• Non ci sono risultati.

III_ I NTRODUZIONE METODOLOGICA ALLA R ICERCA

CAPITOLO 4 IL PROTOCOLLO DI INTEGRAZIONE, RICOSTRUZIONE E

4.2 I L R ILIEVO F OTOGRAMMETRICO DEI R EPERT

L’acquisizione del dato morfologico, formale e metrico delle maschere è stata condotta attraverso tre campagne di rilievo fotogrammetrico5, svoltesi tutte presso il

Museo Archeologico Regionale ‘L. Bernabò Brea’ di Lipari6.

La prima campagna di acquisizione è stata utile per defi nire i reperti da analizzare, orientando le scelte soprattutto su base tipologica e morfologica7. In questa prima fase

sono state prese in considerazione le maschere più rappresentative, appartenenti a tutti i generi teatrali noti, dalla Tragedia antica alla commedia di Aristofane, dal Dramma Satiresco alla Commedia Nuova di Menandro.

Il rilievo strumentale dei reperti è stato condotto, come detto, attraverso la metodologia della fotogrammetria digitale (fi g. 159 a), tecnica di rilievo molto precisa, fl essibile economica e condotta per via speditiva8, mediante l’uso di una

5 Il rilievo fotogrammetrico consente di sviluppare dei metodi di ricostruzione 3D basati sulle immagini

a diversi livelli di risoluzione e scala, relativamente ad ogni possibile grado complessità degli oggetti. Questa metodologia garantisce ‘output di elevata qualità, facilità di utilizzo, buona fl essibilità e basso costo’. La tecnica scelta, detta anche di Structure from motion (SFM), si basa su algoritmi di feature

extraction, capaci di codifi care precise corrispondenze tra le immagini, per poi ricavarne in un’unica

soluzione, un modello 3D, fedele al modello reale. Per approfondire l’argomento, cfr. Remondino, F., Ivan Apollonio, F., Gaiani, M., Ballabili, A., (2015). Operatori d’interesse e tecniche di pre-processing

per procedure fotogrammetriche automatiche. In (a cura di) Gaiani M., I portici di Bologna. Architettura, Modelli 3D e ricerche tecnologiche. Bologna: Bonomia University Press, pp. 39-43.

6 Le tre campagne di rilievo ricoprono un arco temporale che va dal Giugno 2016 al Maggio 2017. È

stato stipulato, a tal proposito, un accordo di collaborazione scientifi ca con l’Ente museale a partire da una uffi ciale manifestazione di interesse da parte del Dipartimento dArTe. Tutte le fasi delle campagne di rilievo sono state concordate e coordinate grazie a supporto scientifi co della Dott.ssa Maria Amelia Mastelloni, direttrice del Museo di Lipari. In particolare, la seconda campagna di acquisizione è stata condotta nell’ambito del corso accademico di ‘Tecniche e Tecnologie della rappresentazione’, curato dalla Prof.ssa Francesca Fatta e dai tutor Archh. Andrea Marraffa, Manuela Bassetta. Il corso ha visto coinvolti quindici studenti del corso di laurea in Architettura U.E., a ciclo unico. Ha fatto seguito una mostra dal titolo ‘L’arte in maschera’ presentata nel foyer dell’Aula Magna del dipartimento dArTe nel Febbraio 2017.

7 Come abbiamo visto, le maschere si distinguono fra loro su base cronologica, per genere di

appartenenza o tematica, su base tipologica, morfologica e cromatica. Per approfondire, cfr. capitolo 2.

8 La fotogrammetria è una tecnica relativamente più economica e veloce se comparata agli altri metodi

di rilievo strumentale digitale, come ad esempio il laser Scanner o lo Scan Arm, ecc. Come spiega L. De Luca, essa rappresenta ‘il supporto privilegiato per l’interpretazione diretta della forma e per ‘l’analisi delle superfi ci complesse’. Cfr. De Luca, L., (2011). La digitalizzazione del patrimonio costruito. La

Refl ex APS-C (x1,5) Nikon 7100, dotata di focale fi ssa da 50 mm, f/1,8.

La fotogrammetria9, basandosi sulla corrispondenza geometrica tra una proiezione

prospettica e una ortografi ca, defi nita in gergo ‘geometria di immagini multiple’, si pone in senso lato come ‘la scienza di ‘derivare informazioni metriche da immagini’10.

Nel caso delle maschere è stato usato un primo set di riprese fotografi che detto ‘ad assi convergenti’, ovverosia con la fotocamera inclinata rispetto al reperto (fi gg. 159 b-c). Quindi, è stato disposto un secondo set con l’asse di mira il più ortogonale possibile ad ogni piano dominante rispetto all’oggetto11. Per ogni set di foto, detto

in gergo tecnico chunk, sono stati effettuati circa 36 scatti, cercando di garantire la sovrapposizione, o overlapping, di almeno il 55% dell’area di ogni foto rispetto a quelle immediatamente adiacenti. I reperti, una volta posizionati su appositi target dotati di scala metrica12 (fi g. 160), sono stati acquisiti attraverso il metodo ‘tout

autour’, senza contatto diretto13. La metodologia consiste nel riprendere l’oggetto

da una distanza costante, ruotando attorno ad esso di 360° (fi g. 161). È l’operatore a girare attorno all’oggetto, mentre quest’ultimo resta fermo14. A seconda del grado di

complessità del manufatto, si è scelto se effettuare due o tre giri di scatto, variando

foto-modellazione architettonica. Palermo: Dario Flaccovio, p. 24.

9 Si fa menzione di un interessante progetto di ricerca dal titolo ‘The body and Mask in Ancient Theatre Space’, curato dalla King’s Visualisation Lab, che ha studiato dei modellini fi ttili di maschere

greco-romane appartenenti a diverse collezioni archeologiche (Glasgow, Art Gallery and Museum, Kelvingrove; Londra, British Museum; Parigi, Louvre; Copenhagen, Ny Carlsberg Glyptotek Museum, ecc.), al fi ne di comprendere il rapporto esistente fra il corpo e la maschera nello spazio scenico antico. Tale progetto, sebbene abbia molti punti in comune con la presente ricerca, si differenzia per fi nalità, per l’uso delle tecniche di acquisizione adottate e per la tipologia di fi ttili studiati. Il progetto, infatti, non prevede nessuna specifi ca pipeline metodologica di ricostruzione, ed è principalmente orientato alla mera documentazione virtuale delle maschere integre. Inoltre, studia in maniera indistinta reperti molto disarticolati gli uni dagli altri, sia sul piano stilistico-morfologico, che su quello semantico. Per un approfondimento, cfr. Williams, R., Blazeby, M., (9th-10th July 2009). Masks and Facial Perception.

Digitally Modelling Performance Spaces. In Two-day Interdisciplinary Conference, King’s College

London: Strand, p. 2 e p. 6.

10 Secondo M. Gaiani, la fotogrammetria unisce la rappresentazione documentale alla rappresentazione

interpretativa. In questo modo essa defi nisce, da una lato, un sistema proporzionale e metrico di quello che si rileva, dall’altro, crea le base per quella che è la rappresentazione iconica e semantica, in grado di fi ssare i caratteri percettivi di ciò che si rileva. Per approfondire, cfr. M. Gaiani, introduzione al volume già citato di De Luca, L., p. 5.

11 Questa tecnica prevede di mirare direttamente al baricentro dell’oggetto, inquadrandolo

nella sua interezza in ogni foto. Sono preferibili scatti che posizionano l’asse di mira e di fuoco ‘approssimativamente a 45° rispetto ad un piano dominante. Per approfondire, cfr. De Luca, L., ibidem, p. 34.

12

I RAD code target ad alto contrasto sono delle ‘mire o bersagli codifi cati’ generalmente utilizzati nelle fasi di rilievo, al fi ne di garantire una maggiore corrispondenza e orientamento tra le foto. Essi, inoltre, facilitano la messa in scala dei reperti. Per un approfondimento sull’argomento, cfr. Cipriano, L., Fantini, F., Elementi per un rilievo geometrico e la restituzione foto-realistica di modelli 3D reality-base. In (a cura di) Gaiani, M., (2015). ‘I portici di Bologna. Architettura, Modelli 3D e ricerche tecnologiche’. Bologna: Bonomia University Press, pp. 94-97.

13 A differenza di altre metodologie di rilievo diretto, la fotogrammetria digitale esclude qualsiasi

contatto con l’opera, riducendo l’eventualità di un accidentale danneggiamento.

14

È possibile eseguire la fase di rilievo capovolgendo la tecniche di acquisizione: la fotocamera fi ssa su cavalletto e si fa ruotare il reperto a 360°. In questo caso, l’uso dei marker è strettamente necessario, al fi ne di allineare i diversi set di ripresa.

Alla pagina successiva:

Figg. 159 a-b-c: acquisizione

fotogrammetrica dei reperti attraverso il metodo ‘tout autour’.

Fig. 159 a Fig. 159 b

solamente l’angolo di ripresae lasciando inalterati i parametri di scatto. Questa operazione è stata svolta sia per la ‘faccia principale’ della maschera, sia per il suo ‘intradosso’ (fi g. 162).

Un aspetto molto importante di cui si è tenuto conto durante la fase di acquisizione è quello delle fonti luminose che illuminavano l’oggetto. Durante il rilievo è preferibile una luce diffusa e omogenea, al fi ne di evitare fastidiosi controluce, ma anche zone ombrose che potrebbero generare ‘rumore’ nelle riprese fotografi che. In particolare, per il rilievo delle maschere di Lipari è bastata la luce zenitale dei lucernari del museo, a cui sono stati aggiunti dei faretti spot-light, non orientati direttamente sui reperti.

Fig. 160: acquisizione

fotogrammetrica della maschera dell’Hérakles posizionata sui

target, Museo Archeologico

Regionale Eoliano di Lipari.

Fig. 161: metodo ‘tout autour’

per l’acquisizione digitale della maschera del giovane dai capelli ondulati, esmplare 1, prima misura, Museo Archeologico Regionale Eoliano di Lipari.

Fig. 162: intradosso della maschera dell’Hérakles, Museo Archeologico Regionale Eoliano di Lipari.

Fig. 160 Fig. 162