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orti urban

Nel documento L'agricoltura nella Sicilia in cifre. 2013 (pagine 116-128)

Nel corso degli ultimi anni, nelle aree ur- bane della Sicilia si sta registrando un costante interesse da parte della società (famiglie, cooperative, associazioni, comi- tati di quartiere) per il recupero di terreni incolti o abbandonati. L’obiettivo è quello di migliorare l’ambiente, il paesaggio e la vivibilità delle zone abitate, coniugando il recupero delle zone verdi con attività educative e formative, spesso volte all’in- clusione sociale delle fasce più deboli della popolazione (disoccupati, immigrati, anzia- ni, detenuti, diversamente abili, ecc.). In linea con quanto accade nel resto d’Ita- lia e d’Europa, anche nell’isola sta crescen- do l’attenzione dei privati e delle ammini- strazioni pubbliche verso la possibilità di coltivare appezzamenti di terreno che, concessi in affitto o affidati gratuitamen- te ai cittadini, vengono sempre più spesso considerati strumenti di pianificazione del verde nell’ambito delle politiche comunali di riqualificazione urbana.Un altro fenome- no interessante che si sta diffondendo nel-

le aziende agricole ubicate a ridosso delle aree metropolitane è il “pick your own”, che offre ai cittadini la possibilità di par- tecipare ad alcune fasi della coltivazione e soprattutto alla raccolta dei prodotti che intendono acquistare.

Secondo i dati forniti dall’ISTAT nel Focus sul Verde urbano del 2011, tra le 44 am- ministrazioni comunali italiane, che hanno previsto gli orti urbani come modalità di gestione delle aree verdi, è presente Paler- mo. Infatti, il Comune di Palermo nel 2008 ha previsto uno specifico regolamento per “l’assegnazione, la gestione, la vigilanza e la revoca degli orti ad uso famigliare rea- lizzati all’interno del territorio comunale”. Nel 2012, inoltre, è stato sottoscritto un protocollo di intesa “per la progettazione partecipata di un Piano Strategico Comu- nale finalizzato allo sviluppo dell’agri- coltura periurbana della Conca d’Oro”, un’iniziativa pilota finalizzata alla tutela e valorizzazione delle attività agricole svol- te in prossimità dell’area metropolitana

Caltanissetta Catania Messina Palermo Ragusa Siracusa Agrigento 50,0% 5,6% 11,1% 5,6% 16,7% 5,6% 5,6%

Distribuzione degli orti urbani avviati in Sicilia dal 2003 al 2014 per provincia

di Palermo. Da un primo censimento degli orti urbani realizzati in Sicilia, risulta che ad oggi sono state avviate 18 esperienze, di cui 2 al momento non attive (Orto del Consorzio Codifas - Palermo Rione Bandita, Orto del Consorzio Codifas – Palermo Via Ponticello Oneto). Gli orti sono concentrati prevalentemente nelle zone periferiche dei maggiori centri urbani: 8 orti a Palermo, 1 a Catania, 2 a Caltanissetta, 2 a Ragusa, 1 a Siracusa e 1 a Messina. Altri 3 sono localizzati in comuni non capoluogo, quali Gangi (PA), Favara (AG) e Modica (RG). Gli orti urbani censiti hanno un’estensione molto variabile, compresa tra 13 are e 4 ettari, eccezion fatta per i piccoli orti rea- lizzati presso i due istituti scolastici di Cal-

tanissetta (150 e 500 mq) e nel comune di Modica (500 mq). La superficie complessi- va è superiore a 87 ettari, il 72% dei quali ubicati nel comune di Palermo.

Gli orti urbani siciliani, in genere, sono dotati di uno specifico regolamento che raccoglie le norme per il funzionamen- to. È previsto il pagamento di un canone mensile variabile da 30 a 50 euro, che viene utilizzato per delimitare i lotti, per dotarli di acqua irrigua, di attrez- zi e, in alcuni casi, di mezzi meccanici (trattore, motozappa, ecc.) necessari per la lavorazione del terreno. In alcu- ni casi sono state previste aree comuni di ristoro, centri di aggregazione (club house, zone relax, zone barbecue, libre-

rie) e a volte anche zone attrezzate per l’allevamento di animali da cortile (galli- ne, conigli, ecc.), con l’obiettivo di crea- re delle “fattorie urbane”.

Particolarmente interessante è il caso dei due orti di Caltanissetta, realizzati nell’ambito di istituti scolastici, i cui utilizzatori sono gli alunni della scuola dell’infanzia, primaria e secondaria, in- sieme a insegnanti, genitori e comunità locale. In essi un ruolo di particolare importanza è stato assegnato al “non- no ortolano” che, in qualità di custode di conoscenze nel campo agricolo, segue gli studenti durante l’intero anno scola- stico, insegnando le tecniche di coltiva- zione.

Denominazione Localizzazione avvioAnno Estensione (Ha) N. ed estensione particelle dei terreniProprietà

Orto urbano del Consorzio Codifas Palermo Rione Bandita 2010 00.40.00 - privata

Orto urbano del Consorzio Codifas Palermo Via Ponticello Oneto 2011 00.30.00 - privata

Orto condiviso del Consorzio Codifas Palermo Via Galletti 2013 01.20.00 80 lotti da 100 mq privata

Orto urbano del Consorzio Codifas Palermo Velodromo 2014 01.00.00 lotti da 60 mq privata

Gli Orti delle Fate al Giardino Daniele Palermo Via Portello 2011 00.70.00 50 lotti da 100 mq privata Gli Orti delle Fate a Villa Spina Palermo Via dei Quartieri 2014 orto e 3.500 mq ad agrumeto00.70.00 di cui 3.500 mq ad 40 lotti di varie quadrature privata

Orto Largo Pozzillo Borgo Nuovo Palermo Largo Pozzillo 2003 00.80.00 16 lotti pubblica

Orto Villa Turrisi Palermo Via S. Riccobono 2003 00.13.00 11 lotti pubblica

Orto sociale “Giardino dello spirito” Gangi (PA) Area adiacente al Santuario dello Spirito Santo 2013 00.64.00 16 lotti da 200 a 700 mq privata

Orto alla Norma Catania Via Ballo 2013 00.50.00 11 lotti da 25 mq privata

Gli orti in condotta di Slow food Caltanissetta c/o plesso Gianni Rodari della Scuola Elementa-re 6° Circolo Don Milani 2005 00.05.00 2 lotti pubblica Gli orti in condotta di Slow food Caltanissetta c/o plesso Michele Abbate del 5° Circolo M. L. King 2008 00.01.50 1 lotto pubblica

L’Ortu Favara (AG) Contrada Vallone degli Orti 2013 04.00.00 1 lotto privata

Orto sociale Messina Centro di Messina 2013 n.c. n.c. n.c.

Orti sociali nella Vallata Santa Domenica Ragusa Vallata Santa Domenica 2008 n.c. n.c. n.c.

Orto Coltiviamo la rete Ragusa Contrada Fiumicello n.c. n.c. n.c. n.c.

Orto sociale Crisci ranni Modica (RG) Via Fontana 2013 00.05.00 20 lotti da 25 mq pubblica Orti sociali a Siracusa Siracusa Viale Scala Greca 2014 00.60.00 100 lotti da 60 mq pubblica Orti urbani avviati in Sicilia dal 2003 al 2014

I dati del Comando Generale della Guardia di Finanza evidenziano la grande rilevanza economica delle misure di prevenzione pa- trimoniali in Italia: il valore dei beni seque-

strati nel 2012 ammonta a 1.707.668.202 euro facendo registrare un progressivo in- cremento rispetto al 2010 (1.281.403.779 euro) e al 2011 (1.495.426.367 euro).

In netta crescita appare anche il valore delle confische di prevenzione (ancorché di primo grado): nel 2012 sono stati sot- tratti alla criminalità beni per un valore

beni confiscati

Provincia In gestione Destinati consegnati non consegnatiDestinati Usciti dalla gestione Totale Non confiscati in via autonoma

Palermo 1.581 1.348 184 130 3.243 905 Catania 108 161 254 14 537 1 Trapani 55 267 7 17 346 5 Messina 152 70 6 11 239 15 Agrigento 93 98 9 7 207 0 Caltanissetta 110 41 1 1 153 0 Siracusa 26 51 0 2 79 0 Enna 17 20 8 0 45 1 Ragusa 2 40 1 0 43 45 SICILIA 2.144 2.096 470 182 4.892 972 ITALIA 3.995 5.859 907 477 11.238 1.073

*con riferimento alle destinazioni degli immobili confiscati vd. glossario Fonte: elaborazioni su dati ANBSC

di 1.152.668.541 euro, evidenziando un notevole incremento rispetto al 2010, anno in cui il valore dei beni confiscati am- montava a 134.120.593 euro, poi salito a 932.068.165 euro nel 2011.

Da inchieste e reportage giornalistici, sem- pre più numerosi negli ultimi anni, emerge un valore complessivo dei beni confiscati compreso tra 16 e 40 miliardi di euro. Al 31 dicembre 2012, secondo i dati forni- ti dall’ANBSC (Agenzia Nazionale dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata) i beni immobili confiscati de- finitivamente in Italia, risultano 11.238, concentrati per poco meno del 75% in 3 regioni: Sicilia, Calabria e Campania. In Sicilia risultano confiscati 4.892 beni, cor- rispondenti al 43,5% del totale.

In Italia le aziende confiscate alla crimi- nalità organizzata, in forma definitiva, ri- sultano essere complessivamente 1.708, di cui il 40% (pari a 623) ubicate in Sicilia; segue la Campania, con 347 aziende confi-

Provincia In gestione Uscite dalla gestione Totale

Palermo 340 54 394 Catania 77 15 92 Trapani 35 5 40 Messina 28 0 28 Agrigento 31 0 31 Caltanissetta 12 5 17 Siracusa 8 3 11 Enna 7 2 9 Ragusa 0 1 1 SICILIA 538 85 623 ITALIA 1.211 497 1.708

Fonte: elaborazioni su dati ANBSC

scate, mentre emerge il ruolo non trascu- rabile della Lombardia, terza regione per numero di aziende confiscate. Andando a considerare gli immobili e le aziende con- fiscate in Sicilia, si osserva che tutte le

province sono interessate dal fenomeno, ma la provincia di Palermo è quella che da sola presenta il 66,3% dei beni immobili e il 63,2% delle aziende confiscate nell’iso- la (28,9% degli immobili e il 23,1% delle Aziende confiscate per destinazione e per provincia (numero), 2012

aziende a livello nazionale). Seguono la provincia di Catania (11% dei beni im- mobili e 14,8% delle aziende confiscate in Sicilia), Trapani (7,1% dei beni e 6,4% delle aziende), Messina (4,9% dei beni e 4,5% delle aziende), Agrigento e Calta- nissetta. Nelle restanti province (Siracu- sa, Enna e Ragusa) il numero dei beni e delle aziende confiscate è di gran lunga inferiore. Al 7 gennaio 2013, il totale degli immobili destinati e consegnati in Sicilia è di 2.096, il 42,8% di quelli confi- scati, mentre quelli ancora da destinare e/o consegnare sono ben 2.144 (pari al 43,8%); 182 sono invece gli immobili che risultano “usciti dalla gestione”. La gran- de mole degli immobili da destinare insie- me ai lunghi tempi di gestione, rappre- sentano dunque i problemi cruciali della gestione dei beni confiscati nell’isola. In particolare, il divario tra i beni im- mobili da consegnare (“in gestione” e dunque in amministrazione giudiziaria o “destinati non consegnati” ed esclu-

Numero %

Costruzioni 477 27,9

Commercio ingrosso-dettaglio, riparazione veicoli, beni personali, casa 471 27,6

Alberghi e ristoranti 173 10,1

Attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca servizi alle imprese 140 8,2

Agricoltura, caccia e silvicoltura 92 5,4

Altri servizi pubblici, sociali e personali 87 5,1

In corso di aggiornamento 76 4,4

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 69 4,0

Attività manifatturiere 36 2,1

Attività finanziarie 24 1,4

Estrazione di minerali 23 1,3

Sanità e assistenza sociale 19 1,1

Pesca, piscicoltura e servizi connessi 15 0,9

Produzione e distribuzione di energia elettrica, gas e acqua 6 0,4

Totale 1.708 100,0

Aziende confiscate in Italia per settore di attività, 2012

dendo quelli “usciti dalla gestione”) e i beni immobili consegnati, assume valori notevoli nelle province di Caltanissetta (72,5% di beni da consegnare contro il 26,8% di beni consegnati), Catania (rispet- tivamente il 67,4% contro il 30%), Messi- na (66,1% contro il 29,3%) Enna (55,6% contro il 44,4%) e Palermo (54,4% contro il 41,6%), mentre nelle altre province il rapporto si rovescia a vantaggio dei beni immobili destinati e consegnati (93% con- tro il 7% nella provincia di Ragusa, 77,2% contro il 17,9% nella provincia di Trapani e 64,6% contro il 32,9% della provincia di Siracusa); nella provincia di Agrigento i due valori sono quasi equivalenti (49,3% di beni da consegnare contro il 47,3% di beni destinati e consegnati).

La distribuzione delle aziende confiscate vede una maggiore concentrazione in pro- vincia di Palermo (63,2%), seguita dalla provincia di Catania (15,8%) e da quelle di Trapani (6,4%), Agrigento e Messina (rispettivamente 5% e 4,5% del totale re-

gionale). La maggior parte delle aziende ri- sulta gestita dall’Agenzia (86,4%), mentre 85 risultano uscite dalla gestione. Si tratta di dati che illustrano quanto sia difficile il percorso “virtuoso” dalla gestio- ne da parte della criminalità organizzata a quella statale dell’ANBSC fino alla definiti- va destinazione del bene.

Per meglio definire gli aspetti relativi alla distribuzione delle aziende mafiose in Italia nei diversi settori di attività, sono stati presi in considerazione i risultati del rapporto “Gli investimenti delle ma- fie” (Progetto afferente al PON Sicurezza 2007-2013) avente come obiettivo princi- pale quello di analizzare le strategie d’inve- stimento delle organizzazioni criminali per individuare le “best practices” di riutilizzo dei beni confiscati. Il dettaglio provinciale delle aziende confiscate restituisce un qua- dro in cui il peso delle regioni del Sud è preponderante; tra le prime 20 province ad intensità mafiosa, vi sono 6 province siciliane che ragguagliano il 39,4% delle

Settori

Estrazione di minerali 45,2 Sanità ed assistenza sociale 5,3

Costruzioni 4,9

Alberghi e ristoranti 4,1 Fornitura energia elettrica, gas e acqua 3,8 Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 3,3 Commercio all’ingrosso e al dettaglio; Ripara- zione di autoveicoli e motocicli 2,9 Altri servizi pubblici, sociali e personali 2,7 Attività finanziarie 2,1 Attività immobiliari, noleggio, informatica 1,8 Agricoltura, caccia e pesca 1,2 Attività Manifatturiere 0,5 Altro 0,1 Indice Sintetico di Concentrazione Settoriale (per 10.000 aziende registrate) a livello nazionale, 2012

aziende confiscate tra il 1983 ed il 2012. Per quanto concerne il tipo di attività delle aziende confiscate, un elemento interes- sante è rappresentato dall’indice sintetico

di concentrazione settoriale (ISCS) delle aziende mafiose per settore, costruito rap- portando il numero di aziende confiscate al totale delle aziende registrate e che costi-

tuisce un valido indicatore dell’attrattività dei settori nei confronti delle organizzazio- ni criminali nonché una misura del “peso” delle aziende mafiose sull’economia legale

Settori AG CL CT ME PA TP

Estrazione di minerali 56,6 0,0 0,0 0,0 14,9 38,3

Sanità ed assistenza sociale 0,0 0,0 1,2 0,0 0,6 0,0

Costruzioni 5,4 2,5 3,4 2,0 4,8 3,6

Alberghi e ristoranti 0,0 0,0 2,2 0,8 0,9 0,6

Fornitura energia elettrica, gas e acqua 0,0 0,0 0,0 0,0 4,6 0,0

Trasporti, magazzinaggio e comunicazioni 2,6 10,0 2,2 0,0 1,9 4,4

Commercio all’ingrosso e al dettaglio; Riparazione di autoveicoli e motocicli 0,3 0,7 0,7 1,5 0,7 0,9

Altri servizi pubblici, sociali e personali 0,0 0,0 1,1 3,0 0,5 0,8

Attività finanziarie 0,0 0,0 1,4 0,0 0,5 0,0

Attività immobiliari, noleggio, informatica 0,0 0,0 0,6 0,0 0,6 1,6

Agricoltura, caccia e pesca 0,8 1,0 0,7 0,4 0,5 0,2

Attività Manifatturiere 0,0 0,0 0,3 0,0 0,2 0,0

ISCS (per 10.000 aziende registrate) per le province siciliane tra le prime venti a livello nazionale, 2012

locale. Quando l’ISCS è uguale a 1 signifi- ca che la percentuale di imprese mafiose confiscate in quel settore è in linea con la presenza del settore in quel territorio; valori dell’ISCS superiori ad 1 indicano che le aziende confiscate rappresentano una quota percentualmente più grande di quanto non sia presente quel settore in quel dato territorio. Considerando l’indice ISCS, il comparto che mostra i valori più alti è quello delle “Estrazioni”, sebbene in termini assoluti rappresenti appena l’1,3% delle imprese confiscate in Italia. Seguono il settore delle “Costruzioni”, quello della “Sanità e assistenza sociale” e quello de- gli “Alberghi e ristoranti”, che registrano tassi molto elevati, mentre il peso delle “At- tività commerciali”, di quelle “Immobiliari e di noleggio” risulta fortemente ridimen- sionato, sebbene comunque significativo. L’interesse delle organizzazioni mafiose per il settore delle estrazioni è interpreta- bile sulla base del ruolo strategico giocato dal settore sia nell’ambito delle costruzio-

ni, dato che costituisce il primo anello della catena nella produzione di calcestruzzo e di materiale per l’edilizia, sia nell’ambito dello smaltimento illegale di rifiuti, consi- derato il fatto che le cave possono essere riutilizzate anche per lo stoccaggio dei residui (soprattutto tossici) della produ- zione industriale. La lettura attraverso l’ISCS evidenzia un’alta correlazione delle aziende confiscate con i settori ad alta in- tensità di manodopera, con un basso livello tecnologico, ad alta specificità territoriale e con distribuzione capillare sul territo- rio (es. attività immobiliari, commercio al dettaglio o settore alberghiero). Traspare invece una certa riluttanza a investire in settori molto regolamentati o controllati (come il settore finanziario) o caratte- rizzati da alti costi di ingresso (come le attività manifatturiere). In tale contesto, il settore agricolo risulta tra quelli meno compromessi dall’incidenza del fenome- no mafioso, con valori dell’indice in linea con la partecipazione dello stesso settore

al complesso delle attività economiche del territorio italiano.

Tra le prime venti province italiane a in- cidenza di aziende confiscate alla mafia, quelle a mostrare un valore maggiore dell’ISCS nel comparto agricolo sono quelle di Cosenza (2,1) e Reggio Calabria (1,2), mentre tra le province siciliane, quella che manifesta valori più elevati è Caltanissetta (1), seguita da Agrigento (0,8) e Catania (0,7).

Dall’analisi delle ricerche e degli studi disponibili sul tema dei beni confiscati, emergono le problematiche legate al se- questro, alla confisca, all’assegnazione e alla destinazione dei beni; sebbene risulti in maniera evidente dai numeri in gioco, in continuo aumento, che sono stati com- piuti molti ed importanti passi in avanti, vi sono una serie di rilevanti criticità da risolvere in maniera tempestiva, vista l’importanza culturale e sociale, oltre che economica che riveste la tematica. In pri- mo luogo, emerge la presenza di situazioni

legali, giudiziarie e culturali di contorno che, unite talvolta alla scarsa efficienza e lentezza delle pubbliche amministrazioni, rallentano il procedimento di riutilizzo del bene e spesso ne compromettono il valore. Infatti, sovente si determinano condizioni di stallo che dilatano enormemente la du- rata dell’iter di assegnazione e il bene che, al momento della confisca, era in buone condizioni arriva all’assegnazione in sta- to di abbandono o di degrado. Per quanto riguarda le aziende agricole, le maggiori

criticità si riscontrano sul fronte banca- rio, con il blocco e la revoca dei prestiti, che già nella fase del sequestro ostacolano l’attività aziendale. Un altro nodo critico è rappresentato dai rapporti con i clienti e i fornitori poiché, dopo il sequestro, i primi tendono a revocare le commesse e i secondi a chiedere di rientrare immedia- tamente dei loro crediti. Quando le aziende vengono riallocate nel circuito legale scon- tano il conseguente aumento dei costi di gestione dovuti, in parte, alla regolare fat-

turazione, ma anche alla regolarizzazione dei rapporti di lavoro e, più in generale, al cambiamento dei rapporti di forza con gli attori interni ed esterni alle aziende stesse. Inoltre, la carenza di risorse e spesso di competenze specifiche da parte degli amministratori e dell’autorità giudi- ziaria costituisce un ulteriore problema che concorre a rendere antieconomica la gestione dell’azienda, con non rari casi di cessazione delle attività e licenziamento dei lavoratori.

Nel documento L'agricoltura nella Sicilia in cifre. 2013 (pagine 116-128)