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LA CORRUZIONE NEL PERIODO 1974 1995: ANALISI DEI DAT

CAPITOLO 5 GLI “ATTORI”

5.2 La P2 e gli altri faccendier

La figura del mediatore, come già descritto (§§ 2.1.1 e 2.2.4), riveste un ruolo fondamentale in un sistema di scambi corrotti, ma nell’analisi del caso Calvi-Sindona, la Loggia segreta P2 assume una rilevanza maggiore degli stessi protagonisti della storia. Non si è più in presenza di una figura di raccordo tra soggetti interessati a compiere atti occulti, quindi attirati dalle conoscenze e dalle informazioni possedute dal mediatore, bensì si arriva al punto in cui la Loggia P2 è in grado di manovrare, come burattini, tutti i partecipanti a tale sistema.

Il punto di forza della loggia massonica risiede nella capacità di riuscire a far transitare attraverso essa tutti gli scambi occulti; per porsi in contatto con un altro

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Falcone, G. e Padovani, M., Cose di Cosa Nostra, Milano, Rizzoli Libri S.p.A., 14. ed., 1992, pp. 26- 28.

68

Almerighi, M., I banchieri di Dio, Roma, Editori Riuniti, 2002, p. 190.

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Senza la presidenza del Banco, Calvi non era più utile agli altri componenti del complesso sistema instaurato (vedi Fig. 5.1) e anzi rappresentava una minaccia in quanto avrebbe potuto confessare e far emergere la rete di scambi occulti creata.

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Si veda al riguardo Portanova, M., Roberto Calvi, archiviata ultima inchiesta. “Ma fu omicidio fra

Vaticano, mafia e P2. Rogatorie a Santa Sede, esiti inutili”, in “IlFattoQuotidiano.it”, 10 novembre 2016.

[online] Disponibile a: http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/11/10/roberto-calvi-archiviata-ultima- inchiesta-sulla-morte-gip-assassinio-il-ruolo-di-vaticano-mafia-e-massoneria/3183527

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Bernacchi, A., Crac Banco Ambrosiano 25 anni dopo: resta un enigma la morte di Calvi, in “IlSole24ore.com”, 1 agosto 2007. [online] Disponibile a:

http://www.ilsole24ore.com/art/SoleOnLine4/Finanza%20e%20Mercati/2007/08/cronistoria- bernacchi.shtml

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soggetto ogni attore deve necessariamente passare dal centro dello schema. La fragilità dei rapporti diretti, instaurati senza la mediazione massonica, appare evidente nel momento in cui viene scoperta la loggia segreta. Licio Gelli, durante la sua esperienza massonica, però, non ha apportato innovazioni inerenti la gestione dei rapporti, ma ha avuto la capacità di utilizzare nel modo migliore gli strumenti già presenti. Come afferma Gianfranco Piazzesi:

Gli intrighi, gli intrallazzi, non è stato certamente lui a inventarli. Il suo contributo al progressivo degrado della nostra Italia è di altro genere. Ha aumentato il tasso di corruzione nazionale; ha perfezionato e purtroppo diffuso la pratica della fotocopia e della bobina. L’uso strumentale di documenti e delle registrazioni sono diventate, dopo di lui, arma quasi quotidiana della lotta politica72.

La centralità della figura dei faccendieri nel caso Calvi-Sindona viene evidenziata nella figura che segue.

Fig. 5.2: La P2 e gli altri faccendieri nel sistema corruttivo Sindona-Calvi

Fonte: propria elaborazione da Vannucci, A., Atlante della corruzione, Torino, Edizioni

Gruppo Abele, 2012, p.45.

La loggia massonica Propaganda Due viene fondata nel 1877 dal Gran Maestro Giuseppe Mazzoni al fine di permettere a personaggi illustri, sia politici che letterati, di esser iniziati senza dover partecipare ai lavori delle logge regolari territoriali. Ulteriore

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109 motivo della copertura della loggia è quello di evitare affiliazioni allo scopo di ricevere favori dagli altri “fratelli”73.

In seguito alle elezioni politiche del 1968, che vedono un notevole avanzamento del Pci, dagli ambienti atlantici viene posta l’esigenza di creare in Italia una struttura occulta in grado di creare e gestire una rete di collegamenti nazionali e internazionali finalizzata alla lotta al comunismo. Licio Gelli, entrato nella massoneria nel 1965, viene nominato nel 1971 segretario organizzativo della P274.

La Commissione parlamentare di inchiesta sulla Loggia massonica P2 fornisce un quadro esauriente del ruolo centrale rivestito dalla loggia segreta:

La Loggia P2 entra come elemento di peso decisivo in vicende finanziarie, quella Sindona e quella Calvi, che hanno interessato il mondo economico italiano in modo determinante. […] In entrambe queste vicende la Loggia P2 si è posta come luogo privilegiato di incontro e centro di intersecazione di una serie di relazioni, di protezioni e di omertà che ne hanno consentito lo sviluppo secondo gli aspetti patologici che alla fine non è stato più possibile contenere. In questo contesto finanziario la Loggia P2 ha altresì acquisito il controllo del maggiore gruppo editoriale italiano mettendo in atto, nel settore di primaria importanza della stampa quotidiana, una operazione di concentrazione di testate non confrontabile ad altre analoghe situazioni pur riconducibili a preminenti centri di potere economico. Queste operazioni infine […] si sono accompagnate ad una ragionata e massiccia infiltrazione nei centri decisionali di maggior rilievo sia civili che militari e ad una costante pressione sulle forze politiche. Da ultimo, non certo per importanza, va infine ricordato che la Loggia P2 è entrata in contatto con ambienti protagonisti di vicende che hanno segnato in modo tragico momenti determinanti della storia del Paese75.

L’affiliazione di Michele Sindona alla Loggia P2 viene fatta risalire da Sergio Flamigni76 all’anno 1973, ma, come sottolinea Fabio Martelli, è difficile stabilire una data precisa a causa della presenza di due versioni opposte77. Rupert Cornwell fornisce nell’amplia portata dei contatti italo-americani la motivazione dell’approvazione della

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Martelli, F., La Massoneria italiana nel periodo repubblicano (1948-2005), in Cazzaniga, G.M. (a cura di), Storia d’Italia. Annali. Vol. 21: La massoneria, Torino, Einaudi, 2006, pp. 741-742.

74

Flamigni, S., La loggia P2, in Violante, L. (a cura di), Storia d’Italia. Annali. Vol. 12: La criminalità, Torino, Einaudi, 1997, pp. 427-428.

75

Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Loggia massonica P2, IX legislatura - Documento XXIII n. 2, Relazione conclusiva, relatore on. Tina Anselmi, Roma, 12 luglio 1984, pp. 152-153. [online] Disponibile a: http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/909679.pdf

76

Flamigni, S., La loggia P2, in Violante, L. (a cura di), Storia d’Italia. Annali. Vol. 12: La criminalità, Torino, Einaudi, 1997, p. 446.

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«La tesi prevalente asserisce che il Sindona sia stato iniziato direttamente al GOI e che in tale occasione Licio Gelli figurasse tra i garanti. Nel 1986 una ricostruzione della storia delle logge romane descrisse invece le vicende di una loggia coperta retta da Giorgio Ciarrocca, di cui sarebbe stato adepto lo stesso Sindona. La loggia sarebbe nata però in seno all’obbedienza di Piazza del Gesù per poi essere accolta nel GOI». Martelli, F., La Massoneria italiana nel periodo repubblicano (1948-2005), in Cazzaniga, G.M. (a cura di), Storia d’Italia. Annali. Vol. 21: La massoneria, Torino, Einaudi, 2006, p. 741.

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domanda di affiliazione di Sindona. Quest’ultimo, infatti, conta numerose amicizie con personaggi di spicco nel mondo della politica e della finanza americana. Inoltre, come si spiegherà successivamente (§ 5.4), buona parte delle origini delle fortune di don Michele risiedono nelle conoscenze mafiose coltivate in Sicilia alla fine del secondo conflitto mondiale.

La relazione tra Michele Sindona e la Loggia massonica P2 emerge chiaramente nel momento in cui in Italia vengono avviate le procedure per l’estradizione del banchiere siciliano. Nell’intento di impedirne il rimpatrio, Licio Gelli, John McCaffery (uomo dei servizi segreti inglesi), Anna Bonomi Bolchini (la signora della finanza italiana), Carmelo Spagnuolo (procuratore generale a Roma), Edgardo Sogno (ex ambasciatore italiano), Flavio Orlandi (segretario del partito socialista), Francesco Bellantonio (ex Gran Maestro di Piazza del Gesù), Philip Guarino (ex prete ed esponente di gruppi massonici italo-americani) e Stefano Gullo (avvocato) sottoscrivono degli affidavit indirizzati al Tribunale di Manhattan. Gelli dichiara nel proprio affidavit:

Nella mia qualità di uomo d’affari sono conosciuto come anticomunista e sono al corrente degli attacchi dei comunisti contro Michele Sindona. È un bersaglio per loro e viene costantemente attaccato dalla stampa comunista. L’odio dei comunisti per Michele Sindona trova la sua origine nel fatto che egli è anticomunista e perché ha sempre appoggiato la libera impresa in un’Italia democratica78.

Il secondo avvenimento attiene alle richieste di aiuto inviate da Michele Sindona tra il 1977 e il 1979. Queste richieste non sono le prime che il banchiere siciliano compie, bensì risultano essere le sole che emergono dall’ombra della copertura garantita dal sistema occulto. Le richieste di fine 1977 vengono mediate dal Venerabile Maestro Gelli nell’anno successivo. Nel 1979 Sindona invia in Toscana il fedele dottor Giuseppe Miceli Crimi allo scopo di ottenere una nuova intercessione di Licio Gelli. Questa volta il Venerabile Maestro non interviene a favore del banchiere siciliano e Sindona, rimasto solo, tenta la carta del finto rapimento. Da questa messinscena scaturisce solamente l’apertura di un’inchiesta, la quale si estenderà fino ad arrivare agli archivi segreti della P2.

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Barbacetto, G., Il grande vecchio, Milano, RCS Libri S.p.A., 2009; Nozza, M., Il pistarolo. Da Piazza

111 Le richieste di Sindona, dunque, mutano nel tempo in relazione al deteriorarsi dei rapporti con gli altri soggetti del sistema occulto presente. Tale cambiamento viene proposto attraverso la seguente rappresentazione.

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(Segue Fig. 5.3)

Si è ritenuto opportuno scomporre la rappresentazione in tre sotto periodi: il primo arriva fino al 1974; il secondo va dal 1975 al 1978; il terzo ed ultimo ha inizio nel 1978. La suddivisione proposta mette in risalto l’evoluzione dei rapporti tra Sindona, Gelli e Calvi. Fino al momento del crac delle proprie banche, Sindona è in relazione diretta con Calvi e, come precedentemente evidenziato (§ 5.1), nel 1972 viene creata, tra le altre, la società Zitropo con la finalità di cedere le posizioni aperte in Italia dal primo al secondo banchiere. Il 1974 segna il passaggio di consegne tra i due banchieri. L’“allievo” Calvi, divenuto il banchiere di riferimento del sistema degli scambi corrotti presente, tenta di allontanarsi dall’avvocato di Patti, il quale adesso rappresenta soltanto un amico scomodo. A causa di tale situazione Michele Sindona chiede l’intervento della Loggia P2, la quale fino al 1978 fungerà da intermediario tra i due “maghi della finanza”.

Nel 1979 il Venerabile Maestro Licio Gelli, come già avevano fatto in precedenza Roberto Calvi e il cardinal Marcinkus, decide di abbandonare Sindona al proprio destino e le richieste ricevute da quest’ultimo non vengono più prese in considerazione.

Inerentemente all’iscrizione di Roberto Calvi alla Loggia P2, così come per Michele Sindona, sono presenti in letteratura diverse versioni raccolte da Gianfranco Piazzesi e Sandra Bonsanti79. Essi propongono quella di Roberto Calvi, il quale nel corso di una testimonianza resa alla Commissione parlamentare sul caso Sindona

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113 avrebbe dichiarato di aver conosciuto Gelli dopo il 1976; la versione di Sindona, il quale prende il merito di aver presentato nel 1974 il banchiere milanese al Venerabile Maestro e, infine, la versione di Clara Canesi Calvi la quale afferma che nella primavera del 1973 Gelli e Ortolani offrirono protezione al marito in cambio dell’iscrizione alla loggia massonica. Analizzando la cronologia proposta da Piazzesi e Bonsanti a conclusione dello scritto, emergono date precise in relazione a tale vicenda. In particolare si evidenzia come il 15 luglio 1975 Gelli abbia consegnato a Calvi la tessera n. 020 dell’ OMPAM (World Organization of Masonic Thought and Assistance), una specie di passaporto internazionale della P2, mentre il 23 agosto Calvi sarebbe stato iniziato alla massoneria a Ginevra e Gelli avrebbe segnato nel libro spese la cifra di lire 530.00080.

Dall’intervista di Ferruccio Pinotti81

al figlio del banchiere Carlo Calvi, emergono le motivazioni che hanno spinto il presidente dell’Ambrosiano ad entrare nella massoneria. Secondo tale versione, il pater familias aderisce alla Loggia con l’obiettivo di riuscire a colmare le proprie mancanze in fatto di amicizie altolocate.

Riguardo agli affari posti in essere tra la Loggia P2, nelle figure di Gelli e Ortolani e il presidente del Banco Ambrosiano, quello di maggior rilievo risulta essere l’operazione di acquisto e la successiva vendita del Corriere della Sera. Tale affare viene esaminato nel paragrafo 5.7 trattando il ruolo dell’informazione nel sistema Calvi- Sindona, mentre risulta interessante in questa parte del testo approfondire il tipo di scambio che si interpone tra la Loggia P2 e il quotidiano.

Come si può notare dalla Fig. 5.2, in cambio di informazioni e soprattutto di un’efficace attività di mediazione finalizzata alla ricerca di nuovi finanziamenti, il Corriere della Sera fornisce alla Loggia P2 una campagna di informazione favorevole. Il coinvolgimento della loggia massonica è talmente rilevante che nel 1978 Umberto Ortolani82 succede a Andrea Rizzoli nel consiglio di amministrazione della Rizzoli, proprietaria del Corriere della Sera. Il simbolo indiscusso del consenso che il quotidiano

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Piazzesi, G. e Bonsanti, S., La storia di Roberto Calvi, Milano, Longanesi & C., 1984, p. 264. Anche la versione di Mario Almerighi propende per l’anno 1975. Egli dichiara che Sindona abbia effettuato una telefonata dagli Stati Uniti a Gelli e che l’affiliazione ufficiale sia avvenuta il 23 agosto dello stesso anno. Almerighi, M., La borsa di Calvi, Milano, Chiarelettere editore srl, 2015, pp. XVI-XVII.

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Pinotti, F., Poteri forti, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 2005, pp. 114-116.

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Umberto Ortolani rappresenta la mente finanziaria della Loggia e il collegamento della stessa con il Vaticano. Se di Licio Gelli è stato scritto molto, le notizie su Ortolani risultano essere scarse e confuse. Riguardo alle conoscenze di quest’ultimo con il mondo della stampa, Charles Raw indica le acquisizioni dell’Agenzia di stampa Italia e della Stefani (poi divenuta Agenzia Ansa). Raw, C., La grande truffa. Il

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offre alla Loggia P2 e a Licio Gelli è rintracciabile nell’intervista realizzata da Maurizio Costanzo (affiliato alla P2) al Venerabile Maestro il 5 ottobre 1980, cioè cinque mesi prima della perquisizione a Castiglion Fibocchi e appena due mesi dopo l’attentato alla stazione di Bologna83.

Considerando il rapporto instaurato da Licio Gelli con Roberto Calvi, risulta interessante il pensiero del Venerabile Maestro che è stato espresso nel proprio libro intitolato La verità. Licio Gelli parla di una bella amicizia e descrive con queste parole “l’amico”:

La sua carica di simpatia ed il suo savoir faire gli consentivano di mantenere vivi e inalterati i suoi rapporti di amicizia e di lavoro con personaggi italiani e stranieri: a questo si aggiunga la sua limpida meticolosità negli affari e, a quanto ne so io, il suo profondo rispetto per le leggi. […] Ma il nostro, più che di affari, era un rapporto di amicizia: un’amicizia vera e pulita, senza riserve, e non un legame di complicità truffaldine ed equivoche, come la stampa ha strombazzato per lungo tempo84.

Le sue parole risultano, come spesso avviene con tale persona, molto ambigue e divergenti dal resto delle versioni fornite nel corso degli anni. Riguardo «la sua carica di simpatia», Gelli risulta essere l’unico a riferire tale caratteristica nei confronti di Calvi. La maggioranza delle versioni, volendo usare un “riduttivo” di unanimità, descrive Calvi come una persona molto riservata e seria. Sul rapporto di amicizia «vera e pulita, senza riserve, e non un legame di complicità truffaldine ed equivoche» va rilevato come sia stato aperto un fascicolo sui mandanti dell’omicidio Calvi e come risulti incluso lo stesso Gelli85. Infine, la dichiarazione di fallimento del Banco Ambrosiano sembra essere sufficiente a controbattere l’affermazione relativa al profondo rispetto delle leggi da parte di Calvi.

Il Venerabile Maestro, nel proprio scritto, parla anche dei faccendieri che hanno accompagnato Calvi negli ultimi anni di vita affermando di non aver «mai avuto occasione di conoscere Flavio Carboni, né Francesco Pazienza, i quali non erano iscritti alla loggia P2: non posso dire con certezza, se facevano parte di qualche altra loggia massonica»86. Tale affermazione viene smentita da una nota datata 14 luglio 1982 della

Criminalpol diretta all’Interpol Suisse, ripresa dal giudice Mario Almerighi e qui

riportata:

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L’articolo originale è visibile online consultando:

http://antonella.beccaria.org/images/intervista_costanzo_gelli_1980.jpg

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Gelli, L., La verità, Lugano, Demetra Edizioni, 1989, p. 195.

85

Cfr. Pinotti, F., Poteri forti, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 2005, p. 115.

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Catturando Licio Gelli si troverebbe questa sera in Gland (Ginevra) presso la villa “La Crique” di Peter Notz, dove si troverebbero altresì Carboni Flavio, Ortolani Umberto e tale Pazienza Francesco87.

Anche la versione della Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Loggia P2 contraddice quanto affermato da Gelli, rilevando come Francesco Pazienza sia subentrato quasi automaticamente al Venerabile Maestro nei rapporti con Roberto Calvi88.

L’inizio dei rapporti d’affari tra Roberto Calvi e Francesco Pazienza vengono fatti risalire al 1981 e precisamente al periodo di reclusione del banchiere. Calvi, alla ricerca di materiale ricattatorio nei confronti dello IOR al fine di obbligare quest’ultimo a estinguere i propri debiti verso il Banco Ambrosiano, trova nel brasseur d’affaires Pazienza la persona giusta89. Quest’ultimo era stato infatti incaricato dal capo del Sismi, il generale Santovito, di indagare sul cardinal Marcinkus. Dopo tale incontro Pazienza lascia il Sismi e diventa l’uomo di riferimento di Calvi. Il nuovo faccendiere oltre a fornire materiale sulla banca vaticana consente a Calvi di recuperare le entrature politiche, andate perse a seguito della scoperta della Loggia P2.

Il presidente dell’Ambrosiano si rende conto, dopo pochi mesi, del costo dei servigi forniti da Pazienza e in una lettera del 20 gennaio 1982 descrive quanto segue:

Caro Onorevole, […] Avrei preferito spiegarLe subito per quale disgraziata circostanza quel tale individuo si è imbattuto sulla mia strada, ma ciò non fu possibile a causa delle tarda ora e della presenza di questa indesiderabile persona [Francesco Pazienza]. […] Onorevole, per avere un’idea di quanto Le sto dicendo, credo sia sufficiente farLe notare che la massa di denaro che mi è stata sottratta da questo individuo e dalla sua banda ha superato, sino a questo momento i 20 miliardi di lire. In questo paese, nel quale la politica si mescola con la criminalità, siamo costretti ogni giorno ad assistere alla più vergognosa corruzione di tutti i centri di potere; anche la persona più onesta, se non vuole essere travolta, deve cedere alle estorsioni da parte delle mafie di ogni colore; e di queste il signor Pazienza ne è un degno sicario! […] Molte delle cause che hanno determinato la tragica fine dell’impero Sindona sono le stesse che oggi potrebbero provocare il mio crollo. Come

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Almerighi, M., La borsa di Calvi, Milano, Chiarelettere editore srl, 2015, p. 120. Il dispaccio del 14 luglio viene confermato in data 28 luglio 1982. Nella propria ricostruzione, Almerighi indica la città di Gland come luogo in cui è avvenuto un summit tra le persone indicate nel dispaccio e in cui sono stati esaminati i documenti contenuti nella borsa di Roberto Calvi. (op. cit., pp. 119-123).

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Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Loggia massonica P2, IX legislatura - Documento XXIII n. 2, Relazione conclusiva, relatore on. Tina Anselmi, Roma, 12 luglio 1984, p. 34. [online] Disponibile a: http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/909679.pdf

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La ricostruzione di Ferruccio Pinotti indica come Roberto Calvi abbia chiesto alla moglie Clara di cercare Francesco Pazienza. La versione di quest’ultimo è completamente diversa, affermando che fu proprio lui a cercare il banchiere al fine di fornirgli informazioni riguardanti il cardinal Marcinkus. Si veda Pinotti, F., Poteri forti, Milano, Biblioteca Universale Rizzoli, 2005, pp. 239-245; Pazienza, F., Il

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per Sindona, anche per me agiscono le stesse persone avide di denaro: ora amiche, se paghi; ora nemiche se non paghi. Non so più di chi fidarmi! Gli stessi miei avvocati, per un verso o per l’altro, hanno assunto lo stesso stile e le stesse pretese di Pazienza. […] Se fossimo in un altro paese, questa è tutta gente che andrebbe denunciata alla magistratura! Ma qui in Italia a quale magistratura? […] Quant’è difficile, anzi, impossibile vivere onestamente in Italia90!

È stato ritenuto utile riportare un ampio stralcio della lettera inviata da Calvi al “fratello massone” Armando Corona allo scopo di mettere in evidenza alcuni punti che emergono dai rapporti tra i due banchieri e i vari faccendieri della vicenda trattata nel presente elaborato. Premettendo che quella riportata non risulta essere una versione neutrale, è possibile comunque rilevare come la situazione che si presenta nei primi anni Ottanta sia basata su un sistema completamente corrotto nel quale l’unico modo per continuare ad operare sia quello di scendere a compromessi elargendo ingenti somme di denaro. Il sistema rappresentato non permette quindi di uscire dal dilemma della

tangente (§ 1.4) e costringe i vari soggetti a continuare a preferire la scelta di pagare

tangenti. La possibilità di uscire dal sistema corrotto non viene presa nemmeno in considerazione poiché la corruzione, che ha raggiunto anche la magistratura, impedisce di punire i colpevoli. Al contrario, per chi si ribella, viene imposto un altissimo prezzo