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di non aver parlato dell'esplosivo con Raho e Battiston. Affermava che alla riunione di Rovigo era presente anche il colonnello Capolongo

Nel documento 16/11/20l O (pagine 96-100)

Altro interrogatorio si svolgeva

il

6.10.1997. AI Pubblico Ministero di Brescia

il

Digilio così rispondeva:

ADR. -Non ricordo di aver riferito a magistrati di un tale che avrebbe disposto di una corriera con la quale avrebbe trasportato esplosivo. Credo che si tratti di un equivoco e che sia stato stravolto un episodio che effettivamente ho riferito: tale Giampiero MONTAVOCI, giovane rappresentante che aveva a disposizione un pulmino, e che trafficava in indumenti con la Yugoslavia, la Romania e l'Ungheria, ha ricevuto da quel ROTELLI di cui ho già riferito nel corso di precedenti interrogatori, la richiesta di piazzare un certo quantitativo di gelignite. Si tratta di quella gelignite che costui si era procurata in Yugoslavia e che, come ho già riferito, venne acquistata da Delfo ZORZI.

ADR. - Lei mi chiede quali fossero i massimi esponenti di Ordine Nuovo a Rovigo: io le rispondo che a Rovigo c'era MAGGI e suo cognato, che teneva i contatti tra il predetto e certi gruppi israeliani massonici, che arruolavano giovani di destra da mandare in Libano.

Ribadisco che non conosco Giovanni MELIOLl, anche se lei mi rappresenta che all'epoca era uno dei massimi esponenti di Ordine Nuovo a Rovigo.

ADR. - Nulla mi dicono i nomi di FRANCESCONI SARTORI Arturo e di Davide RIELLO, quest'ultimo della zona di Bagnoli. Prendo atto che i predetti avrebbero fatto parte di una cellula padovana, direttamente alle dipendenze di MAGGI.

ADR. - Non sono in possesso di elementi relativi all'agenzia "AGINTER PRESSE", della quale ho sentito soltanto leggendo i giornali.

ADR.- Quanto a contatti tra militanti della destra italiani e portoghesi, che potrebbero eventualmente inquadrarsi in quell'agenzia, anche se la mia è soltanto un'ipotesi, preciso quanto segue:

durante il mio viaggio in Spagna ho avuto modo di constatare che vi era una certa affinità elettiva, un medesimo modo di pensare, un ritrovarsi con modi affabili, tra fuoriusciti italiani ed alcuni portoghesi con i quali i primi mantenevano i rapporti.

Ricordo che ho avuto modo di vedere con POMAR, attorno al '74 - '75, un giovane portoghese che aveva chiesto al predetto se poteva procurargli una consulenza su una partita di armi leggere che erano state fornite dalla C.LA. ad un fronte portoghese di destra, al quale detto giovane apparteneva, fronte del quale al momento non ricordo il nome. Non ho elementi per poter dire se questo fronte avesse qualcosa a che fare con l'Aginter Presse. Peraltro io cercai di evitare rapporti con detto giovane portoghese. Ricordo che in quel periodo venivano organizzate delle trasmissioni radio propagandistiche dal Portogallo, da parte di fuoriusciti italiani, per aiutare quel fronte al quale apparteneva quel giovane. Tra le persone che erano in contatto con questi portoghesi, e in particolare con quel giovane, vi era Giancarlo ROGNONI, nonché lo stesso Eliodoro POMAR. Ricordo che il ROGNONI accompagnò la segretaria di POMAR, tale Maria MASCIETTI di Varese, in Portogallo, credo per andare sul posto a risollevare lo spirito dei portoghesi di destra, che avevano in quel periodo subito una pesante sconfitta politica. " ROGNONI dimostrava di conoscere bene il giovane portoghese di cui ho riferito, anche in quanto gli era stato presentato, secondo quanto lui mi riferì, da Mariano Sanchez Covisa, capo dei guerriglieri del Cristo Re e appartenente ai servizi segreti spagnoli.

Credo che quel giovane fosse in contatto con croati Ustasha, che avevano un ufficio a Valencia, nel sud della Spagna, e che avevano a loro volta rapporti con fuoriusciti italiani.

ADR. - Lei mi chiede se abbia mai sentito di traffici di opere d'arte nei quali siano stati coinvolti appartenenti ad Ordine Nuovo. Le rispondo che in effetti di un traffico di opere d'arte mi parlò Giorgio BOFFELLI di sua iniziativa, dopo un certo periodo in cui non lo avevo più visto, nei primi anni '70: BOFFELLI, che era scomparso dall'ambiente per farsi ricoverare in una clinica del trevisano, era stato coinvolto in un episodio di ricettazione di un quadro che aveva acquistato da tale SEDONA Sandro, che si faceva chiamare impropriamente "Mario", e che era un noto ladro mestrino, che gestiva un giro di oggetti rubati. BOFFELLI mi confidò che aveva in mano il giro di affari di SEDONA e che poteva vendere oggetti a buon prezzo. I ladri, lo ripeto, erano di Mestre. Questi fatti sono accaduti ben prima dell'episodio del BERTOLl;

all'epoca il BOFFELLI era già in stretti rapporti di amicizia con il MAGGI, anche se quest'ultimo non mi ha mai parlato di traffici di opere d'arte.

ADR. - Marcello SOFFIATI mi disse che gli americani erano effettivamente interessati ad attività di schedatura, soprattutto di persone provenienti dall'America Latina ed effettivamente c'erano degli ampi dossier ai tempi del generale DI LORENZO. Tale attività di schedatura era stata eseguita dai servizi speciali dei Carabinieri, su ordine del generale DI LORENZO, in previsione dell'attuazione del piano "SOLO". Non mi risulta che attività del genere siano state compiute per conto degli americani da parte di esponenti di Ordine Nuovo. Come ho già riferito i gruppi SIGFRID avrebbero dovuto collaborare con i Carabinieri per arrestare i sindacalisti o anche esponenti di gruppi politici di "sinistra" al momento del colpo di stato. Come ho già riferito il piano SOLO e il piano SIGFRID si integravano.

ADR. -Non ho mai sentito nominare tale Elvio CATENACCI.

ADR. -A quanto mi risulta vi era una notevole simbiosi tra i capi di Ordine Nuovo e servizi . Di episodi specifici ricordo solo i seguenti:

quando ZORZI Delfo mi minacciò nei primi anni '70, mi disse che era in contatto con i servizi , invitandomi a stare bene attento a come mi muovevo. Successivamente fu VENTURA a riferirmi di suoi rapporti con i servizi e a confermare i contatti tra ZORZI e Roma. I due predetti facevano riferimento non tanto ai servizi militari quanto agli Affari Riservati, a suo tempo gestiti da Federico AMATO, che tuttavia non venne nominato. Che si trattasse di Affari Riservati e non di servizi militari, l'ho capito tuttavia soltanto in seguito, riflettendo su diversi episodi, quali, ad esempio, quello relativo alla disponibilità da parte di ZORZI della chiave della cella di VENTURA.

In ogni caso all'epoca vi era la sensazione che ci fosse una forza attiva onnipresente, sempre in grado di supportare situazioni difficili. Quando si verificavano attentati o trasporti di armi o di esplosivi c'era sempre una longa manus che proteggeva gli attivisti di Ordine Nuovo. Ricordo che quando vennero arrestati BESUTTI, MASSAGRANDE e Marco MORIN per possesso di armi da guerra che avevano ricevuto da alcuni ufficiali americani, si interessò l'ufficiale FTASE Teddy RICHARDS, che mosse le pedine giuste, probabilmente facendo addirittura sparire i dossier all'interno della Procura di Verona. Ricordo a riguardo che SOFFIATI mi disse che gli americani non li avrebbero abbandonati. La stessa circostanza che ZORZI sia in Giappone e VENTURA in Argentina, dimostrano come ci fossero effettivamente questi appoggi.

A questo punto viene invitato DIGILIO a fornire eventualmente ulteriori particolari che gli siano nel frattempo venuti in mente con riferimento all'episodio dell'ordigno che nel '74 Marcello SOFFIA TI sottopose alla sua attenzione, prima di portarlo,

a

suo dire,

a

Milano, facendogli presente che attualmente vi sono anche altri soggetti che hanno coinvolto lo stesso ambiente e le stesse persone raggiunte dalle sue dichiarazioni inerenti

a

quell'episodio.

ADR. - Non mi è venuto in mente niente di particolare al di fuori di quanto stò per dire:

come lei ricorderà, ho riferito di una sorta di sopralluogo compiuto dal MINETIO nei giorni immediatamente successivi alla strage di Brescia, al fine di poter riferire agli americani. Ebbene, mi sono ricordato che in stretto contatto con MINETTO era tale James HOOVER, ufficiale della FTASE che viveva a Ghedi nella base aeronautica e che era un uomo appartenente alla rete della C.I.A.. Era un colonnello dell'aviazione statunitense. In occasione della sua visita a Brescia, successiva alla strage, il MINETTO si recò appunto da HOOVER per essere informato e per avere adeguate istruzioni. Questi fatti li ho appresi da SOFFIATI Marcello, che non mi ha riferito di essere stato anche lui in contatto con quel militare, e che mi ha spiegato che il MINETIO per venire a Brescia approfittava delle partite di calcio per non dare troppo nell'occhio. In sostanza il colonnello era agente della C.I.A., un contatto superiore rispetto a MINETIO. Secondo quanto ho capito era il MINETIO ad "abbeverarsi" di notizie fornite daIl'HOOVER, e non viceversa. Quando HOOVER gli forniva queste informazioni, dava delle direttive di ordine politico e strategico al MINETIO. Queste istruzioni si riflettevano, poi, sui movimenti delle cellule di Ordine Nuovo. MINETTO, naturalmente, riferiva questa istruzioni al MAGGI, col quale era in stretto contatto;

MAGGI, a sua volta, riferiva a Roma, in particolare al RAUTI. A quanto ho capito, interpretando quello che mi ha detto SOFFIATI, si trattava di un rapporto molto solido e di una frequentazione periodica, non riferibile soltanto allo stretto periodo inerente la strage di Brescia.

Faccio presente che si trattava di un periodo molto particolare e che la strage era stata sentita dalla destra come un colpo molto duro, nel senso che era stata negativa e controproducente. Infatti non solo SOFFIATI, ma anche altre persone di Ordine Nuovo avevano osservato "se gli americani ci spingono a fare queste cose...". Il MINETIO pertanto aveva il compito di controllare gli umori di un certo strato sociale della destra, e in tali finalità erano inquadrabili le visite awenute dopo la strage.

Ora che mi viene in mente, le riferisco che mi risulta che il MINETIO fosse in contatto con i gruppi di BORGHESE della X MAS.

I gruppi di BORGHESE erano in contatto con i Nuclei di Difesa dello Stato, le famose

"Legioni".

In questo interrogatorio, che non si indirizza direttamente sulle vicende della strage, Digilio ribadiva di non conoscere Melioli e negava di conoscere Farncesconi Sartori Arturo e Davide Riello nè di sapere nulla sull'Aginter Presse al di fuori di quanto appreso dalla stampa.

Il 10.3.1998 aveva inizio l'incidente probatorio di Digilio davanti al G.LP. di Milano dott.ssa Forleo che proseguiva l' 11 e il 26.3.1998. Nel corso di tale udienza il Digilio faceva presente di avere difficoltà a ricordare. Il Giudice sospendeva l'udienza e disponeva l'acquisizione di tutti i certificati medici di Digilio a partire dal 1.1.1997.

Il 31.3.1998 la dott.ssa Forleo affidava perizia ai dottori Paolo Bianchi e Marco Scaglione sulle condizioni di salute del Diglio. I periti redigevano un primo elaborato datato 20.4.1998 con il quale rappresentavano la necessità di ulteriori accertamenti ed un ulteriore elaborato datato 13.6.1998 con il quale concludevano che le capacità cognitive e mnemoniche di Diglio non

consentivano che egli fosse sottoposto ad esame (nell'elaborato i periti esprimono un parere di scarsa attendibilità globale sulle capacità di testare del soggetto, essendo emersi elementi oggettivi ed incontroverfibili di deterioramento cerebrale, sia anatomico che funzionale tale da alterare le capacità cognitive in modo sensibile).

" 10.7.1998 il Pubblico Ministero di Brescia sentiva nuovamente Digilio

il

quale criticava le modalità dell'accertamento peritale e rispondeva su argomenti di contorno in relazione alla vicenda di Brescia.

" 5.11.1998 la Corte di Assise di Milano nell'ambito del procedimento sulla strage alla Questura di Milano awenuta il 17.5.1973 affidava perizia ai proff.

Giovanni Invernizzi , Mario Portigliatti Balbos e Giuseppe Viale in ordine alla capacità di stare in giudizio del Digilio. I periti, con relazione depositata il 22.2.1999, all'esito degli accertamenti, rispondevano positivamente rilevando anche un miglioramento rispetto alla situazione precedentemente esaminata.

" 17.5.1999 vi era un nuovo interrogatorio di Digilio da parte del Pubblico Ministero di Brescia del seguente tenore:

Il DIGILIO reso edotto che può awalersi della facoltà di non rispondere alle domande dichiara: vorrei tanto rispondere alle domande, ma ritengo di non essere in condizione di farlo. Lei ricorderà che sono stato operato alla testa, e oramai sono come una "lampadina fulminata".

Si dà atto che il collaboratore fatica a ricordare di essere stato già interrogato dallo scrivente.

Si dà atto che si svolge con il collaboratore una conversazione dalla quale si desume cheil predetto, almeno allo stato, non ricorda più gli argomenti che sono stati oggetto di precedenti interrogatori, sui quali viene interpellato. Non ricorda in particolare di essere stato sentito con riferimento a fatti inerenti la strage di piazza della Loggia.

ADR. - Non mi sento più in condizione di sostenere un incidente probatorio quale quello che siè svolto a Milano l'anno scorso.

Prendo atto che forse verrò visitato da alcuni medici che potranno meglio riferire a lei sulle mie attuali condizioni di salute. Ricordo tuttavia che i primi medici che mi avevano visitato mi hanno trattato male, in quanto mi hanno visitato e interpellato subito dopo la risonanza magnetica, e pertanto non ero nelle condizioni migliori per essere oggetto di una perizia: ricordo ancora che avevo la testa che mi rintronava tutta per il precedente esame. Ricordo che sono stato costretto a sottopormi subito a quegli accertamenti sotto la minaccia di dover tornare ancora una volta sul posto, sottoponendomi ad un viaggio stressante. I periti che mi hanno visitato più recentemente sono stati molto più corretti con me.

Si dà atto che il DIGILIO lamenta la mancanza di un paio di occhiali più conformi alle sue attuali condizioni di vista.

Digilio stava nuovamente male tanto da non ricordare nemmeno di essere stato

Nel documento 16/11/20l O (pagine 96-100)

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