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B) La modulazione consiste invece in un taglio del 5% dell’ammontare degli aiuti diretti della PAC per riorientare questa cifra verso il secondo pilastro, quello

1.3.5. La PAC nella nuova programmazione 2014-

Con la comunicazione “La PAC verso il 2020-Rispondere alle sfide future

dell’alimentazione, delle risorse naturali e del territori” del 18 novembre 2010, la

Commissione europea intendeva delineare un quadro di proposte strategiche per la possibile evoluzione della PAC nel periodo 2014-2020.

Durante la sua presentazione il commissario UE per l'agricoltura e lo sviluppo rurale Dacian Cioloş sottolinea come la PAC sarebbe dovuta essere:

«Più verde, più equa, più efficiente e più efficace» ricordando come la stessa non riguardasse solo gli agricoltori ma «[…] tutti i cittadini dell'UE in quanto consumatori e contribuenti. È dunque importante concepire una politica che sia più comprensibile per il grande pubblico e chiarisca i vantaggi collettivi offerti dagli agricoltori all'intera società. L'agricoltura europea deve essere competitiva non solo dal punto di vista economico, ma anche sotto il profilo ambientale» (CE, 2012)30. In seguito a un dibattito durato quasi due anni, si sono conclusi il 26 giugno 2013 gli accordi politici con cui il Parlamento europeo, la Commissione europea e il Consiglio europeo hanno adottato il nuovo ciclo di programmazione 2014-2020. Sono stati pertanto approvati i regolamenti di riferimento tra cui i cinque della PAC che si basa sui cinque capitoli della riforma dei fondi strutturali: Reg. (UE) n. 1307/2013 per i pagamenti diretti; Reg. (UE) 1308/2013 per l’OCM unica (misure di mercato); Reg. (UE) n. 1305/2013 per le politiche di sviluppo rurale; Reg. (UE) n.1306/2013 per le misure a carattere orizzontale

28 Rete Rurale Nazionale, L’Health Check in Italia. Opzioni e possibili impatti nazionali della proposta di

riforma dellla PAC, 2008. (http://www.reterurale.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/271)

29 COMMISSIONE EUROPEA (2014), Italia. La politica agricola comune

[http://ec.europa.eu/agriculture/cap-in-your-country/pdf/it_it.pdf ]

(finanziamento, gestione e monitoraggio); Reg. (UE) n. 1310/2013 per la fase transitoria della programmazione di sviluppo rurale. La nuova PAC, come riportato in figura 3 fa riferimento a due pilastri, due fondi e due approcci diversi.

Figura 3 – Strutturazione della PAC 2014-2020 (Fonte: Inea)

Il primo pilastro, finanziato totalmente dall’UE attraverso il FEAGA31, tradizionalmente comprendeva le politiche di sostegno ai prodotti agricoli (OCM). Oggi riguarda i pagamenti diretti, che restano disaccoppiati in base alla Riforma Fischler citata precedentemente, e il residuo delle politiche di mercato (OCM unica). Per quanto riguarda i pagamenti diretti, questi sono sempre soggetti alla “condizionalità” del rispetto nella gestione dei terreni agricoli, coerentemente con l’impostazione adottata nel tempo e volta al sostegno di comportamenti sostenibili.

Il secondo pilastro relativo alle “Politiche di sviluppo rurale”32 mostra novità importanti sul piano della governance e sulla spinta all’integrazione e alla complementarità degli

31 In Italia, le risorse per il I pilastro ammontano a circa 27 miliardi di euro, pari a 3,8 miliardi di euro

all’anno (www.inea.it)

32 La politica di sviluppo rurale 2014-2020, in Italia, potrà contare su circa 10,4 miliardi di euro, pari a

strumenti con quelli della politica di coesione territoriale finanziata attraverso i Fondi strutturali.

Il sostegno allo sviluppo rurale rappresenta dunque il secondo pilastro della PAC, tramite cui i 28 Stati ricevono una determinata dotazione finanziaria dall’UE per gestire i 118 programmi previsti e cofinanziati a livello nazionale o regionale.

Anche la nuova politica di sviluppo rurale mantiene i tre obiettivi strategici da raggiungere nel lungo periodo:

1) contribuire alla competitività dell’agricoltura;

2) adottare una gestione sostenibile delle risorse naturali;

3) contribuire allo sviluppo equilibrato delle aree rurali e alla predisposizione di azioni per mitigare i cambiamenti climatici.

Coerentemente con gli obiettivi perseguiti dalla strategia Europa 2020 (crescita intelligente, inclusiva e sostenibile)33, la PAC si articola attraverso sei priorità affiancate da appositi indicatori costituiscono i riferimenti per i nuovi PSR:

1. promuovere il trasferimento di conoscenze e l’innovazione nel settore agricolo e forestale e nelle zone rurali;

2. potenziare la competitività dell’agricoltura in tutte le sue forme e la redditività delle aziende agricole;

3. incentivare l’organizzazione della filiera agroalimentare e la gestione dei rischi nel settore agricolo;

4. preservare, ripristinare e valorizzare gli ecosistemi dipendenti dall’agricoltura e dalle foreste;

5. incoraggiare l’uso efficiente delle risorse e il passaggio a un’economia a basse emissioni di carbonio e resiliente al clima nel settore agroalimentare e forestale;

33 Il nuovo programma di sviluppo rurale risulta in linea con gli obiettivi che si propone di realizzare la

strategia Europa 2020 e con quelli che a livello generale si vogliono raggiungere con la nuova PAC. Gli obiettivi specifici del nuovo PSR da conseguire nel lungo termine sono volti a:

 Stimolare la competitività del settore agricolo;

 Garantire la gestione sostenibile delle risorse naturali e l'azione per il clima;

 Realizzare uno sviluppo territoriale equilibrato delle economie e comunità rurali, compresi la creazione e la difesa dei posti di lavoro.

Inoltre la politica di sviluppo rurale per come è stata riformulata nel 2013, nonostante mantenga la vecchia impostazione, introduce importanti novità. Essa infatti tende a:

 Migliorare l’approccio strategico nell'elaborazione dei programmi di sviluppo rurale;  Rafforzare il contenuto delle misure di sviluppo rurale;

 Semplificare le norme e/o ridurre i relativi oneri amministrativi;

Creare maggiori sinergie tra la politica di sviluppo rurale e gli altri fondi strutturali e di investimento. (http://ec.europa.eu/agriculture/rural-development-2014-2020/index_it.htm)

6. promuovere l’inclusione sociale, la riduzione della povertà e lo sviluppo economico nelle zone rurali.

Un aspetto di novità riguarda l’organizzazione, non più strutturata in Assi strategici come in passato, per dare maggiore elasticità alla programmazione e gestione dei PSR34, prevedendo anche la possibilità che gli stessi possano dare vita a sottoprogrammi tematici (Art. 8, Reg (UE) 1305/2013) per il sostegno di situazioni particolari come nel caso di giovani agricoltori, piccole aziende, zone montante o filiere corte.

La nuova PAC prevede che la programmazione sia strutturata in base a:

• un “Quadro strategico comune” per tutti i Fondi strutturali (FESR e FSE), il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e il Fondo europeo per la pesca (FEAMP), a cui si affianca un “position paper” per ciascuno Stato membro voluto dalla Commissione per indicare alcune priorità di intervento;

• un “Accordo di Partenariato” di carattere nazionale per definire la strategia di ciascuno Stato membro e integrare l’azione dei diversi Fondi nell’ottica di un’azione efficace ed efficiente. L’Accordo, elemento centrale della programmazione nazionale, deve contenere obiettivi e strategia dell’azione singola e unitaria dei fondi descrivendo i risultati attesi, modalità di attuazione e modalità necessarie a garantire l’attuazione efficiente ed efficace dei programmi;

• diversi Programmi Operativi (PO) nazionali e/o regionali per ciascun Fondo.;

• Strategie di sviluppo locale su scala territoriale ridotta, da predisporre e realizzare attraverso il LEADER e il Community-led local development (CLLD), il quale sul modello del LEADER, può essere esteso anche ad aree non rurali.

Dunque il metodo LEADER è per il periodo 2014-2020 incluso all’interno del secondo pilastro della PAC ma la vera novità è rappresentata dai CLLD, introdotti con Reg. UE n.1303/2013.

Nell’Accordo di Partenariato Italia 2014-2020 (p.302) si legge che il CLLD è uno strumento studiato: «per perseguire finalità di sviluppo locale integrato su scala sub- regionale con il contributo prioritario delle forze locali. (Esso) si basa su una

progettazione e gestione degli interventi per lo sviluppo da parte degli attori locali che si associano in una partnership di natura mista (pubblico-privata) e affidano un ruolo operativo (gestionale e amministrativo) al Gruppo di Azione Locale, il quale deve elaborare un Piano di Azione Locale per tradurre gli obiettivi in azioni concrete dotandosi di una struttura tecnica in grado di effettuare tali compiti. Si richiede perciò che le iniziative che, ispirandosi allo stesso metodo, perseguano finalità di sviluppo locale di tipo partecipativo adottino tutte questa denominazione e questo strumento.». Quindi nell’Accordo citato si fa esplicito riferimento ai GAL come entità preposte all’attuazione del CLLD attraverso il Piano di Azione Locale (PAL) in luogo del vecchi Piani di Sviluppo Locale (PSL).

Il documento prosegue specificando che in futuro il CLLD dovrà affrontare sfide connesse al miglioramento delle politiche di sviluppo. Nello specifico si dovrà:

 migliorare il design e l’implementazione delle politiche a favore di specifiche aree, attraverso un maggiore focus territoriale su tali aree in modo da accrescerne l’efficacia.

 promuovere una maggiore qualità della progettazione locale;

 promuovere con flessibilità e su un terreno concreto il coordinamento tra le politiche, con una logica ispirata alla semplificazione sia degli strumenti di governance, sia delle procedure per accedere ai finanziamenti comunitari.