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Una sfida all’organizzazione dei centri per l’impiego

2. Orientamento individuale di primo livello – Patto per il lavoro

Il secondo servizio fondamentale è quello della stipulazione del Patto per il lavoro, col quale definire i contenuti concreti del per-corso personalizzato di accompagnamento all’inserimento lavora-tivo e all’inclusione sociale previsto dal decreto.

Col Patto i centri per l’impiego fissano le attività che si impegna-no a prestare in favore dei beneficiari del RdC e che simmetrica-mente questi ultimi si impegnano a rispettare, pena l’applicazione delle sanzioni, previste in modo da andare progressivamente dalla decurtazione del beneficio sino alla sua decadenza.

Il Patto per il lavoro contemplerà le seguenti obbligazioni a cari-co del beneficiario:

1. attività al servizio della comunità;

2. corsi per la riqualificazione professionale;

3. Corsi per il completamento degli studi;

4. altri impegni individuati in modo personalizzato, finalizzati all’inserimento nel mercato del lavoro e all’inclusione sociale.

Con la sottoscrizione del Patto per il lavoro si passa da una fase prevalentemente istruttoria ed organizzativa dei contatti, alla pro-grammazione delle concrete attività di ricerca di lavoro.

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Ovviamente, per giungere alla sottoscrizione di un Patto per il la-voro che non si limiti a contenere clausole astratte o “di stile”, occorre prima un incontro di orientamento col lavoratore, teso ad evidenziare il percorso di studi, i titoli posseduti, le esperienze di lavoro o in altri campi realizzate, le aspirazioni, il possesso di mezzi di trasporto, la disponibilità alla mobilità, per creare sia un curriculum costruito in modo corretto, sia un “fascicolo persona-le”, al quale fare corrispondere i servizi da rendere definiti ap-punto col Patto per il lavoro.

Se i centri per l’impiego fossero dotati di rigogliose risorse uma-ne, sarebbe opportuno impiantare un servizio specifico che assi-curi un orientamento individuale ben strutturato: i colloqui per enucleare il profilo del lavoratore, la sua occupabilità e le misure più idonee dovrebbe richiedere alcune ore ed il Patto per il lavo-ro dovrebbe configurarsi nella “consegna” alle successive fasi operative, curate e coordinate dal navigator.

Come ribadito più volte, nei centri per l’impiego sarà estrema-mente difficile suddividere le fasi di erogazione dei servizi legati al RdC in servizi organizzativi autonomi. Verosimilmente, nei centri più piccoli la fase dell’accoglienza, quella dell’orientamento e quella della sottoscrizione del patto saranno un tutt’uno o, quanto meno, saranno curate dai medesimi operatori. Il che con-ferma che sul piano operativo un impatto rilevante di carico di lavoro sarà inevitabile.

Un decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, su proposta dell’Anpal, e previa intesa in sede di Conferenza per-manente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province auto-nome di Trento e Bolzano, definirà «indirizzi e modelli nazionali per la redazione del Patto per il lavoro»: si punta, quindi, ad una standardizzazione dei contenuti, anche se il vero problema consi-ste nell’attuazione del Patto, non tanto nella sua formulazione: a questo dovrebbero provvedere le piattaforme informatiche.

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C’è da ricordare, comunque, che il flusso degli utenti dei centri per l’impiego, una volta giunti alla fase della sottoscrizione del Patto per il lavoro si ridurrà rispetto all’iniziale quantità di contat-ti legacontat-ti alle convocazioni per il rilascio della Did. Infatcontat-ti, in pri-mo luogo il Patto deve essere sottoscritto solo dai beneficiari del RdC, non esclusi o esonerati dagli obblighi connessi. In secondo luogo, tali beneficiari potranno stipulare il Patto sia presso i cen-tri per l’impiego oppure, laddove previsto da leggi regionali, pres-so i pres-soggetti accreditati ai sensi dell’art. 12 del d.lgs. n. 150 del 2015.

Il decreto non lo afferma espressamente, ma si dovrebbe conclu-dere che poiché il Patto consiste, come visto sopra, nell’assegnazione del caso da trattare, la sottoscrizione con i sog-getti accreditati dovrebbe anche implicare la loro presa in carico delle attività oggetto degli obblighi assunti, sebbene alcune tra es-se, come l’avviamento al lavori di utilità sociale, verosimilmente richiederà comunque l’azione dei centri per l’impiego pubblici.

Laddove il richiedente non abbia i requisiti soggettivi previsti dall’art. 4, comma 5, del decreto per la sottoscrizione del Patto per il lavoro, saranno i servizi sociali dei comuni a farsi carico della sia convocazione, in modo da attivare la “valutazione mul-tidimensionale” che individui oltre al percorso di accompagna-mento all’inseriaccompagna-mento lavorativo, altri interventi connessi al RdC connessi alle esigenze di carattere più specificamente sociale. La valutazione multidimensionale è finalizzata, infatti, ad indentifica-re i bisogni del nucleo familiaindentifica-re, ai sensi dell’art. 5 del d.lgs. n.

147 del 2017.

In ogni caso, i centri per l’impiego entreranno in gioco. Infatti, dovranno essere coinvolti nella valutazione multidimensionale e laddove l’esito di questa attesti che i bisogni del nucleo familiare e dei suoi componenti siano prevalentemente connessi alla situa-zione lavorativa, i “servizi competenti” a seguire il percorso

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ranno appunto i centri per l’impiego: quindi, i beneficiari del RdC sottoscriveranno il Patto per il lavoro, entro i trenta giorni suc-cessivi all’esito della valutazione multidimensionale.

Se, invece, il bisogno sia considerato in sede di valutazione non connesso solo alla situazione lavorativa, ma complesso e multi-dimensionale, i beneficiari sottoscriveranno il Patto per l’inclusione sociale, è da ritenere con i servizi sociali. I quali, co-munque, si dovranno coordinare anche con i centri per l’impiego, per la parte di attività comunque connessa all’accompagnamento al lavoro.

Simmetricamente, il decreto prevede che interventi e servizi so-ciali di contrasto alla povertà debbono comunque essere attivati, ove opportuni e richiesti (evidentemente dal navigator o comun-que dai centri per l’impiego), anche in favore dei beneficiari che sottoscrivono il Patto per il lavoro.

Il Patto per il lavoro, quindi, è uno snodo fondamentale dell’attività dei centri per l’impiego ed è una fase del servizio in-cludente anche rapporti e contatti con i servizi sociali dei comuni e del territorio, da regolare mediante convenzioni per disciplinare gli scambi di informazioni, lo svolgimento delle valutazioni mul-tidisciplinari, i tempi di risposta alle richieste di azioni ed i inter-vento, i modi di coordinamento con l’attività dei navigator.

Organizzare un efficiente sistema di orientamento di primo livel-lo e di rilascio dei Patti (con la valutazione corretta del rapporto tra beneficiari del RdC richiedenti e Patti rilasciati, nonché del ri-spetto dei tempi previsti) sarà essenziale, anche perché l’art. 4, comma 14, del decreto considera Patto per il lavoro e il Patto per l’inclusione sociale, con i sostegni in essi previsti, nonché la valu-tazione multidimensionale che eventualmente li precede, “livelli essenziali delle prestazioni”, nei limiti delle risorse disponibili a legislazione vigente.

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