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III_ I NTRODUZIONE METODOLOGICA ALLA R ICERCA

P ROTOCOLLO DI A NASTILOS

Il workfl ow presentato nei paragrafi precedenti fa riferimento, come abbiamo già detto, a maschere intere e a frammenti di intero. Fin qui, però, nulla è stato detto a proposito del protocollo metodologico da utilizzare quando si ha a che fare, non più con frammenti di intero, ma con i frammenti, cosiddetti, ‘muti’51.

In questo paragrafo, sono presentati tutti quei passaggi funzionali alla defi nizione della seconda parte del protocollo, relativa dunque al processo di anastilosi. Questa metodologia è stata pensata per rispondere a due obiettivi principali:

- ridare voce a tutti quei lacerti residuali e ‘muti’ di maschere, iscrivendoli all’interno di una gerarchia compositiva, dimensionale e tipologica più ampia; - dare risposta al problema dei frammenti ‘muti’, attraverso un approfondimen-

to descrittivo di tipo semantico52 (vedi capitolo successivo).

Come vedremo meglio nello sviluppo del paragrafo, il protocollo si sviluppa

attraverso un andamento a piramide rovesciata, in maniera scalare e gerarchica. Esso, parte dall’universale e riduce sempre di più il campo, stringendolo verso un aspetto più specifi co. L’universalità del metodo lo rende reiterabile e applicabile ad ogni gruppo, sotto-gruppo, tipo e sotto-tipo degli esemplari della collezione liparota. Prima di presentare le varie fasi del workfl ow, è necessario però fare un pò di chiarezza terminologica sulla nomenclatura adottata.

Si è parlato fi n qui, molto spesso, di gruppi, sotto-gruppi, prototipi, tipi, sotto- tipi, serie, matrici, senza mai dare un dettagliato approfondimento teorico a

riguardo. Pertanto, sembra doveroso, chiarire il senso di questi termini, che saranno ampiamente usati nel corso del protocollo. Riprendendo lo schema a piramide rovesciata - dall’universale al particolare - il primo termine che appare, quando si ha a che fare con esemplari derivanti da una produzione coroplastica, è quello di ‘gruppo’. Si defi nisce gruppo, quella particolare categoria, in cui ‘sono riunite tutte le opere riconducibili ad uno stesso artigiano, ad una stessa bottega, o comunque stilisticamente legate’53. Il termine gruppo implica la necessità di trovare degli

elementi comuni che consentano, appunto, di raggruppare ‘oggetti, certamente simili fra loro, ma dotati ognuno di un valore qualitativo profondamente diverso’54. Tuttavia,

se usato solo con valore tipologico, il gruppo può anche indicare tutti quegli esemplari

51 Per frammenti ‘muti’, come ampiamente detto nel corso capitolo precedente, si intendono tutti quei

frammenti per i quali risulta diffi cile e poco immediata la ricollocazione spaziale rispetto ad un modello completo, proprio perché sono poche le informazioni e gli elementi di riconoscibilità rispetto all’intero ideale.

52 Le modalità di segmentazione e approfondimento semantico saranno esplicitate, in maniera più

specifi ca, nel corso del capitolo successivo.

53

Seguendo la classifi cazione della Barra Bagnasco, il ‘gruppo’ viene indicato con una lettera maiuscola dell’alfabeto, es. ‘A’. Per una più approfondita trattazione sul signifi cato di ‘gruppo’, relativamente alla produzione fi ttile, si rinvia al volume di Barra Bagnasco, M., (1986). Protomi in terracotta da Locri

Epizefi ri. Torino: Il Quadrante, p. 20.

54 Per approfondire, cit. cfr. Barra Bagnasco, M., ibidem, p. 20.

Alla pagina precedente:

Figg. 201 a-n: Vertex-paint

della maschera dell’Etera perfetta. Campionatura dei colori sulla base del confronto con il reperto originale. Dettagli delle chiome e della bocca. Dettaglio della transizione di nuance sulla coroncina. Fasi di applicazione di uno strato di colore uniforme sulla calotta e nell’intradosso della maschera. Fase di backing

texture, di backing vertex color e creazione della texture

applicata, infi ne, sul modello,

connessi dagli stessi caratteri formali e ‘distinti solo sulla base delle caratteristiche esteriori più evidenti’55.

Come già accennato, il Bernabò Brea ha individuato, fra i caratteri della Commedia Nuova, quarantaquattro gruppi (fi g. 202) di maschere, già ampiamente codifi cati da Polluce e identifi cabili in personaggi ben defi niti e differenziati. I gruppi sono stati, a loro volta, raggruppati in macro-gruppi56, e individuano i dispositivi scenici in base

alle caratteristiche di età e di genere. A Lipari, come ben sappiamo, sono presenti maschere raffi guranti personaggi anziani, personaggi giovanili, servi, donne anziane e giovani fanciulle. Queste catagorie rappresentano i macro-gruppi delle terrecotte. Ogni macro-gruppo può essere scomposto in ulteriori sotto-gruppi, in cui appaiono gli stessi personaggi, ma con alcune varianti tipologiche e stilistiche ben specifi che. Com’è stato già ampiamente spiegato nel secondo capitolo, la produzione

coroplastica liparese era una produzione di tipo proto-industriale, a carattere

matriciale e seriale (fi g. 203). Tutti i fi ttili, infatti, derivano da matrici a stampo, semplici o doppie. Ogni matrice, a sua volta, presuppone la presenza di un modello- prototipo d’origine, da cui ha inizio una ‘serie’ o una ‘famiglia’ di maschere. Questo modello-prototipo è anche chiamato, in gergo, archetipo o patrice57. Esso è

generalmente indicato come il primo modello ideale, teorico o reale, prodotto in fase di progettazione e sperimentazione, prima dell’inizio vero e proprio della fi liera58 di

produzione. Il prototipo rappresenta la creazione originaria, sempre positiva, punto di partenza per la produzione seriale matriciale. Dal prototipo si crea quindi la matrice59,

sempre negativa, detta di prima generazione. Dalla matrice, è possibile estrapolare tutti gli esemplari e le varianti successivi, dette repliche60. Dalla matrice di prima

generazione si ottengono, com’è ovvio, esemplari di prima generazione61, dai quali

è possibile creare, a stampo, nuove matrici, dette queste, di seconda generazione.

55 Per approfondire, cfr. Barra Bagnasco, M., ibidem, p. 21.

56 Il macro-gruppo si indica con una lettera maiuscola dell’alfabeto seguita dal pedice numerico, es. A 1.

Per approfondire, cfr. Barra Bagnasco, M., ibidem, p. 21.

57 Generalmente, il prototipo è indicato con una cifra romana, es. Prototipo I. Per una più approfondita

defi nizione del termine archetipo, cfr. Fridh-Haneson, (1983), p. 23. I criteri individuati dalla Barra Bagnasco, per quanto riguarda la strutturazione gerarchica produzione fi ttile locrese, hanno guidato la defi nizione di una gerarchia per famiglie delle maschere di Lipari. Per approfondire l’argomento, cfr. Barra Bagnasco, M., opera citata, p. 21. Per gli altri studi sulla classifi cazione coroplastica, può essere utile vedere i lavori condotti sui fi ttili di Capua dalla Bonghi Jovino, (1965), p. 16.

58 Dagli scavi condotti a Lipari, non è emersa nessuna traccia dei prototipi. Sono stati invece rinvenuti

alcuni frammenti sporadici di matrici.

59 Si è soliti indicare la matrice con una lettera minuscola dell’alfabeto, es. matrice ‘a’. Per

approfondire, cfr. Barra Bagnasco, M., ibidem, p. 21.

60 Si defi nisce replica, un qualsiasi esemplare derivato da una matrice, caratterizzato dal fatto di

essere direttamente collegato a essa per analogia stilistica, ma soprattutto per la quantità delle stesse misure di punti omologhi, sia nel senso orizzontale, che in quello verticale. La variante, invece, è una replica derivata da una matrice, a cui però sono stati modifi cati lievemente alcuni tratti (forse a stecca, generalmente, prima della fase di essiccazione). Essa può anche essere un esemplare derivante dallo scorretto distacco della creta dalla matrice. Generalmente, la letteratura scientifi ca è solita raggruppare, erroneamente, il prototipo, le repliche, le varianti da esso derivate, con il termine generico di ’tipo’. Per approfondire l’argomento, cfr. Barra Bagnasco, M., pp. 21-22; sull’argomento cfr. anche Vagenti (1971), p. 23, e Stilwell, N. (1952), p. 84.

61 Gli esemplari di prima generazione sono indicati con un numero progressivo, es. 1.

Alla pagina successiva:

Fig. 202: i quarantaquattro gruppi della Commedia Nuova della collezione di Lipari, suddivisi dal Bernabò Brea sulla base delle catalogo dell’Onomasticòn di Polluce. I colori utilizzati (bianco, grigio chiaro e grigio scuro) hanno semplicemente la la funzione pratica di distinguere i gruppi su base tipologica, e pertanto non defi niscono alcuna relazione in termini formali o stilistici.

Fig. 203: schema gerarchico della

produzione coroplastica delle famiglie di maschere, da Barra Bagnasco, M., (1986), Protomi in terracotta da Locri

Epizefi ri, p. 23.

Fig. 204: in rosso è evidenziato il

macro-gruppo dei Giovani; in grigio, il sotto-gruppo n. 12, il ‘Giovane dalle chiome ondulate’ o ‘oùlos neanìskos’.

Fig. 203

Dalle matrici di seconda generazione si ottengono, a loro volta, terrecotte di seconda generazione, e così via62.

La prima fase della pipeline di lavoro è rappresentata, dal ridisegno di tutte le 343 conosciute ed edite fi nora, appartenenti esclusivamente al genere della Commedia Nuova. Il ridisegno delle maschere è stato utile per capire come le maschere si relazionassero fra di loro, dal punto di vista grafi co e morfologico. Da questo studio preliminare, sono emersi i principali caratteri formali, stilistici e tipologici che accomunano e differenziano i reperti. In seguito, è stato isolato un gruppo ben preciso, quello dei giovani63 (fi g. 204). Questo gruppo è rappresentato a Lipari da

undici sotto-gruppi, che si distinguono per il fatto di avere precise caratteristiche fi siche, che aiutano a esplicitare, fi gurativamente e morfologicamente, il carattere psicologico di ciascun personaggio64.

La scelta di questo gruppo non è stata per nulla casuale: il gruppo dei giovani appare a Lipari con una frequenza maggiore rispetto a tutti gli altri gruppi. Inoltre, esso è il gruppo che più degli altri, si presta al protocollo di ricostruzione e di anastilosi, per la grande eterogeneità di esemplari che mette a disposizione, fra repertiinteri, frammenti di intero e frammenti ‘muti’65.

Una volta individuato il gruppo, il campo è stato poi ulteriormente ristretto, isolando al suo interno, il terzo sotto-gruppo di maschere, indicato, secondo la classifi cazione di Bernabò Brea, con il numero 12. Questo sotto-gruppo è denominato il ‘Giovane dalle chiome ondulate’ o ‘oùlos neanìskos’ (fi g. 205). Secondo Polluce, doveva trattarsi, come già spiegato nel capitolo 2, del tipo più giovane dell’intera categoria, caratterizzato da una carnagione rossastra, da una folta massa di capelli ondulati, sistemati a corona, volto mediamente rotondo e corto, sopracciglia innalzate, lievemente asimmetriche e convergenti verso il basso. Aveva alcune rughe sulla fronte, guance piene, occhi chiari, grandi e sgranati, palpebre rosse e spesse, naso

62 Le matrici successive alla prima generazione, si indicano con una lettera minuscola e apice numerico,

es. a1. Le repliche, da essa derivate, sono indicate invece con una lettera minuscola, esponente numerico

e numero progressivo, es. a11. Per approfondire, cfr. Barra Bagnasco, M., opera citata, p. 23.

Come si vedrà nel capitolo successivo, a partire da particolari analisi condotte sugli esemplari noti, è stato possibile risalire alla compilazione di una genealogia dei reperti, organizzata per famiglie di maschere.

63 Il gruppo dei giovani è stato ampiamente descritto da Polluce nell’Onomasticòn IV, 146-148. Per

approfondire, cfr. Bernabò Brea, L., opera già citata, p. 154.

64 I sottogruppi che compongono il macro-gruppo delle maschere dei giovani, sono: ‘Il giovane

perfetto’, ‘Il giovane bruno’, ‘Il giovane ricciuto’, ‘Il delicato’, ‘Il rustico’, ‘Il giovane con la chioma ondeggiante’, ‘Il secondo giovane con la chioma ondeggiante’, ‘L’adulatore’, ‘Il parassita’, ‘L’eikonikòs’, ‘Il siciliano’. Per una descrizione dettagliata dei tipi rappresentanti i sottogruppi dei giovani, si rimanda a Bernabò Brea, L., (1981), ibidem, pp. 154-157.

65 Come già spiegato più volte, il protocollo di ricostruzione e di anastilosi è reiterabile per tutti gli

altri gruppi e sotto-gruppi, presenti a Lipari. Tuttavia, si è scelto di sperimentarlo su questa particolare categoria di reperti poiché, come ci ricorda il Bernabò Brea, la maschera del panchrèstòs, è da

considerarsi, letteralmente, come quella ‘buona per tutti gli usi’. Essa rappresenta, in tal senso, una sorta di generico che ben si addice alla creazione di un metodo universalmente valido e ripetibile. Si ricordano a tal proposito le teorie del Navarre, sul signifi cato del termine greco panchrèstòs, a proposito della produzione di Aristofane (Acharn. 936), di Senofonte (Memor, II, 4, 5), di Cicerone (Verr. III, 65), di Plinio (N.h. XXXVI, 38) e nella Physiognomònica pseudo-aristotelica, Cfr. Navarre (1914), pp. 12-13.

Fig. 205: schema della scomposizione del sotto- gruppo n. 12 in quattro misure principali, e frammenti inediti. In rosso è evidenziata la seconda misura, su cui è stato sperimentato il protocollo di anastilosi digitale.

robusto con narici rigonfi e, bocca spalancata e labbra prominenti66. È generalmente

indicato come un giovane ardito e dal carattere deciso, virtuoso e sicuro67,

dall’espressione decisa e ferina, quasi tendente alla sfrontatezza68 (fi g. 206).

Questo sotto-gruppo si presenta in numerosi esemplari - ben trentacinque pezzi - fra interi e frammentari, molto eterogenei fra loro su base dimensionale e morfologica (fi g. 207).

Sulla base di lievi varianti di dettaglio, è possibile suddividere ulteriormente il sotto- gruppo, in quattro misure69, distribuiti su ventisei esemplari.

Al fi ne di defi nire un metodo di anastilosi universale e valido per l’intero sotto- gruppo, sono stati analizzati e acquisiti tutti gli esemplari noti, più alcuni frammenti mai editi. Le maschere, rilevate anche in questo caso per mezzo del metodo della fotogrammetria digitale (fi g. 208), comprendono, come più volte detto, esemplari interi (i), frammenti di intero (f.i) e frammenti semplici o ‘muti’ (f.s.)70.

Una volta rilevati tutti gli esemplari, ed eseguite le operazioni di estrazione

metrologica del dato, sono stati isolati tutti quei caratteri tipologici considerati come dominanti, funzionali alla descrizione dell’esemplare (fi g. 209). Essi sono gli elementi topici di riconoscibilità del sotto-gruppo e possono essere schematizzati in:

- calotta/massa di capelli; - ovale del volto;

- occhi;

66 Per approfondire, cfr. Bernabò Brea, L., (1981), opera già citata, p. 169. 67 Per approfondire, cfr. Bernabò Brea, L., ibidem, p. 155.

68 Per approfondire, cfr. Physiognomònica, vol. III, p. 807 b.

69 Il sotto-gruppo è stato schematizzato, come detto, in quattro misure diverse. Questo fatto implica la

presenza di almeno quattro differenti matrici di origine, da cui ogni esemplare sarebbe derivato. Tuttavia, le variazioni stilistiche tra un esemplare e l’altro delle diverse misure sono pressoché minime, almeno in termini formali. Come si dirà più avanti, da una stessa matrice, possono derivare esemplari molto diversi tra loro e non per forza progressivamente di dimensioni minori. Inoltre, è necessario ricordare che, per quanto la produzione coroplastica rispondesse sempre a caratteri cosiddetti seriali e standardizzati, non bisogna mai trascurare la natura artigianale del prodotto, e le conseguenti variazioni. La natura di queste ultime dipende, come si vedrà meglio nel capitolo successivo, da tutta una serie di fattori esogeni ed endogeni che possono verifi carsi nel corso della produzione fi ttile, come ad esempio: lo stato della matrice (fresca, discreta o stanca); imprevisti in fase di essiccazione o cottura; tipo e quantità di argilla utilizzata; modellazioni da parte di artigiani o scuole di botteghe diverse; sensibilità della mano; ecc.

70 Sono di seguito riportati i numeri di inventario dei reperti fi ttili oggetto di indagine, suddivisi per

misure, secondo la classifi cazione del Bernabò Brea. Prima misura: esemplare 1 (f.i.) Inv. 12965, dal

bothros della trincea XXXVII; seconda misura: esemplare 3, (i), Inv. 6766 B, dalla tomba 567; esemplare

4, (f.i.), Inv. 3390, dallo scavo XXIII, III; esemplare 5, (f.i), Inv. 9737, dallo scavo XXX; esemplare 6, (f.i), Inv. 3387, dallo scavo XXIII, III; esemplare 8, (f.i.), Inv. 11245, dalla trincea XXIX; esemplare 9, (f.s.), Inv. 11246, dalla trincea XXXII; esemplare 10, (f.s), Inv. 11247, dalla trincea XXXII; esemplare 11, (f.s.), Inv. 11291, dalla trincea XXXII; esemplare 12, (f.s.), Inv. 3455 a, dalla trincea XXIII, III; esemplare 13, (f.s.), Inv. 3455 b, dalla trincea XXIII, III; esemplare 14, (f.s.), Inv. 12549, dalla trincea XXIII, III; esemplare 15 (f.i.), Inv. 11248, dalla trincea XXXIII; terza misura: esemplare 21, (i), Inv. 10777, dalla trincea XXXI; esemplare 22 (f.i.), Inv. 9736, dallo scavo XXXII; esemplare 23, (f.s.), Inv. 11250, dalla trincea XXIX; esemplare 24 (f.s.), Inv. 3455 c, dalla trincea XXXIII, III; esemplare 26, (gruppo di f.s.), Inv. 11252 a/b/c, dalla trincea XXXI; esemplare 27, (f.i.), Inv. 9739, dalla trincea XXX; quarta misura: esemplare 28, (i.), Inv. 9738, dallo scavo XXXI; esemplare 29, (f.i.), Inv. 11253, dalla trincea XXXIII. Frammenti inediti: mento sinistro, sporadico Diana XXIX; XXIII, III; Inv. 11254 5/6/B/C/21; Inv. 11268, Diana XXXI. Per approfondire, cfr. Bernabò Brea,L., (1981), opera già citata, pp. 171-176.

Fig. 208 Fig. 206

- naso; - bocca.

Contestualmente a questa prima rudimentale segmentazione semantica dei caratteri primari, sono stati defi niti i criteri di misurazione71, funzionali all’analisi geometrica

e morfologica dei punti cospicui, o omologie, di ciascun esemplare. Le omologie riguardano i caratteri principali comuni a tutti gli esemplari, riscontrabili su ogni fi ttile, nei sensi verticale e orizzontale del prosopòn.

I criteri di misurazione adottati sono i seguenti: • H.a = Altezza assoluta72;

• H.r = Altezza relativa73;

• L.a. = Larghezza assoluta74;

• L.r. = Larghezza relativa75;

• F.O. = Distanza centro-fronte/centro occhi; • H.O. = Altezza occhi;

• H.V. = Altezza volto, dalla fronte al mento; • L.N. = Larghezza naso alla base;

• l.n. = Larghezza minore del naso;

71 Per i criteri di misurazione adottati, cfr. Nicholls (1982), p. 92 e Barra Bagnasco, M., opera citata, p.

23.

72 Per ‘Altezza assoluta’ (H.a.) si intende l’altezza totale della maschera, una volta ipotizzati i contorni

volumetrici originali.

73 L’altezza relativa indica la misura del frammento di intero o frammento semplice, allo stato di fatto,

senza ipotesi ricostruttiva.

74 Valgono le stesse regole viste per l’H.a. 75 Valgono le stesse regole viste per l’H.r. Fig. 209: segmentazione dei

principali caratteri tipologici dominanti del sotto-gruppo dei ‘Giovani dai capelli ondulati’: calotta, occhi, naso, bocca, ovale

del volto (frontale e profi li). Fig. 209

Alla pagina precedente:

Fig. 206: oùlos Neanìskos, il

‘Giovane dalle chiome ondulate’, esemplare 3, Inv. 6766 B, dalla tomba 567, Museo Archeologico Regionale Eoliano di Lipari.

Fig. 207: esemplari del sotto-gruppo n. 12, Museo Archeologico Regionale Eoliano di Lipari.

Fig. 208: fasi di rilievo

fotogrammetrico, esemplare 5, inv. 9737, seconda misura, Museo Archeologico Regionale di Lipari.

• Lu.n. = Lunghezza del naso; • H.n. = Altezza del naso;

• D.B. = Distanza somma fronte - centro bocca; • C.B. = Centro bocca - interno occhi;

• D.O. = Distanza esterna degli occhi; • L.B. = Larghezza della bocca; • α col. = angolo del collo; • α cal. = angolo della calotta.

La misurazione è stata condotta sui due profi li principali (destro e sinistro) e sulla parte frontale, a partire dalle orto-foto estrapolate dalle nuvole di punti dense76, e

ridisegnate in seguito su Autocad.

Ciascun modello è stato, quindi, iscritto all’interno di una griglia (fi g. 210 a) defi nita dai punti cospicui sopra indicati.

Gli esemplari interi e i frammenti di intero sono stati facilmente inscritti all’interno di questa griglia. In particolare per i secondi, sono state condotte le medesime

operazioni, in bidimensionale, esposte nella prima parte del protocollo di integrazione ipotizzando, come detto, la parte mancante. Per i frammenti semplici o ‘muti’ (fi g. 210 b), invece, sono stati indicati solo i dati della larghezza, altezza, profondità in sezione e, dove possibile, l’angolo della calotta.

Tutte le misure estratte dall’analisi condotta sugli esemplari interi e frammenti di intero sono stati, in seguito, riportati su una tabella (fi g. 211). Quindi, è stata calcolata la media matematica di questi valori. Da questo calcolo, è stato possibile defi nire uno schema reticolare-traccia (fi g. 212 a), all’interno del quale si è provato a ricollocare i caratteri principali delle maschere.

Per i quattro schemi-medi, sono state creati altrettante maschere medie, che di fatto non esistono nella collezione liparese. Queste maschere, dette ‘prototìpi relativi’ (fi g. 212 b) al sotto-gruppo 12, sono degli esemplari generici di maschere, create ex

novo. Essi contengono, in atto, le informazioni medie di tutte le maschere relative

a ciascuna misura. Il ‘prototìpo relativo’ è una sorta di passe-partout, un neutro o un generico, ed è l’elemento funzionale a ‘tradurre’ e mettere a sistema tutti quei frammenti cosiddetti ‘muti’, per i quali appare complicata la collocazione spaziale e il lavoro di ricostruzione. A seguito della modellazione del prototìpo relativo in digitale (fi g. 213), attraverso esercizi di anastilosi è stato possibile testare la percentuale di aderenza di ogni frammento muto (fi g. 214) rispetto al suo prototìpo

76 La misurazione è stata condotta a seguito dell’estrazione dei foto-piani in scala dei diversi esemplari.

Si è cercato, per quanto possibile, di mantenere la stessa inclinazione nella fase di estrazione delle orto- foto. Tuttavia si deve tenere conto di una certa percentuale di errore relativo, dovuto alla superfi cie dei reperti consunta e non per tutti omogenea.

Si usa l’aggettivo ‘relativo’, perché il prototìpo in questo caso si riferisce esclusivamente alla seconda misura. Reiterando il metodo di misurazione anche sui prototìpi relativi, è possibile ricavare un prototpo assoluto, riconducibile a tutte le misure e caratterizzante l’intero sotto-gruppo di riferimento.

Figg. 210 a-b: criteri

di misurazione applicati su alcuni esemplari più rappresentativi della prima, seconda, terza e quarta misura (a), e sui frammenti cosiddetti ‘muti’ (b).

Fig. 210 b Fig. 210 a

Fig. 211: ttabella delle misure

(defi nite sulla base dei criteri di misurazione) di ogni esemplare del sotto-gruppo n. 12 e calcolo dei valori medi per ciascuna misura.

neutro di riferimento77. In particolare, negli esercizi di anastilosi, operati manualmente

attraverso operazioni di traslazione e rotazione, la scala del frammento è rimasta quella originale, mentre a cambiare è stata solo ed esclusivamente la scala del prototìpo relativo.

Al fi ne di riordinare gli esemplari tra loro e al fi ne di ricostruirne la ’storia genetica’ dei reperti archeologici, sono stati, inoltre, studiati i rapporti dimensionali delle maschere, relative alla seconda misura78. Questo ha permesso di defi nire i coeffi cienti

medi di riduzione (CMR) o di ingrandimento, che sussistono fra un reperto e l’altro79.

77 Si è calcolata una percentuale molto alta di aderenza tra i frammenti ‘muti’ e il prototìpo relativo.

Questa percentuale varia fra il 75% per i frammenti muti di grandi dimensioni, e il 95% per quelli più piccoli ed è stata individuata attraverso un semplice calcolo proporzionale, condotto rispetto alle nuvole di punti, e volto a constatare la quantità di punti che si sovrapponevano o che, eventualmente, deviavano.

78

Questi aspetti saranno approfonditi in maniera più esaustiva, anche da un punto di vista grafi co, nel capitolo successivo, 5.2, e nell’appendice grafi ca.

79 Con questa espressione, si indica generalmente la percentuale x di riduzione di un esemplare rispetto