruito come una vera e propria piattaforma di scambio, IMAP offre libero accesso alle informazioni sulle fonti, ai progetti di catalogazione, alla formazione professionale, soprattutto sostenendo la visibilità di progetti speciali di pubblicazioni, forum, conferenze che riguardano la conservazione della New Media Art.