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Origini e rilevanza della farmacovigilanza in ambito internazionale

IV.1 G LI OBIETTIVI E IL CAMPO D ’ AZIONE DELLA FARMACOVIGILANZA

1.1 Origini e rilevanza della farmacovigilanza in ambito internazionale

a farmaci o ADR. – IV.2. L’attività di farmacovigilanza. – 2.1. La segnalazione di reazioni avverse a farmaco. – 2.2. Il sistema nazionale. – 2.3. Il nuovo sistema europeo. - 2.4. I riflessi dell’attività di farmacovigilanza sull’autorizzazione all’immissione in commercio.

IV.1 GLI OBIETTIVI E IL CAMPO D’AZIONE DELLA FARMACOVIGILANZA

1.1 Origini e rilevanza della farmacovigilanza in ambito internazionale

Il XX secolo ha visto la scoperta di nuove tipologie di farmaci, il cui impiego ha rivoluzionato la Storia umana e ha permesso di sconfiggere patologie fino a quel momento incurabili o fortemente invalidanti. Sorvolando sulle (gravi) distorsioni del mercato farmaceutico, è possibile affermare che i medicinali siano stati, e continuino ad essere, alleati preziosi ed essenziali per la tutela della salute umana. Insieme al progresso scientifico, che ha consentito di scoprire nuove molecole, quello industriale ha permesso la produzione di medicinali su larga scala, rendendoli accessibili ad un numero sempre più vasto di soggetti. L’evoluzione scientifica e tecnologica ha, tuttavia, comportato la trasformazione delle società moderne in società in cui il rischio è diffuso, difficilmente riconoscibile e sistemico, cioè caratterizzante ogni aspetto della

produzione e quindi ineliminabile.232 Tale considerazione, riguardante in generale tutti i settori della produzione industriale, appare ancora più appropriata se rapportata all’ambito farmaceutico. È necessario ricordare, infatti, che qualsiasi sostanza farmacologicamente attiva è dotata di effetti terapeutici ma anche di effetti indesiderati e che non esiste alcun farmaco che sia allo stesso tempo efficace e totalmente innocuo, anzi: è certo che una sostanza priva di effetti collaterali non ne abbia nemmeno di terapeutici.233 L’attività di produzione e commercializzazione di un farmaco è, quindi, un’attività di per sé rischiosa proprio a causa della natura del prodotto che ha ad oggetto. Così come nella maggior parte dei settori produttivi, anche nel comparto farmaceutico il rischio non può essere totalmente eliminato e, di conseguenza, è stato necessario predisporre sistemi di valutazione e poi di gestione dello stesso, al fine di ridurlo il più possibile. Il complesso iter autorizzativo, necessario per arrivare all’immissione in commercio di un farmaco e finalizzato a garantirne la sicurezza, la qualità e l’efficacia è un esempio di risk assessment, mentre il complesso delle attività post-autorizzatorie è un esempio di risk

management: l’attività degli organi consultivi tecnico-scientifici e

di quelli decisionali è, infatti, rivolta a comprendere se i benefici derivanti dall’immissione in commercio di un dato medicinale siano tali da giustificare l’esposizione dei futuri pazienti e/o consumatori agli inevitabili rischi derivanti dalla sua assunzione. La consapevolezza delle incognite derivanti dalla somministrazione dei farmaci e l’osservazione e lo studio delle reazioni ad essi avverse sono antiche quanto la storia dell’uomo234 ma è a partire dalla seconda metà del XX secolo, quando per la prima volta si

232 Si riprende il concetto di “società del rischio” elaborato da BECK U., La società del rischio: verso una seconda modernità, Roma 2005, passim.

233 DE CARLI G., PERU M., Farmacovigilanza in LUCIONI C., MINGHETTI P. (a

cura di) op.cit., Torino 1998, p. 246.

iniziano a mettere in relazione le gravi malformazioni fetali con l’assunzione del talidomide da parte delle gestanti, che le attività di controllo sulla sicurezza e sulla tollerabilità dei farmaci, hanno subito una forte spinta e sono divenute oggetto di indagine da parte dei soggetti pubblici. Il Medicines Act, emanato nel 1968 nel Regno Unito, fra le altre cose, attribuiva fondamentale importanza alla sicurezza dei farmaci, definibile soprattutto attraverso le attività di vigilanza post-autorizzazione. Anche in Italia le prime norme che regolamentano la sorveglianza degli effetti collaterali dei medicinali risalgono alla metà degli anni ’60, richiedendo la segnalazione di reazioni avverse mediante la compilazione di specifici moduli attraverso gli Uffici dei Medici Provinciali.235 Sempre in questo periodo iniziano ad essere adottate le prime risoluzioni in ambito internazionale: nel 1963, durante la sedicesima assemblea dell’OMS, viene adottata una risoluzione che conferma la necessità di un’azione urgente riguardo alla rapida diffusione di informazioni sulle reazioni avverse a farmaci e che ha portato, successivamente, alla creazione di un progetto pilota per il monitoraggio sulla sicurezza dei medicinali. Lo scopo era quello di sviluppare un sistema applicabile a livello internazionale per rilevare reazioni avverse a farmaci precedentemente sconosciute o non comprese in maniera sufficiente. Nel 1971 si tiene una conferenza all’interno della quale viene elaborata una relazione tecnica dalla quale emergono pratica e scienza di una nuova attività di sorveglianza: la farmacovigilanza. Gradualmente iniziano a svilupparsi sistemi di monitoraggio negli Stati membri per raccogliere i dati su singoli casi di reazioni avverse e sulla loro valutazione. La raccolta dei report dei vari Stati in un unico database avrebbe contribuito a favorire il lavoro delle autorità regolatorie nazionali, migliorando i profili di sicurezza dei

medicinali ed evitando il verificarsi di altri disastri dovuti ad effetti iatrogeni. Nella conferenza del 1971, inoltre vengono fornite linee guida rispetto all’attività di monitoraggio sulla sicurezza dei medicinali e si cerca di identificare il contributo che ciascun centro nazionale avrebbe potuto apportare al sistema internazionale. In questa maniera si è ritenuto di poter ridurre il tempo necessario per riconoscere una reazione avversa a medicinali e di poter valutare più prontamente la portata della stessa. Viene osservato, inoltre, che la raccolta dei dati da parte degli operatori sanitari, il monitoraggio sistematico della popolazione, l’aggiornamento delle statistiche e dei dati sull’uso di medicinali, sarebbero stati necessari per realizzare gli scopi della farmacovigilanza. Dal 1968 sono stati raggiunti molteplici obiettivi: quello che inizialmente era solo un progetto pilota si è trasformato nel Programma Internazionale per il Monitoraggio dei Medicinali, ora coordinato dall’Uppsala

Monitoring Centre (UMC), che ha sede in Svezia, con la

supervisione di un comitato internazionale. Il Programma si è ampliato fino ad includere più di 60 Paesi membri. In molti di questi si sono diffusi centri regionali di sorveglianza, gruppi di interesse, dipartimenti medici e unità specializzate in farmacologia, centri di informazione sui medicinali e le sostanze tossiche e altre organizzazioni non governative: l’idea che la presenza sul territorio di centri di farmacovigilanza fosse un costo che solo i Paesi maggiormente sviluppati possono affrontare è stata sostituita dalla consapevolezza che un sistema affidabile e solido di farmacovigilanza è essenziale per la tutela della salute pubblica e per promuovere un uso razionale, sicuro ed economicamente vantaggioso dei farmaci in ogni Paese. Dove non sia presente un’infrastruttura regolatoria, un sistema di farmacovigilanza può costituire un mezzo efficace e vantaggioso per rilevare e ridurre i danni a carico dei pazienti e per prevenire potenziali disastri.

Secondo l’OMS la farmacovigilanza è, appunto, l’insieme delle scienze e delle attività relative al rilevamento, alla valutazione, alla comprensione e prevenzione delle reazioni avverse da farmaco o di qualsiasi altro evento indesiderato potenzialmente correlato all’assunzione del farmaco. Recentemente il campo di azione delle attività di farmacovigilanza si è allargato e molte altre tematiche ricevono particolare attenzione: medicinali le cui caratteristiche di sicurezza, qualità ed efficacia siano al di sotto degli standard qualitativi richiesti dalla linee guida europee e internazionali; errori terapeutici; mancanza di prove di efficacia dei medicinali; uso off-

label dei farmaci; casi clinici di intossicazione cronica o acuta;

valutazione della mortalità correlata alla somministrazione di medicinali; interazioni negative fra farmaci, prodotti chimici, altri medicinali e prodotti alimentari; abuso e uso scorretto dei medicinali. Attraverso la farmacovigilanza si vuole cercare di migliorare la cura globale del paziente e la sua sicurezza e tutelare la salute pubblica in relazione all’uso di medicinali e di ogni altro trattamento terapeutico. Inoltre la farmacovigilanza svolge un ruolo fondamentale nella valutazione, anche farmacoeconomica, dei benefici, dei rischi e dei danni derivanti dall’utilizzo dei medicinali.236

1.2 La fase IV della sperimentazione e le reazioni avverse a