LA CORRUZIONE NEL PERIODO 1974 1995: ANALISI DEI DAT
CAPITOLO 5 GLI “ATTORI”
5.6 Il sistema politico
In un sistema corruttivo efficiente ed efficace, quale quello dei banchieri Michele Sindona e Roberto Calvi, è necessario instaurare buoni rapporti sia con soggetti attraverso i quali vengono siglati periodicamente affari, sia con soggetti che potrebbero risultare utili nella conclusione di affari futuri. È per tale motivo che entrambi i banchieri protagonisti della storia decidono di finanziare i maggiori partiti politici italiani. Nonostante questa “par condicio” nei finanziamenti, ognuno dei due banchieri ha un partito e un uomo politico di riferimento: la Democrazia Cristiana (Dc) e Giulio Andreotti per Michele Sindona; il Partito Socialista Italiano (Psi) e Bettino Craxi per Roberto Calvi.
Il presente paragrafo parte dall’analisi dei rapporti che legano il banchiere siciliano all’onorevole Giulio Andreotti, per poi passare all’esame del prestito elargito dal Banco di Roma in favore della Banca Privata Italiana e, infine, tratta la vicenda del “Conto Protezione” e quindi dei finanziamenti occulti del presidente del Banco Ambrosiano Roberto Calvi al Psi.
Le prime elargizioni di Michele Sindona a favore della Democrazia Cristiana risalgono al 1972. In realtà le banche sindoniane fungono da tramite nell’operazione di
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Vitale, M., Ecco chi sono i colpevoli dell’omicidio Ambrosoli, in “Il Giornale”, 15 luglio 1979. [online] Disponibile a: http://www.ilgiornale.it/news/ecco-chi-sono-i-colpevoli-dellomicidio-ambrosoli- 1011212.html
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L’affermazione dell’on. Giulio Andreotti è visibile a:
http://www.lastoriasiamonoi.rai.it/puntate/qualunque-cosa-succeda/1000/default.aspx Dopo la messa in onda del servizio, il senatore a vita ha fornito una precisazione delle proprie affermazioni le quali sono state raccolte in un articolo della versione online del quotidiano “La
Repubblica”: «‘Sono molto dispiaciuto - spiega in una nota - che una mia espressione in gergo romanesco abbia causato un grave fraintendimento sulle mie valutazioni delle tragiche circostanze della morte del dottor Ambrosoli’. Con quel ‘se l'andava cercando’, aggiunge Andreotti, ‘intendevo fare riferimento ai gravi rischi ai quali il dottor Ambrosoli si era consapevolmente esposto con il difficile incarico assunto’». [online] Disponibile a: http://www.repubblica.it/politica/2010/09/09/news/andreotti_sindona-6903889/
145 sostegno elettorale in cui la Cia dona 11 milioni di dollari a favore di 21 uomini politici italiani, i quali si distinguono per la propria attività di lotta al comunismo169.
La Relazione di minoranza della Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Sindona fa emergere le erogazioni mensili di quindici milioni di lire, concesse a fondo perduto, che Michele Sindona accredita sul conto intestato all’avvocato Raffaello Scarpitti (mandatario del segretario amministrativo della Dc Filippo Micheli) presso la filiale di Roma della Banca Privata Finanziaria. I fondi accreditati, per un totale di duecentoventi milioni di lire, vengono girati immediatamente dall’avv. Scarpitti a favore della segreteria amministrativa della Dc. La Relazione di minoranza rileva, infine, come il finanziamento mensile si sia interrotto alla fine del 1973 senza che vi fossero evidenti motivazioni a supporto di tale scelta170.
Il 1974 risulta essere un anno cruciale a livello mondiale (vedi cap. 3) e in particolar modo lo è per l’Italia, dove il referendum sul divorzio del 12 maggio mostra il feroce scontro tra la Democrazia Cristiana e l’arrembante Partito Comunista Italiano (Pci)171. Le difficoltà economiche che attanagliano il Paese si ripercuotono anche sulle casse della Dc la quale decide di rivolgere un appello a Michele Sindona al fine di riuscire a finanziare la campagna referendaria. Il banchiere di Patti versa su tre libretti di risparmio ordinari al portatore intestati al dottor Silvano Pontello, la somma complessiva di due miliardi di lire così suddivisa: sul libretto “Rumenia” la somma di un miliardo; sul libretto “Primavera” la somma di cinquecento milioni; sul libretto “Lavaredo” il restante mezzo miliardo. Le somme accreditate su questi tre libretti che in comune hanno il mese di accensione (aprile 1974), la banca di apertura (Banca Privata Finanziaria sede di Milano), la data di estinzione (il giorno successivo l’apertura) e l’accredito e l’addebito di una sola operazione (quindi accensione e estinzione), vengono consegnate all’avvocato Scarpitti subito dopo la chiusura della Banca Privata Finanziaria presso la filiale di Roma da parte del dottor Pontello. La Relazione di
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Stajano, C., Un eroe borghese. Il caso dell’avvocato Giorgio Ambrosoli assassinato dalla mafia
politica, Torino, Einaudi, 3. ed., 1995, p. 49; Faenza, R. e Fini, M., Gli americani in Italia, Milano,
Feltrinelli, 1976.
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Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Sindona e sulle responsabilità politiche ed
amministrative ad esso eventualmente connesse – VIII legislatura – Doc. XXIII n. 2-sexies, Relazione di minoranza, relatori onn. Giuseppe D’Alema, Gustavo Minervini e Luca Cafiero, Roma, 15 aprile 1982, p. 435. [online] Disponibile a: http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/907991.pdf
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La campagna elettorale è molto pesante e Fanfani si lascia andare a dichiarazioni quali: «La famiglia è la cellula di base, strumento di progresso, garanzia di continuità, fecondatrice della terra, genitrice, focolare capace di riscaldare idee e affetti, culla della santità più fervida». A Caltanissetta invece dichiara: «Se il divorzio passerà, in Italia sarà perfino possibile il matrimonio tra omosessuali e magari vostra moglie vi lascerà per scappare con qualche ragazzina». Galli, G., Fanfani, Milano, Feltrinelli, 1975, p. 6.
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minoranza sul caso Sindona che ripercorre la vicenda basandosi sul rapporto del Nucleo
regionale di polizia tributaria di Milano del 26 gennaio 1979, non è stata in grado di
attribuire all’operazione la qualifica di prestito o di erogazione a fondo perduto. Relativamente a questo aspetto non sono presenti documenti, ma solo deposizioni testimoniali discordanti172.
Il comportamento assunto da Michele Sindona si discosta dalla teoria economica evidenziata nella prima parte del presente elaborato nella quale viene rilevato il passaggio da corruzione sporadica, cioè la corruzione che si sostanzia nell’offerta della tangente solamente nel momento in cui si necessita di una decisione pubblica favorevole, a corruzione sistemica, la quale assume le sembianze di un finanziamento continuativo. Come affermato, Michele Sindona cessa di elargire alla Dc la quota mensile di quindici milioni nel dicembre 1973 e l’anno seguente eroga il maxi finanziamento a favore della campagna referendaria contro il divorzio. Fornire una spiegazione dei piani del banchiere siciliano risulta impossibile sia per il crollo del suo impero pochi mesi dopo il referendum sul divorzio sia perché le operazioni delle banche di Sindona non sono mai state rivelate completamente. L’unica certezza è che Michele Sindona decide di finanziare la campagna Dc per ottenere “decisioni pubbliche che assicurano un vantaggio” (§ 2.1.5) e questo è confermato dalla già citata Relazione di minoranza, la quale afferma:
[L]a mancata restituzione dei due miliardi si spiega ancor meglio se si deve dar credito alla versione di Bordoni [il “mago dei cambi”, braccio destro di Sindona], secondo cui il versamento di due miliardi alla democrazia cristiana era un versamento a fondo perduto effettuato come contropartita per la nomina di Barone al Banco di Roma e il conseguente apporto di liquidità pervenuto alle banche sindoniane. Il finanziamento della campagna elettorale per il referendum sul divorzio, invece – sempre secondo Bordoni – era preventivato in undici miliardi, non tutti però sicuramente versati, ed era stato pattuito in contropartita all’interessamento democristiano per l’aumento del capitale Finambro173.
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Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Sindona e sulle responsabilità politiche ed
amministrative ad esso eventualmente connesse – VIII legislatura – Doc. XXIII n. 2-sexies, Relazione di minoranza, relatori onn. Giuseppe D’Alema, Gustavo Minervini e Luca Cafiero, Roma, 15 aprile 1982, pp. 429-435. [online] Disponibile a: http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/907991.pdf
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Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Sindona e sulle responsabilità politiche ed
amministrative ad esso eventualmente connesse – VIII legislatura – Doc. XXIII n. 2-sexies, Relazione di minoranza, relatori onn. Giuseppe D’Alema, Gustavo Minervini e Luca Cafiero, Roma, 15 aprile 1982, p. 435. [online] Disponibile a: http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/907991.pdf
L’economista Marco Magnani aggiunge un ulteriore motivo a favore del finanziamento di due miliardi: le dimissioni nel marzo 1974 del ministro del Tesoro Ugo La Malfa, il quale si era opposto all’aumento di capitale della Finambro. «Incoraggiato dall’uscita di scena del suo principale avversario, Sindona rafforzò con un prestito da due miliardi di lire il proprio sostegno finanziario alla Dc, impegnata nella campagna per l’abrogazione del divorzio. Ma la sconfitta nel referendum e le dimissioni di Fanfani chiusero per
147 La Relazione di minoranza redatta dall’on. Teodori si sofferma sulla nomina di Mario Barone ad amministratore delegato del Banco di Roma (marzo 1974) imputando tale nomina alla pressioni sindoniane, le quali fanno sì che un uomo vicino a Michele Sindona e alla Dc venga inserito in una delle tre banche di interesse nazionale. L’on. Teodori sulla vicenda dichiara inoltre:
Certo è che Barone è protetto da Giulio Andreotti, che in questo periodo si avvale della “consulenza” di Sindona; e che la nomina di Barone risulta dovuta proprio alla pressione di Andreotti come esplicitamente dichiara Fanfani di fronte alla Commissione, quando afferma che si doveva riconoscenza all’ex Presidente del Consiglio per aver accettato di rientrare al Governo (Rumor) dopo un periodo di assenza. È anche certo che Fanfani, allora segretario politico della democrazia cristiana, e tutto il partito di maggioranza relativa hanno un debito di gratitudine con Sindona per avere questi messo a disposizione della battaglia contro il divorzio, ed in particolare per il referendum, due miliardi di lire, oltre ad aver fatto molte altre donazioni e ad avere intrecciato comuni affari174.
Le dichiarazioni delle due Relazioni di minoranza trovano riscontro negli avvenimenti dell’estate del 1974. Sindona, infatti, si trova in gravi difficoltà finanziarie e decide di rivolgersi proprio al Banco di Roma per la concessione di un prestito. L’economista Marco Magnani, descrivendo tale vicenda, identifica lo IOR come ulteriore soggetto direttamente interessato alle vicende di Sindona e a quelle del Banco di Roma. Le affermazioni di Magnani vengono di seguito proposte sotto forma di figura al fine di dare maggiore impatto ai rapporti instaurati tra i soggetti coinvolti175.
sempre la questione dell’aumento di capitale Finambro». Magnani, M., Sindona. Biografia degli anni
Settanta, Torino, Einaudi, 2016, p. 59.
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amministrative ad esso eventualmente connesse – VIII legislatura – Doc. XXIII n. 2-sexies, Relazione di minoranza, relatore on. Massimo Teodori, Roma, 15 aprile 1982, p. 533. [online] Disponibile a: http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/907991.pdf
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Fig. 5.6: Il legame Dc – Banco di Roma – IOR – Sindona
In seguito alle riunioni a cui partecipano Sindona e gli amministratori delegati del Banco di Roma, tenutesi il 10 giugno 1974 a New York e il 17 giugno del medesimo anno a Roma, viene accordato al banchiere siciliano un prestito di cento milioni di dollari. L’operazione si perfeziona il 20 giugno 1974 e lo stesso giorno viene erogata la prima tranche del prestito per un importo di venti milioni di dollari176.
In Italia dal 1973 è in atto una politica monetaria restrittiva (vedi cap. 3) la quale vieta l’ingente prestito a favore di Sindona, ma, per aggirare tali restrizioni, come riportato dalla Relazione dell’onorevole Teodori:
Il prestito […] è effettuato con procedure illegittime sia per la mancata o posteriore autorizzazione dell’Ufficio italiano dei cambi, sia sotto l’aspetto delle garanzie offerte da società (Finambro, Società Generale immobiliare) che per le loro consistenze patrimoniali non avrebbero potuto prestarle, sia per le garanzie di impiego delle risorse messe a disposizione da un ente di diritto pubblico, sia infine per l’altissimo tasso di rischio che l’operazione comportava177.
Anche il commissario liquidatore della Banca Privata Italiana Giorgio Ambrosoli offre un commento riguardo al prestito da cento milioni di dollari: «‘Sorprende e
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Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Sindona e sulle responsabilità politiche ed
amministrative ad esso eventualmente connesse – VIII legislatura – Doc. XXIII n. 2-sexies, Relazione di minoranza, relatori onn. Giuseppe D’Alema, Gustavo Minervini e Luca Cafiero, Roma, 15 aprile 1982, pp. 295-297. [online] Disponibile a: http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/907991.pdf
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Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Sindona e sulle responsabilità politiche ed
amministrative ad esso eventualmente connesse – VIII legislatura – Doc. XXIII n. 2-sexies, Relazione di minoranza, relatore on. Massimo Teodori, Roma, 15 aprile 1982, p. 535. [online] Disponibile a: http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/907991.pdf
149 addolora che 100 milioni di dollari sono stati spesi da una azienda pubblica quale il Banco di Roma che operava tramite la sua consociata di Nassau, quasi per nulla’»178
. Un’analisi approfondita riguardante il comportamento del Banco di Roma nei confronti delle banche sindoniane è offerta dall’anonimo Gracchus, il quale asserisce che oltre al prestito da cento milioni di dollari, il Banco di Roma aveva già concesso, due mesi prima, un prestito da cinquanta milioni di dollari e il 10 luglio 1974 immette nelle casse del gruppo Sindona ulteriori sessantacinque miliardi di lire. L’istituto romano diventa effettivamente il proprietario delle banche di Sindona e nel mese di luglio funzionari del Banco di Roma assumono il controllo di Banca Unione e della Banca Privata Finanziaria (non ancora fuse nella Banca Privata Italiana). L’opinione di Gracchus sul prestito del Banco di Roma è la seguente:
Il prestito è una pura finzione. Si tratta di effettuare dei trasferimenti di capitali a copertura delle perdite e si spera di farlo conservando alla finanza italiana e internazionale uno dei suoi animatori dell’ultimo decennio. […] All’inizio non si distingue fra il salvataggio di Sindona e quello dei cointeressati, colleghi di scalata o depositanti179.
L’autore parla inoltre, senza menzionarla esplicitamente, della Lista dei 500 (lista che includerebbe i nomi degli esportatori di capitali della Finabank di Ginevra) dichiarando:
La procedura d’intervento adottata esclude però, a tutti gli stadi, l’accertamento dei soggetti che hanno partecipato ad attività concluse con passività che si stimano fra i 450 e i 550 miliardi di lire, passività emergenti da un brevissimo spazio di tempo operativo. […] [Sono] la speculazione sui cambi, le pratiche del “danaro che produce danaro”, che vengono sistematicamente protette180.
La protezione a cui si riferisce l’anonimo Gracchus concerne la rottura del cosiddetto cordone sanitario e la susseguente inclusione nel blocco dei pagamenti dello IOR e dei 500 esportatori di capitali. L’onorevole Antonio Rastrelli dichiara a riguardo:
La Banca d’Italia aveva disposto, con un provvedimento che aveva preso il nome di “cordone sanitario”, che le banche italiane di Sindona non effettuassero pagamenti a società o persone in qualsiasi modo legate al gruppo Sindona. Il cordone sanitario già prima del 28 agosto aveva subito deroghe […] e sarebbe stato poi completamente eliminato181.
178
ivi, p. 536.
179
Gracchus, Il sistema Sindona. Scandali bancari o manovre politiche nella crisi italiana, Bari, De Donato editore SpA, 1974, pp. 15-16.
180
ivi, p. 19.
181
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La necessità di adempiere alle obbligazioni delle banche sindoniane è confermata dal verbale della riunione che si tiene tra il governatore della Banca D’Italia Guido Carli, l’amministratore delegato del Banco di Roma Ferdinando Ventriglia e il responsabile del settore estero del medesimo istituto Luciano Puddu, dal quale emerge:
‘Il professor Ventriglia – dopo precisazioni varie, anche da parte di altri intervenuti alla riunione – propone, ed il dottor Carli approva che, soprattutto allo scopo di sostenere la credibilità del nostro sistema all’estero, la Banca Privata Italiana faccia fronte agli impegni con la Finabank alle singole scadenze, previa verifica di regolarità’182.
I relatori di minoranza D’Alema, Minervini e Cafiero sostengono come «in definitiva, la decisione che scaturisce dalla riunione accoglie la tesi di Boillat (e di Carli-Ventriglia) secondo cui la credibilità internazionale dell’Italia dipende da quei 37 milioni di dollari dovuti a Finabank, dietro cui ci sono i 500 privati esportatori clandestini di valuta»183.
La Democrazia Cristiana, si è visto, tenta attraverso il coinvolgimento del Banco di Roma il salvataggio dell’impero Sindona e della stessa idea risulta essere anche la Banca d’Italia la quale prova un ultimo disperato tentativo di aiuto allo scopo di evitare la liquidazione della Banca Privata Italiana. L’idea del governatore Carli e del suo entourage è quella di creare un consorzio di banche e di istituti di diritto pubblico composto da il Banco di Roma, l’Istituto per la Ricostruzione Industriale (IRI),
l’Istituto Mobiliare Italiano (IMI), la Banca Commerciale Italiana e il Credito Italiano,
al fine di dar vita a una nuova banca, la Banca d’Oltremare. Il veto del presidente dell’IRI Giuseppe Petrilli, il quale controlla la maggioranza delle tre banche di interesse
minoranza, relatore on. Antonio Rastrelli, Roma, 15 aprile 1982, p. 654. [online] Disponibile a:
http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/907991.pdf
La versione di Puddu è presente in “La lista dei 500 esisteva, l’ho vista”, in “La Repubblica”, 22 febbraio 1985, p. 6. [online] Disponibile a:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/02/22/la-lista-dei-500-esisteva-ho.html Un elenco degli esportatori di valuta è presente in Ravelli, F., Chiusa l’inchiesta sulla lista dei 500, in “La Repubblica”, 18 dicembre 1985, p. 7. [online] Disponibile a:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1985/12/18/chiusa-inchiesta-sulla-lista-dei- 500.html
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Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Sindona e sulle responsabilità politiche ed
amministrative ad esso eventualmente connesse – VIII legislatura – Doc. XXIII n. 2-sexies, Relazione di minoranza, relatori onn. Giuseppe D’Alema, Gustavo Minervini e Luca Cafiero, Roma, 15 aprile 1982, p. 272. [online] Disponibile a: http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/907991.pdf
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Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Sindona e sulle responsabilità politiche ed
amministrative ad esso eventualmente connesse – VIII legislatura – Doc. XXIII n. 2-sexies, Relazione di minoranza, relatori onn. Giuseppe D’Alema, Gustavo Minervini e Luca Cafiero, Roma, 15 aprile 1982, p. 273. [online] Disponibile a: http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/907991.pdf
151 nazionale, sentenzia di fatto il fallimento dell’impero sindoniano e la nomina del commissario liquidatore Giorgio Ambrosoli184.
Michele Sindona non si scoraggia e tra l’autunno 1976 e l’estate 1978 elabora quattro piani di salvataggio la cui approvazione farebbe cadere l’accusa di bancarotta e lo aiuterebbe nei processi a cui si appresta ad andare incontro negli Stati Uniti185. La ferma opposizione di Ambrosoli che rifiuta l’idea di un salvataggio a spese della collettività (idea propria della definizione di corruzione; § 1.1 e 1.4) pone fine alle ultime speranze del banchiere siciliano, sebbene a favore del salvataggio fosse sceso in campo con enorme impegno l’onorevole Giulio Andreotti, l’uomo politico più vicino a Michele Sindona.
Come in altre circostanze già esaminate (avv. Ambrosoli, falso rapimento Sindona) l’extrema ratio sindoniana si sostanzia in minacce più o meno velate e nella circostanza le missive di don Michele hanno come destinatario l’onorevole Giulio Andreotti. I motivi per i quali il banchiere si rivolge alla “prima lettera dell’alfabeto”186 è ben definito dall’avvocato di Sindona Rodolfo Guzzi:
Dovevamo sollecitare alcuni uomini politici, tra questi Giulio Andreotti che aveva dimostrato disponibilità, e le preoccupazione di Guarino era quella che una volta partito, il tutto cadesse nel nulla e allora invitava Gelli a tenere desto l’interesse. D’altro canto anche dall’America sia la comunità italo-americana, sia certi gruppi massonici (di qui l’intervento di Guarino e Gelli) avrebbero dovuto sensibilizzare le personalità italiane per una definizione positiva della pratica di estradizione187.
184
Cfr. Magnani, M., Sindona. Biografia degli anni Settanta, Torino, Einaudi, 2016, p. 82; Gracchus, Il
sistema Sindona. Scandali bancari o manovre politiche nella crisi italiana, Bari, De Donato editore SpA,
1974, pp. 19-21; Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Sindona e sulle responsabilità politiche ed amministrative ad esso eventualmente connesse – VIII legislatura – Doc. XXIII n. 2-sexies, Relazione di minoranza, relatore on. Massimo Teodori, Roma, 15 aprile 1982, p. 555. [online] Disponibile a:
http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/907991.pdf
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Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Sindona e sulle responsabilità politiche ed amministrative ad esso eventualmente connesse – VIII legislatura – Doc. XXIII n. 2-sexies, Relazione conclusiva, relatore on. Giuseppe Azzaro, Roma, 15 aprile 1982, pp. 98-104. [online] Disponibile a: http://www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/907991.pdf; Magnani, M., Sindona. Biografia degli
anni Settanta, Torino, Einaudi, 2016, pp. 95-102; Stajano, C., Un eroe borghese. Il caso dell’avvocato Giorgio Ambrosoli assassinato dalla mafia politica, Torino, Einaudi, 3. ed., 1995, pp. 158-160.
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«Tra di loro i grandi capi della Dc lo chiamavano “la prima lettera dell’alfabeto”. Quasi che pronunciare quel nome automaticamente comportasse qualche difficile problema». Bonsanti, S., Il
mistero Andreotti, in “La Repubblica”, 24 maggio 1994, p. 10. [online] Disponibile a:
http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1994/05/24/il-mistero-andreotti.html
187
Commissione parlamentare d’inchiesta sulla Loggia massonica P2, IX legislatura – Documento XXIII n. 2 – quater / I / IV, Allegati alla relazione, Roma, 1984, p. 716. [online] Disponibile a:
152
La lettera che Michele Sindona invia all’allora Presidente del Consiglio Andreotti,