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Pianta di San Vitale a Ravenna con alzato dell’interno di uno degli emici cli e rilievo di basamento di una colonna; finestra superiore e finestra infe-

avevano datato il verso, cioè la parte del foglio che riguarda pro- prio la Fortezza Brancaleone di Ravenna, al 1526 o anche a “dopo il 1530” sulla base di confronti con la maniera di scrivere di Antonio il Giovane.

La chiesa di San Vitale, edificio atipico e molto complesso, pose non pochi problemi per esser misurata e disegnata, tanto che il foglio, contrariamente all’uso soli- to del Sangallo, contiene anche qualche pentimento.

Nella parte destra è raffigurata una pianta, dove Antonio provò a disegnare numerose volte la con- formazione degli otto pilastri principali prima di raggiungere un risultato soddisfacente (Licht, 1984, p. 62). La variante prescelta è da individuarsi probabilmente in quella ruotata e sovradimensiona- ta (segnata “B”) posta dove il cir- cuito della pianta non è disegnato. Il rilievo di questo dettaglio è con- siderato tuttavia dalla Eiche (2000 (4) p. 176) di altra mano, e non di Antonio.

Nelle iscrizioni, il Sangallo stabilì “come uno libro” la definizione dei vari tipi di pietra tagliati per comporre questi pilastri mistilinei; si ha inoltre un preciso rilevamen- to delle misure, a riprova di un riscontro “sul campo” del monu- mento.

Antonio da Sangallo il Giovane trovò difficoltà anche a marcare le linee curve che raccordano le cop- pie di colonne dei nicchioni ai pilastri.

In questo caso l’architetto arrivò a un risultato accettabile nella parte in basso a sinistra della pianta, dove annotò: “voria stare cosi”. Interessante annotazione è anche quella sui pavimenti “a musaicho” con uccelli, fogliami e animali. Manca invece una precisa visione in pianta del nartece, che pure è elemento caratteristico dell’edifi- cio.

Una ricostruzione di parte del convento a fine Quattrocento rese tuttavia inaccessibile questo vano (Rizzardi, 1968, p. 36), e per tale motivo Antonio da Sangallo il Giovane non riuscì a notare che il nartece era in asse con un angolo e non con un lato della chiesa. A sinistra l’architetto fiorentino disegnò l’alzato di uno dei sette emicicli sottostanti gli arconi, con l’aggiunta di uno sguincio e di una finestra (Licht, 1984, p. 63). A questo rapido schizzo associò alcune note, appuntandosi in spe- cial modo sulla particolare “base delle Colonne”, e sull’indicazione di finestre, lunette e imposte. Un interessante confronto può essere stabilito con la fantasiosa rappresentazione di San Vitale in rovina dipinta da Falconetto nel Palazzo d’Arco a Mantova nel 1521 circa, dove l’artista mostrò di concentrare l’attenzione sugli stes- si dettagli di architettura annotati dal Sangallo.

Nella parte sinistra del disegno GDSU 887A sono contenuti anche alcuni elementi decorativi con misure della “porta di sopra” e

della “porta di sotto” del Mausoleo di Teodorico; del pertu- gio sottostante è delineata sola- mente la parte alta perchè nel XVI secolo il Sangallo trovò il monu- mento parzialmente interrato. A ragione la Licht (1984, p. 63) rilevò sul foglio alcune discordan- ze: le misurazioni sono infatti spesso corrette e segnate con unità di misura diverse, talvolta in palmi e diti, talvolta in palmi e frazioni di palmi.

La studiosa segnalò che quest’ulti- mo tipo di misurazione ricorre specialmente in Sallustio Peruzzi, considerando la possibilità che il foglio fosse stato disegnato da più artisti. L’evidente giustapposizio

ne di differenti toni d’inchiostro bruno, e di segni disegnativi diversi (più rigidi e marcati nel- l’accenno di pianta a sinistra) fanno effettivamente scorgere più mani – almeno due – per questo foglio.

La chiesa di San Vitale, edificio di particolare complessità raffigura- to nei fogli GDSU 887A e 1394A, fu quindi più volte rivisitato con correzioni e ripetute misurazioni da numerosi componenti di quella che Vasari definì, non certo con riverenza, “banda sangallesca”, da quel gruppo cioè di disegnato- ri, misuratori e copisti che faceva- no capo ad Antonio da Sangallo il Giovane.

1526

Penna e inchiostro metallogallico su carta. Restauro all’angolo in basso a destra.

mm 292 x 214

Firenze, Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi, 1334A recto.

TIMBRI

Timbro Uffizi (L. 930). FILIGRANA

Agnello pasquale nel cerchio. Simile per disegno ma non per misure a Briquet n° 50; uguale fili- grana in GDSU 1394A e 2057A. ISCRIZIONI

In basso a sinistra a penna e inchiostro metallogallico, ruotato di novanta gradi: “Teatro”; “orchestra”; “proscienio”; in alto a sinistra: “Schancielato”, al centro: “listre di marmo”; “Santo vjtale e fatto dimala/ chomposizione la fantasia/ e bella e le pietre segate/ e fano chome ulibro e fanno/ varie forme e sono pietre/ di piu sorte salignj e mj/stio e alabastro e musaicho/ Lo pavimento e ucie- gli/ e fogliamj e anjmali a l musai- cho/ e di pietra”; ruotato di cento ottanta gradi: “Santovjtale”; a destra: “vorebe stare cosi”.

Annotazione manoscritta a matita blu nella cartella: “Sangallo detto il Gobbo”.

BIBLIOGRAFIA

Ferri (1885), p. 120 (Antonio e Giovan Battista da Sangallo); Giovannoni (1959), pp. 21, 442 (Antonio da Sangallo il Giovane); Burns (1966), pp. 254 nota, 255 nota (Giovan Battista da San- gallo); Licht (1984), p. 63; Foschi- Franzoni (1997), p. 142, n° 147 (Giovan Francesco da Sangallo); Eiche (2000)(2), pp. 236-237, 441 (ill.) (Antonio da Sangallo il Giovane e Giovan Francesco da Sangallo).

Il foglio 1334A recto con schizzi della Basilica di San Vitale a Ravenna è una copia riveduta del disegno 887A recto, oppure una replica dello stesso soggetto rea- lizzata in parallelo, eseguita da Giovan Francesco da Sangallo sotto l’attenta osservazione di Antonio. Quest’ultimo infatti disegnò e annotò di sua mano una veduta a volo d’uccello di un tea- tro antico nell’angolo in basso a sinistra.

La data a cui deve riferirsi il foglio è, quindi, in analogia al 887A e come suggerito anche dalla Eiche

G

IOVAN

F

RANCESCO DA

S

ANGALLO

(1494-1576)

E

A

NTONIO DA

S

ANGALLO IL

G

IOVANE

(1484-1546)

Pianta della basilica di San Vitale a Ravenna; veduta a volo d’uccello di