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archi. Una particolare attenzione è dedicata quindi ai profili delle membrature, particolarmente com- plessi nel monumento ravennate. Di notevole interesse è la nota segnata in alto sul foglio con la riconoscibile calligrafia di Antonio da Sangallo il Giovane: “Come sta laporta didentro e difora/ quanto e larga ealta e come sta lafaccia/ achanto la porta”. Questa non sembra una richiesta di nuove misurazioni, frequente nei disegni sangalleschi (Giovannoni 1959, p. 16), dove il maggior architetto, tal- volta in maniera anche perentoria, imponeva nuovi riscontri ai tanti collaboratori.

Al contrario, l’annotazione sem- brerebbe una vera e propria intito- lazione del foglio, per archiviare l’argomento, operazione necessa- ria, specie per disegni come que- sto che riproducono solamente alcune parti e non un intero monumento, e quindi potevano risultare non facilemente ricono- scibili.

Giovannoni (1959, pp. 10-11) ha stabilito infatti che Antonio da Sangallo il Giovane durante la sua opera di raccolta dei disegni li ha riuniti, annotati e classificati.

Il foglio 888A realizzato durante i rilievi in Romagna dovrebbe rife- rirsi proprio a questo lavoro di collezione, e fu conservato in seguito tra i tanti modelli d’archi- tettura antica raccolti dall’architet- to fiorentino.

I numeri apposti sul foglio (“98”; “99”; e soprattutto “574”) sembre- rebbero mettere in sequenza que- sto disegno con alcuni altri, sem- pre di Antonio, riguardanti le for- tificazioni romagnole, ed in parti- colare ravennati (ad esempio 884A col n° 572, 885A col n° 573 e 887A col n° 575). La numerazione potrebbe essere quindi testimo- nianza di una collocazione conti- gua al momento del riordino, quando i fogli furono sciolti dai volumi e catalogati singolarmente. La traccia numerica resta tuttavia solamente indizio, e non consente di poter esprimere certezze, ma solamente l’ipotesi (peraltro non sostenuta dalla conoscenza della vecchia numerazione nei volumi, come nel caso degli altri disegni ravennati sopra citati) che anche questo disegno fosse tra quelli riordinati dal libraio Baragli nel 1778, dopo l’acquisto di otto volu- mi dalla collezione di casa Gaddi.

1526

Penna e inchiostro metallogallico su carta, evidenti segni di restauro lungo tutte le piegature. Manca l’angolo in basso a sinistra. mm. 429 x 418

Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, 888A verso. FILIGRANA

Lettera P. Sconosciuta a Briquet. ISCRIZIONI

A penna e inchiostro metallogalli- co, in alto a destra: “come inpo- ste/ divolte”; “le farie al piano/ disopra”; in centro: “Stipite della porta/ di sopra dentro/ efora”; “dentro”; ruotato di novanta gradi nell’angolo in basso a destra: “limanigli sono 12”; “di pietra istriana”; “Coperchio”; “Piedi 2 D 8”; a destra: “Schizi diravenna”. Annotazione manoscritta a matita blu nell’angolo in basso a sinistra: “888”; annotazione manoscritta a matita nera in alto al centro: “17.”. Numerosi calcoli a penna e inchio- stro metallogallico nel margine in basso.

BIBLIOGRAFIA

Ferri (1885), p. 120; Giovannoni (1959), pp. 22, 425; De Angelis D’Ossat (1959-1961), p. 71, fig. 5.

Il disegno, in stretta relazione con il recto esaminato nella scheda pre- cedente, prende in esame, come attestano le iscrizioni, alcune evi- denze del Mausoleo di Teodorico a Ravenna, ed in particolare le complesse membrature della “imposta di volta”, cioè del margi- ne esterno della calotta (“coper- chio”) “di pietra istriana”.

La traccia di una successione di elementi decorativi esterni, scom- parsi nel corso dei secoli, ha appassionato sia gli architetti che trassero un rilievo di questo monumento, sia i semplici visita- tori di Ravenna.

La sopravvenuta scomparsa degli ornamenti aveva posto qualche difficoltà ai rilevatori, ma al con- tempo destato la loro attenzione: Giuliano da Sangallo vi dedicò due fogli del Codice Barberiniano (fogli 37 verso e 38 recto), e dai suoi studi derivarono prove di Labacco (Heidenreich, 1971, n° 104), di Sallustio Peruzzi e di tanti altri disegnatori.

Una delle questioni principali alle quali la critica più recente si è inte- ressata, è stabilire se nel piano superiore esistesse una sequenza di colonnine che cingesse l’involu- cro della fabbrica, formando una piccola loggia. De Angelis d’Ossat (1971, pp. 68-71), sulla base di

A

NTONIO DA

S

ANGALLO IL

G

IOVANE

(1484-1546)

Particolari architettonici della Tomba di Teodorico a Ravenna, con misure

e note scritte

osservazioni e rilievi sulle mem- brature superstiti, ipotizzò l’esi- stenza di un “loggiato periferico”, del quale nessun rilevatore rina- scimentale propose una ricostru- zione che ne indicasse l’esistenza. Notevole informazione è anche l’annotazione sul “coperchio”, cioè sulla cupola, che risulta “di pietra istriana”.

È possibile inoltre stabilire un utile confronto per la restituzione dell’imposta della cupola col dise- gno GDSU 1563A verso, dove Antonio o un suo collaboratore disegnarono gli stessi elementi. Quest’ultimo foglio, da collocare nell’ambito delle copie di un modello già fissato, derivato dal modello imposto da Giuliano da Sangallo, è comunque aggiornato con alcuni dati e misurazioni con- tenute in 888A recto e verso. Ne è prova l’assoluta coincidenza di specifici dettagli che sono atte- stati in GDSU 888A e non nel modello originale di Giuliano. Per la stessa considerazione che è stata fatta riguardo al verso, si può ritenere questo disegno un rilievo eseguito avendo davanti il monu- mento, e datarlo nell’anno del viaggio in Romagna di Antonio in compagnia di Michele Sanmicheli (1526).

Penna e inchiostro metallogallico; foglio piegato al centro, tagliato sui lati, numerosi interventi di restauro e rinforzo.

mm 290 x 430

Firenze, Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, 1129A recto. TIMBRI

Timbro Uffizi (L. 930). ISCRIZIONI

Annotazione manoscritta a penna e inchiostro metallogallico in alto, verso sinistra: “108”. BIBLIOGRAFIA Ferri (1885), pp. 97, 169, 174, 199; Giovannoni (1959), I, pp. 383-384; Heikamp (1966), p. 136; Valtieri (1986), pp. 109-118, 518-519 (ill.); De Angelis D’Ossat (1986), p. 195; Kleefish Jobst (1988), pp. 526-541, n° 16; Davis (1995), pp. 192-193; Fairbairn (1998), cat. n° 1253, p. 757; Kleefish Jobst (2000), pp. 210- 212, 417 (ill.); Frommel (2003), pp. 346-349; Bigi (2005), pp. 47-50. Il foglio GDSU 1129A recto ha notevole interesse per lo studio dell’architettura funeraria di Antonio da Sangallo il Giovane, in particolar modo per l’attenzione mostrata dall’architetto fiorentino

verso esempi archeologici di edifi- ci esequiali.

La Kleefish Jobst ha individuato i monumenti classici rappresentati nel foglio, dove sono raffigurati sarcofagi antichi con acroteri agli angoli su differenti basamenti, il monumento di Marcus Antonius Lupus, un mausoleo antico (forse la ricostruzione di quello di Adriano), e, secondo la studiosa, probabilmente anche il Mausoleo di Teodorico a Ravenna, disegnato nell’angolo superiore destro. Benché l’antico edificio ravennate sia rappresentato in maniera molto sommaria, e con una forma più slanciata rispetto all’evidenza dell’originale, non vi è dubbio che si debba riconoscere nello schizzo sangallesco una chiara allusione alla tomba teodoriciana.

In particolare, rende sicuri del rimando l’inconfondibile forma della cupola, vero e proprio ele- mento distintivo del Mausoleo di Teodorico.

La copertura, costruita con un monolite del diametro di circa 10 metri, e del peso di quasi 300 ton- nellate, destò l’interesse di quasi tutti gli architetti del Rinascimento. Oltre alle dimensioni e al fatto di esser stata ricavata da un solo blocco di pietra, la calotta è resa

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IOVANE

(1484-1546)

Schizzi di monumenti funerari; monumento di Marcus Antonius Lupus;