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dalla “Terra del calmo mattino” alla conquista del resto del mondo

2.3. Osservazioni su Hallyu

Choi Jung Bong, nel saggio dal titolo Hallyu versus Hallyu-hwa103, offre degli

spunti di riflessione che trovo particolarmente adatti e interessanti, e che per questo motivo rielaborerò e riassumerò in questo paragrafo, a cominciare dalla considerazione che, senza dubbio, la cultura popolare rappresenta il settore del fenomeno maggiormente attraente, ma sarebbe un errore etichettare Hallyu come un fatto culturale nel senso più stretto del termine. I suoi confini sono infatti labili

102 Y. Kim, op. cit., p. 13.

Questa pratica è una perfetta esemplificazione del concetto di “intelligenza collettiva”, che permette l’innesco di un processo di acquisizione della conoscenza dinamico e partecipativo (vedi H. Jenkins, Cultura

convergente, Apogeo, Milano 2007).

103 Jung Bong Choi, Hallyu versus Hallyu-hwa. Cultural phenomenon versus Institutional Campaign, in S. Lee, A.M. Nornes (a cura di), op. cit., pp-31-52.

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e sfumati, la loro mutevolezza è una testimonianza della continua negoziazione tra produttori e consumatori ed è strettamente correlata con l’amministrazione dei suoi contenuti.

Le testimonianze dei fan evidenziano come la cultura consista di innumerevoli tessuti connettivi estesi attraverso sezioni teoreticamente divise della vita umana e degli interessi dell'uomo. Questo vale per Hallyu, forse anche più che per altri casi simili. Il suo nucleo infiltra altre zone contigue ed è per questo che i suoi confini subiscono continue ridefinizioni 104 . Sulla base di molte testimonianze

dell'esperienza dei fan di Hallyu, facilmente reperibili online, si può delineare un flusso che denota quanto siano malleabili i suoi confini:

ascoltare K-Pop → guardare K-Drama → unirsi a fan club di cultura popolare coreana → provare il cibo coreano → imparare la lingua → comprare cosmetici/beni elettronici → studiare in Corea → fare amicizia con coreani → captare e introiettare usi e costumi coreani → gestire personalmente blog sulla Corea → lavorare per istituzioni Coreane105.

Questo percorso, naturalmente, è solo un percorso-tipo dei tanti possibili, amministrati dalla personale sensibilità e curiosità di ogni fan, che può seguire strade differenti senza arrivare mai ad attraversare determinati “luoghi” di Hallyu. Ci sono almeno tre elementi che mantengono il perimetro di questo fenomeno altamente mutevole e sfumato, tre condizioni a livello domestico che possono essere identificate nella de-specializzazione dell’industria culturale, nella

sincronizzazione dei cambiamenti culturali e sociali, e nell’ubiquità delle

tecnologie digitali106.

104 J. B. Choi, op. cit., p.37. 105 Ivi, p. 35.

Per quanto riguarda la prima condizione, diversi settori dell’industria creativa coreana si mostrano sempre più strettamente interdipendenti, come esemplifica la “produzione” di celebrità molto versatili, in grado di transitare da un genere all’altro senza tante difficoltà (musica, film, drama, talk show, show comici, reality show, pubblicità ecc.). Per i fan di Hallyu, un simile scenario in cui i propri idoli appaiono in programmi, generi e media differenti mostrando diverse immagini di sé, è una vera e propria manna, oltre che uno dei motivi per cui tendono a ampliare i propri interessi e la loro esposizione ad altri ambiti della cultura coreana.

Passando invece alla seconda condizione, come si è visto nel paragrafo dedicato all’attività del governo, è innegabile che i notevoli passi avanti del Paese nella globalizzazione e nella democratizzazione rappresentino anche il motivo principale per la sua robusta e costante crescita nel settore culturale. L’incredibile velocità con cui queste trasformazioni hanno travolto la Corea del Sud, legate a eventi spiacevoli e alla rinascita dalle proprie ceneri, hanno lasciato alla nazione anche una serie di effetti collaterali: agitazioni politiche, isteria sociale, violenza istituzionale, e soprattutto, storie umane di grande impatto, che costituiscono un materiale di grande valore e potenziale attrattivo dal punto di vista delle produzioni artistiche e culturali:

“[…] l'appeal dei drama coreani è paragonabile al sorgere dei melodrammi

in seguito all'esperienza della Rivoluzione Francese. Esibiscono entrambe un certo sentimentalismo, trame intricate, stili eccessivi, e a volte salti narrativi illogici […]. Si può affermare che gli show televisivi, i film e la musica coreani siano una narrazione obliqua e una testimonianza indiretta dell'incredibile ma tumultuosa trasformazione che la nazione ha subito. […]

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una ricchezza di intriganti opere incentrate sull’eccezionale percorso verso la modernizzazione e la lotta affrontare i turbolenti cambiamenti sociali.”107

Infine, la terza condizione: i confini di Hallyu avrebbero potuto essere molto più rigidi e definiti di quanto siano adesso, se non fosse stato per i social media e le tecnologie digitali che la Corea ha sempre visto come una delle aree principali in cui competere. Per le generazioni più giovani queste tecnologie incarnano virtualmente qualsiasi cosa, dalla socializzazione a strumenti di apprendimento, per non menzionare, come abbiamo avuto modo di vedere, un'importante finestra sul mondo delle culture popolari. Con la convergenza dei media digitali, Hallyu è diventata un regime tecnologico onnicomprensivo, che offre all'utente un'esperienza sinestetica e totalizzante grazie alla grande quantità di funzioni che i media possono performare: lavorare/giocare, leggere/guardare, creare/copiare, parlare/ascoltare, comprare/vendere ecc.

Ho accennato poco sopra quanto anche i consumatori/fan siano importanti per la vita dell’Onda Coreana, che dunque è da intendersi come «un'ecologia culturale fluida in cui distinzioni nominali tra produttori, distributori e consumatori dei contenuti di Hallyu si dissolvono in un sistema ben più ampio di partecipazione

culturale creativa»108. Dato che il termine stesso, Hallyu, definisce il fenomeno

come il successo dei prodotti di cultura popolare coreana all’estero e non come la cultura coreana di per sé, questo riferimento all’altrove pone già molta enfasi sul ruolo dei fan internazionali. Se è vero che Hallyu è una «composizione sintetica di flussi culturali amministrati dagli ufficiali dello stato coreano, dai conglomerati e dall'industria dei media»109, è anche vero che la sua sostanza e il suo perimetro

107 Ivi, p. 39. 108 Ivi, p. 44. 109 Ivi, p. 40.

«sono espressione dei desideri e delle pratiche dei fan/utenti/consumatori, dispersi in molteplici località, che generano loop di feed-forward/feedback»110 con

i timonieri di Hallyu. Per questo non è facile capire la logica che determina quali testi facciano parte dell’Onda Coreana e quali no; non tutti i numerosi drama che vengono prodotti annualmente lo sono, né tutti i generi musicali esistenti in corea oltre al K-Pop, né tantomeno tutti i film o i videogiochi di origine sudcoreana. Una parziale risposta alla questione è, appunto, che ciò che entra di diritto a far parte di Hallyu corrisponde a ciò che ha ottenuto un certo successo fuori dai confini della Corea del Sud, a prescindere dalla sua ricezione domestica. Questa risposta tuttavia è piuttosto semplicistica e deve perciò essere messa in relazione con i molteplici meccanismi che rendono e che mantengono Hallyu un fenomeno dai confini in costante evoluzione, tra cui le tre condizioni di cui si è scritto poco sopra. Resta comunque il fatto che il termine “fan”, così come i concetti di “utente” e “consumatore” non rappresenta appieno il potere dei soggetti coinvolti; essi sono dei veri protagonisti nel processo innescato da Hallyu, «burattinai degli affari culturali transnazionali; curano, gestiscono e catalizzano la formazione del fenomeno»111. Rappresentano una forza vitale dell’Onda Coreana come processo

culturale, anche se esterna al luogo di produzione dei contenuti, la Corea del Sud, e si trovano a stretto contatto con i fan domestici attraverso vari canali digitali, siti, social network, formando circuiti altamente interattivi e organizzando, tra le molte attività, convention e contest. Nel mondo del K-Pop, spesso si sente dire che certi fandom, per l’elevato grado di attività che li contraddistingue e che genera un’inevitabile pubblicità per il loro gruppo o idol preferito, addirittura “pubblicizzano gli artisti meglio della loro stessa agenzia”.

110 Ibidem. 111 Ivi, p. 42.

91 “Comunque, ci sono dei limiti nel vedere Hallyu come un semplice fenomeno

culturale transnazionale. Dopotutto non è soltanto culturale nella sua valenza né determinato soltanto dai fan internazionali. […] dovrebbe essere visto anche come una campagna nazional-istituzionale con chiare ambizioni che vanno oltre l'ambito culturale.”112

A causa della crescita esponenziale in valore e fatturato, una buona porzione di

Hallyu è diventata un impegno del governo commissionato all'industria creativa,

ma arbitrato minuziosamente da numerosi enti statali. Hallyu, come Choi sottolinea, non è innanzitutto l’esito dell’incontro fortuito di offerta culturale e domanda, o meglio, non lo è più. Agli inizi può essere stato così, ma il quadro della situazione è cambiato e sono entrate in gioco nuove dinamiche. Certi aspetti dei meccanismi che riguardano Hallyu possono essere infatti identificati come veri programmi burocratici, progettati e curati dallo stadio della preproduzione fino a quello del marketing113. Infine, per la Corea Hallyu rappresenta ben più che

soltanto un settore d’esportazione; è uno strumento attraverso cui il soft power della nazione, quindi la sua immagine agli occhi degli altri Paesi, può essere accresciuto nella corsa all’ottenimento del prestigio globale.

L’aspetto del fenomeno come campagna istituzionale viene chiamato da Choi

Hallyu-hwa, dove il suffisso “hwa” corrisponde alle espressioni italiane “rendere”,

“fare”, “cambiare di stato”. Una delle principali proprietà del fenomeno è infatti quella di inglobare ciò che fino a poco prima era estrinseco ad esso, espandendo in questo modo i suoi stessi confini. È attraverso Hallyu-hwa che ambiti e prodotti non direttamente connessi con le culture popolari mediatiche, come il turismo, il cibo e la cosmetica, vengono “reclutati” nel plotone di contenuti dell’Onda Coreana. Come campagna nazionale e istituzionale, l’Onda Coreana è guidata da

112 Ivi, p. 44. 113 Ibidem.

imprenditori, media mainstream, burocrati statali e consulenti professionali, collocati principalmente in Corea. Per i chaebols coreani come Samsung, LG, Amorepacific, Hyundai, Hallyu è una fonte di guadagno senza precedenti: quasi tutte le loro pubblicità oggi includono le star di Hallyu nell'evidente sforzo di imprimere i loro prodotti nelle menti dei fan. Si crea quindi una lunga catena di associazione di prodotti, dove le immagini e i temi dell'esistente Hallyu sono concatenati con beni molto richiesti, come cellulari e televisioni, che aumentano il loro fascino sui fan. Con l’intensificarsi del fenomeno Hallyu a livello internazionale ed il suo dare prova della sua influenza e del suo valore diplomatico, economico e politico, Hallyu-hwa si intensifica di conseguenza. Quest’ultima si riferisce quindi a uno sforzo consapevole di confermare e consacrare gli ingredienti principali di Hallyu, in primis le culture popolari mediatiche, per rimodellare attorno ad essi altri settori e generare tra questi un sistema di crescita reciproca, data dalla sempre maggiore visibilità a livello internazionale. Considerando l’impegno del governo e le ingenti risorse dispiegate per continuare a sostenere un fenomeno che, in ogni caso, rappresenta una scommessa senza garanzia di successo, si può situare Hallyu nella battaglia della nazione durata almeno due decenni per trasformarsi in una società avanzata; Hallyu è considerata come un veicolo per uscire dal lungo e scuro tunnel delle avversità attraversate nella storia moderna, spinto dall’orgoglio e dalla determinazione di questa nazione verso il raggiungimento del benessere e dell’autonomia.

Data la configurazione articolata di Hallyu e la varietà dei suoi prodotti culturali, non sembra più possibile per gli intellettuali screditare il fenomeno come un intrattenimento sciocco e un circo di regressione all'infanzia. È un

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luogo curiosamente “carnevalesco” in senso bachtiniano114, in cui il potere statale, la guida delle corporazioni e l'ideologia nazionalista fanno comunella con la cultura giovanile, con il cosmopolitismo delle merci e con i social media.”115

Hallyu, quindi, è un territorio in cui confluiscono diverse dinamiche che gli

permettono di “restare in vita” e di modificarsi costantemente, grazie allo scambio reciproco, attivo e costante, tra i consumatori, i produttori e gli enti statali coreani.